È soltanto un racconto

di
genere
etero

Dopo aver pubblicato quel racconto, il numero delle nostre mail era aumentato notevolmente, ed il loro contenuto si faceva sempre più piccante.
Avevo deciso allora che sarei partito nel pomeriggio, ed avrei dato vita a quanto scritto nel racconto, ovviamente senza dire assolutamente nulla a lei.
Avevamo consapevolmente scelto di non scambiarci i numeri di cellulare o altri modi per contattarci, e per questo la mia era una decisione praticamente al buio. Lei poteva rifiutarmi, o non riconoscermi, in quanto avrebbe dovuto scorgere quanto avevo descritto nel racconto.
Durante il viaggio ammetto che mi sentivo in tensione, con la tentazione di fare marcia indietro ed abbandonare quell'idea tanto eccitante quanto improbabile, ma il desiderio e l'adrenalina avevano preso ormai il sopravvento, dovevo andare fino in fondo.
Avevo un'idea vaga di dove l'avrei trovata, nel racconto fingevo di saperlo, nella realtà mi dovevo ingegnare, ma le poche indicazioni che avevamo condiviso nelle mail erano state più che sufficienti: il nome di un locale e la zona. Al resto, ci ha pensato Google.
Sono arrivato nel primo pomeriggio dopo aver guidato di filato dalla mattina presto. Nonostante sia agosto e la località contasse un buon numero di turisti, sono riuscito a trovare un piccolo albergo che avesse una stanza, dove mi sono sistemato e riposato qualche ora prima di dare vita a quanto tempo prima avevo solamente immaginato. L'eccitazione era così tanta che per riuscire a dormire qualche ora mi sono dovuto fare una segare prima di mettermi a letto.
La sborra usciva copiosa dalla cappella, lei più tardi l'avrebbe ingoiata?, mi chiedevo mentre già immaginavo le sue labbra stringersi attorno al mio cazzo.
Dopo qualche ora di sonno ed una doccia mi sono vestito come nel romanzo avevo descritto: una camicia bianca di lino ed un paio di pantaloni blu scuro, quindi mi sono diretto al locale.
Si tratta di una bel ristorante, l'atmosfera è tranquilla, ma gli ospiti sono già molti. Chiedo un tavolo per una persona, ed una giovane cameriera molto carina mi accompagna.
Ordino un antipasto e secondo di pesce, del vino e dell'acqua. La cena è buona ma non è quello che mi interessa, i miei pensieri sono distratti dall'immaginare quanto avverrà dopo.
Arrivo velocemente al dolce ed al caffè, un amaro ed il conto.
Sapevo che difficilmente ci saremmo incrociati in sala, lei comunque non avrebbe potuto capire che ero io.
Quindi, mi preparo a dare vita al modo in cui nel racconto mi riconosce: nella finzione scritta davanti al locale c'è un muretto, nella realtà non ho questa fortuna, ma una fontana dotata di ampi gradini fa al caso mio. Mi siedo, accendo la pipa ed aspetto.
Sono le 22 e so che l'attesa sarà relativamente lunga. Le tavole si vuotano una ad una, la gente lascia il locale mentre i camerieri sparecchiano frettolosamente desiderosi di finire il loro turno.
Iniziano a spegnersi le prime luci, e verso mezzanotte le prime persone iniziano ad andarsene. La camariera che mi aveva seguito mi guarda curiosa, ma se ne va a passi veloci. Dopo una mezz'ora, altre voci, mentre un inserviente della cucina esce con i sacchi delle immondizie.
Escono dal locale altre persone, una delle donne deve essere lei.
Voci che si salutano, chiavi che girano nella serratura. La mia presenza passa quasi inosservata, ma non per tutti. Scorgo nello sguardo di una delle due donne un'espressione mista tra lo stupito e l'incredulo. Deve essere lei.
Il gruppo si allontana, ma ad un tratto, sento lei esclamare:
"Che sciocca! Ho dimenticato di preparare le bottiglie di vetro per il vuoto a rendere!" bloccandosi ed accennando a tornare indietro.
"Sicura? A me sembrava di sì. Ma Non preoccuparti ora, lo farai domani..." le risponde qualcuno di rimando.
"No, sai che il ragazzo arriva la mattina presto e se non trova tutto pronto inizia a rompere i coglioni!" mentre già si avvia nuovamente verso il ristorante.
Le chiedono se le serve una mano, risponde ai colleghi di non preoccuparsi e che avrebbe fatto da sola. Entra nuovamente nel locale e scompare alla mia vista. Trascorso qualche minuto mi chiedo se aveva trovato una scusa per tornare indietro o se davvero stesse lavorando.
Un "psssst" rispose alla mia domanda.
Mi avvicino al locale. intravedo nell'ombra una sagoma.
"Ma...tu sei tu? Cioè, sei quello dei racconti?"
"Eh sì, sono proprio io..."
"Ma sei pazzo?! Entra...veloce, dai."
Qui le cose iniziano a differire dal mio racconto. Lei mi guarda, ne percepisco il desiderio ma non sappiamo cosa fare. O meglio, lo sappiamo benissimo, non sappiamo forse come iniziare a farlo.
