A letto con una modella
di
Il-legale
genere
saffico
La settimana era stata un vero inferno, da quando il mio coordinatore aveva mollato lo studio mi erano state affidate un numero di pratiche ben oltre le mie possibilità. Come ciliegina sulla torta la mia migliore amica Ada mi aveva dato buca all’ultimo, per cui si profilava l’ennesimo venerdì sera passato sul divano a guardare una stupida serie TV su Netflix. L’idea mi fece rabbrividire, avevo bisogno di bere e magari di una bella scopata; non andavo a letto con un uomo da ormai sei mesi e l’astinenza iniziava davvero a pesarmi tanto. Di recente vicino casa mia aveva aperto un nuovo locale, ci sarei passata davanti rientrando dal lavoro, valeva la pena fermarsi a bere qualcosa, se non altro tornava comodo per il rientro da sbronza.
Arrivai al locale alle 21.30 circa, era pieno di gente, la musica era alta e l’odore di birra mi invase immediatamente le narici. Mi guardai intorno alla ricerca di un tavolo e, dopo non poca fatica, ne adocchiai uno in una posizione parecchio defilata, forse per questo ignorato da tutti. Appena mi sedetti arrivò la cameriera per chiedermi cosa volevo bere e, di fronte alla proposta di alcol, tutta la fatica e lo stress accumulati nella settimana svanirono in un istante. Ordinai una Ipa, perfetta per concludere la settimana amara, poi cominciai a guardarmi intorno, fingendo di giocherellare con il telefonino.
Nonostante il gran numero di persone la serata era abbastanza fiacca, l’età media dei ragazzi nel locale era quella di studenti universitari e, mio malgrado, avevo abbandonato quel mondo ormai da una decina d’anni. Arrivata la birra ne trangugiai immediatamente una grossa sorsata per alleviare il terribile caldo che c’era nel locale e per lo stesso motivo - o forse per avere qualche chance in più di rimediare l’anelata scopata - tolsi la giacca del mio tailleur. La mossa si rivelò più efficace delle mie più rosee aspettative. Quasi subito, infatti, notai diversi occhi puntati su me, sedotti dalla mia deliziosa scollatura, ampia a sufficienza per attirare ma non abbastanza da non lasciare spazio ad un pizzico di maliziosa curiosità.
Piacevolmente lusingata dai diversi giovanissimi sguardi rivolti verso di me, ne ricambiai qualcuno dei più carini e, leggermente annebbiata delle birre, nel frattempo diventate due, iniziai ad accarezzare l’idea di concedere una chance ad uno di quei ventenni, speranzosa che la passione della gioventù potesse compensare l’inesperienza. Mentre passavo in rassegna quei famelici occhi, però, incrociai per puro caso lo sguardo magnetico di una giovane ragazza bionda, alta e dai tratti somatici incredibilmente belli, sebbene in parte celati da un abbigliamento piuttosto mascolino.
Incuriosita e forse addirittura intrigata da quegli occhi verde smeraldo così intensi, li cercai ripetutamente in mezzo alla folla e ogni volta li ritrovai lì ad osservarmi, anzi ad indugiare sfacciatamente nella mia scollatura. Per un attimo incredula circa il fatto di poter essere davvero io l’oggetto di quelle avide occhiatine, feci finta di cercare qualcosa nella borsa, concedendo così alla insolita osservatrice una prospettiva più audace del mio generoso seno. Neanche a dirlo la bella ammiratrice mi fissò per tutto il tempo di quella erotica manovra, godendo appieno della visione concessa e non distogliendo il proprio sguardo neppure quando incominciai a fissarla a mia volta. Dopo qualche istante di muto duello tra sguardi, accennai un piccolo impercettibile sorriso che diede immediato coraggio alla giovane biondina, la quale inaspettatamente si incamminò risoluta verso il mio tavolo.
Quasi a voler giustificare il mio comportamento, iniziai a ripetere a me stessa che quello scambio di sguardi era stato solo uno stupido gioco indotto dall’alcol, tuttavia, mentre la mia bella ammiratrice si avvicinava, un nodo mi si formò alla base dello stomaco e una strana sensazione di calore risalì dal collo fin sul viso, imporporandomi le guance. Ad onor del vero avevo già avuto esperienze di tipo saffico, specie durante l’università, ma era stato per esplorare, di certo non avevo mai provato una vera attrazione per una donna. Eppure, nell’esatto istante in cui la bella biondina era prossima al mio tavolo, sentii dentro di me prendere il sopravvento una irrefrenabile voglia di assaporare le labbra di quella ragazza, di sentire addosso il suo corpo e di esplorarlo, in ogni osceno modo possibile.
