Christine, la prof. di Francese -4- (continua)
di
LanA
genere
etero
E comunque io sono sempre la tua insegnante, ed esigo rispetto”.
Giacomo sorride saccente.
“Certo, la professoressa, il rispetto. Come se non sapessi di quello che è successo”.
Rimango di stucco.
“Di cosa stai parlando?”.
“Lo sai benissimo. Quello che hai fatto lo scorso anno a mio fratello”.
Forse avrei dovuto reagire diversamente, non so cosa avrei dovuto fare.
Mi sento nel panico.
“Non so di cosa parli. E comunque non sono problemi tuoi”.
Lui sorride ancora.
“No, hai ragione. Sono problemi tuoi. Chissà come sarebbe contento tuo marito di sapere come finisci le lezioni. Oppure mio padre. O il preside della tua scuola”.
Sono a pezzi, mi sembra che manchi l’aria.
“Giacomo, mi sembra che tutto questo non serva a nulla.
Siamo qui per lavorare, vediamo di farlo.
In fin dei conti serve anche a te che queste lezioni avvengano serenamente, no?”.
“Certo. Io sono mesi che conosco questo episodio, ma non ho mai detto nulla. Però oggi tu mi hai rotto i coglioni, e allora non ci sto più”.
“Scusami, mi è scappato”.
“Non deve più capitare. E adesso vieni qui”.
Mi avvicino a lui, che è in piedi davanti al tavolo.
“Inginocchiati!”, mi dice.
“Giacomo, senti, sbrighiamo questa cosa da adulti...”.
“Più da adulti di così non mi viene in mente nulla....”, mi dice.
Si sbottona i pantaloni.
Mi sento il cuore a mille.
Sta veramente capitando questo a me?
Estrae il cazzo e mi fa cenno di avvicinarmi.
“Coraggio!”.
Apro la bocca e lo accolgo.
Come suo fratello, anche lui sa di bagnoschiuma e di pulito.
Faccio scorrere le labbra lungo la sua asta.
Lui mugola.
Cerco di stimolarlo con la lingua, voglio che tutto questo termini il prima possibile.
Lui posa una mano sulla mia nuca e asseconda il mio movimento.
Vado su e giù.
CONTINUA ...
Giacomo sorride saccente.
“Certo, la professoressa, il rispetto. Come se non sapessi di quello che è successo”.
Rimango di stucco.
“Di cosa stai parlando?”.
“Lo sai benissimo. Quello che hai fatto lo scorso anno a mio fratello”.
Forse avrei dovuto reagire diversamente, non so cosa avrei dovuto fare.
Mi sento nel panico.
“Non so di cosa parli. E comunque non sono problemi tuoi”.
Lui sorride ancora.
“No, hai ragione. Sono problemi tuoi. Chissà come sarebbe contento tuo marito di sapere come finisci le lezioni. Oppure mio padre. O il preside della tua scuola”.
Sono a pezzi, mi sembra che manchi l’aria.
“Giacomo, mi sembra che tutto questo non serva a nulla.
Siamo qui per lavorare, vediamo di farlo.
In fin dei conti serve anche a te che queste lezioni avvengano serenamente, no?”.
“Certo. Io sono mesi che conosco questo episodio, ma non ho mai detto nulla. Però oggi tu mi hai rotto i coglioni, e allora non ci sto più”.
“Scusami, mi è scappato”.
“Non deve più capitare. E adesso vieni qui”.
Mi avvicino a lui, che è in piedi davanti al tavolo.
“Inginocchiati!”, mi dice.
“Giacomo, senti, sbrighiamo questa cosa da adulti...”.
“Più da adulti di così non mi viene in mente nulla....”, mi dice.
Si sbottona i pantaloni.
Mi sento il cuore a mille.
Sta veramente capitando questo a me?
Estrae il cazzo e mi fa cenno di avvicinarmi.
“Coraggio!”.
Apro la bocca e lo accolgo.
Come suo fratello, anche lui sa di bagnoschiuma e di pulito.
Faccio scorrere le labbra lungo la sua asta.
Lui mugola.
Cerco di stimolarlo con la lingua, voglio che tutto questo termini il prima possibile.
Lui posa una mano sulla mia nuca e asseconda il mio movimento.
Vado su e giù.
CONTINUA ...
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