I delitti del Porcaro - Il cazzo in bocca 3/4
di
Nobile Spiantato
genere
comici
“Cu è?”
“Il maresciallo Rigore sono, quello di Balata delle Minne”
“Trasìte”.
Se entrare nello “Sticchio fituso” dove viveva il Porcaro era penetrare nella spacca virginale e nella testa loricata e sapiente di Minerva, varcare la soglia dello studio di Ciccina la màgara significava solcare i penetrali dell’antro della Sibilla. Ciccina distillava vaticini e centellinava responsi con la serafica - e, ovviamente, sibillina - solennità di un oracolo. L’entità del suo onorario, rigorosamente esentasse, era inversamente proporzionale alla lunghezza delle sue frasi anfibologiche. “A che devo l’onore, maresciallo?”. “Volevo sapere se conoscete un certo …Pino Scicchigno”.
“Non mi è ignoto”, rispose la grassa indovina, esperta di chiro- e cartomanzia e in generale di ogni tipo di màntica.
“Cosa voleva da voi?”
“Aveva conosciuto una picciottedda bedda e giovane assai, e per far colpo su di lei voleva farsi allungare la minchia”.
“E, scusate, voi che cosa c’entravate!”
“C’entravo eccome. Io tutto posso fare”.
“E siete riuscita a fargliela allungare?”
“Di almeno sette centimetri. Poi il rapporto si è interrotto?”
“La relazione con la picciottedda?”
“No, il rapporto con me. Evidentemente si riteneva ormai bastante dotato. Ma mi deve ancora i soldi delle ultime due sedute.”
“Ma come, non vi facevate pagare in anticipo?”
“Pino non aveva molto denaro liquido, ma aveva già una bella minchia, quindi mi facevo pagare un anticipo in natura…”
“Come in natura?”
“Mi facevo fottere in fica e in culo prima di ogni seduta. Alla mia età non ficco più molto spesso”
“Capisco. E quando l’avete visto l’ultima volta?”
“Cinque giorni fa, in occasione dell’ultima seduta. E mi è sembrato molto agitato…”.
“Il maresciallo Rigore sono, quello di Balata delle Minne”
“Trasìte”.
Se entrare nello “Sticchio fituso” dove viveva il Porcaro era penetrare nella spacca virginale e nella testa loricata e sapiente di Minerva, varcare la soglia dello studio di Ciccina la màgara significava solcare i penetrali dell’antro della Sibilla. Ciccina distillava vaticini e centellinava responsi con la serafica - e, ovviamente, sibillina - solennità di un oracolo. L’entità del suo onorario, rigorosamente esentasse, era inversamente proporzionale alla lunghezza delle sue frasi anfibologiche. “A che devo l’onore, maresciallo?”. “Volevo sapere se conoscete un certo …Pino Scicchigno”.
“Non mi è ignoto”, rispose la grassa indovina, esperta di chiro- e cartomanzia e in generale di ogni tipo di màntica.
“Cosa voleva da voi?”
“Aveva conosciuto una picciottedda bedda e giovane assai, e per far colpo su di lei voleva farsi allungare la minchia”.
“E, scusate, voi che cosa c’entravate!”
“C’entravo eccome. Io tutto posso fare”.
“E siete riuscita a fargliela allungare?”
“Di almeno sette centimetri. Poi il rapporto si è interrotto?”
“La relazione con la picciottedda?”
“No, il rapporto con me. Evidentemente si riteneva ormai bastante dotato. Ma mi deve ancora i soldi delle ultime due sedute.”
“Ma come, non vi facevate pagare in anticipo?”
“Pino non aveva molto denaro liquido, ma aveva già una bella minchia, quindi mi facevo pagare un anticipo in natura…”
“Come in natura?”
“Mi facevo fottere in fica e in culo prima di ogni seduta. Alla mia età non ficco più molto spesso”
“Capisco. E quando l’avete visto l’ultima volta?”
“Cinque giorni fa, in occasione dell’ultima seduta. E mi è sembrato molto agitato…”.
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