La nostra presentazione fu naturale e semplice: la bella biondina si chiamava Olivia e aveva 22 anni. Le feci spazio, dando per scontato che volesse sedersi accanto a me, e lei prese quel posto come se non ci fosse altro luogo al mondo in cui voler essere. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno, poi ordinammo ancora da bere. Le raccontai del mio noioso lavoro da avvocato, mentre lei mi confessò di avere le idee poco chiare sul suo futuro, ma che nel frattempo pagava le bollette facendo la modella. La notizia aveva perfettamente senso: Olivia, infatti, anche senza un filo di trucco e con un abbigliamento tutt’altro che sensuale sembrava saltata fuori dalla pubblicità di un profumo. Con molta sincerità ammisi la mia completa ignoranza in materia di moda, ma con il proposito di recuperare qualche punto rivelai ad Olivia che la mia migliore amica era un “Artist qualcosa” per una famosa agenzia di moda e che di certo poteva aiutarla, se ne aveva bisogno. Olivia accettò di buon grado l’offerta di aiuto lavorativo, mi diede il suo numero di telefono per essere ricontattata, poi continuammo a bere e a guardarci negli occhi, e ad ogni sguardo la distanza tra noi diminuì sensibilmente.
Un ora più tardi un improvviso tuono arrestò di colpo la nostra piacevole conversazione e a malincuore dissi ad Olivia che, non guidando, dovevo necessariamente tornare a casa prima dello scoppio del temporale. La bella biondina mi offrì immediatamente un passaggio, ma lo rifiutai, spiegandole che abitavo a pochissimi passi dal locale. A quel punto Olivia insistette per farmi compagnia lungo la strada e così ci avviammo insieme verso casa mia.
La pioggia divenne presto troppo forte per proseguire senza ombrello e dovemmo cercare riparo sotto un balcone. Costrette a stringerci per non prendere acqua, ci ritrovammo, come al tavolo del bar, pericolosamente vicine, ma questa volta completamente sole. Quasi contemporaneamente cominciammo a ridere dei nostri vestiti zuppi e dei capelli scarmigliati, poi i nostri occhi si incrociarono, per l’ennesima volta, e infine le nostre labbra si unirono, divorandosi a vicenda.
Dopo qualche minuto di veemente ed erotica apnea, ci staccammo per prendere fiato. Il temporale non sembrava aver intenzione di placarsi e la voglia che avevamo l’una dell’altra iniziò a crescere esponenzialmente. I nostri baci divennero in fretta troppo peccaminosi per quel pubblico palcoscenico per cui, senza pensarci un istante, proposi ad Olivia una folle corsa verso la mia dimora, lontana non più di un centinaio di metri. Concordammo il tragitto attraverso i balconi più grandi, poi le presi la mano e cominciammo a correre insieme, a perdifiato, sotto l’acqua scrosciante. La strada, il portone e le scale, furono un ben misero ostacolo. In men che non si dica avevamo invaso il mio monolocale e, senza mai smettere di baciarci, cominciammo a spogliarci a vicenda, rimbalzando tra i mobili che segnavano la strada sino al divano letto.
Una volta nude una di fronte all’altra, restai letteralmente imbambolata dalla sua eterea bellezza.
Per sfuggire all’imbarazzo del mio sguardo, Olivia ricominciò a baciarmi e a stringermi con veemenza. Le sue mani oscillarono smaniose dai miei seni al sedere, impazienti di palparmi ovunque, ed io la lasciai fare compiaciuta. Con la bocca si diresse maliziosa verso le mie tette, iniziando a leccarle e a morderle con erotica crudeltà. Mi abbandonai inerme a quella sensuale tortura, ma quasi subito fui costretta a ridestarmi sorpresa dalla lasciva irruzione della sua mano destra in mezzo alle mie cosce. Le sue lunghe e sottili dita si fecero strada piano, prima una, poi due e infine addirittura tre. Le accolsi con un soffocato gridolino di piacere misto a sofferenza. Olivia cominciò un leggero massaggio sussultorio ed io iniziai a mugolare senza sosta.
