Io, Chiara e gli sbirri
di
jnik
genere
comici
Di come sia iniziata relazione tra me e Chiara, ed anticipato quale fu l'epilogo, ne ho già parlato nel racconto precedente.
La nostra storia è durata poco più di quattro mesi.
Quattro mesi fatti di alti e bassi in una continua estenuante alternanza di parole e silenzi, risate e lacrime, affinità ed incomprensioni.
Come Chiara aveva previsto fin da subito, sarebbe stato, ed in effetti fu, un casino.
Io forse da principio non le volevo credere, lei mi piaceva troppo e desideravo che funzionasse o almeno volevo provarci ad ogni costo a farla funzionare, ma in breve me ne resi conto anch'io ed avevo capito anche che di quel casino entrambi non riuscivamo a fare a meno.
Ciascuno aveva gettato subito tutto se stesso nell'anima dell'altro senza pensarci un istante, senza prima chiedersi se fosse giusto o sbagliato invadere in quel modo brutale il cuore altrui.
A tenerci uniti era proprio tutto ciò che ci divideva e che per assurdo sembrava completare l'esistenza reciproca. Ma era un'unione logorante, come se queste due metà troppo diverse combaciassero così perfettamente da creare un attrito continuo.
Entrambi sapevamo però che ad impedirci di chiudere era anche l'incredibile intesa sessuale che fin da subito avevamo scoperto.
Non era il piacere del sesso fine a se stesso, e nemmeno la ricerca del piacere dell'altro, ma la facilità con cui raggiungevamo un sublime piacere comune.
Indipendentemente da cosa facessimo era quasi sempre come ascoltare un'orchestra impeccabilmente intonata e ritmicamente perfetta, ed anche quando sembrava esserci un accordo stonato, eravamo capaci di riportare la melodia alla giusta armonia.
Come accadde una sera di metà ottobre, quando ci frequentavamo già da più di un mese.
Per quanto fosse solare ed espansiva, con una nutrita compagnia di amici che ho conosciuto solo marginalmente, Chiara non voleva quasi mai che stessimo insieme in mezzo alla gente e per sua scelta raramente ci incontravamo in un locale o facevamo una passeggiata, fin tanto che lo serate lo permettevano.
Il più delle volte lei veniva nel mio appartamento, tranne quando per far sembrare che quasi le dispiacesse mi apostrofava dicendomi che "Va sempre a finire che poi non facciamo niente, iniziamo subito a scopare e scopiamo per tutta la notte come l'ultima volta!".
In questi casi sceglievamo un posto tranquillo dove parcheggiare e restando in macchina ascoltare musica, parlare, ridere, spessissimo litigare e...scopare per la restante metà della notte soltanto in posizioni molto più scomode di quelle che offriva il mio appartamento.
Quella sera era una di queste ed avevo deciso di fermarmi nello spiazzo sul retro di un capannone antistante una piccola darsena piuttosto isolata.
Davanti a noi solo barche e stelle.
Eravamo entrambi di ottimo umore, era una delle nostre giornate buone. Chiara stava facendo programmi per un weekend da trascorrere assieme che non trascorremmo mai, lei avrebbe cambiato idea nei giorni successivi, come aveva già fatto ogni volta, indipendentemente da chi proponesse qualcosa che facesse somigliare la nostra storia ad un normale rapporto tra due persone che vogliono conoscersi.
Sembrava quasi ci provasse gusto a fare e disfare, ad imporre per ultima la sua parola, pur sapendo che ovviamente io me la sarei presa e che l'avrei mandata a fanculo e che inevitabilmente avremmo litigato. Entrambi sapevamo però perfettamente che tanto più furiosa sarebbe stata la litigata, altrettanto selvaggio ed intenso sarebbe stato il sesso consumato per siglare la pace.
Un infinito circolo vizioso.
Mentre ragionavamo su qualche meta da visitare, senza dire niente mi allungai verso di lei ed iniziai a baciarla con passione.
Le piaceva essere presa alla sprovvista, le piaceva che anziché esprimerle a sguardi o a parole il mio affetto o il mio desiderio lo facessi in silenzio con un abbraccio, una carezza, una palpata o con la lingua.
