Below her mouth - Zozzerie in bagno fuori concorso

di
genere
masturbazione

Il convegno a Venezia era stato una vera palla.
Se qualcuno ai vertici della mia azienda fosse a conoscenza della marea di stronzate che propinano a questi congressi, credo proprio non mi ci manderebbero più.
Del resto mi permette di viaggiare e soggiornare gratuitamente in alberghi fantastici, per cui la noia è un prezzo che sono disposta a pagare ben volentieri.

Arrivai in Hotel poco dopo le 20.00.
Mi accompagnò in camera - una junior suite - un ragazzo alto, moro, sulla ventina, molto carino. Gli lasciai una piccola mancia, anzi decisamente più alta del mio solito. Nel tragitto in ascensore mi aveva gentilmente donato la celestiale visione delle sue belle natiche sode; meritava di essere debitamente ricompensato.
Mollai tutto nel salotto antistante la camera da letto, tolsi immediatamente le mie Louboutin e andai di filato al telefono per ordinare qualcosa da mangiare; ero troppo stanca per uscire fuori a cena.
Solo mentre facevo l’ordinazione iniziai a guardarmi intorno.
La stanza era semplicemente deliziosa. L'arredamento era in tipico stile veneziano. Il letto era enorme e fiancheggiato da due comodini in legno con sopra lampade antiche. Di fronte c’erano due poltrone verdi molto eleganti e tra loro una cassettiera con sopra uno specchio intarsiato.
Sulla destra del letto una grande finestra, finemente arredata con tende in damascato, si affacciava direttamente su Canal Grande, mentre sulla sinistra c’era quella che immaginai essere la porta del bagno, a quel punto tutto da scoprire.

Chiusi il telefono con impazienza e, curiosa come una scimmia, mi lanciai di filato verso il bagno. Aprii la porta speranzosa di trovare un piccolo tesoro e quello che vidi mi lasciò letteralmente a bocca aperta. La stanza era immensa, i sanitari sembravano luccicanti, ma soprattutto al centro della stanza brillava per eleganza una antica vasca in stile parigino con piedi dorati, posizionata proprio sotto una grande finestra che dava sul cortile interno dell’Hotel.
Era di gran lunga l’albergo più bello in cui avevo mai messo piede.

Finito il giro di ispezione della camera, tirai fuori dal mio piccolo bagaglio l’essenziale per la notte, indossai una vestitino comodo con sotto solo le mutandine, poi mi buttai sul piccolo divanetto del salotto a cercare qualcosa da guardare in tv nell’attesa della cena. Per quasi quindici minuti girovagai senza meta nell’infinito elenco di Netflix, fin quando la mia attenzione fu calamitata da un titolo insolitamente intrigante: “Below her mouth”.
Le poche righe di presentazione descrivevano una trama a metà strada tra il drammatico e l’erotico, tutto al femminile; andava più che bene.

La cena non tardò ad arrivare e per pigrizia decisi di restare a mangiare appollaiata sul divano, con il piatto adagiato in equilibrio precario sulle gambe. Contrariamente alle mie aspettative il film si rivelò più spinto di quanto immaginassi e forse pensato per un pubblico di maschietti amanti del sesso saffico in stile “la vita di Adele”. Proseguendo, però, le personalità e turbamenti delle protagoniste iniziarono a prendere il sopravvento e prima che me ne accorgessi il piatto con la cena era finito sul pavimento e i miei occhi magicamente incollati alla TV.

Le due attrici erano dannatamente belle e pur non avendo mai avuto fantasie o esperienze di tipo saffico l’eccitazione iniziò a prendere il sopravvento su di me. Senza neanche accorgermene le mie mani scivolarono sotto il vestitino a solleticare dolcemente la mia passerina ormai un pochino umida.
Il formicolio che tormentava l’interno delle mie cosce, però, divenne molto in fretta fuoco dirompente, quando una vasca in stile parigino - molto simile a quella presente nel bagno dell’albergo - diventò la sensuale protagonista di un’erotica e tormentata scena di masturbazione.
L’equilibrio precario, gli spasmi provocati dal violento getto d’acqua sul clitoride, l’orgasmo, la lenta discesa verso l’apnea per cancellare ogni pensiero, il ritorno a respirare: quella scena fu una vera meraviglia cinematografica.

