Le bollenti lettere di Jacopo Oldani Cucchi 2
di
Troy2a
genere
tradimenti
Londra, dalla residenza dell’Ambasciata del Regno d’Italia, dicembre 1908
Mia amata,
ho ricevuto la tua lettera ed, insieme ad essa, anche l’atto che il signor notaio ha ritenuto opportuno redigere. Come ringraziarti della tua fedeltà, così difficile da mantenere in circostanze inusuali quali quelle in cui ci troviamo? Ma io ne ero già certo.
Non sono riuscito a restare indifferente al tuo racconto e ti confesso di essermi toccato, mentre leggevo. I miei ospiti albionici lo chiamano self erotism.
Non finirò mai di ringraziare mio cugino, per avermi permesso di vivere, suo tramite, sensazioni così sconvolgenti ed averle fatte vivere anche a te.
Ti confesso che di quanto accaduto, anche don Vito ha provveduto ad informarmi, giacché non richiesto. Ed anche lui ha letteralmente osannato le tue doti di fedeltà, devozione ed obbedienza. Continua così, ti prego! Ed al proposito ti informo anche del mio volere. Mi raccontasti, nella lettera, dell’imprevisto non voluto che avvenne. Hai ben ragione: cosa di pochissimo conto, al punto che preferisco che i testimoni continuino ad esserci, anche a rischio che quanto dettomi possa ancora succedere, piuttosto che altri possano pensare che gli atti che consumi con mio cugino, giusta la mia procura, si stiano trasformando in una tresca tra di voi.
Continua a scrivermi tutto, ti prego. Io spero di poterti soddisfare ancora, tramite mio cugino, come la prima notte.
Tuo Jacopo
Borca, gennaio 1909
Amatissimo Jacopo,
la tua lettera mi ha scaldato il cuore. Sono contenta che tu apprezzi il mio comportamento e sono contenta di come ti comporti nelle notti, per il tramite di tuo cugino. Egli, ormai, vuole farlo tutti i giorni, perché, dice, lo vuoi tu. Come mi hai chiesto io ci credo e non ho motivo di dubitare perché la passione che mette cresce, invece di diminuire, segno che sei tu ed il tuo amore a possedermi. Continuiamo a vederci alla presenza dei testimoni che purtroppo non riescono a trovare un punto di osservazione idoneo, lontano dal letto. Così continua a capitare quanto successo la prima notte. Ma ho trovato il modo di non rimanere tutta insozzata. Riconosco, ormai, quando loro non riescono più a trattenersi e, invece, di aspettare che mi eiaculino sul viso e sul petto, apro la bocca e cerco di ingoiare tutto. Così riesco a mantenermi pulita, non sentendomi tutta appiccicosa e posso continuare a far l’amore con te, sempre tramite tuo cugino fino a che lui ne ha voglia. Sei contento di questo? Spero tanto di sì, perché, ancora una volta, lo faccio per piacerti sempre di più.
Ora ascolta questa novità.
Eravamo a letto, giusto ieri sera e mi apprestavo a soddisfare, come sempre, le tue voglie. E come sempre avevamo cominciato. Aveva voluto che glielo prendessi in bocca e lo succhiassi fino a che non fosse diventato duro come pietra (dice che sono eccezionale in questo), poi mi aveva fatto stendere sul letto e mi aveva penetrata (sei riuscito da lontano a sentire il piacere che mi ha costretto ad urlare il tuo nome?). D’improvviso, si era, però, fermato, tirandosi fuori. L’ho guardato, incredula che tutto fosse già finito, lui che non è mai stanco. Ma mi ha guardato (e giuro che erano i tuoi occhi), mi ha sollevato per le braccia e mi ha fatto scendere dal letto. Quindi ha voluto che mi piegassi, poggiando le mani sul talamo: ho capito che volevi sodomizzarmi e che eri proprio tu a volerlo. Così pure l’hanno capito i testimoni, ragion per cui don Vito ha chiesto di aspettare un attimo. Ha chiamato mia madre, perché voleva che potesse vedere a quale grado di obbedienza potessi arrivare ed essere, così, soddisfatta della propria figlia. Per entrare, è naturale, mia madre dovette denudarsi (ed immagino quale pena per lei così pudica). Sentivo i loro occhi su di me, quando iniziasti a premere per entrare, procurandomi un dolore inaudito. Ciò non di meno, mi sono predisposta ad accoglierti nel mio intestino, sentendolo dovere di moglie devota e, ad essere onesta, riconoscerò che, dopo qualche tempo, cominciò a piacermi davvero. Sai usare di me ogni anfratto in maniera sublime ed hai trovato in tuo cugino la persona ideale per farlo a titolo tuo. Erano tutti così entusiasti del mio comportamento, che festeggiavano tra loro. Figurati che, in un eccesso, forse, di entusiasmo, mia madre finì schiacciata tra don Vito e compare Mario, che involontariamente la penetrarono, uno davanti ed uno da dietro. Fortuna che siamo ormai consapevoli che questo può succedere e che non vi è nulla di riprovevole. Ti dirò di più: don Vito sostiene che siano tutte architetture della nostra società, che tu, con la tua procura ardita, stai scardinando. Tutti lo riconoscono: sei un Grandissimo; ed io capisco che vogliono dire uomo.
