Un compleanno da sogno

di
genere
trio

Stavo rientrando a casa in metropolitana dopo una serata passata con gli amici per festeggiare il mio compleanno, quando la vibrazione del telefonino mi ridestò dal mio leggero sonnellino.
- Ehilà avvocato dove sei finito? È tutto il giorno che vengo a suonare al tuo campanello per farti gli auguri, ma non ci sei mai. Ho un regalino per te.
Il messaggio di Monique, la mia vicina, non mi sorprese affatto, lei ci tiene tanto ai compleanni e quando dimentico il suo ne fa quasi una questione di stato.
- Sto rientrando proprio ora. Ho fatto serata con gli amici in birreria. Dieci minuti e sono a casa.
- Quindi niente night club quest’anno?
Aggiunse un paio di faccine sorridenti, ma la domanda era tristemente seria. Non avrei proprio dovuto raccontarle della serata al night.
- E dai, basta con questa storia, lo sai che è stato un (piacevole) agguato dei miei amici. Comunque, se c’è un “regalino” per me e sei ancora sveglia, passo da te prima di rientrare.
- Ti aspetto!

Confesso che, dopo quei messaggi, accarezzai l’idea di concludere il compleanno con una bella notte di sesso. Il fidanzato di Monique fa spesso lunghi viaggi in giro per il mondo e lei, ogni tanto, si concede un po di lussurioso svago insieme a me, consapevole che non ci saranno spiacevoli ripercussioni.
Non appena arrivato al suo appartamento, però, capisco che il mio piano è destinato a fallire. Ad aprire la porta di casa, infatti, fu Enrica, la sua migliore amica.
Sebbene non molto alta e con un fisico leggermente formosetto, Enrica è una di quelle ragazze che non puoi fare a meno di notare per strada. Chiunque riesca a sollevare gli occhi dal suo opulento décolletée, infatti, resta letteralmente ipnotizzato dai suoi occhi verde bosco, dalle labbra carnose, dal suo piccolo nasino all’insù, per non parlare della deliziosa nuvola di lunghi e indomabili ricci color castano ramato.

Appena entrato in casa l’odore di caffè mi invase immediatamente le narici, risvegliandomi dal torpore dell’alcol. Enrica, dopo avermi dato due baci sulle guance per farmi gli auguri, mi fece strada lungo l’ingresso ed io, quasi involontariamente, finii per incollare i miei occhi al suo erotico sederozzo, lodando (per l’ennesima volta) l’inventore dei jeans attillati.
Non appena arrivati in soggiorno Monique mi venne incontro abbracciandomi con affetto, poi disse ad Enrica di versarmi un tazzone di caffè e sparì, dirigendosi verso la sua camera.
Quando ritornò, solo un minuto più tardi, aveva in mano un elegante pacchetto delle dimensioni di un piccolo libro. Monique mi invitò ad aprirlo immediatamente ed io mollai il caffè per obbedire, anche perché, dopo la solita cravatta ricevuta dai miei amici, riponevo in quella bella scatola ben più di un pizzico di fiduciosa curiosità.

Strappata con impazienza la carta mi ritrovai davanti un libricino di presentazione di un famoso centro benessere con all’interno, infilato a mo di segnalibro, un elegante coupon per dieci massaggi a mia scelta.
Prima ancora che potessi ringraziare, o anche solo sollevare lo sguardo, Monique mi travolse con il suo entusiasmo.
«L’altro giorno, quando ci siamo incrociati in balcone, hai parlato per quasi 20 minuti del tuo mal di schiena, così ho pensato potesse esserti utile un bel massaggio».
Sentire quelle parole mi rivelò, oserei dire drammaticamente, quanto sono noioso e vecchio alla soglia dei quaranta; ma sti cazzi, quel coupon era un regalo meraviglioso.
Ringraziai Monique con un grande bacio sulla sua guancia sinistra, precisando che era il più bel regalo ricevuto da moltissimi anni a questa parte, night club escluso, ovviamente.
Sia Monique che Enrica scoppiarono a ridere, lasciandomi pochi dubbi circa il fatto che la mia vicina avesse spiattellato all’amica la mia serata piccante dell’anno passato.

Monique iniziò a leggere ad alta voce il depliant del centro benessere, illustrandomi nel dettaglio ogni possibile tipologia di massaggio, infine aggiunse, quasi per caso, che naturalmente dovevo chiedere di Enrica, perché i suoi massaggi sono di gran lunga i migliori del centro.
Enrica arrossì leggermente per l’imbarazzo, tuttavia mi confermò che, se volevo, potevo chiedere espressamente di lei al momento della prenotazione.
A quel punto Monique, rivolgendosi all’amica, aggiunse risoluta.
«Certo che vuole, non è mica scemo! Magari potresti fargli provare quella piccola cosa che sai fare alla base del collo. Quando la fai a me, giuro mi si sciolgono le budella».
Le parole di Monique mi incuriosirono parecchio, ma naturalmente le dissi che non ce n’era bisogno, e che avrei aspettato paziente il mio massaggio in struttura.
Enrica, però, si offrì volentieri di farmi provare un piccolo assaggio come regalo di compleanno e, prima che io potessi rispondere, aveva piazzato un sgabello al centro della stanza, invitandomi a sedere e a liberarmi della maglietta.