Nei minuti successivi continuai a guardare il film molto distrattamente. Certo, ero curiosa di vedere come sarebbe finita tra le due protagoniste, ma ormai un’idea balzana si stava facendo strada lentamente nella mia testa.
Neanche a dirlo, poco più tardi quella maledetta vasca tornò ad essere la sfacciata cornice di un’altra scena vietata ai deboli di cuore e per me fu il colpo di grazie.
Le mie mutandine passarono dal molto umide a completamente zuppe quasi all’istante. Schiacciai il tasto pausa del telecomando con spasmodica impazienza, mi alzai di scatto dal divanetto e inavvertitamente misi un piede nel piatto con la cena.
Per mia fortuna riuscii a non rovesciarlo, ma il piede era letteralmente inzaccherato di cibo.
Cercando di non sporcare ovunque zompettai di gran fretta su una gamba sola fino in bagno, accesi la luce e finalmente lasciai scendere il mio piede unto sul pavimento pregiato. Avevo fatto un casino, ma me ne infischiai; il mio piccolo capriccio erotico era lì davanti a me, avrei pulito dopo.

Dopo aver asciugato grossolanamente il piede, mi avvicinai alla vasca quasi con agitazione, dosai l’acqua ad una temperatura gradevole e ci tuffai dentro dei sali da bagno al profumo di gelsomino trovati su una mensola. Era tutto perfetto.
Il mio vestitino cadde giù a terra, letteralmente inseguito dalle mutandine, mentre inesorabile si fece viva quella inspiegabile inquietudine che mi prende ogni volta che sto per regalarmi piacere.
La voluminosa schiuma provocata dal sapone sovrastò in fretta i bordi della vasca e quando immersi il mio piede destro venne giù lievemente dai lati; con il sinistro traboccò copiosamente.
Mi immersi dolcemente in vasca, imitando quasi alla perfezione la protagonista del film. Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare per qualche istante dal meraviglioso tepore dell’acqua calda sul mio corpo.
Dopo qualche istante di innocente serenità, feci scivolare leggera una mano in mezzo alle mie cosce e lentamente infilai due dita dentro il mio sesso, provocandomi quel piacere che tanto avevo bramato davanti alla TV.
Travolta dagli eventi e dal desiderio, portai l’altra mano sul mio seno, accarezzandolo e punzecchiandolo; il mio gioco preferito era finalmente cominciato e la temperatura dell’acqua divenne in fretta ancora più incandescente.

Come sempre succede quando il desiderio prende il sopravvento su tutto il resto, le iniziali dolci carezze divennero rapidamente lussuriosa masturbazione. Le dita dentro la mia carne cominciarono una spasmodica ricerca del più lascivo piacere, che la mia voce a stento riuscì a reprimere.
Ero quasi pronta, stavo per esplodere, ma mancava ancora qualcosa.
Facendo violenza su me stessa fermai le mani e con esse la disperata corsa verso l’orgasmo. Presi fiato. Sollevai leggermente il tappo della vasca e lasciai scendere piano il livello dell’acqua.
Quando ormai c’era solo schiuma a coprire il mio corpo nudo, aprii il rubinetto al massimo della pressione, feci leva sulle mie braccia ai lati della vasca e portai entrambe le gambe verso l’esterno.
Nel film quella assurda posizione sembrava molto più semplice.

Nonostante i miei flaccidi muscoli, il desiderio di godere in quel modo apparentemente ridicolo mi donò una forza che non pensavo di avere. Feci leva su tutti e quattro gli arti, avvicinai lentamente la figa al violento scrosciare dell’acqua dal rubinetto, poi finalmente fui travolta.
La sensazione fu afrodisiaca, estenuante, meravigliosamente appagante. Sopraffatta da quel inaspettato insolito piacere, iniziai a tremare, ad ansimare per l’affanno, a godere impudentemente senza alcuna remora di essere sentita. L’acqua schizzò ovunque per qualche infinito istante poi finalmente un violento orgasmo esplose tra le mie cosce.
Le braccia cedettero di colpo e mi lasciai andare giù nella vasca, che stava tornando a riempirsi. Assaporai ogni istante di quel piacere con voluttuosa avidità mentre l’acqua continuò inflessibile a cadere con violenza sul mio corpo nudo, fino a sommergere anche il mio viso.
Ero finalmente in apnea anch’io, senza pensieri, in balia e coccolata dalla mia lussuria.
Le mie gambe rimasero appoggiate sul bordo della vasca, mentre i piedi trovarono un comodo appoggio sulla finestra che dava sul cortile dell’Hotel.
Se qualcuno degli ospiti dell’albergo li avesse visti lì, spiaccicati sulla finestra, avrebbe fatto fatica a capirci qualcosa; ad eccezione di chi conosce “Below her mouth”, per loro sarebbe stato tutto molto chiaro.

Fine
scritto il
2022-05-02
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