Eccitata dalla mia arrendevole fiducia, fece scivolare la sua lingua lungo il mio ventre, fino a interrompere la sua vogliosa corsa davanti alla mia passerina. Si inginocchiò con calma, sollevò delicatamente la mia gamba destra, portandola sopra la sua spalla, e infine cominciò a leccarmi avidamente il clitoride. I miei leggeri mugolii divennero, in men che non si dica, rumorosi e striduli gemiti di piacere. Infervorata dai miei lussuriosi versi, Olivia diede maggiore foga ai movimenti della sua mano e nel giro di qualche istante una scarica di godimento mi infiammò la fica. Inondai la sua bocca carnosa dei miei umori, poi un improvviso tremore percorse tutto il mio corpo, le mie gambe cedettero di colpo e in preda agli spasmi caddi sul divano-letto, “come corpo morto cade”.
Olivia si sedette a terra di fronte a me, restò a guardarmi sussultare di piacere, sorrise, si morse le labbra, poi si mise a leccare ingorda le fradice dita della sua mano. Non so per quanto tempo restai li ferma a gemere, senza forze, scombussolata da quel violento orgasmo. Ricordo solo che dopo un po Olivia venne a sdraiarsi accanto a me. Ci guardammo negli occhi, ero ancora un po in affanno, lei mi diede un assurdo bacino sul naso ed io arrossii come una quindicenne.
Travolta da un moto di orgoglio, raccolsi energie che credevo di non avere e con un colpo di reni mi misi a cavalcioni su di lei. Le baciai il viso, le orecchie, il collo. Scesi lentamente. Disegnai con la punta della mia lingua piccole forme geometriche sul suo seno e questa volta fu lei a sussultare di piacere. Decisi di ricambiare un po della sua crudeltà e aggiunsi qualche sadico morso ai miei baci. Lanciò un paio di piccoli urletti, ero soddisfatta; non immaginavo fosse così eccitante mordere un capezzolo turgido. Assaporai ogni centimetro del suo corpo, baciai, succhiai, leccai e morsi. Olivia era in estasi ed io ero pronta a scendere nel suo inferno.
Da principio furono solo baci leggerissimi; la lingua ogni tanto stuzzicava maliziosa l’interno delle sue cosce e il monte di venere, nulla di più. Arrivarono le dita e qualche piccolo solletico. Olivia iniziò ad ansimare. Di sottecchi riuscii a vederla mordersi le labbra, mi desiderava, bramava le mie mani e la mia lingua. Con l’indice della mano destra cominciai a giocare con il suo clitoride, la mia bocca era vicinissima e ogni mio respiro la faceva tremare leggermente. Le diedi un bacio appassionato sul clitoride, lasciai la lingua immersa tra le sue piccole labbra qualche secondo e poi la portai via sadicamente.
Esausta Olivia perse la testa; si sollevò leggermente con la schiena, mi prese per i capelli e mi spinse con forza la faccia in mezzo alle sue cosce. Non avevo più scelta, né scampo. Leccai con desiderio quel delizioso inferno, succhiando avidamente il nettare dimesso dalle sue labbra. Con la lingua mi spostai sul clitoride e lasciai la vulva ai massaggi delle mie dita. Dopo qualche leggera carezza esplorativa la penetrai dolcemente con il dito medio, ma trovandola completamente fradicia aggiunsi anche l’indice. Dopo qualche minuto di frenetica manipolazione sentii Olivia tremare, il suo respiro divenne affannoso, si aggrappò al mio braccio e infine arrivò dirompente un lungo gemito di piacere, Olivia era in paradiso ed io di nuovo bagnatissima.
Ci addormentammo nude e abbracciate. Intorno alle tre facemmo ancora l’amore, ma questa volta con molta più foga, anzi fu una vera e propria scopata, infine ci tuffammo di nuovo tra le braccia di Morfeo.