In un attimo feci volare le sue maglie ed il reggiseno sul sedile posteriore e mi lanciai su quel seno che amavo alla follia.
Iniziai a leccare e succhiare, mordicchiarle i capezzoli sapendo come farla lentamente impazzire.
Adoravo il suo sapore, quella delicata sapidità che potevo gustare quando riprendevo fiato per poi rituffarmi sull'ombelico, salire quindi ancora con la lingua, baciarle il collo e scendere di nuovo, bramoso di ritrovarmi con una tetta in una mano e l'altra tenerla tutta intera nella bocca, per poi...
Ad interrompermi fu il rumore di una macchina, ed una luce piuttosto forte che arrivava fin dentro l'abitacolo, quindi un riflesso blu.
Mi stacco da lei, mi volto e nonostante avessi una fastidiosa luce bianca praticamente in piena faccia, intravedo la "gazzella".
"Ma porca merda, i caramba!" esclamo.
Faccio uno scatto e recupero la felpa che passo a Chiara, lei se la infila sul torso nudo, mentre inizia a ridere per la situazione assurda. Io invece non rido affatto, sono un po' agitato.
Dallo specchietto retrovisore vedo un carabiniere scendere dalla macchina. Apro la portiera e scendo anch'io.
"Buonasera..."
"Buonasera" mi risponde facendo un accenno di saluto militare "va tutto bene?"
"Sì, noi stavamo... ...chiaccherando." sentendomi, Chiara in macchina se la ride di gusto "C'è qualche problema?"
"Nessun problema. Gentilmente può fornirmi patente e libretto?" quindi avvicinandosi ancora si china leggermente in avanti, guarda dentro la macchina, ed aggiunge "Anche un documento della signorina, per cortesia."
"Sì, certo."
Risalgo a bordo, prendo la patente dal portafogli ed il libretto dal vano porta oggetti e dico a Chiara di darmi un documento.
"Va bene la patente?" mi chiede con un tono di voce abbastanza forte perché la possa sentire anche da fuori il carabiniere.
"Sì, è perfetto!" risponde lui.
Consegno i documenti e vengo invitato ad aspettare in macchina.
Chiudo la portiera, ora sono un po' più tranquillo ed indico con un cenno a Chiara il reggiseno che penzola sullo schienale del sedile posteriore facendole notare che lo sbirro non può non averlo visto.
Ridiamo come due cretini.
Recupero il reggiseno, glielo passo ma non se lo mette, lo infila nella borsa.
Quindi inaspettatamente mi tocca il pacco.
"Ce l'hai duro!" esclama scoppiando in un'altra risata "Lo sapevo che eri ancora eccitato, ce l'hai duroooo!" e ride ancora più di gusto, massaggiandomi l'uccello.
Io rido di nascoso per non darle soddisfazione e le dico di starsene buona.
Per tutta risposta, lei mi leva le mani dal cazzo e si solleva la maglia e mostrandomi il seno e con fare canzonatorio aggiunge "Guarda cosa ti sei perso!".
"E tu guarda che ora torna..." le dico guardando nello specchietto, per distogliere lo sguardo da quella meraviglia.
"Vuoi che mostro le tette anche a lui?" mi dice con un tono mezzo di sfida e mezzo di presa per il culo mentre abbassa la felpa mostrandomi la lingua.
Il carabiniere si avvicina, scendo e mi restituisce i documenti.
"La prossima volta magari cercate un altro posto per...chiaccherare," mi dice complice "lungo questi pontili hanno fatto dei furti nelle scorse settimane ed ogni tanto facciamo un giro anche di qua."
Saluto, ringrazio e salgo in macchina.
Aspetto, ma la pattuglia non se ne va, evidentemente vogliono assicurarsi che ce ne andiamo da lì.
"Che facciamo Chiara, dove andiamo?" le chiedo.
"Dove vuoi, ma andiamoci in fretta...sono un lago, ho una voglia incredibile, ti voglio subito!"
Metto in moto e parto.
Nessuno dei due parla, non serve. Mi vuoi, ti voglio è questo che gli ormoni si stanno dicendo in quel nostro assoluto silenzio.
Chiara alza il volume della radio e mi accarezza delicatamente il pisello ancora mezzo duro.
Accelero, so già dove andare.
