Acqua dell'Elba. Aperitivo.
di
PabloN
genere
dominazione
La giornata di mare ha prodotto i suoi effetti. La pelle sta cambiando colore, anche se ancora vira più al rosso che al dorato. Abbiamo passato un bel pomeriggio, tra discorsi su noi e bagni nelle acque limpide dell’Elba.
Per la sera ho già prenotato il ristorante. Dicono sia ottimo, e a guardare le recensioni dovrebbe essere vero.
Doccia fatta, mi distendo sul letto a guardare qualche notizia, mentre attendo che tu finisca di prepararti.
Sempre così. Hai fatto la doccia prima di me ma ancora sei lì, in dubbio su cosa mettere, se ci sia vento, se faccia caldo o fresco.
Ti aspetto con i pantaloni addosso, ma senza polo. Nel letto si stropiccia, non sia mai.
La sensazione di calore della pelle è piacevole, come il lieve sfregare sulle lenzuola morbide e fresche.
Esci dal bagno. Indosso solo una canottiera, ancora niente mutandine e reggiseno.
Il telegiornale diventa solo una voce in controcampo, un sottofondo monotono incapace di riportare la mia attenzione sulle immagini che scorrono sullo schermo.
È il tuo culo che guardo. Così tondo e morbido. Mentre ti pieghi alla ricerca dell’intimo appare la tua fessura rasata, invitante, fresca di doccia. Gli occhi si incollano su quel lembo di carne femminile e la seguono come un radar della difesa antiaerea. Con la differenza che sono completamente indifeso, e nemmeno vorrei difendermi.
Vorrei essere in balia di quella grotta umida e calda, esplorarla fino al suo estremo.
Sono sempre sconcertato dalla tua mancanza di consapevolezza erotica. Sembri ignara della carica sessuale che una simile vista produce su di me. Di quanto tu abbia un effetto erotico. Di quali fantasie scateni, quali desideri.
Non fai eccezione ora. Con tutta tranquillità ti volti verso di me per chiedermi quale completo ti stia meglio. I miei neuroni sono troppo occupati ad elaborare immagini lascive di noi due che scopiamo come non ci fosse un domani per poter rispondere ad una domanda così complessa.
Solo ora ti rendi conto che sto volando in altri cieli e mi redarguisci, invitandomi a prestarti più attenzione.
Ma io sono attento, giuro. Solo non a quello che vorresti tu.
Un’idea mi balena. Ti chiedo di mettere uno degli slip, possibili custodi delle tue nudità.
Ti invito ad avvicinarti, salendo sul letto. Così vedo meglio no?
Ti inginocchi sul letto offrendomi lo spettacolo di quella stoffa morbida che ti copre e della maglietta che ti avvolge i seni facendo risaltare i capezzoli.
Mi ucciderai lo so. Ma se è così che devo morire ditemi dove devo firmare.
Quando sei abbastanza vicina ti afferro per le natiche tirandoti più verso me. Sempre più vicina alla mia bocca.
Posso sentire il profumo del detersivo che hai usato. Ma non è quello che voglio. Altri profumi e sapori sono nel mio mirino.
Ancora una piccola pressione e sei proprio davanti la mia bocca. Sento il calore attraverso la stoffa. Sollevando gli occhi mi appari maestosa, potente. Mi sovrasti, una Dea erotica.
Le mani stringono il tuo culo mentre la bocca prende contatto con la stoffa. La premo per sentire le piccole asperità che copre. Mi dici di smetterla, che arriveremo tardi, ma sento che nemmeno tu ci credi.
È vero, è tardi. Ma questa pietra ha iniziato a rotolare e non si fermerà. Non sarò io comunque a fermarla. Non voglio.
La lingua disegna cerchi sulla stoffa, la bagna, facendola aderire al tuo sesso.
Attendo il tuo segnale. Lo voglio. Voglio che sia tu a chiedermelo. Adoro se me lo chiedi. Se perdi la tua timidezza e diventi femmina. Non c’è nulla che mi ecciti più che sentire che vuoi godere e che sia io a farti godere.
La resistenza si scioglie insieme al tuo corpo che si muove sulla mia bocca.
Finalmente quella richiesta, così lasciva, calda, priva di freni. Frutto di un desiderio che non può più attendere.
- Leccami-
Mia Dea non vorrei altro. Non vorrei altro che sentire il tuo piacere sul mio palato.
Scosto lo slip e prendo contatto con la tua fica. La percorro con la lingua cercando ogni indizio olfattivo e gustativo dell’ondata di lussuria che ti assale. Mi sposto ancora più sotto per farti godere come vuoi e come voglio anche io.
