Fallo di piede!

di
genere
feticismo

Quando le mie due più care amiche di università mi dissero che sarebbero passate da Milano nello stesso weekend, approfittai della straordinaria occasione e le invitai a pranzo a casa mia.
Arrivò per prima Anna, la più ribelle del nostro gruppo, mentre circa una mezz’ora dopo, con serafica calma, giunse anche Federica, bellissima e in ritardo come sempre. Nel corso degli anni il mio rapporto con entrambe ha superato tantissimi ostacoli e, sebbene ormai coltivato solo a distanza, è diventato sempre più confidenziale ed esplicito. Non di rado facciamo lunghe chiacchierate al telefono e, molto spesso, parliamo delle nostre più intime esperienze sessuali.
Anche durante il pranzo la conversazione virò quasi subito sul sesso e, complice qualche bicchiere di troppo, Anna ci raccontò del suo ultimo spasimante. Conosciuto grazie ad una nota app di incontri, all’inizio le era sembrato un ragazzo normalissimo, ma con il passare del tempo si era rivelato un tipo alquanto singolare. Dopo alcune settimane di frequentazione, infatti, le aveva confessato di avere una sfrenata e travolgente passione per i piedi.
Da principio Anna aveva giudicato la cosa come una esperienza nuova e divertente, ma con l’arrivo della pandemia la situazione era degenerata. Nell’impossibilità di vedersi di persona, infatti, avevano organizzato alcune videochiamate piccanti, ma sul più bello il tizio le aveva chiesto di inquadrare i piedi per raggiungere l’orgasmo e Anna si era ritrovata, nel culmine del divertimento, a vederlo contorcersi di piacere mentre lei apriva e chiudeva le dita dei piedi in webcam. Quel tragico epilogo si ripeté per ben cinque volte in tre settimane: decisamente troppe per continuare quella relazione.
Ovviamente io e Fede ridemmo per tutto il tempo del racconto, sfacciatamente incuranti del piccolo dramma della nostra amica. Una volta ritrovato un po di contegno, però, Anna mi chiese seriamente - in qualità di facente parte la categoria - come diavolo poteva essere che un uomo, apparentemente normale, potesse preferire i piedi ad un culo sodo o a grandi tette, come le sue.
Con non poca fatica provai a spiegarle che anche un piede può essere estremamente erotico e che anch’io, sebbene saldamente devoto al lato B, non resto del tutto indifferente rispetto ad un collo del piede elegante o a delle belle unghia laccate di rosso cremisi.
Durante tutta la mia faticosa spiegazione Federica restò insolitamente silenziosa. A dire il vero, nel momento in cui confessai il mio piccolo debole per i piedi, mi sembrò di notare un suo sguardo incuriosito, ma lì per lì non ci diedi importanza.
Finito il pranzo aprimmo la terza bottiglia di vino e, poiché sia io che Anna adoriamo il tennis, accendemmo la TV per seguire - molto distrattamente - la finale del tennista italiano a Wimbledon. Continuammo a bere e a chiacchierare ancora per una mezz’ora, poi di colpo Anna ebbe un forte capogiro a causa del vino e mi chiese di stendersi un pochino sul letto. L’accompagnai a riposare nella mia camera e quando tornai in soggiorno Federica era comodamente seduta sul mio divano a guardare la partita.
Mi sedetti al suo fianco cercando di non fissarle le gambe, accavallate in modo tanto innocente quanto destabilizzante, ma quasi subito lei ruppe il piccolo imbarazzante silenzio che si era creato confessandomi di non conoscere le regole del tennis. Un pizzico stupito, considerata la notorietà del gioco, iniziai con molta calma a sciorinare tutte le regole, ma Federica, seppure in ossequioso silenzio, non sembrava ascoltarmi affatto. Quando le chiesi se preferiva guardare altro la sua risposta fu secca e inaspettata.
- “Non mi hai mai detto della tua passione per i piedi…”
Quella frase mi lasciò interdetto per qualche istante; lei intuì il vantaggio e rincarò la dose.
- “…visto che a quanto pare sei un esperto, devo chiedertelo: come sono i miei piedi?”
Nel dire quelle parole sollevò entrambi i piedi fasciati nei suoi sandali color oro e li mise sulle mie gambe, fregandosene bellamente del suo elegante vestitino bianco, un tantino troppo corto per quella manovra.