Niente barche e stelle, ma anche quella sera il nostro 'concerto' è stato fantastico, impeccabilmente intonato, ritmicamente perfetto.
La nostra storia è durata poco più di quattro mesi.
Quattro mesi fatti di alti e bassi in una continua estenuante alternanza di parole e silenzi, risate e lacrime, affinità ed incomprensioni.
Come Chiara aveva previsto fin da subito, sarebbe stato, ed in effetti fu, un casino.
Io forse da principio non le volevo credere, lei mi piaceva troppo e desideravo che funzionasse o almeno volevo provarci ad ogni costo a farla funzionare, ma in breve me ne resi conto anch'io ed avevo capito anche che di quel casino entrambi non riuscivamo a fare a meno.
Ciascuno aveva gettato subito tutto se stesso nell'anima dell'altro senza pensarci un istante, senza prima chiedersi se fosse giusto o sbagliato invadere in quel modo brutale il cuore altrui.
A tenerci uniti era proprio tutto ciò che ci divideva e che per assurdo sembrava completare l'esistenza reciproca. Ma era un'unione logorante, come se queste due metà troppo diverse combaciassero così perfettamente da creare un attrito continuo.
Entrambi sapevamo però che ad impedirci di chiudere era anche l'incredibile intesa sessuale che fin da subito avevamo scoperto.
Non era il piacere del sesso fine a se stesso, e nemmeno la ricerca del piacere dell'altro, ma la facilità con cui raggiungevamo un sublime piacere comune.
Indipendentemente da cosa facessimo era quasi sempre come ascoltare un'orchestra impeccabilmente intonata e ritmicamente perfetta, ed anche quando sembrava esserci un accordo stonato, eravamo capaci di riportare la melodia alla giusta armonia.
Come accadde una sera di metà ottobre, quando ci frequentavamo già da più di un mese.
Per quanto fosse solare ed espansiva, con una nutrita compagnia di amici che ho conosciuto solo marginalmente, Chiara non voleva quasi mai che stessimo insieme in mezzo alla gente e per sua scelta raramente ci incontravamo in un locale o facevamo una passeggiata, fin tanto che lo serate lo permettevano.
Il più delle volte lei veniva nel mio appartamento, tranne quando per far sembrare che quasi le dispiacesse mi apostrofava dicendomi che "Va sempre a finire che poi non facciamo niente, iniziamo subito a scopare e scopiamo per tutta la notte come l'ultima volta!".
In questi casi sceglievamo un posto tranquillo dove parcheggiare e restando in macchina ascoltare musica, parlare, ridere, spessissimo litigare e...scopare per la restante metà della notte soltanto in posizioni molto più scomode di quelle che offriva il mio appartamento.
Quella sera era una di queste ed avevo deciso di fermarmi nello spiazzo sul retro di un capannone antistante una piccola darsena piuttosto isolata.
Davanti a noi solo barche e stelle.
Eravamo entrambi di ottimo umore, era una delle nostre giornate buone. Chiara stava facendo programmi per un weekend da trascorrere assieme che non trascorremmo mai, lei avrebbe cambiato idea nei giorni successivi, come aveva già fatto ogni volta, indipendentemente da chi proponesse qualcosa che facesse somigliare la nostra storia ad un normale rapporto tra due persone che vogliono conoscersi.
Sembrava quasi ci provasse gusto a fare e disfare, ad imporre per ultima la sua parola, pur sapendo che ovviamente io me la sarei presa e che l'avrei mandata a fanculo e che inevitabilmente avremmo litigato. Entrambi sapevamo però perfettamente che tanto più furiosa sarebbe stata la litigata, altrettanto selvaggio ed intenso sarebbe stato il sesso consumato per siglare la pace.
Un infinito circolo vizioso.
Mentre ragionavamo su qualche meta da visitare, senza dire niente mi allungai verso di lei ed iniziai a baciarla con passione.
Le piaceva essere presa alla sprovvista, le piaceva che anziché esprimerle a sguardi o a parole il mio affetto o il mio desiderio lo facessi in silenzio con un abbraccio, una carezza, una palpata o con la lingua.
In un attimo feci volare le sue maglie ed il reggiseno sul sedile posteriore e mi lanciai su quel seno che amavo alla follia.
