La vendetta di un impiegato, da vittima a carnefice – Capitolo 1
di
duke69
genere
dominazione
La giornata lavorativa era diventata un vero calvario! In principio ero un promettente impiegato, che dopo tre anni di duro lavoro si era ritagliato un piccolo ruolo di rilievo presso una filiale di una importante multinazionale di elettronica. Da due anni ero sposato con Lara e da un anno Enrico si era aggiunto alla famiglia: mio figlio era stata una delle ragioni che avevano contribuito maggiormente a stimolarmi professionalmente per dare il meglio di me stesso. Purtroppo Lara non lavorava e lo stipendio era mediocre, ma sufficiente per condurre una vita dignitosa. Quel lavoro era fondamentale per il sostentamento della mia famiglia, considerato l’enorme tasso di disoccupazione che predominava nella nostra regione…non che nelle regioni circostanti le cose andassero meglio. Il tracollo accadde all’arrivo del nuovo capo del personale: la dottoressa Monica Valli. Mi prese subito in antipatia, continuava a mettermi in difficoltà assegnandomi incarichi pressoché impossibili o attività di ufficio di cui non era mai soddisfatta. Spessissimo mi costringeva a rifare lavori fino allo sfinimento, obbligandomi a ore e ore di straordinario mai pagate. Mi umiliava con frasi del tipo “lo straordinario bisogna meritarselo! Se il lavoro non è efficiente sei in debito con l’azienda e devi compensare gratis”.
Sabati a lavoro, ferie bloccate, cene saltate e il malumore di Lara che cresceva esponenzialmente: “Non si può andare avanti così, devi farti rispettare!”
Sfortunatamente sopraggiunsero anche problemi di salute per Enrico, nulla di grave, ma anche questo incideva sul precario bilancio familiare. Era chiaro che dovessi tenermi stretto quel lavoro, a tutti i costi.
Dopo un po’ di tempo di consueti abusi di potere, la Valli approfittò di un mio errore per mettermi definitivamente i piedi sopra e sottomettermi come probabilmente aveva sempre desiderato: dovevamo chiudere un contratto ed io ero in possesso della cartella contenente tutta la corrispondente documentazione che improvvisamente e inspiegabilmente andò smarrita; ancora oggi mi chiedo se non fosse stata una sua iniziativa… La Valli era inferocita e la reazione immediata fu che mi spedì a casa minacciando un licenziamento.
Il giorno successivo mi attendeva nel suo ufficio.
Monica Valli era una donna di 28 anni che aveva fatto carriera in brevissimo tempo dopo la laurea; aveva un compagno e una bambina di tre anni. Affascinante e sempre vestita in eleganti tailleur che sfoggiava di ogni colore, il suo viso era fortemente rassomigliante a quello della attrice Natalie Portman mentre fisicamente era longilinea con le curve al punto giusto e senza eccessi. Il suo pezzo forte era il sedere, sempre in evidenza e leggermente sporgente. Probabilmente la caratteristica principale era la sua femminilità: il portamento, il passo tendenzialmente sculettante, il trucco leggero quanto bastava e un profumo inebriante.
Entrai nel suo ufficio. Aveva un’aria torva.
Mi lasciò in piedi in mezzo alla stanza e non mi fece accomodare.
“Non le chiedo se le piace questo lavoro e nemmeno se la sua intenzione sia quella di continuare, perché conosco già la risposta. A prescindere da quello che le piace o da quello che vuole, la mia intenzione, dopo quanto è successo, è quella di licenziarla!”
Le gambe mi stavano cedendo, sarebbe stato un colpo durissimo: avrei perso Lara e non mi sarei potuto occupare di Enrico…ero terrorizzato e prossimo al pianto, quando la Valli continuò:
“Che cosa sarebbe disposto a fare per mantenere il suo lavoro, Simone?
“Tutto Dottoressa Valli! Mi dispiace per quanto è successo e ancora non mi capacito di come la pratica sia sparita…La prego di non licenziarmi, farò di tutto per farmi perdonare!”
“Mmm…senta: per il momento congelo la decisione sul suo licenziamento. Tra poco sarò impegnata in una riunione, ma ci rivediamo nel pomeriggio così capiremo se è proprio disposto a qualsiasi cosa. Alle quindici, sia puntuale!”
