Sei uno schianto
di
Il-legale
genere
voyeur
Lui
Il temporale sta arrivando, il meteo lo aveva detto: allerta arancione.
Credo di aver spento l'ultima sigaretta meno di un quarto d'ora fa, eppure ho già voglia di fumare ancora, forse faccio in tempo prima che arrivi la pioggia.
Esco sul balcone portando con me la mia piccola fedele noce di cocco posacenere. È un vecchio ricordo dell'università, o meglio di una mia ex dei tempi dell'università, una vera stronza, ma non riesco a separarmene, dal posacenere intendo, e forse non solo.
La sedia Tarno (sia lode all'Ikea) è già pronta lì ad accogliermi. Accendo la mia malboro rossa e aspiro con decisione; il suo sapore caldo e pungente mi invade la gola, poi finalmente espiro, sbuffando come il brucaliffo di Alice.
L'aria inizia a rinfrescare, questo luglio è stato torrido come non succedeva da anni.
Tiro giù ancora un paio di boccate, poi noto che le mie vicine hanno lasciato i panni stesi al balcone. In realtà Monique è fuori Milano per il week-end; il bucato è quasi certamente della sua nuova coinquilina. Una studentessa della bocconi, mi ha detto, del secondo o terzo anno. Credo di averla intravista un paio di volte, è decisamente carina. La sua stanza fa angolo con la finestra della mia camera da letto e quando la luce è accesa si intravede la sua ombra attraverso la tenda. Forse dovrei avvertirla del temporale. Non vedo luci accese in casa, però.
Un lampo squarcia il cielo ormai oscurato da grosse nubi nere, poi segue un boato e la sigaretta finisce.
Controvoglia torno a scrivere il mio atto di appello, scade lunedì e sono ancora in alto mare: delizioso programma per un sabato sera. Come uno studente universitario che non ha voglia di studiare, cerco ancora qualcosa da fare per ritardare il lavoro e così decido: vado ad avvertire la vicina della pioggia.
Lei
Che palle! Chi diavolo è che suona alla porta. Cazzo non ho neanche le mutande. Ma sì, vado in accappatoio. Però un asciugamano sui capelli devo metterlo, sembrò un pazza. Meglio guardare dallo spioncino prima. È il mio vicino di casa. Monique dice che è un tipo apposto, un avvocato credo. Apro.
- Scusami se ti disturbo, ho visto che hai il bucato steso fuori...è in un arrivo un temporale.
- Grazie mille, sei stato gentilissimo.
- Ciao
- Ciao
Gentilissimo un paio di palle, sono in ritardo e devo vestirmi; chissene frega dei panni fuori.
Torno in bagno, ma poi ci ripenso: c'è l'abito Prada di mia sorella steso, se non glielo restituisco domani mi ammazza.
Corro in balcone ancora in accappatoio e senza mutande. Inizio a ritirare tutto quello che c'è, cominciando dal vestitino ovviamente. Il vicino è fuori; sta mettendo al riparo il bazar che ha in balcone.
Però, è carino!
Credo mi guardi nella scollatura; dovrei arrabbiarmi, ma non posso biasimarlo, sono praticamente nuda.
Stringo l'accappatoio per fargli capire che l'ho beccato e l'asciugamano dei capelli cade giù nel cortile.
- Puttana la merda!
Oddio l'ho detto ad alta voce. Penserà che sono una cafona. Lui sorride. A quanto pare non è un bacchettone ed è davvero molto molto carino!
Lo saluto e rientro in casa di fretta, sono ancora in ritardo e devo asciugare i capelli.
Passo dalla camera per prendere il telefonino, metto un po di musica e avvio il Phon. Nel frattempo ripenso all'asciugamano giù; ormai sarà inzaccherato. Vabbè lo prenderò domani, forse.
Lui
Non riesco a smettere di pensare alla vicina; il sesso di recente scarseggia drammaticamente.
Peccato non essere riuscito a guardare meglio nella scollatura, sembrava deliziosa. Come al solito mi sono lasciato sedurre dalle gambe, credo di averle mangiate con gli occhi, ma la lunghezza dell'accappatoio era davvero troppo invitante, spero non se ne sia accorta.