Non mi importa di venire. Anche se nei pantaloni lo spazio è divenuto angusto quello che voglio è che sia tu a godere.
Mi piace da morire farti godere. La lingua ti percorre, avvolge il clitoride che sento gonfiarsi tra le labbra. Un piccolo membro, sensibile e ora umido. Pulsa, come il mio cazzo nei pantaloni mentre cerca di vincere la resistenza della stoffa. Lo succhio. Un pompino a questo bottone, fonte del tuo piacere, che ha come unico scopo di esistere il tuo godimento. Non puoi trattenere i gemiti. Sei bellissima quando gemi. Quando corpo e voce sono strumenti che vibrano insieme, orchestra sublime.
Aumento il ritmo, succhio più intensamente, spingo la lingua dentro di te a cercare ogni goccia dei tuoi umori mentre le mani stringono le natiche, le allargano.
So che se potessi giocherei con la tua rosetta. Ma so che è off limits. Lo è sempre stata, e va bene così. Lo immagino quindi, immagino il contatto di un dito con la tua parte più nascosta e protetta.
L’eccitazione sale ancora di più, e con essa la lingua si fa sempre più profonda, veloce. Ho sete di te, voglio dissetarmi alla tua fonte.
Quando inizi a muovere il bacino in modo selvaggio bagnandomi il viso con i tuoi umori capisco che sei vicina all’apice. Solo allora introduco un dito nella tua fica, lentamente, delicatamente. Lo piego in avanti e mentre lo muovo ritmicamente proseguo ad occuparmi del clitoride.
E poi…e poi accade. Sento la fica pulsare sul mio dito, stringersi ed allargarsi, sussultare come scossa da un terremoto. La tua voce diventa urlo strozzato e la bocca si serra sul clitoride succhiandolo come a svuotarlo di tutto il piacere di cui ti sta inondando.
Mi supplichi di smettere, perché io non smetterei mai.
Ti guardo, da quella posizione, sotto di te. Sono stato la fonte del tuo piacere solitario. Mi sono consegnato a te, senza se e senza ma. Sono stato il tuo strumento, la via del tuo piacere. Lo rifarei mille volte.
Ti sciogli e ridendo torni nel bagno per una rinfrescatina.
Ora davvero ci dobbiamo sbrigare, ma chi se ne frega!
Sfili lo slip, bagnato dei tuoi umori e della mia saliva.
Metti l’altro.
Anche se non te l’ho detto era comunque quello che ti stava meglio.
Per la sera ho già prenotato il ristorante. Dicono sia ottimo, e a guardare le recensioni dovrebbe essere vero.
Doccia fatta, mi distendo sul letto a guardare qualche notizia, mentre attendo che tu finisca di prepararti.
Sempre così. Hai fatto la doccia prima di me ma ancora sei lì, in dubbio su cosa mettere, se ci sia vento, se faccia caldo o fresco.
Ti aspetto con i pantaloni addosso, ma senza polo. Nel letto si stropiccia, non sia mai.
La sensazione di calore della pelle è piacevole, come il lieve sfregare sulle lenzuola morbide e fresche.
Esci dal bagno. Indosso solo una canottiera, ancora niente mutandine e reggiseno.
Il telegiornale diventa solo una voce in controcampo, un sottofondo monotono incapace di riportare la mia attenzione sulle immagini che scorrono sullo schermo.
È il tuo culo che guardo. Così tondo e morbido. Mentre ti pieghi alla ricerca dell’intimo appare la tua fessura rasata, invitante, fresca di doccia. Gli occhi si incollano su quel lembo di carne femminile e la seguono come un radar della difesa antiaerea. Con la differenza che sono completamente indifeso, e nemmeno vorrei difendermi.
Vorrei essere in balia di quella grotta umida e calda, esplorarla fino al suo estremo.
Sono sempre sconcertato dalla tua mancanza di consapevolezza erotica. Sembri ignara della carica sessuale che una simile vista produce su di me. Di quanto tu abbia un effetto erotico. Di quali fantasie scateni, quali desideri.
Non fai eccezione ora. Con tutta tranquillità ti volti verso di me per chiedermi quale completo ti stia meglio. I miei neuroni sono troppo occupati ad elaborare immagini lascive di noi due che scopiamo come non ci fosse un domani per poter rispondere ad una domanda così complessa.
Solo ora ti rendi conto che sto volando in altri cieli e mi redarguisci, invitandomi a prestarti più attenzione.
Ma io sono attento, giuro. Solo non a quello che vorresti tu.
Un’idea mi balena. Ti chiedo di mettere uno degli slip, possibili custodi delle tue nudità.
