Il culetto di Osculapia
di
Nobile Spiantato
genere
comici
“È più facile che una cammella entri nell’uretra di un nano che un cazzo penetri in culo ad Osculapia”. Così predicava Padre Porcaro, un anziano prete spretato di Ostia che indulgeva volentieri al bere e trascorreva le sere ubriacandosi di vino dozzinale nella bettola peggiore del porto. Da tempo ormai nessuno prestava più attenzione ai suoi deliranti monologhi. Poi, una sera, mentre Padre Porcaro ripeteva una delle sue pericopi preferite, parafrasate a suo modo tra un sorso di rosso e un morso d’ovo sodo (un abitudine che aveva contratto quando era stato mandato per punizione in una parrocchia sarda, dove avea preso a frequentar bagasse e zilleri), mentre parlava di crune d’ago e della via stretta, un avventore, come lui solitario ma di lui assai più sobrio e silenzioso, teso l’orecchio gli rivolse la parola.
“Lei conosce veramente”, gli chiese, “la storia di Osculapia e del suo culetto leggendario?”
“Lei conosce veramente”, gli chiese, “la storia di Osculapia e del suo culetto leggendario?”
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