Una calda estate -2- (continua)

di
genere
orge

Eppure, amore, hai visto? Non è successo nulla.

Ora sei qui con me, sana e salva.

E io ho una maglietta presa "dai cinesi", ti ricordi che l'abbiamo presa insieme dicendo che mi sarebbe stata benissimo addosso, senza reggiseno, da vedere i seni dondolare.

Ecco amore, i miei seni dondolano sotto la stoffa, i capezzoli eccitati dimostrano quanto mi piace farmi guardare così.

Guardami!

Oggi fa più caldo che mai, e su quella panchina, dopo esserci scambiate un rapido bacio a sigillo del nostro eterno amore, non ci stiamo più.

Prendiamo il motorino e in due ci dirigiamo verso la campagna a ovest.

Dopo il cimitero prendo la strada che porta fuori città.

Ti sento eccitata, e me lo sussurri all'orecchio.

Sento che ti piace, e mi eccito anche io.

Tu, dopo un sobbalzo dovuto ad una buca gridi, e ti aggrappi ai miei seni, che adesso non dondolano più.

Resti così mentre io guido felice.

Siamo due pazze, quarant'anni e non accorgersi che sono arrivati...

Siamo nel solito posto, in mezzo ad un campo di mais, così alto e fitto che non ci possono vedere né dalla strada e né dall'alto, se avessero l'elicottero.

Io mi spoglio completamente, e uso i pochi vestiti per coprire una piccola zona che abbiamo allargato per poterci sdraiare e fare i nostri comodi.

Poi ti spoglio, ti sfilo subito la canottierina, tirandola su dalla pancia.

Ogni tanto ti bacio la pelle, e quando sono all'ombelico, ti stuzzico con la lingua.

Tu ti ritrai respingendomi, so che soffri il solletico, e continuo a baciarti alzandoti sempre più la canottiera.

Ora che sto giocando con i tuoi seni, non mi respingi più.

La mia lingua segue il contorno dei tuoi seni piccoli, duri, piacevoli al tatto anche se sudati.

Anzi, sento il tuo sapore e mi piace, come mi piace giocare con i tuoi capezzoli, sentirli duri sotto la lingua, stuzzicarli e sentire i tuoi gemiti di piacere.

Ma è un attimo, stronza come sono.

Ti sfilo la canottierina e la lancio; lo so tu speravi che continuassi a baciarti il collo, ma invece no, mi ritraggo con la tua canottiera in mano e la lancio sopra il mais.

Oramai siamo partite per la tangente, ridiamo e scherziamo.

Io ho solo le scarpe da ginnastica, tu i pantaloncini che tento in ogni modo di sfilarti.

Gridi e grido anch'io.

Facciamo un casino del diavolo, tanto chi ci sente.

Ci sente il figlio del contadino, il quale, come nella peggior commedia all'italiana, appare all'improvviso con la canottiera in mano chiedendo di chi sia.

Noi ci fermiamo a guardarlo raggelate per un attimo, ma è solo un attimo appunto.

Io, nuda, mi metto in piedi in una posa di sfida, e di rimando gli faccio:

"juste in chel e rivaa la vuardie - adesso è arrivato il vigile”

Lui ride e mi risponde di rimando:

"no sta a domandami a mi, o soi l'ultim arivat - non domandarmi a me, io sono l'ultima arrivata".

CONTINUA ...
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scritto il
2021-09-04
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