Mi risvegliai la mattina seguente con una sensazione di deliziosa leggerezza nella testa. Ancora frastornata delle inaspettate emozioni della notte, restai a guardare compiaciuta la sconcertante bellezza di Olivia, sdraiata nuda accanto a me. Mi concentrai su ogni possibile insignificante dettaglio di quel meraviglioso corpo e finii per innamorarmi perdutamente di una piccola inconfondibile voglia a forma di cuore situata dietro il lobo dell’orecchio destro. Era davvero assurdo: sul copro di Olivia anche le imperfezioni avevano forme eleganti.
Nell’attesa del suo risveglio, decisi di preparare il caffè e nel frattempo accesi il televisore per farmi compagnia. I miei movimenti erano meccanici e apatici come tutti i sabato mattina. Andai in bagno per lavarmi la faccia e di ritorno la caffettiera stava già borbottando. Presi le tazzine dalla credenza e, nell’attesa del risveglio di Olivia, mi ricordai della promessa che le avevo fatto. Cominciai a scrivere un messaggio alla mia amica Ada per chiederle se poteva aiutare Olivia, quando un viso incredibilmente famigliare fece capolino sullo schermo della TV; era la pubblicità di un profumo.
Non poteva essere vero. Forse semplicemente le somigliava tanto. Dopo qualche istante, però, il primissimo piano sul collo della modella, travolto dallo spruzzo del profumo, rivelò una piccola voglia di cuore dietro il lobo dell’orecchio destro. Non c’era alcun dubbio, quella ragazza era certamente Olivia. Avevo visto quella pubblicità decine di volte, eppure non l’avevo riconosciuta.
Una frenetica ricerca su internet svelò che Olivia era in realtà una affermata modella italo canadese con circa due milioni di follower su Instagram e addirittura una pagina su Wikipedia. Stando a quest’ultimo sito, peraltro, Olivia faceva anche l’attrice e di recente aveva recitato in una piccola miniserie girata da Netflix in Canada.
Ero sconcertata ed emozionata allo stesso tempo: avevo fatto sesso con una modella famosa.
Quella incredibile scoperta anticipò solo di un istante il risveglio di Olivia. Sentii chiamare il mio nome e andai da lei cercando di cancellare dal mio viso lo stupore della recente scoperta. L’abbracciai completamente destabilizzata dalle sensazioni che stavo provando e lei, ancora dormiente, si accoccolò dolcemente al mio seno. Dopo un paio di minuti di tenero silenzio con un filo di voce quasi impercettibile sussurrò “…oggi parto per Parigi, starò fuori una settimana, ma voglio rivederti…domenica, ci vediamo domenica, ok?”.
Non risposi nulla, sorrisi e basta. Una settimana sarebbe passata in fretta e in fondo, per le mie serate, avevo da recuperare una serie TV Canadese su Netflix.
Fine
Arrivai al locale alle 21.30 circa, era pieno di gente, la musica era alta e l’odore di birra mi invase immediatamente le narici. Mi guardai intorno alla ricerca di un tavolo e, dopo non poca fatica, ne adocchiai uno in una posizione parecchio defilata, forse per questo ignorato da tutti. Appena mi sedetti arrivò la cameriera per chiedermi cosa volevo bere e, di fronte alla proposta di alcol, tutta la fatica e lo stress accumulati nella settimana svanirono in un istante. Ordinai una Ipa, perfetta per concludere la settimana amara, poi cominciai a guardarmi intorno, fingendo di giocherellare con il telefonino.
Nonostante il gran numero di persone la serata era abbastanza fiacca, l’età media dei ragazzi nel locale era quella di studenti universitari e, mio malgrado, avevo abbandonato quel mondo ormai da una decina d’anni. Arrivata la birra ne trangugiai immediatamente una grossa sorsata per alleviare il terribile caldo che c’era nel locale e per lo stesso motivo - o forse per avere qualche chance in più di rimediare l’anelata scopata - tolsi la giacca del mio tailleur. La mossa si rivelò più efficace delle mie più rosee aspettative. Quasi subito, infatti, notai diversi occhi puntati su me, sedotti dalla mia deliziosa scollatura, ampia a sufficienza per attirare ma non abbastanza da non lasciare spazio ad un pizzico di maliziosa curiosità.