"Non potevi che essere tu seduto da solo qui davanti, con la camicia bianca e la pipa. Tu sei completamente pazzo! Ma guarda che non posso seguirti in albergo, come nel tuo racconto, non possiamo..."
Non le lascio nemmeno finire la frase, la bacio. So che lo vuole, lo so dalle sue mail, lo so dai suoi commenti. Infatti lei non si ribella, risponde anzi con passione, esplora la mia bocca con la lingua. Non appena ci separiamo riprende con la sua sequela:
"No, no, non possiamo...Sono anche un sudiciume, ho appena finito di lavorare ed in cucina fa caldo e poi..."
"Basta...non serve parlare..." le dico baciandola ancora ed afferrandone il seno attraverso la maglietta.
Non riusciamo a fermarci, lei mi trascina verso un tavolo, sposta due sedie e si appoggia al tavolo. Io le sfilo la maglietta, le tolgo il reggiseno ed inizio a leccarle i capezzoli che si fanno sempre più turgidi ad ogni passata della mia lingua. Le mordicchio i seni facendole emettere dei gridolini, mentre con le mani inizio a cercare spogliarla del tutto, cosa che mi riesce facilmente grazie al suo aiuto. Ora è completamente nuda, i suoi vestiti gettati a terra.
Ormai siamo partiti, non c'è alcun margine per fermarci. Niente gin tonic al chiaro di luna come nel racconto, nessuna carineria in più del necessario, opo mesi passati a scriverci e stuzzicarci abbiamo fame l'uno dell' altra ed urgenza di sfamare il nostro desiderio.
Lei mi sfila la camicia senza nemmeno sbottonarla, apre i pantaloni e con decisione li porta alle mie caviglie, facendo seguire la stessa sorte ai boxer.
Il mio uccello è quasi completamente duro, ma ci pensano in un attimo le sue mani e le sue labbra a farlo diventare di marmo.
Né lecca ogni centimetro, mi succhia le palle e poi la cappella, con la lingua mi solletica la corona. Il gioco è fantastico, ma quel poco di lei avuto in precedenza non mi basta.
La faccio alzare, la appoggio al tavolo le allargò le gambe ed inizio a leccarle la figa con tutta la passione ed il trasporto possibile. Le succhio il clitoride e le lecco le grandi labbra, penetrandola sempre più a fondo.
I suoi umori hanno un sapore che crea dipendenza non vorrei smettere di leccare e succhiare quella delizia, ma sento che lei vuole altro, io so di volere altro, quindi mi alzo. È finalmente il momento fatidico, il mio cazzo svetta diritto verso la sua figa, non vede l'ora di tuffarsi il quel lago. Infilo rapidamente il preservativo ed iniziamo a scopare.
I nostri corpi si fanno tutt'uno, non c'è una parte di noi che in qualche modo non stia toccando l'altro.
Il ritmo si fa intenso, i respiri affannosi. Le sue belle tettone sobbalzano ad ogni mio affondo, mentre lei geme chiedendo "di più, così, ancora di più!".
Devo fermarmi o esplodo, lei allora mi guarda negli occhi e mi sussurra: "Mettimelo nel culo!"
"Io...io non l'ho mai fatto..."
"Oh, andiamo, piantamelo nel culo, lo voglio sentire tutto!"
Si volta in un attimo. Le appoggio l'uccello tra le natiche. I suoi umori fanno da lubrificante ed inizio a spingere. Il buco è stretto, lei geme ma mi chiede di non fermarmi.
Io continuo, fino a che non sento le palle toccare le sue natiche. Inizio allora a spingere, avanti ed indietro.
La inculo e con le mani le solletico il clitoride, voglio farle provare tutto il piacere che le avevo promesso.
Ad ogni mia spinta lei risponde con una spinta contraria, sento il mio cazzo stretto tra le sue contrazioni.
La sento a poco a poco raggiungere il piacere, la mia mano oramai è fradicia dei suoi umori.
"Sto...sto per venire..." le dico.
"No...non così, lo voglio in gola!"
Le sfilo il cazzo dal culo, mi tolgo il preservativo mentre lei nuovamente si inginocchia davanti a me. Inizia di nuovo a succhiare e leccare, mentre con una mano mi accarezza le palle.
Con la lingua sembra volersi limonare il mio uccello, poi la passa sull'asta ed infine mi lecca i coglioni che si mette in bocca per intero.
Quando lo riprende in bocca, inizio a venire.
La sborrata è copiosa, ma sembra non volersene perdere nemmeno una goccia. Al termine, finisce di pulirmi il cazzo il cazzo con la lingua e rimaniamo così, completamente nudi e sudati, sfatti ed appagati di questa follia sessuale che ci siamo appena regalati.
"Ed ora?" mi chiede "Non ricordo più cosa facciamo a questo punto nel tuo racconto."
"Non lo so. Non mi interessa più, la realtà è decisamente migliore!" le dico ridendo e stringendola a me per averne ancora, per averne di nuovo.

Al momento di salutarci, ancora sudati ed appagati, non so quali siano le parole giuste da dire.
Poi, ho un'idea.
"Ora tocca a te!" scrivo. "Ora tocca a te scrivere e venirmi a trovare!" fa da chiusura al mio racconto.

Ma non era la realtà, questa?
Forse.
O forse lo sarà, un giorno...
di
scritto il
2023-09-10
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