- “Fede quanto hai bevuto?”
- “Te lo dico in cambio di un massaggio ai piedi!”
Non attese la mia risposta, anzi non finì neanche di pronunciare quelle parole. Semplicemente si chinò in avanti e iniziò a slacciare la piccola cinghia dei suoi sandali. Fece quella operazione lentamente, con calma, lasciando che io godessi appieno di quella visione, così naturale ed allo stesso tempo così erotica. Ripose i sandali a terra con molta cura, senza far rumore, poi sollevò la testa e mi guardò fisso negli occhi. Aveva lo sguardo di chi è cosciente di avere il completo potere degli eventi.
- “A quanto pare hai bevuto parecchio anche tu, sei un tantino rosso, sai?”
Sorrise divertita e il mio viso passò da quel “tantino rosso” al porpora deciso in un istante. Abbassai gli occhi tentando la fuga dai suoi, ma sotto di me le sue lunghissime gambe nude mi diedero il colpo di grazia. Travolto da quegli assurdi tre minuti, infatti, non avevo notato che Federica si era allungata comoda su di me, sbarrandomi fisicamente ogni possibile via di uscita. Ero letteralmente in trappola. Per mia fortuna, d’improvviso la telecronaca della partita divenne più accesa calamitando la sua attenzione. Ad uno dei tennisti era stato contestato un “fallo di piede”. Tentò per qualche istante di capirci qualcosa, ma poi rinunciò e tornò con i suoi meravigliosi occhi color ambra su di me.
- “Ok, questa voglio proprio saperla…che diavolo è un fallo di piede?”
Il tono della sua voce, tra il malizioso e il divertito, mi provocò una piccola risata. Pur se incerto della serietà della sua domanda, iniziai a spiegarle la regola ed al contempo, quasi inconsapevolmente, cominciai a massaggiarle i piedi, ormai inevitabilmente tra le mie mani. Iniziai dal piede sinistro; era incredibilmente morbido, quasi setoso. Le mie dita scivolarono leggere e decise dal tallone fin sulla punta. Le spiegai che la linea di fondo deve considerarsi anche nel suo prolungamento verticale, ma lei non mi ascoltava affatto. Anzi non appena i miei pollici affondarono energici nella pianta del suo piede per risalire verso le dita, la vidi abbandonarsi al piacere. Chiuse gli occhi, sorrise, poi emise un leggerissimo e lungo sibilo di estasi. Non riuscii a trattenermi.
- “…o santa miseria Fede, se stai per avere un orgasmo dimmelo!”
Rise di gusto della mia battuta, ma non appena si accorse che avevo rallentato la mia manipolazione mi redarguì severamente.
- “Scemo! Non fermarti!”
- “Sei sicura di poter reggere questa emozione?”
- “Sei davvero un cretino! Per punizione massaggi anche l’altro piede!”
Così dicendo liberò il piede sinistro dalla mia presa e mi porse delicatamente il destro. Ricominciai a massaggiare e lei chiuse nuovamente gli occhi, lasciandosi coccolare dalle mie mani. Provai a concentrarmi sulla partita - che per la cronaca dopo un bellissimo inizio stava girando molto male - ma mio malgrado i leggeri mugolii di Federica, uniti al suo piede sinistro pericolosamente vicino al mio pacco, mi provocarono una inesorabile erezione.
Da principio tentai, con accurata indifferenza, di allontanare pian piano il mio pisello barzotto dal suo piede. Tuttavia ogni qual volta avevo la sensazione di essere riuscito a mettermi in salvo, mi ritrovavo nuovamente la sua pianta del piede a qualche centimetro dal mio membro. Peraltro, quella faticosa manovra, fatta di piccole erotiche fughe, accelerò in maniera decisa la mia eccitazione e in meno di un minuto il processo di solidificazione del mio pene era bello che terminato.
Non c’era più nulla da fare; avevo una fottutissima erezione e il piede di Federica era spiaccicato sul mio pisello.
Nel panico più totale tentai l’ultima possibile via di fuga. Lasciai il piede destro di Federica sulla mia gamba, a debita distanza dal mio cazzo, e ripresi in mano il sinistro sollevandolo di qualche centimetro dai miei pantaloni.