Piacevolmente lusingata dai diversi giovanissimi sguardi rivolti verso di me, ne ricambiai qualcuno dei più carini e, leggermente annebbiata delle birre, nel frattempo diventate due, iniziai ad accarezzare l’idea di concedere una chance ad uno di quei ventenni, speranzosa che la passione della gioventù potesse compensare l’inesperienza. Mentre passavo in rassegna quei famelici occhi, però, incrociai per puro caso lo sguardo magnetico di una giovane ragazza bionda, alta e dai tratti somatici incredibilmente belli, sebbene in parte celati da un abbigliamento piuttosto mascolino.
Incuriosita e forse addirittura intrigata da quegli occhi verde smeraldo così intensi, li cercai ripetutamente in mezzo alla folla e ogni volta li ritrovai lì ad osservarmi, anzi ad indugiare sfacciatamente nella mia scollatura. Per un attimo incredula circa il fatto di poter essere davvero io l’oggetto di quelle avide occhiatine, feci finta di cercare qualcosa nella borsa, concedendo così alla insolita osservatrice una prospettiva più audace del mio generoso seno. Neanche a dirlo la bella ammiratrice mi fissò per tutto il tempo di quella erotica manovra, godendo appieno della visione concessa e non distogliendo il proprio sguardo neppure quando incominciai a fissarla a mia volta. Dopo qualche istante di muto duello tra sguardi, accennai un piccolo impercettibile sorriso che diede immediato coraggio alla giovane biondina, la quale inaspettatamente si incamminò risoluta verso il mio tavolo.
Quasi a voler giustificare il mio comportamento, iniziai a ripetere a me stessa che quello scambio di sguardi era stato solo uno stupido gioco indotto dall’alcol, tuttavia, mentre la mia bella ammiratrice si avvicinava, un nodo mi si formò alla base dello stomaco e una strana sensazione di calore risalì dal collo fin sul viso, imporporandomi le guance. Ad onor del vero avevo già avuto esperienze di tipo saffico, specie durante l’università, ma era stato per esplorare, di certo non avevo mai provato una vera attrazione per una donna. Eppure, nell’esatto istante in cui la bella biondina era prossima al mio tavolo, sentii dentro di me prendere il sopravvento una irrefrenabile voglia di assaporare le labbra di quella ragazza, di sentire addosso il suo corpo e di esplorarlo, in ogni osceno modo possibile.
La nostra presentazione fu naturale e semplice: la bella biondina si chiamava Olivia e aveva 22 anni. Le feci spazio, dando per scontato che volesse sedersi accanto a me, e lei prese quel posto come se non ci fosse altro luogo al mondo in cui voler essere. Iniziammo a chiacchierare del più e del meno, poi ordinammo ancora da bere. Le raccontai del mio noioso lavoro da avvocato, mentre lei mi confessò di avere le idee poco chiare sul suo futuro, ma che nel frattempo pagava le bollette facendo la modella. La notizia aveva perfettamente senso: Olivia, infatti, anche senza un filo di trucco e con un abbigliamento tutt’altro che sensuale sembrava saltata fuori dalla pubblicità di un profumo. Con molta sincerità ammisi la mia completa ignoranza in materia di moda, ma con il proposito di recuperare qualche punto rivelai ad Olivia che la mia migliore amica era un “Artist qualcosa” per una famosa agenzia di moda e che di certo poteva aiutarla, se ne aveva bisogno. Olivia accettò di buon grado l’offerta di aiuto lavorativo, mi diede il suo numero di telefono per essere ricontattata, poi continuammo a bere e a guardarci negli occhi, e ad ogni sguardo la distanza tra noi diminuì sensibilmente.
Un ora più tardi un improvviso tuono arrestò di colpo la nostra piacevole conversazione e a malincuore dissi ad Olivia che, non guidando, dovevo necessariamente tornare a casa prima dello scoppio del temporale. La bella biondina mi offrì immediatamente un passaggio, ma lo rifiutai, spiegandole che abitavo a pochissimi passi dal locale. A quel punto Olivia insistette per farmi compagnia lungo la strada e così ci avviammo insieme verso casa mia.
La pioggia divenne presto troppo forte per proseguire senza ombrello e dovemmo cercare riparo sotto un balcone. Costrette a stringerci per non prendere acqua, ci ritrovammo, come al tavolo del bar, pericolosamente vicine, ma questa volta completamente sole. Quasi contemporaneamente cominciammo a ridere dei nostri vestiti zuppi e dei capelli scarmigliati, poi i nostri occhi si incrociarono, per l’ennesima volta, e infine le nostre labbra si unirono, divorandosi a vicenda.