Per fortuna è rientrata in casa, almeno non ho più distrazioni e posso mettermi a lavoro.
In meno di mezz'ora riesco a buttare giù il principale motivo di appello. La visione della vicina mi ha messo di buon umore e le parole sono fioccate come spinte dal vento. Il resto dei motivi sono solo corollario, e anche un po fuffa, potrei continuare domani.
Mentre sono indeciso se spegnere il PC, la luce della camera della vicina si accende. La tenda è completamente aperta e la vedo distintamente entrare in stanza, è ancora in accappatoio.
Inizia a muoversi su e giù come un'anima in pena, apre cassetti e ante dell'armadio, cerca qualcosa, anzi cerca molte cose. Non ci capisco niente.
Slaccia la cintura del suo accappatoio, poi ci ripensa e la chiude, si è ricordata della tenda. Fine dello spettacolo.
Si avvicina alla sua porta finestra ed inizia a chiudere il sipario, parte dal lato opposto al mio, arriva in fondo e poi guarda dalla mia parte.
Che figura di merda cosmica, ora passo per un guardone. Anche se tecnicamente stavo guardando, quindi forse un po guardone lo sono. Povero me.
Invece di chiudere completamente la tenda, però, la vicina si ferma, mia fa un cenno di saluto.
È pazza?
Lascia volontariamente un bel pezzo di tenda aperta, mi sorride.
È pazza!
Riesco ancora a vedere quasi metà della sua stanza, la zona dell'armadio e della cassettiera, in pratica ho uno squarcio sul suo guardaroba.
Lei
Che diavolo sto facendo? Che diavolo sto facendo? Che diavolo sto facendo?
Eppure ho voglia di farlo. Mi sta guardando da quando sono rientrata in stanza e mi si è formato un lago in mezzo alle coscie.
Riuscirà a vedermi con quello spiraglio che gli ho lasciato? Oddio che voglia di toccarmi, ma sono già in super ritardo, uffa!
Vabbè magari gli concedo solo una piccola anteprima e poi in futuro chissà.
Apro la cassettiera e scelgo un perizoma nero ricamato in pizzo, mi asciugo per benino il pasticcio in mezzo alle gambe e infilo il perizoma da sotto l'accappatoio, niente visioni vietate ai 18 per oggi.
Finalmente sono pronta.
Apro l'anta dell'armadio con lo specchio a figura intera, mi ci piazzo di fronte e lascio cadere a terra il mio accappatoio. Sono nuda davanti a lui, o quasi.
Non so cosa darei per vedere la sua faccia ora.
Cazzo sono di nuovo umida li sotto.
Non resisto mi tocco il seno, lo accarezzo, lo stringo. Mi guardo allo specchio e immagino sia lui a guardarmi le tette.
Anche se in effetti in questo momento lui ha in primo piano il mio culo. Forse dovrei concedergli una visione più accurata anche del lato A.
Mi giro e di sottecchi riesco a percepire il suo sguardo incollato su di me.
Mi guardo il sedere attraverso lo specchio. Lo tasto, è bello sodo grazie agli squat.
Per l'eccitazione, senza neanche accorgermene, mi tiro uno schiaffo sulla natica destra. Lancio un piccolo gridolino. Chissà se lo ha sentito? Chissà se preferisce le tette o il culo?
Arriva un messaggio di Francesca, mi sta aspettando giù al portone da 15 minuti.
Porca paletta se non mi vesto subito finisce male davvero.
Torno per un attimo in me e scelgo l'abito per la serata; nero, stretto, non troppo lungo mi sta una favola, spero.
Riapro la tenda della porta finestra e lui è ancora lì, finge di non guardami ma i suoi occhi non mentono. Credo di averlo scombussolato.
Visto il mio piccolo spettacolino credo mi debba un favore.
Prendo carta e penna e scrivo un piccolo cartello.
COME STO?
poi lo faccio cadere e mi lasciò ammirare.
Attendo la sua risposta.
Lui
Serve un pennarello, cavolo. Eccolo, trovato. Di sottecchi guardo se è ancora lì, scrivo rapidamente sul retro di una pagina della sentenza impugnata e lo sollevo alla finestra.
