Il gelo, la nebbia, le illusioni rimosse
di
Vandal
genere
poesie
Inverno
il gelo, la nebbia, le illusioni rimosse
un’amore dimenticato e mai più ripreso
A piccoli passi lungo una strada
Al buio, seguendo la linea della carreggiata
Dove mi porterà questo cammino?
Incerta la nebbia sale
Da un mare che sembra vetro liquido
In alto stridono gabbiani
Danzano con le ali insieme ai corvi
Un lampione incerto spande luce giallognola
Un colore malato che dipinge chiazze oblunghe e malsane
La figura di una nuda donna appoggiata ad esso
E per veste solo un saio di seta trasparente
E si vedono le forme di un rosa acceso
E la morbidezza di quel corpo invitante
Il taglio invisibile tra le gambe
Una meta irraggiungibile, pura illusione
Si volta a guardare verso di me
Capelli lunghi e fluenti che ricadono come spighe
E occhi che sembrano fuochi di drago
Ti sorride, quasi ferale
Si discosta e si pone a modo
Il corpo nudo è come una sirena
Che d’incanto verso scogli attrae
Alti i corvi e i gabbiani danzano
Mentre il mare di vetro romba al di sotto
La strada ora è avvolta
Di nebbia intrecciata avvolge
La donna ora così fumosa
Avanza verso di te a mani tese
Vuole danzare come i gabbiani
Vuole volare nel cielo notturno
E io afferro quelle esili dite
Il corpo in fremito al suo contatto
Quando lei ti abbraccia e ti conduce
Verso un vortice di rosea passione
Io, senza ritegno ignudo,
accetto le grazie di quella sirena
Illusione di terra e di mare
Lascio che il mio corpo affondi in quel vetro fuso
E in alto si alza un canto
Di colpo l’aria mi manca
L’acqua mi brucia i polmoni
E i gabbiani continuano a danzare
Afferro lo scoglio con un mano
A fatica mi isso al sicuro
In lontananza la nebbia scompare
E lascio che il canto affondi tra le onde.
Tempo dopo, gli inverni son passati
seduto sulla spiaggia
Al contemplare della pallida luna
Odo ancora il canto levarsi
E la nebbia salire e carezzare
Dalle onde una figura appare
Splendido corpo di carne e scaglie
Mi tende la mano è ora di andare
il gelo, la nebbia, le illusioni rimosse
un’amore dimenticato e mai più ripreso
A piccoli passi lungo una strada
Al buio, seguendo la linea della carreggiata
Dove mi porterà questo cammino?
Incerta la nebbia sale
Da un mare che sembra vetro liquido
In alto stridono gabbiani
Danzano con le ali insieme ai corvi
Un lampione incerto spande luce giallognola
Un colore malato che dipinge chiazze oblunghe e malsane
La figura di una nuda donna appoggiata ad esso
E per veste solo un saio di seta trasparente
E si vedono le forme di un rosa acceso
E la morbidezza di quel corpo invitante
Il taglio invisibile tra le gambe
Una meta irraggiungibile, pura illusione
Si volta a guardare verso di me
Capelli lunghi e fluenti che ricadono come spighe
E occhi che sembrano fuochi di drago
Ti sorride, quasi ferale
Si discosta e si pone a modo
Il corpo nudo è come una sirena
Che d’incanto verso scogli attrae
Alti i corvi e i gabbiani danzano
Mentre il mare di vetro romba al di sotto
La strada ora è avvolta
Di nebbia intrecciata avvolge
La donna ora così fumosa
Avanza verso di te a mani tese
Vuole danzare come i gabbiani
Vuole volare nel cielo notturno
E io afferro quelle esili dite
Il corpo in fremito al suo contatto
Quando lei ti abbraccia e ti conduce
Verso un vortice di rosea passione
Io, senza ritegno ignudo,
accetto le grazie di quella sirena
Illusione di terra e di mare
Lascio che il mio corpo affondi in quel vetro fuso
E in alto si alza un canto
Di colpo l’aria mi manca
L’acqua mi brucia i polmoni
E i gabbiani continuano a danzare
Afferro lo scoglio con un mano
A fatica mi isso al sicuro
In lontananza la nebbia scompare
E lascio che il canto affondi tra le onde.
Tempo dopo, gli inverni son passati
seduto sulla spiaggia
Al contemplare della pallida luna
Odo ancora il canto levarsi
E la nebbia salire e carezzare
Dalle onde una figura appare
Splendido corpo di carne e scaglie
Mi tende la mano è ora di andare
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