Ero talmente sollevato da quella decisione che per un po’ non mi chiesi quali fossero le sue intenzioni e che cosa avrebbe preteso da me.
Alle tre in punto bussai alla porta del suo ufficio.
“Avanti!”
“Buongiorno Dottoressa Valli”
“Allora Simone, da oggi il suo ruolo in Società cambierà radicalmente, così da evitare che possa rendersi responsabile di altre cazzate! Ho deciso di assegnarti un compito assai semplice, ossia quello di servirmi in tutto e per tutto. Quindi sarai a mia disposizione 24h su 24h dentro e fuori dall’ufficio a seconda delle esigenze… e talvolta anche in trasferta. Sarai una sorta di tuttofare, segretario, fattorino, cameriere ecc… Nei prossimi giorni farai il lavoro “base” poi pretenderò da te molto di più, decidendo anche ciò che dovrai indossare e mangiare. In ogni caso le regole le conoscerai man mano che si presenteranno le occasioni. E comunque il sabato e la domenica non vorrò vedere la tua faccia per cui potrai trascorrerla con la tua famiglia. Ti è chiaro o hai qualche domanda?
Mi sentivo come se mi avesse travolto un camion, non mi aspettavo così tanta violenza e umiliazione verbale: ora capivo il perché della domanda “…cosa sarebbe disposto a fare per mantenere il suo lavoro?”. Inoltre era passata a darmi dal “Lei” al “tu” come per dimostrare la sua superiorità.
Era chiaro che sarebbe rimasto solo il mio stipendio a costo della mia professionalità, ma soprattutto a scapito della mia dignità. Quella donna voleva annientarmi, umiliarli e sottomettermi ai suoi voleri. Risposi con un “si” confuso.
Quindi, mi congedò ordinandomi di stampare, scansionare e archiviare una serie di documenti e di chiudere l’attività in giornata: anche quella sera uscii dall’ufficio con un’ora di ritardo.
Nella settimana successiva mi cambiò d’ufficio liberando quello adiacente al suo, nell’attico del palazzo. Si trattava di una sorta di sgabuzzino con una piccola finestra. Arrivavo al mattino un’ora prima degli altri colleghi, che ormai non vedevo più essendo dislocato all’ultimo piano in cui si trovava solo l’ufficio della dottoressa Valli. Anche la pausa pranzo era cambiata: la Valli mi faceva portare qualche panino direttamente in ufficio mentre lei andava regolarmente in mensa o in ristorante. Per le varie commissioni tra cui l’acquisto di giornali prendevo l’ascensore esclusivo che, privilegio di pochi tra cui la Valli, portava direttamente al garage riservato ai dirigenti dell’azienda.
Invece, la mia pausa caffè era stata soppressa: “me la dovevo guadagnare!”, troppe distrazioni stare con i colleghi, e quindi aveva troncato i rapporti sociali della mia vita lavorativa.
Dopo dieci giorni della mia nuova vita lavorativa mi convocò nel suo ufficio:
“Allora Simone, è giunta l’ora che ti vengano assegnati dei nuovi compiti, ma prima ho bisogno di completare il tuo curriculum…dunque, ora ti farò delle domande molto dirette e precise e pretendo altrettante risposte.”
Dopo una serie di domande inerenti la mia sfera personale, la Valli continuò con qualcosa di più intimo:
“Sei eterosessuale?”
“Eh...si!”
“Non esitare, rispondi e basta!”
“Hai mai avuto rapporti omosessuali?”
“No!”
“Quante donne hai scopato in vita tua?
“Tre”
Stavo subendo un interrogatorio che non aveva nulla a che fare con il mio “lavoro” …almeno quello di qualche settimana prima. Ero irritato ma non riuscivo a ribellarmi, mi stava umiliando ancora una volta.
“Immagino che una di queste tre sia tua moglie…e riesci a farle raggiungere l’orgasmo?”
“Si”
“Beh, questo è quello che credi tu…Quali sono le dimensioni del tuo pene?”
Seppure avessi avuto qualche dubbio, ora era ormai chiaro cosa volesse da me…
“…ehm…dimensioni medie…non saprei…”
“Uh...ma sei diventato rosso dalla vergogna! Forza in piedi! Giù pantaloni e mutande! Fammi vedere!”