SEI UNO SCHIANTO!
Fine
Il temporale sta arrivando, il meteo lo aveva detto: allerta arancione.
Credo di aver spento l'ultima sigaretta meno di un quarto d'ora fa, eppure ho già voglia di fumare ancora, forse faccio in tempo prima che arrivi la pioggia.
Esco sul balcone portando con me la mia piccola fedele noce di cocco posacenere. È un vecchio ricordo dell'università, o meglio di una mia ex dei tempi dell'università, una vera stronza, ma non riesco a separarmene, dal posacenere intendo, e forse non solo.
La sedia Tarno (sia lode all'Ikea) è già pronta lì ad accogliermi. Accendo la mia malboro rossa e aspiro con decisione; il suo sapore caldo e pungente mi invade la gola, poi finalmente espiro, sbuffando come il brucaliffo di Alice.
L'aria inizia a rinfrescare, questo luglio è stato torrido come non succedeva da anni.
Tiro giù ancora un paio di boccate, poi noto che le mie vicine hanno lasciato i panni stesi al balcone. In realtà Monique è fuori Milano per il week-end; il bucato è quasi certamente della sua nuova coinquilina. Una studentessa della bocconi, mi ha detto, del secondo o terzo anno. Credo di averla intravista un paio di volte, è decisamente carina. La sua stanza fa angolo con la finestra della mia camera da letto e quando la luce è accesa si intravede la sua ombra attraverso la tenda. Forse dovrei avvertirla del temporale. Non vedo luci accese in casa, però.
Un lampo squarcia il cielo ormai oscurato da grosse nubi nere, poi segue un boato e la sigaretta finisce.
Controvoglia torno a scrivere il mio atto di appello, scade lunedì e sono ancora in alto mare: delizioso programma per un sabato sera. Come uno studente universitario che non ha voglia di studiare, cerco ancora qualcosa da fare per ritardare il lavoro e così decido: vado ad avvertire la vicina della pioggia.
Lei
Che palle! Chi diavolo è che suona alla porta. Cazzo non ho neanche le mutande. Ma sì, vado in accappatoio. Però un asciugamano sui capelli devo metterlo, sembrò un pazza. Meglio guardare dallo spioncino prima. È il mio vicino di casa. Monique dice che è un tipo apposto, un avvocato credo. Apro.
- Scusami se ti disturbo, ho visto che hai il bucato steso fuori...è in un arrivo un temporale.
- Grazie mille, sei stato gentilissimo.
- Ciao
- Ciao
Gentilissimo un paio di palle, sono in ritardo e devo vestirmi; chissene frega dei panni fuori.
Torno in bagno, ma poi ci ripenso: c'è l'abito Prada di mia sorella steso, se non glielo restituisco domani mi ammazza.
Corro in balcone ancora in accappatoio e senza mutande. Inizio a ritirare tutto quello che c'è, cominciando dal vestitino ovviamente. Il vicino è fuori; sta mettendo al riparo il bazar che ha in balcone.
Però, è carino!
Credo mi guardi nella scollatura; dovrei arrabbiarmi, ma non posso biasimarlo, sono praticamente nuda.
Stringo l'accappatoio per fargli capire che l'ho beccato e l'asciugamano dei capelli cade giù nel cortile.
- Puttana la merda!
Oddio l'ho detto ad alta voce. Penserà che sono una cafona. Lui sorride. A quanto pare non è un bacchettone ed è davvero molto molto carino!
Lo saluto e rientro in casa di fretta, sono ancora in ritardo e devo asciugare i capelli.
Passo dalla camera per prendere il telefonino, metto un po di musica e avvio il Phon. Nel frattempo ripenso all'asciugamano giù; ormai sarà inzaccherato. Vabbè lo prenderò domani, forse.
Lui
Non riesco a smettere di pensare alla vicina; il sesso di recente scarseggia drammaticamente.
Peccato non essere riuscito a guardare meglio nella scollatura, sembrava deliziosa. Come al solito mi sono lasciato sedurre dalle gambe, credo di averle mangiate con gli occhi, ma la lunghezza dell'accappatoio era davvero troppo invitante, spero non se ne sia accorta.