Ora è arrivato tuo cugino e mentre ancora scrivo mi ha presentato il suo/tuo fallo alla bocca. Cesso, quindi, di scrivere perché so che preferite faccia ciò che sto per fare.
Con amore,
Silvia
Londra, dalla residenza dell’Ambasciata del Regno d’Italia, febbraio 1909
Amatissima Silvia,
leggo le tue lettere, ormai, quando sono solo a casa la sera. Mi è impossibile farlo nel mio ufficio e mantenere la freddezza necessaria a che nessuno si avveda della mia eccitazione. Così pure sono costretto a scrivervi dopo essermi procurato piacere ed aver ripreso un minimo di lucidità.
Che grande soddisfazione mi hai procurato raccontandomi come hai consentito che ti sodomizzassi, a mezzo di mio cugino. Sono contento che ti piaccia perché voglio che lo rifacciamo spesso, ora attraverso lui, e poi, non appena mi sarà possibile, di persona.
Ringrazia quella santa donna di tua madre, che ha dovuto subire l’involontaria penetrazione e dille che ha tutta la mia riconoscenza, che potrà solo accrescersi, qualora dovesse l’accaduto ripetersi suo malgrado.
Ho ricevuto, quasi simultaneamente alla tua, la lettera scrittami congiuntamente da don Vito e mio cugino e ti sono sinceramente grato per come stai curando la mia e tua reputazione. Mi racconta don Vito che ha addirittura decantato le tue buone doti durante l’omelia della messa (di questo non mi hai detto niente, ma è un eccesso di modestia). Mi dice anche che vuole ammodernare le abitudini del nostro paese e che ti vuole paladina di questa sua battaglia. Mio cugino è d’accordo ed anch’io naturalmente. Non so bene cosa abbiano in mente, ma mi fido di loro e ti chiedo di obbedire ciecamente. D’altro canto come potremmo mai dubitare di persone che così mirabilmente si sono messe a nostra disposizione perché sentissimo il meno possibile la lontananza, sia spiritualmente che carnalmente.
Quanto vorrei vivere il presente lì con te, ma davvero ti ringrazio di donarmi la stima ed il rispetto dei miei concittadini giorno dopo giorno.
Attendo trepidante la tua prossima, mentre continuerò a rileggere la precedente e, lo so già, a procurarmi piacere vivendo mentalmente i tuoi amplessi.
Ti amo,
Jacopo
Mia amata,
ho ricevuto la tua lettera ed, insieme ad essa, anche l’atto che il signor notaio ha ritenuto opportuno redigere. Come ringraziarti della tua fedeltà, così difficile da mantenere in circostanze inusuali quali quelle in cui ci troviamo? Ma io ne ero già certo.
Non sono riuscito a restare indifferente al tuo racconto e ti confesso di essermi toccato, mentre leggevo. I miei ospiti albionici lo chiamano self erotism.
Non finirò mai di ringraziare mio cugino, per avermi permesso di vivere, suo tramite, sensazioni così sconvolgenti ed averle fatte vivere anche a te.
Ti confesso che di quanto accaduto, anche don Vito ha provveduto ad informarmi, giacché non richiesto. Ed anche lui ha letteralmente osannato le tue doti di fedeltà, devozione ed obbedienza. Continua così, ti prego! Ed al proposito ti informo anche del mio volere. Mi raccontasti, nella lettera, dell’imprevisto non voluto che avvenne. Hai ben ragione: cosa di pochissimo conto, al punto che preferisco che i testimoni continuino ad esserci, anche a rischio che quanto dettomi possa ancora succedere, piuttosto che altri possano pensare che gli atti che consumi con mio cugino, giusta la mia procura, si stiano trasformando in una tresca tra di voi.
Continua a scrivermi tutto, ti prego. Io spero di poterti soddisfare ancora, tramite mio cugino, come la prima notte.
Tuo Jacopo
Borca, gennaio 1909
Amatissimo Jacopo,
la tua lettera mi ha scaldato il cuore. Sono contenta che tu apprezzi il mio comportamento e sono contenta di come ti comporti nelle notti, per il tramite di tuo cugino. Egli, ormai, vuole farlo tutti i giorni, perché, dice, lo vuoi tu. Come mi hai chiesto io ci credo e non ho motivo di dubitare perché la passione che mette cresce, invece di diminuire, segno che sei tu ed il tuo amore a possedermi. Continuiamo a vederci alla presenza dei testimoni che purtroppo non riescono a trovare un punto di osservazione idoneo, lontano dal letto. Così continua a capitare quanto successo la prima notte. Ma ho trovato il modo di non rimanere tutta insozzata. Riconosco, ormai, quando loro non riescono più a trattenersi e, invece, di aspettare che mi eiaculino sul viso e sul petto, apro la bocca e cerco di ingoiare tutto. Così riesco a mantenermi pulita, non sentendomi tutta appiccicosa e posso continuare a far l’amore con te, sempre tramite tuo cugino fino a che lui ne ha voglia. Sei contento di questo? Spero tanto di sì, perché, ancora una volta, lo faccio per piacerti sempre di più.