Non potevo crederci: lo aveva chiesto davvero!
Mi sollevai dalla sedia come un automa non rendendomi conto delle mie azioni mi denudai come ordinato.
“Uhm… direi medio basso…tuttavia così è moscio e non si capisce…dovrei vederlo in tiro…”
Ero come scioccato da tutta quella situazione, tuttavia continuavo a rispondere agli ordini imposti dal mio capo come fossi uno schiavo.
“Levati anche la maglietta e masturbati!”
A quel comando mi bloccai come non avessi capito la richiesta”
“Allora cosa aspetti! Segati, tiratelo! voglio vederlo duro! Avanti muoviti!”
La Valli si era spazientita e aveva alzato la voce sbloccando la mia esitazione. Così iniziai a smanettare e con grande difficoltà dovetti attendere diversi minuti e concentrarmi affinché riuscissi ad ottenere una buona erezione.
“Wow!! Non male, pensavo peggio…”
Quello fu il momento in cui mi sentii maggiormente a disagio come fossi solo un giocattolo nelle mani di una donna perversa, sadica e cattiva.
Per la prima volta vidi un lieve sorriso sul volto della dottoressa, che prese un metro da sarta e misurò lunghezza e circonferenza del mio uccello. Solo molto tempo dopo capii che le piacevo fisicamente e le ero piaciuto dal primo nostro incontro…certo che poi aveva manifestato il suo interesse sottomettendomi in tutto e per tutto. D’altra parte avevo sempre avuto successo con le donne, interruppi di fare sport quando misi su famiglia, ma continuavo a mantenere una buona linea con un fisico atletico, 1.75m di altezza, capelli corti e occhi castano chiaro e un volto dolce vagamente femminile con un naso leggermente pronunciato alla greca.
“Bene per oggi abbiamo finito, vai nel tuo ufficio…ma lascia qui mutande e pantaloni. Li riprenderai quando andrai via”.
Altre volte fece lo stesso giochetto, solo che una volta andò via lei per prima, costringendomi a passare la notte in ufficio. Da quella volta mi feci più furbo tenendo sempre a disposizione dei pantaloni di ricambio.
Qualche giorno dopo mi chiamò nel suo ufficio:
“Spogliati! Leva tutto…nudo come un verme”
Nel frattempo che mi spogliavo, la Valli mi rivelava una novità:
“Circa un anno fa, il servizio di vigilanza ha scoperto che una nostra dipendente rubava un prototipo di smartphone del valore di 2000€. Da quel momento ho quella troia in pugno e tra poco la conoscerai…o meglio saprai di chi si tratta considerato che già la conosci. Intanto che aspettiamo comincia a masturbarti.”
Detto ciò, la Dottoressa Valli prese il telefono:
“Sali su, puttana! sai già come ti devi presentare… sbrigati che ho ospiti!”
Pochi minuti dopo, si sentì bussare alla porta.
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
Sabati a lavoro, ferie bloccate, cene saltate e il malumore di Lara che cresceva esponenzialmente: “Non si può andare avanti così, devi farti rispettare!”
Sfortunatamente sopraggiunsero anche problemi di salute per Enrico, nulla di grave, ma anche questo incideva sul precario bilancio familiare. Era chiaro che dovessi tenermi stretto quel lavoro, a tutti i costi.
Dopo un po’ di tempo di consueti abusi di potere, la Valli approfittò di un mio errore per mettermi definitivamente i piedi sopra e sottomettermi come probabilmente aveva sempre desiderato: dovevamo chiudere un contratto ed io ero in possesso della cartella contenente tutta la corrispondente documentazione che improvvisamente e inspiegabilmente andò smarrita; ancora oggi mi chiedo se non fosse stata una sua iniziativa… La Valli era inferocita e la reazione immediata fu che mi spedì a casa minacciando un licenziamento.
Il giorno successivo mi attendeva nel suo ufficio.
Monica Valli era una donna di 28 anni che aveva fatto carriera in brevissimo tempo dopo la laurea; aveva un compagno e una bambina di tre anni. Affascinante e sempre vestita in eleganti tailleur che sfoggiava di ogni colore, il suo viso era fortemente rassomigliante a quello della attrice Natalie Portman mentre fisicamente era longilinea con le curve al punto giusto e senza eccessi. Il suo pezzo forte era il sedere, sempre in evidenza e leggermente sporgente. Probabilmente la caratteristica principale era la sua femminilità: il portamento, il passo tendenzialmente sculettante, il trucco leggero quanto bastava e un profumo inebriante.