Per fortuna è rientrata in casa, almeno non ho più distrazioni e posso mettermi a lavoro.
In meno di mezz'ora riesco a buttare giù il principale motivo di appello. La visione della vicina mi ha messo di buon umore e le parole sono fioccate come spinte dal vento. Il resto dei motivi sono solo corollario, e anche un po fuffa, potrei continuare domani.
Mentre sono indeciso se spegnere il PC, la luce della camera della vicina si accende. La tenda è completamente aperta e la vedo distintamente entrare in stanza, è ancora in accappatoio.
Inizia a muoversi su e giù come un'anima in pena, apre cassetti e ante dell'armadio, cerca qualcosa, anzi cerca molte cose. Non ci capisco niente.
Slaccia la cintura del suo accappatoio, poi ci ripensa e la chiude, si è ricordata della tenda. Fine dello spettacolo.
Si avvicina alla sua porta finestra ed inizia a chiudere il sipario, parte dal lato opposto al mio, arriva in fondo e poi guarda dalla mia parte.
Che figura di merda cosmica, ora passo per un guardone. Anche se tecnicamente stavo guardando, quindi forse un po guardone lo sono. Povero me.
Invece di chiudere completamente la tenda, però, la vicina si ferma, mia fa un cenno di saluto.
È pazza?
Lascia volontariamente un bel pezzo di tenda aperta, mi sorride.
È pazza!
Riesco ancora a vedere quasi metà della sua stanza, la zona dell'armadio e della cassettiera, in pratica ho uno squarcio sul suo guardaroba.
Lei
Che diavolo sto facendo? Che diavolo sto facendo? Che diavolo sto facendo?
Eppure ho voglia di farlo. Mi sta guardando da quando sono rientrata in stanza e mi si è formato un lago in mezzo alle coscie.
Riuscirà a vedermi con quello spiraglio che gli ho lasciato? Oddio che voglia di toccarmi, ma sono già in super ritardo, uffa!
Vabbè magari gli concedo solo una piccola anteprima e poi in futuro chissà.
Apro la cassettiera e scelgo un perizoma nero ricamato in pizzo, mi asciugo per benino il pasticcio in mezzo alle gambe e infilo il perizoma da sotto l'accappatoio, niente visioni vietate ai 18 per oggi.
Finalmente sono pronta.
Apro l'anta dell'armadio con lo specchio a figura intera, mi ci piazzo di fronte e lascio cadere a terra il mio accappatoio. Sono nuda davanti a lui, o quasi.
Non so cosa darei per vedere la sua faccia ora.
Cazzo sono di nuovo umida li sotto.
Non resisto mi tocco il seno, lo accarezzo, lo stringo. Mi guardo allo specchio e immagino sia lui a guardarmi le tette.
Anche se in effetti in questo momento lui ha in primo piano il mio culo. Forse dovrei concedergli una visione più accurata anche del lato A.
Mi giro e di sottecchi riesco a percepire il suo sguardo incollato su di me.
Mi guardo il sedere attraverso lo specchio. Lo tasto, è bello sodo grazie agli squat.
Per l'eccitazione, senza neanche accorgermene, mi tiro uno schiaffo sulla natica destra. Lancio un piccolo gridolino. Chissà se lo ha sentito? Chissà se preferisce le tette o il culo?
Arriva un messaggio di Francesca, mi sta aspettando giù al portone da 15 minuti.
Porca paletta se non mi vesto subito finisce male davvero.
Torno per un attimo in me e scelgo l'abito per la serata; nero, stretto, non troppo lungo mi sta una favola, spero.
Riapro la tenda della porta finestra e lui è ancora lì, finge di non guardami ma i suoi occhi non mentono. Credo di averlo scombussolato.
Visto il mio piccolo spettacolino credo mi debba un favore.
Prendo carta e penna e scrivo un piccolo cartello.
COME STO?
poi lo faccio cadere e mi lasciò ammirare.
Attendo la sua risposta.
Lui
Serve un pennarello, cavolo. Eccolo, trovato. Di sottecchi guardo se è ancora lì, scrivo rapidamente sul retro di una pagina della sentenza impugnata e lo sollevo alla finestra.
SEI UNO SCHIANTO!
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