Quando mi fui messo comodo, iniziò a solleticare la base del mio collo, chiedendomi di chiudere gli occhi e rilassarmi. Per un paio di minuti circa fece scivolare su e giù i suoi polpastrelli, infine iniziò pian piano ad affondare le dita nella mia carne, facendo roteare i pollici in un modo tanto innaturale quanto piacevole.
Travolto da una indescrivibile sensazione di estasi, un piccolo gemito di godimento usci fuori incontrollato dalla mia bocca, a confessare sfacciatamente la mia lasciva beatitudine. Mi sentivo letteralmente in balia delle sue mani, forse addirittura ipnotizzato.

Dopo circa tre o quattro minuti riuscii a riprendere parzialmente il controllo su me stesso e a riaprire gli occhi. Monique si era nel frattempo inginocchiata davanti a me e, non appena incrociai il suo sguardo, mi chiese immediatamente come stavano le mie budella.
Le risposi con un piccolo enorme sorriso, poi quasi per caso la mia attenzione venne attirata dallo specchio a figura intera posizionato alle sue spalle, nel quale potei ammirare, in tutto il suo erotico splendore, la celestiale visione di Enrica che manipolava con sapienza ed energia il mio povero collo.
Mentre ammiravo sbigottito, attraverso il riflesso, le sue mani danzare su di me, notai che la mia bella massaggiatrice aveva nel frattempo tolto la giacca della tuta ed indossava solamente una striminzita canotta bianca senza reggiseno. Da quel fottuto specchio riuscivo a vedere le sue enormi tette gravitare a soli a pochissimi centimetri dalla mia testa, la qual cosa mi provocò una inevitabile reazione nei pantaloni.

Leggermente in imbarazzo, tornai a chiudere gli occhi per non far trapelare la mia eccitazione, ma a quel punto Enrica, muovendo il collo per massaggiarlo, spinse la mia testa verso il suo seno, sfiorandolo delicatamente.
Ovviamente pensai si fosse trattato di una casualità, ma dopo poco la cosa si ripetè, ed anzi senza quasi che me ne accorgessi Enrica adagiò piano la mia testa proprio in mezzo alle sue grandi tette, iniziando a massaggiare con decisione le mie spalle, con alcune non rare digressioni verso il mio petto.
In balia degli eventi e della crescente eccitazione restai con gli occhi chiusi a farmi coccolare, fino a quando l’improvvisa aggiunta di altre due mani sul mio corpo mi portò inconsapevolmente a sgranare gli occhi. Le mani di Monique stavano risalendo lentamente dall’interno delle mie cosce e, quasi potessero ascoltare il mio inconscio, frenarono la loro risalita proprio sulla patta dei miei pantaloni, stropicciandola vigorosamente, con il chiaro intento di tormentare quanto c’era nascosto.
Enrica mollò definitivamente le spalle per dedicarsi in modo persistente al mio petto, dal quale spesso scivolava verso il basso, fino quasi ad incrociare le mani di Monique, che nel frattempo aveva iniziato a combattere con la cintura dei miei pantaloni.
A quel punto era tutto un pochino più chiaro, c’era ancora un regalo per me da scartare.

Con la mano destra diedi un piccolo aiuto a Monique con la cintura e, quando ormai aveva la situazione letteralmente in pugno, con entrambe le mie mani viaggiai alla disperata ricerca delle dannate sottilissime bretelle della canotta di Enrica, che già da qualche minuto avrei voluto strappare a morsi. Le tirai giù delicatamente, aspettando che fosse lei a sfilare via entrambe le braccia e a rivelare l’ennesimo dono per il mio compleanno.
Pur non essendo un fan sfegatato delle tette grandi, devo ammettere che le sue erano strepitosamente meravigliose. Rotonde, morbide, con al centro grandi areole rosa pallido, dominate da turgidi capezzoli rivolti all’insù. Da principio le accarezzai timoroso, ma quasi subito, travolto dal desiderio, persi ogni freno e diedi libero sfogo ad ogni possibile tortura che mi venne in mente.
Enrica assecondò la mia vorace passione, poi mi baciò, dall’alto della sua posizione. Ero scomodo, in equilibrio precario, ma le sue labbra avevano il sapore del miele. Le baciai con avidità, le morsi con ingordigia. Lei protestò un pochino, ma si concesse a me, docile, a tratti combattiva, dannatamente erotica.