A quel punto, però, accadde l’inaspettato!
Senza aprire gli occhi e/o dar alcun cenno di vita, Federica lasciò scendere innocentemente il suo piede destro lungo la mia gamba, incollandolo saldamente alla mia asta. Sussultai per la sorpresa, o forse per il piacere, e lei, evidentemente non paga, iniziò a solleticarlo scivolando su e giù sui miei pantaloni.
- “Fede…che diavolo stai facendo?”
- “…cosa c’è? Hai paura di non reggere l’emozione?”
Sorrise compiaciuta della sua battuta, poi finalmente aprì gli occhi, senza smettere di tastarmi.
- “…o porca miseria Fede…sono certo di non reggere questo tipo di emozione”
- “…mi dispiace per te!”
Pronunciate quelle parole liberò il suo piede sinistro dalla mia presa e con entrambi iniziò a stringere il mio cazzo, giocando maliziosamente con la mia erezione. Mi fissò negli occhi, con aria di sfida, mentre io ero chiaramente eccitato, sebbene ancora incerto se fuggire o godermela. Per mia fortuna non mi diede la possibilità di scegliere. Cominciò un vero e proprio massaggio ed io mi lasciai andare inesorabilmente. Per quanto fastidiosamente costretto nei miei pantaloni, i movimenti di Federica mi portarono velocemente su di giri e, dopo qualche istante, chiusi gli occhi travolto dal piacere. Lei continuò inflessibile, quasi diabolica, a seviziare il mio pene fin quando un piccolo gemito uscì incontrollato dalla mia bocca.
Un istante dopo quel mio piccolo fugace verso, non sentii più i piedi di Federica, mentre al loro posto arrivarono le sue mani a combattere con la cintura dei miei pantaloni. Aprii gli occhi per la sorpresa ed il suo viso era a due centimetri dal mio.
- “Maledizione Fede…cosa sta facendo?”
- “Sta zitto e solleva un pochino quel tuo culetto”.
Obbedii. Il mio pantalone e i boxer scesero quel tanto che bastò per tirar fuori tutta la mia alta e solida virilità. Federica mi diede un piccolissimo bacio a stampo sulle labbra, poi fuggi da me riprendendo la posizione di poco prima. I suoi piedi tornarono di filata sul mio pisello. Con la punta delle sue dita iniziò a giocare con la mia cappella umida. Ogni tanto spingeva il mio cazzo verso il basso per vederlo tornare su dritto di scatto, altre lo solleticava lentamente dalle palle sino alla punta. La sua intenzione era chiaramente quella di torturarmi, ed era dannatamente brava a farlo.
Dopo qualche minuto il mio pisello grondava di liquida eccitazione. Federica portò la pianta dei suoi piedi verso la mia cappella per raccogliere quel lubrificante naturale, poi diede inizio alla mia fine. Afferrò il mio cazzo tra i suoi piedi e cominciò a stringere, scivolare, solleticare e poi scivolare ancora. Resistetti a quella erotica masturbazione meno di un minuto, poi arrivo l’estasi, l’esplosione, tra i suoi piedi e sulla mia maglietta.
Un leggero e malizioso sorriso sul suo viso lasciò trapelare il suo orgoglioso compiacimento. Io invece ero semplicemente in paradiso. Continuò con i piedi ad accarezzare il mio pene fin quando un mio enorme sorriso le fece capire che poteva bastare, che poteva smettere di torturarmi, aveva vinto lei: game, set e partita.
Le asciugai i piedi come meglio potevo con la mia maglietta, poi li baciai per ringraziarli e perché avevo una dannata voglia di farlo. Neanche a dirlo anche questa volta fu lei a rompere l’imbarazzante silenzio nell’aria.
“Vado in bagno a ripulire questo casino che hai combinato sui miei piedi, poi vedo come sta Anna. Tu nel frattempo cambiati la maglietta che fa schifo!”.
Si alzò di scatto dirigendosi verso il bagno, ma io avevo ancora una risposta da darle.
- “Fedeeee”
- “Dimmi”
- “I tuoi piedi sono meravigliosamente bellissimi!”
- “Si, ti piacerebbe. Troppo facile ora. Avresti dovuto dirmelo prima del fallo di piede!”.

Fine
scritto il
2021-11-07
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