Dopo qualche minuto di veemente ed erotica apnea, ci staccammo per prendere fiato. Il temporale non sembrava aver intenzione di placarsi e la voglia che avevamo l’una dell’altra iniziò a crescere esponenzialmente. I nostri baci divennero in fretta troppo peccaminosi per quel pubblico palcoscenico per cui, senza pensarci un istante, proposi ad Olivia una folle corsa verso la mia dimora, lontana non più di un centinaio di metri. Concordammo il tragitto attraverso i balconi più grandi, poi le presi la mano e cominciammo a correre insieme, a perdifiato, sotto l’acqua scrosciante. La strada, il portone e le scale, furono un ben misero ostacolo. In men che non si dica avevamo invaso il mio monolocale e, senza mai smettere di baciarci, cominciammo a spogliarci a vicenda, rimbalzando tra i mobili che segnavano la strada sino al divano letto.
Una volta nude una di fronte all’altra, restai letteralmente imbambolata dalla sua eterea bellezza.
Per sfuggire all’imbarazzo del mio sguardo, Olivia ricominciò a baciarmi e a stringermi con veemenza. Le sue mani oscillarono smaniose dai miei seni al sedere, impazienti di palparmi ovunque, ed io la lasciai fare compiaciuta. Con la bocca si diresse maliziosa verso le mie tette, iniziando a leccarle e a morderle con erotica crudeltà. Mi abbandonai inerme a quella sensuale tortura, ma quasi subito fui costretta a ridestarmi sorpresa dalla lasciva irruzione della sua mano destra in mezzo alle mie cosce. Le sue lunghe e sottili dita si fecero strada piano, prima una, poi due e infine addirittura tre. Le accolsi con un soffocato gridolino di piacere misto a sofferenza. Olivia cominciò un leggero massaggio sussultorio ed io iniziai a mugolare senza sosta.
Eccitata dalla mia arrendevole fiducia, fece scivolare la sua lingua lungo il mio ventre, fino a interrompere la sua vogliosa corsa davanti alla mia passerina. Si inginocchiò con calma, sollevò delicatamente la mia gamba destra, portandola sopra la sua spalla, e infine cominciò a leccarmi avidamente il clitoride. I miei leggeri mugolii divennero, in men che non si dica, rumorosi e striduli gemiti di piacere. Infervorata dai miei lussuriosi versi, Olivia diede maggiore foga ai movimenti della sua mano e nel giro di qualche istante una scarica di godimento mi infiammò la fica. Inondai la sua bocca carnosa dei miei umori, poi un improvviso tremore percorse tutto il mio corpo, le mie gambe cedettero di colpo e in preda agli spasmi caddi sul divano-letto, “come corpo morto cade”.
Olivia si sedette a terra di fronte a me, restò a guardarmi sussultare di piacere, sorrise, si morse le labbra, poi si mise a leccare ingorda le fradice dita della sua mano. Non so per quanto tempo restai li ferma a gemere, senza forze, scombussolata da quel violento orgasmo. Ricordo solo che dopo un po Olivia venne a sdraiarsi accanto a me. Ci guardammo negli occhi, ero ancora un po in affanno, lei mi diede un assurdo bacino sul naso ed io arrossii come una quindicenne.
Travolta da un moto di orgoglio, raccolsi energie che credevo di non avere e con un colpo di reni mi misi a cavalcioni su di lei. Le baciai il viso, le orecchie, il collo. Scesi lentamente. Disegnai con la punta della mia lingua piccole forme geometriche sul suo seno e questa volta fu lei a sussultare di piacere. Decisi di ricambiare un po della sua crudeltà e aggiunsi qualche sadico morso ai miei baci. Lanciò un paio di piccoli urletti, ero soddisfatta; non immaginavo fosse così eccitante mordere un capezzolo turgido. Assaporai ogni centimetro del suo corpo, baciai, succhiai, leccai e morsi. Olivia era in estasi ed io ero pronta a scendere nel suo inferno.