Entrai nel suo ufficio. Aveva un’aria torva.
Mi lasciò in piedi in mezzo alla stanza e non mi fece accomodare.
“Non le chiedo se le piace questo lavoro e nemmeno se la sua intenzione sia quella di continuare, perché conosco già la risposta. A prescindere da quello che le piace o da quello che vuole, la mia intenzione, dopo quanto è successo, è quella di licenziarla!”
Le gambe mi stavano cedendo, sarebbe stato un colpo durissimo: avrei perso Lara e non mi sarei potuto occupare di Enrico…ero terrorizzato e prossimo al pianto, quando la Valli continuò:
“Che cosa sarebbe disposto a fare per mantenere il suo lavoro, Simone?
“Tutto Dottoressa Valli! Mi dispiace per quanto è successo e ancora non mi capacito di come la pratica sia sparita…La prego di non licenziarmi, farò di tutto per farmi perdonare!”
“Mmm…senta: per il momento congelo la decisione sul suo licenziamento. Tra poco sarò impegnata in una riunione, ma ci rivediamo nel pomeriggio così capiremo se è proprio disposto a qualsiasi cosa. Alle quindici, sia puntuale!”
Ero talmente sollevato da quella decisione che per un po’ non mi chiesi quali fossero le sue intenzioni e che cosa avrebbe preteso da me.
Alle tre in punto bussai alla porta del suo ufficio.
“Avanti!”
“Buongiorno Dottoressa Valli”
“Allora Simone, da oggi il suo ruolo in Società cambierà radicalmente, così da evitare che possa rendersi responsabile di altre cazzate! Ho deciso di assegnarti un compito assai semplice, ossia quello di servirmi in tutto e per tutto. Quindi sarai a mia disposizione 24h su 24h dentro e fuori dall’ufficio a seconda delle esigenze… e talvolta anche in trasferta. Sarai una sorta di tuttofare, segretario, fattorino, cameriere ecc… Nei prossimi giorni farai il lavoro “base” poi pretenderò da te molto di più, decidendo anche ciò che dovrai indossare e mangiare. In ogni caso le regole le conoscerai man mano che si presenteranno le occasioni. E comunque il sabato e la domenica non vorrò vedere la tua faccia per cui potrai trascorrerla con la tua famiglia. Ti è chiaro o hai qualche domanda?
Mi sentivo come se mi avesse travolto un camion, non mi aspettavo così tanta violenza e umiliazione verbale: ora capivo il perché della domanda “…cosa sarebbe disposto a fare per mantenere il suo lavoro?”. Inoltre era passata a darmi dal “Lei” al “tu” come per dimostrare la sua superiorità.
Era chiaro che sarebbe rimasto solo il mio stipendio a costo della mia professionalità, ma soprattutto a scapito della mia dignità. Quella donna voleva annientarmi, umiliarli e sottomettermi ai suoi voleri. Risposi con un “si” confuso.
Quindi, mi congedò ordinandomi di stampare, scansionare e archiviare una serie di documenti e di chiudere l’attività in giornata: anche quella sera uscii dall’ufficio con un’ora di ritardo.
Nella settimana successiva mi cambiò d’ufficio liberando quello adiacente al suo, nell’attico del palazzo. Si trattava di una sorta di sgabuzzino con una piccola finestra. Arrivavo al mattino un’ora prima degli altri colleghi, che ormai non vedevo più essendo dislocato all’ultimo piano in cui si trovava solo l’ufficio della dottoressa Valli. Anche la pausa pranzo era cambiata: la Valli mi faceva portare qualche panino direttamente in ufficio mentre lei andava regolarmente in mensa o in ristorante. Per le varie commissioni tra cui l’acquisto di giornali prendevo l’ascensore esclusivo che, privilegio di pochi tra cui la Valli, portava direttamente al garage riservato ai dirigenti dell’azienda.
Invece, la mia pausa caffè era stata soppressa: “me la dovevo guadagnare!”, troppe distrazioni stare con i colleghi, e quindi aveva troncato i rapporti sociali della mia vita lavorativa.
