Marisa 4a

di
genere
tradimenti

La telefonata di Oreste era giunta quasi inaspettata. Come detto, fargli visita era diventata un'abitudine, ma quel giorno mi chiamò per dirmo di andare da lui a pomeriggio. Due volte mi chiamò, perché la prima volta ero in università e mia madre gli disse di chiamare verso l'ora di pranzo o dopo. Non c'erano ancora i cellulari, o meglio erano per pochissimi, chiamai Marisa, che fu entusiasta dell'invito e non avevo dubbi.
“Ci siamo stati pochi giorni fa e sembra che non lo vedi da mesi!” le dissi, mentre con la mia macchina andavamo da lui.
“Scemo! Fai sempre il geloso. Mi ha fatto piacere che ci cercasse: vuol dire che anche lui sta bene con noi!”
“Con te, vorrai dire!”
“Con noi, stupido!” chiosò baciandomi.
Oreste ci aspettava e Marisa lo salutò con il solito trasporto, ma lui la bloccò subito.
“Prima vorrei parlarvi di cose importanti.” disse.
Posò una bottiglia d'acqua sul tavolo, in cucina e 3 bicchieri. Ci sedemmo e lui saltò i preamboli, venendo subito al dunque,
“Quello che è successo l'altro giorno mi ha molto amareggiato.”
Io e Marisa ci guardammo, senza capire a cosa si riferisse; non avevamo avuto nessuno screzio, anzi, ci eravamo lasciati soddisfatti di aver coinvolto una quarta persona nel nostro sesso. Lui continuò.
“Mi riferisco al fatto che non abbiate potuto fermarvi, perché il padre di Marisa non ha dato il suo consenso. Per questo volevo proporvi una soluzione definitiva:”
Ancora una volta non capivamo e stavolta lui indugiava, posando lo sguardo ora su di me ed ora su di lei, con un sorriso buono sulle labbra. Infine si decise:
“Perché non vi sposate?”
La domanda ci spiazzò e ci turbò: sapeva benissimo che entrambi eravamo studenti e, quindi, senza un lavoro che ci potesse permettere una vita indipendente e le nostre famiglie non erano certo in grado di mantenerci, pagandoci anche l'affitto di casa. Fu Marisa a recitare questo triste rosario, mentre lui stava ad ascoltare.
“So benissimo qual è la vostra situazione. Ma, da tempo, pensavo di investire un po' di denaro nel mio sogno di ragazzo. Voglio aprire una mia attività, nell'edilizia: un collaboratore tecnico, diciamo un quasi ingegnere ed una responsabile amministrativa, prossima alla laurea o quasi, sarebbero i candidati ideali per cominciare. Gli operai non sono certo un problema...”
“Ma lo stipendio?” azzardai.
“Chi ha parlato di stipendio?”
Lessi sul volto di Marisa la stessa delusione che provavo anch'io.
“I soci dividono gli utili, non prendono stipendio.” continuò lui, lasciandoci a bocca aperta.
Fu Marisa, stavolta, a ribattere.
“Paparino, non abbiamo una lira. Figurati se possiamo investire.”
“Non ho problemi di soldi e non investirei che una minima parte dei miei risparmi. E siccome coi miei soldi ci faccio quel che voglio, li investo in questa società dove sarete soci alla pari. Diciamo che non è proprio gratis.”
“Sentiamo cosa dovremmo fare!” sollecitò Marisa.
“Presto detto! Siccome sono stanco di essere solo e siccome vi voglio bene come a dei figli, vorrei che veniste ad abitare qui. Questa casa, voi lo sapete, è enorme. Non sarete costretti a stare sempre con me, ma potrete vivere in un'ala attrezzata di tutto. Staremmo insieme solo quando lo vogliamo tutti. Cosa ne pensate?”
Io e Marisa scambiammo uno sguardo. Poi parlai io per entrambi.
“Devi darci il tempo di pensare. È una proposta molto generosa, ma abbiamo bisogno di qualche giorno per rifletterci insieme.”
“Naturalmente! Voglio solo dirvi che a me farebbe davvero piacere. E non solo per il fatto di poter scopare Marisa in qualsiasi momento, ma perché vi voglio bene davvero.”