Nel frattempo Monique, da molto più in basso, aveva iniziato a torturarmi; la sentivo avvicinarsi, baciarmi e poi fuggire via, lasciandomi addosso solo il tepore del suo profondo respiro che si infrangeva contro il mio cazzo.
La sua lingua, ogni tanto, si avvicinava lentamente, quasi timorosa, in realtà perfida. Mi donava una pornografica carezza, poi scappava via.
La odiai. Il mio pene svettava, duro, trepidante, bramoso, e lei giocava con me; non potevo fargliela passare liscia.
Mi separai malvolentieri dalle labbra di Enrica, per dare la caccia a quelle di Monique. Il nostro scontro fu tormentato e passionale come pochi.
Portai le mie mani all’estremità della sua maglietta e la sfilai via. Al reggiseno ci pensò da sola, disvelando le sue meravigliose tette color ebano: le più belle del mondo, piccole, sfacciatamente erotiche.
Tornai a baciarla, la toccai ovunque le mie mani potessero arrivare, avevo una gran voglia e lei di me.
Enrica nel frattempo prese posto in ginocchio accanto alla sua amica, con una mano iniziò ad accarezzare la mia solida asta, con l’altra si aggrappò alle treccine di Monique strappandola letteralmente via da me. Devono volersi tremendamente bene. Monique non consente a nessuno di toccare i suoi lunghissimi capelli. L’ho scoperto sulla mia pelle, durante la nostra prima notte di sesso. La penetravo da dietro e, come è giusto che sia, ho tentato di tirarle i capelli. Per poco non mi rimandava a casa. Abbiamo fatto un patto, posso schiaffeggiare fino a provocarle lividi, posso mordere fino a farle uscire sangue, ma i suoi capelli non posso proprio toccarli, ed è davvero l’unica cosa che non posso fare.

Enrica si impossessò avida delle labbra di Monique. Il loro bacio fu dolce e avvolgente. Riuscivo a vedere le loro lingue inseguirsi e cercarsi, combattere. Ad oggi resta di gran lunga la cosa più bella che abbia mai visto nella mia vita.
Quando riuscirono a mettere fine al loro erotico bisticcio, un sorriso dolce e complice spuntò sul volto di entrambe, poi finalmente si girarono verso di me.
Vederle avvicinarsi insieme, con le loro bocche, al mio svettante pisello mi fece letteralmente tremare per l’emozione.
Iniziarono docili, con delle lunghe e calde carezze delle loro lingue. Prima una, poi l’altra, infine finalmente insieme. Ogni tanto si scontravano e tornavano a bisticciare, ma questa volta, per mia fortuna, c’era il mio cazzo di mezzo.
Monique, con un pizzico di arrogante prepotenza, prese la mia asta tra le sue mani e finalmente la fece sua, divorandola. Saliva, scendeva, baciava, leccava. Per quasi un minuto lasciò la sua amica a guardare, letteralmente a bocca asciutta. Poi decise di condividere il suo tesoro. Le labbra carnose di Enrica si avvinghiarono alla mia carne. Erano calde, umide, morbide. Sentivo la sua lingua percuotere furibonda dall’interno, mentre di fuori la sua bocca stantuffava su e giù senza sosta.
Chiusi gli occhi travolto dal piacere; persi ogni contatto con la realtà.
Monique, incapace di stare a guardare, si diresse con la sua lingua verso il mio pallame, iniziando a molestarmi sadicamente. Ogni tanto spingeva la sua lingua un po più giù, per solleticare il più osceno e proibito degli orifizi, ma lo sgabello sul quale ero seduto le impedì di raggiungere il suo obiettivo.
Enrica nel frattempo aveva preso il pieno controllo su di me, o forse aveva perso del tutto il suo. Fagocitava ingorda e impaziente la mia solida carne in un turbinio di sali e scende che quasi mi tolse il respiro. Ero decisamente allo stremo, pronto ad esplodere dal piacere.

DRIIIIIN DRIIIINN DRIIIIIN
Un inaspettato squillo di telefonino catturò perfido l’attenzione di tutti, distraendoci da quel nostro lussurioso gioco a tre.
«Ragazze squilla uno dei nostri telefoni?»
Entrambe, per mia fortuna, ignorarono il telefono e le mie parole, e ricominciarono a deliziarmi.
DRIIIIIN DRIIIINN DRIIIIIN
DRIIIIIN DRIIIINN DRIIIIIN
DRIIIIIN DRIIIINN DRIIIIIN
«Ragazze siete sicure non sia uno dei Vostri?».
«Avvocato, in realtà credo proprio sia il tuo».

Apro gli occhi. Sul soffitto vedo l’ora riflessa dalla sveglia a laser sul mio comodino. Sono le 8.00.
Il telefono continua a suonare. Sono a casa mia. Il mio cazzo è ancora terribilmente duro, le mie mutande sono pasticciate.
Era un fottuto sogno.
Mi sollevo. Spengo la sveglia del telefonino. La testa mi scoppia.
Mi alzo con difficoltà e mi dirigo verso il bagno per quella che prevedo essere una pisciata molto complicata a causa del pisello ancora in tiro.
Una cravatta che non riconosco sullo schienale della sedia della mia scrivania cattura la mia attenzione. Poi lo vedo, un depliant di un centro massaggi con dentro infilato a mo di segnalibro un coupon per dieci massaggi.
Puttana la merda, non ricordo niente.
Devo proprio bere di meno.
scritto il
2022-09-04
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