Dopo dieci giorni della mia nuova vita lavorativa mi convocò nel suo ufficio:
“Allora Simone, è giunta l’ora che ti vengano assegnati dei nuovi compiti, ma prima ho bisogno di completare il tuo curriculum…dunque, ora ti farò delle domande molto dirette e precise e pretendo altrettante risposte.”
Dopo una serie di domande inerenti la mia sfera personale, la Valli continuò con qualcosa di più intimo:
“Sei eterosessuale?”
“Eh...si!”
“Non esitare, rispondi e basta!”
“Hai mai avuto rapporti omosessuali?”
“No!”
“Quante donne hai scopato in vita tua?
“Tre”
Stavo subendo un interrogatorio che non aveva nulla a che fare con il mio “lavoro” …almeno quello di qualche settimana prima. Ero irritato ma non riuscivo a ribellarmi, mi stava umiliando ancora una volta.
“Immagino che una di queste tre sia tua moglie…e riesci a farle raggiungere l’orgasmo?”
“Si”
“Beh, questo è quello che credi tu…Quali sono le dimensioni del tuo pene?”
Seppure avessi avuto qualche dubbio, ora era ormai chiaro cosa volesse da me…
“…ehm…dimensioni medie…non saprei…”
“Uh...ma sei diventato rosso dalla vergogna! Forza in piedi! Giù pantaloni e mutande! Fammi vedere!”
Non potevo crederci: lo aveva chiesto davvero!
Mi sollevai dalla sedia come un automa non rendendomi conto delle mie azioni mi denudai come ordinato.
“Uhm… direi medio basso…tuttavia così è moscio e non si capisce…dovrei vederlo in tiro…”
Ero come scioccato da tutta quella situazione, tuttavia continuavo a rispondere agli ordini imposti dal mio capo come fossi uno schiavo.
“Levati anche la maglietta e masturbati!”
A quel comando mi bloccai come non avessi capito la richiesta”
“Allora cosa aspetti! Segati, tiratelo! voglio vederlo duro! Avanti muoviti!”
La Valli si era spazientita e aveva alzato la voce sbloccando la mia esitazione. Così iniziai a smanettare e con grande difficoltà dovetti attendere diversi minuti e concentrarmi affinché riuscissi ad ottenere una buona erezione.
“Wow!! Non male, pensavo peggio…”
Quello fu il momento in cui mi sentii maggiormente a disagio come fossi solo un giocattolo nelle mani di una donna perversa, sadica e cattiva.
Per la prima volta vidi un lieve sorriso sul volto della dottoressa, che prese un metro da sarta e misurò lunghezza e circonferenza del mio uccello. Solo molto tempo dopo capii che le piacevo fisicamente e le ero piaciuto dal primo nostro incontro…certo che poi aveva manifestato il suo interesse sottomettendomi in tutto e per tutto. D’altra parte avevo sempre avuto successo con le donne, interruppi di fare sport quando misi su famiglia, ma continuavo a mantenere una buona linea con un fisico atletico, 1.75m di altezza, capelli corti e occhi castano chiaro e un volto dolce vagamente femminile con un naso leggermente pronunciato alla greca.
“Bene per oggi abbiamo finito, vai nel tuo ufficio…ma lascia qui mutande e pantaloni. Li riprenderai quando andrai via”.
Altre volte fece lo stesso giochetto, solo che una volta andò via lei per prima, costringendomi a passare la notte in ufficio. Da quella volta mi feci più furbo tenendo sempre a disposizione dei pantaloni di ricambio.
Qualche giorno dopo mi chiamò nel suo ufficio:
“Spogliati! Leva tutto…nudo come un verme”
Nel frattempo che mi spogliavo, la Valli mi rivelava una novità:
“Circa un anno fa, il servizio di vigilanza ha scoperto che una nostra dipendente rubava un prototipo di smartphone del valore di 2000€. Da quel momento ho quella troia in pugno e tra poco la conoscerai…o meglio saprai di chi si tratta considerato che già la conosci. Intanto che aspettiamo comincia a masturbarti.”
Detto ciò, la Dottoressa Valli prese il telefono:
“Sali su, puttana! sai già come ti devi presentare… sbrigati che ho ospiti!”
Pochi minuti dopo, si sentì bussare alla porta.
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