“Tu che ne pensi?” chiesi a Marisa, mentre camminavamo senza meta per le vie del paese.
Lei capii subito a cosa mi riferivo.
“Fosse per me, lo farei subito! Ti amo e sono sicura che sei l'uomo giusto per me. E non credo ce ne siano tanti.”
“In che senso?”
“Non mi hai chiesto nulla, dopo la sera con Cesare. Mi è piaciuto da morire: non parlo di sensazioni fisiche. Quelle, credo me le sappia regalare solo paparino. Cesare ha un cazzo normale, che usa normalmente. Ma spogliarmi davanti a lui, sentirlo entrare dentro di me mi ha provocato una sensazione bellissima di eccitazione, quasi di potere. Mi sono sentita troia, felice di esserlo e di poterlo essere con il mio uomo accanto. Ecco perché sono convinta che sei l'uomo giusto. Ma è anche il motivo per cui devi essere tu a decidere,”
Ristetti alcuni istanti, in silenzio, a riflettere sulle sue parole, senza che lei mi incalzasse. Riflettevo e mi eccitavo. Lei troia ed io cornuto: che fantastica alchimia.
Tornammo a casa, quasi senza aver più detto una parola, ma respiravamo un'aria di serenità. Non c'era nessuno, oltre noi, in casa sua. L'abbracciai e la baciai.
“Quanti cazzi vuoi provare?” le chiesi.
“Tutti quelli che mi permetterai!” fu la sua risposta.
Sentii una scarica di eccitazione che, partendo dalla testa, attraversò tutto il corpo, per trasformarsi in una poderosa erezione. Quasi le strappai i jeans da dosso, le scostai di lato gli slip e la presi lì dove eravamo, in cucina, facendola sedere sul tavolo. La scopai furiosamente, sia in fica che in culo: pensavo di venire dopo pochi istanti, invece continuai a fotterla a lungo, con le sue braccia intorno al collo ed i suoi gemiti che mi lambivano le orecchie, alternandosi ai suoi incitamenti ad andare ancora più a fondo, come se mi fosse possibile. Le venni dentro e continuai a godere ancora a lungo; poi, spossato, mi abbandonai tra le sue braccia, ad ascoltare il suo respiro, ancora pesante.
“Marisa, mi vuoi sposare?”
“Prometto di esserti infedele sempre. E di amarti e cornificarti ogni giorno della mia vita!”

I nostri genitori non la presero bene: avrebbero voluto che finissimo prima l'università. Provarono prima a farci ragionare, poi la misero sul piano del ricatto, convinti di doverci sostenere per le spese e di doverci ospitare. Restarono di sasso, quando dicemmo di aver già trovato casa e lavoro.
Furono mesi intensi, per costituire la società e per preparare il matrimonio, ma la sera avevamo sempre voglia di scopare. E Oreste con noi.
Fu uno dei nostri testimoni di nozze e, come regalo, volle intestarci la casa dove tutti e 3 avremmo vissuto, mantenendone solo l'usufrutto.
Perché scrivo queste cose: perché oggi sono 40 anni, da quel giorno: 40 anni di corna e di piacere.
40 anni e 3 figli, anche se uno è sicuramente figlio di Oreste, perché gli somiglia come una goccia d'acqua. Come dice Marisa, lo avevamo messo in conto che potesse succedere. Ora sono loro a portare avanti la ditta, diventata sempre più grande. Paparino vive ancora con noi, accudito da Marisa con tutto l'amore possibile. Continuiamo a conoscere nuovi cazzi, sempre più giovani: Marisa dice che lo farà fino a che ci sarà qualcuno che vorrà scoparla. E, visto che si mantiene bene, credo che resterà in attività ancora a lungo.
Viva le troie, viva le corna!
di
scritto il
2022-01-04
4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.