Ora ascolta questa novità.
Eravamo a letto, giusto ieri sera e mi apprestavo a soddisfare, come sempre, le tue voglie. E come sempre avevamo cominciato. Aveva voluto che glielo prendessi in bocca e lo succhiassi fino a che non fosse diventato duro come pietra (dice che sono eccezionale in questo), poi mi aveva fatto stendere sul letto e mi aveva penetrata (sei riuscito da lontano a sentire il piacere che mi ha costretto ad urlare il tuo nome?). D’improvviso, si era, però, fermato, tirandosi fuori. L’ho guardato, incredula che tutto fosse già finito, lui che non è mai stanco. Ma mi ha guardato (e giuro che erano i tuoi occhi), mi ha sollevato per le braccia e mi ha fatto scendere dal letto. Quindi ha voluto che mi piegassi, poggiando le mani sul talamo: ho capito che volevi sodomizzarmi e che eri proprio tu a volerlo. Così pure l’hanno capito i testimoni, ragion per cui don Vito ha chiesto di aspettare un attimo. Ha chiamato mia madre, perché voleva che potesse vedere a quale grado di obbedienza potessi arrivare ed essere, così, soddisfatta della propria figlia. Per entrare, è naturale, mia madre dovette denudarsi (ed immagino quale pena per lei così pudica). Sentivo i loro occhi su di me, quando iniziasti a premere per entrare, procurandomi un dolore inaudito. Ciò non di meno, mi sono predisposta ad accoglierti nel mio intestino, sentendolo dovere di moglie devota e, ad essere onesta, riconoscerò che, dopo qualche tempo, cominciò a piacermi davvero. Sai usare di me ogni anfratto in maniera sublime ed hai trovato in tuo cugino la persona ideale per farlo a titolo tuo. Erano tutti così entusiasti del mio comportamento, che festeggiavano tra loro. Figurati che, in un eccesso, forse, di entusiasmo, mia madre finì schiacciata tra don Vito e compare Mario, che involontariamente la penetrarono, uno davanti ed uno da dietro. Fortuna che siamo ormai consapevoli che questo può succedere e che non vi è nulla di riprovevole. Ti dirò di più: don Vito sostiene che siano tutte architetture della nostra società, che tu, con la tua procura ardita, stai scardinando. Tutti lo riconoscono: sei un Grandissimo; ed io capisco che vogliono dire uomo.
Ora è arrivato tuo cugino e mentre ancora scrivo mi ha presentato il suo/tuo fallo alla bocca. Cesso, quindi, di scrivere perché so che preferite faccia ciò che sto per fare.
Con amore,
Silvia
Londra, dalla residenza dell’Ambasciata del Regno d’Italia, febbraio 1909
Amatissima Silvia,
leggo le tue lettere, ormai, quando sono solo a casa la sera. Mi è impossibile farlo nel mio ufficio e mantenere la freddezza necessaria a che nessuno si avveda della mia eccitazione. Così pure sono costretto a scrivervi dopo essermi procurato piacere ed aver ripreso un minimo di lucidità.
Che grande soddisfazione mi hai procurato raccontandomi come hai consentito che ti sodomizzassi, a mezzo di mio cugino. Sono contento che ti piaccia perché voglio che lo rifacciamo spesso, ora attraverso lui, e poi, non appena mi sarà possibile, di persona.
Ringrazia quella santa donna di tua madre, che ha dovuto subire l’involontaria penetrazione e dille che ha tutta la mia riconoscenza, che potrà solo accrescersi, qualora dovesse l’accaduto ripetersi suo malgrado.
Ho ricevuto, quasi simultaneamente alla tua, la lettera scrittami congiuntamente da don Vito e mio cugino e ti sono sinceramente grato per come stai curando la mia e tua reputazione. Mi racconta don Vito che ha addirittura decantato le tue buone doti durante l’omelia della messa (di questo non mi hai detto niente, ma è un eccesso di modestia). Mi dice anche che vuole ammodernare le abitudini del nostro paese e che ti vuole paladina di questa sua battaglia. Mio cugino è d’accordo ed anch’io naturalmente. Non so bene cosa abbiano in mente, ma mi fido di loro e ti chiedo di obbedire ciecamente. D’altro canto come potremmo mai dubitare di persone che così mirabilmente si sono messe a nostra disposizione perché sentissimo il meno possibile la lontananza, sia spiritualmente che carnalmente.
Quanto vorrei vivere il presente lì con te, ma davvero ti ringrazio di donarmi la stima ed il rispetto dei miei concittadini giorno dopo giorno.
Attendo trepidante la tua prossima, mentre continuerò a rileggere la precedente e, lo so già, a procurarmi piacere vivendo mentalmente i tuoi amplessi.
Ti amo,
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