Ti invito ad avvicinarti, salendo sul letto. Così vedo meglio no?
Ti inginocchi sul letto offrendomi lo spettacolo di quella stoffa morbida che ti copre e della maglietta che ti avvolge i seni facendo risaltare i capezzoli.
Mi ucciderai lo so. Ma se è così che devo morire ditemi dove devo firmare.
Quando sei abbastanza vicina ti afferro per le natiche tirandoti più verso me. Sempre più vicina alla mia bocca.
Posso sentire il profumo del detersivo che hai usato. Ma non è quello che voglio. Altri profumi e sapori sono nel mio mirino.
Ancora una piccola pressione e sei proprio davanti la mia bocca. Sento il calore attraverso la stoffa. Sollevando gli occhi mi appari maestosa, potente. Mi sovrasti, una Dea erotica.
Le mani stringono il tuo culo mentre la bocca prende contatto con la stoffa. La premo per sentire le piccole asperità che copre. Mi dici di smetterla, che arriveremo tardi, ma sento che nemmeno tu ci credi.
È vero, è tardi. Ma questa pietra ha iniziato a rotolare e non si fermerà. Non sarò io comunque a fermarla. Non voglio.
La lingua disegna cerchi sulla stoffa, la bagna, facendola aderire al tuo sesso.
Attendo il tuo segnale. Lo voglio. Voglio che sia tu a chiedermelo. Adoro se me lo chiedi. Se perdi la tua timidezza e diventi femmina. Non c’è nulla che mi ecciti più che sentire che vuoi godere e che sia io a farti godere.
La resistenza si scioglie insieme al tuo corpo che si muove sulla mia bocca.
Finalmente quella richiesta, così lasciva, calda, priva di freni. Frutto di un desiderio che non può più attendere.
- Leccami-
Mia Dea non vorrei altro. Non vorrei altro che sentire il tuo piacere sul mio palato.
Scosto lo slip e prendo contatto con la tua fica. La percorro con la lingua cercando ogni indizio olfattivo e gustativo dell’ondata di lussuria che ti assale. Mi sposto ancora più sotto per farti godere come vuoi e come voglio anche io.
Non mi importa di venire. Anche se nei pantaloni lo spazio è divenuto angusto quello che voglio è che sia tu a godere.
Mi piace da morire farti godere. La lingua ti percorre, avvolge il clitoride che sento gonfiarsi tra le labbra. Un piccolo membro, sensibile e ora umido. Pulsa, come il mio cazzo nei pantaloni mentre cerca di vincere la resistenza della stoffa. Lo succhio. Un pompino a questo bottone, fonte del tuo piacere, che ha come unico scopo di esistere il tuo godimento. Non puoi trattenere i gemiti. Sei bellissima quando gemi. Quando corpo e voce sono strumenti che vibrano insieme, orchestra sublime.
Aumento il ritmo, succhio più intensamente, spingo la lingua dentro di te a cercare ogni goccia dei tuoi umori mentre le mani stringono le natiche, le allargano.
So che se potessi giocherei con la tua rosetta. Ma so che è off limits. Lo è sempre stata, e va bene così. Lo immagino quindi, immagino il contatto di un dito con la tua parte più nascosta e protetta.
L’eccitazione sale ancora di più, e con essa la lingua si fa sempre più profonda, veloce. Ho sete di te, voglio dissetarmi alla tua fonte.
Quando inizi a muovere il bacino in modo selvaggio bagnandomi il viso con i tuoi umori capisco che sei vicina all’apice. Solo allora introduco un dito nella tua fica, lentamente, delicatamente. Lo piego in avanti e mentre lo muovo ritmicamente proseguo ad occuparmi del clitoride.
E poi…e poi accade. Sento la fica pulsare sul mio dito, stringersi ed allargarsi, sussultare come scossa da un terremoto. La tua voce diventa urlo strozzato e la bocca si serra sul clitoride succhiandolo come a svuotarlo di tutto il piacere di cui ti sta inondando.
Mi supplichi di smettere, perché io non smetterei mai.
Ti guardo, da quella posizione, sotto di te. Sono stato la fonte del tuo piacere solitario. Mi sono consegnato a te, senza se e senza ma. Sono stato il tuo strumento, la via del tuo piacere. Lo rifarei mille volte.
Ti sciogli e ridendo torni nel bagno per una rinfrescatina.
Ora davvero ci dobbiamo sbrigare, ma chi se ne frega!
Sfili lo slip, bagnato dei tuoi umori e della mia saliva.
Metti l’altro.
Anche se non te l’ho detto era comunque quello che ti stava meglio.
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