Iniziai a leccare e succhiare, mordicchiarle i capezzoli sapendo come farla lentamente impazzire.
Adoravo il suo sapore, quella delicata sapidità che potevo gustare quando riprendevo fiato per poi rituffarmi sull'ombelico, salire quindi ancora con la lingua, baciarle il collo e scendere di nuovo, bramoso di ritrovarmi con una tetta in una mano e l'altra tenerla tutta intera nella bocca, per poi...
Ad interrompermi fu il rumore di una macchina, ed una luce piuttosto forte che arrivava fin dentro l'abitacolo, quindi un riflesso blu.
Mi stacco da lei, mi volto e nonostante avessi una fastidiosa luce bianca praticamente in piena faccia, intravedo la "gazzella".
"Ma porca merda, i caramba!" esclamo.
Faccio uno scatto e recupero la felpa che passo a Chiara, lei se la infila sul torso nudo, mentre inizia a ridere per la situazione assurda. Io invece non rido affatto, sono un po' agitato.
Dallo specchietto retrovisore vedo un carabiniere scendere dalla macchina. Apro la portiera e scendo anch'io.
"Buonasera..."
"Buonasera" mi risponde facendo un accenno di saluto militare "va tutto bene?"
"Sì, noi stavamo... ...chiaccherando." sentendomi, Chiara in macchina se la ride di gusto "C'è qualche problema?"
"Nessun problema. Gentilmente può fornirmi patente e libretto?" quindi avvicinandosi ancora si china leggermente in avanti, guarda dentro la macchina, ed aggiunge "Anche un documento della signorina, per cortesia."
"Sì, certo."
Risalgo a bordo, prendo la patente dal portafogli ed il libretto dal vano porta oggetti e dico a Chiara di darmi un documento.
"Va bene la patente?" mi chiede con un tono di voce abbastanza forte perché la possa sentire anche da fuori il carabiniere.
"Sì, è perfetto!" risponde lui.
Consegno i documenti e vengo invitato ad aspettare in macchina.
Chiudo la portiera, ora sono un po' più tranquillo ed indico con un cenno a Chiara il reggiseno che penzola sullo schienale del sedile posteriore facendole notare che lo sbirro non può non averlo visto.
Ridiamo come due cretini.
Recupero il reggiseno, glielo passo ma non se lo mette, lo infila nella borsa.
Quindi inaspettatamente mi tocca il pacco.
"Ce l'hai duro!" esclama scoppiando in un'altra risata "Lo sapevo che eri ancora eccitato, ce l'hai duroooo!" e ride ancora più di gusto, massaggiandomi l'uccello.
Io rido di nascoso per non darle soddisfazione e le dico di starsene buona.
Per tutta risposta, lei mi leva le mani dal cazzo e si solleva la maglia e mostrandomi il seno e con fare canzonatorio aggiunge "Guarda cosa ti sei perso!".
"E tu guarda che ora torna..." le dico guardando nello specchietto, per distogliere lo sguardo da quella meraviglia.
"Vuoi che mostro le tette anche a lui?" mi dice con un tono mezzo di sfida e mezzo di presa per il culo mentre abbassa la felpa mostrandomi la lingua.
Il carabiniere si avvicina, scendo e mi restituisce i documenti.
"La prossima volta magari cercate un altro posto per...chiaccherare," mi dice complice "lungo questi pontili hanno fatto dei furti nelle scorse settimane ed ogni tanto facciamo un giro anche di qua."
Saluto, ringrazio e salgo in macchina.
Aspetto, ma la pattuglia non se ne va, evidentemente vogliono assicurarsi che ce ne andiamo da lì.
"Che facciamo Chiara, dove andiamo?" le chiedo.
"Dove vuoi, ma andiamoci in fretta...sono un lago, ho una voglia incredibile, ti voglio subito!"
Metto in moto e parto.
Nessuno dei due parla, non serve. Mi vuoi, ti voglio è questo che gli ormoni si stanno dicendo in quel nostro assoluto silenzio.
Chiara alza il volume della radio e mi accarezza delicatamente il pisello ancora mezzo duro.
Accelero, so già dove andare.
Niente barche e stelle, ma anche quella sera il nostro 'concerto' è stato fantastico, impeccabilmente intonato, ritmicamente perfetto.
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