Da principio furono solo baci leggerissimi; la lingua ogni tanto stuzzicava maliziosa l’interno delle sue cosce e il monte di venere, nulla di più. Arrivarono le dita e qualche piccolo solletico. Olivia iniziò ad ansimare. Di sottecchi riuscii a vederla mordersi le labbra, mi desiderava, bramava le mie mani e la mia lingua. Con l’indice della mano destra cominciai a giocare con il suo clitoride, la mia bocca era vicinissima e ogni mio respiro la faceva tremare leggermente. Le diedi un bacio appassionato sul clitoride, lasciai la lingua immersa tra le sue piccole labbra qualche secondo e poi la portai via sadicamente.
Esausta Olivia perse la testa; si sollevò leggermente con la schiena, mi prese per i capelli e mi spinse con forza la faccia in mezzo alle sue cosce. Non avevo più scelta, né scampo. Leccai con desiderio quel delizioso inferno, succhiando avidamente il nettare dimesso dalle sue labbra. Con la lingua mi spostai sul clitoride e lasciai la vulva ai massaggi delle mie dita. Dopo qualche leggera carezza esplorativa la penetrai dolcemente con il dito medio, ma trovandola completamente fradicia aggiunsi anche l’indice. Dopo qualche minuto di frenetica manipolazione sentii Olivia tremare, il suo respiro divenne affannoso, si aggrappò al mio braccio e infine arrivò dirompente un lungo gemito di piacere, Olivia era in paradiso ed io di nuovo bagnatissima.
Ci addormentammo nude e abbracciate. Intorno alle tre facemmo ancora l’amore, ma questa volta con molta più foga, anzi fu una vera e propria scopata, infine ci tuffammo di nuovo tra le braccia di Morfeo.
Mi risvegliai la mattina seguente con una sensazione di deliziosa leggerezza nella testa. Ancora frastornata delle inaspettate emozioni della notte, restai a guardare compiaciuta la sconcertante bellezza di Olivia, sdraiata nuda accanto a me. Mi concentrai su ogni possibile insignificante dettaglio di quel meraviglioso corpo e finii per innamorarmi perdutamente di una piccola inconfondibile voglia a forma di cuore situata dietro il lobo dell’orecchio destro. Era davvero assurdo: sul copro di Olivia anche le imperfezioni avevano forme eleganti.
Nell’attesa del suo risveglio, decisi di preparare il caffè e nel frattempo accesi il televisore per farmi compagnia. I miei movimenti erano meccanici e apatici come tutti i sabato mattina. Andai in bagno per lavarmi la faccia e di ritorno la caffettiera stava già borbottando. Presi le tazzine dalla credenza e, nell’attesa del risveglio di Olivia, mi ricordai della promessa che le avevo fatto. Cominciai a scrivere un messaggio alla mia amica Ada per chiederle se poteva aiutare Olivia, quando un viso incredibilmente famigliare fece capolino sullo schermo della TV; era la pubblicità di un profumo.
Non poteva essere vero. Forse semplicemente le somigliava tanto. Dopo qualche istante, però, il primissimo piano sul collo della modella, travolto dallo spruzzo del profumo, rivelò una piccola voglia di cuore dietro il lobo dell’orecchio destro. Non c’era alcun dubbio, quella ragazza era certamente Olivia. Avevo visto quella pubblicità decine di volte, eppure non l’avevo riconosciuta.
Una frenetica ricerca su internet svelò che Olivia era in realtà una affermata modella italo canadese con circa due milioni di follower su Instagram e addirittura una pagina su Wikipedia. Stando a quest’ultimo sito, peraltro, Olivia faceva anche l’attrice e di recente aveva recitato in una piccola miniserie girata da Netflix in Canada.
Ero sconcertata ed emozionata allo stesso tempo: avevo fatto sesso con una modella famosa.
Quella incredibile scoperta anticipò solo di un istante il risveglio di Olivia. Sentii chiamare il mio nome e andai da lei cercando di cancellare dal mio viso lo stupore della recente scoperta. L’abbracciai completamente destabilizzata dalle sensazioni che stavo provando e lei, ancora dormiente, si accoccolò dolcemente al mio seno. Dopo un paio di minuti di tenero silenzio con un filo di voce quasi impercettibile sussurrò “…oggi parto per Parigi, starò fuori una settimana, ma voglio rivederti…domenica, ci vediamo domenica, ok?”.
Non risposi nulla, sorrisi e basta. Una settimana sarebbe passata in fretta e in fondo, per le mie serate, avevo da recuperare una serie TV Canadese su Netflix.
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