Un bacio a Venezia
di
jnik
genere
etero
Io, Veronica e Giulio ci conosciamo praticamente da sempre.
Loro sono fratello e sorella ed i nostri rispettivi genitori sono legati da una solida amicizia: è come se fossimo cugini, senza avere alcun legame di sangue.
Veronica ha due anni più di me, Giulio uno in meno.
Il nostro legame è rimasto pressoché invariato nonostante ciascuno di noi avesse compagni di classe, hobby e frequentazioni diverse.
A dividerci, geograficamente parlando, sono state le nostre scelte terminata la maturità; Veronica si è infatti trasferita a Bologna per frequentare l'università e lì si è fermata per lavoro e le medesime motivazioni hanno portato Giulio a Milano. Io sono rimasto nella nostra cittadina natale in quanto non ho proseguito con gli studi, ma ho iniziato a lavorare appena terminato l'istituto tecnico.
Siamo riusciti a mantenere comunque i contatti, in particolare io e Giulio che condividiamo la passione per la fotografia, e spesso ci scambiamo via mail i nostri scatti, frequentiamo assieme degli stage o visitiamo qualche mostra.
"Ciao Giulio...tutto ok? C'è una bella mostra di Gianni Berengo Gardin a Venezia...ci andiamo?"
Non se lo è fatto ripetere due volte.
Ci accordiamo per un martedì di fine marzo: se Venezia è sempre Venezia, in una giornata infrasettimanale ci saremmo almeno risparmiati il caos del weekend.
Il programma ero quello di incontrarsi a Mestre e sarebbe venuta anche Veronica: ne approfittava per incontrare il fratello prima di tornare "a casa" e trascorrere qualche settimana con i genitori. L'avrei accompagnata io in macchina, affidata assieme ai bagagli di Veronica ad un parcheggio custodito nei pressi della stazione.
Eravamo felici di essere nuovamente tutti e tre assieme.
Trascorremmo tutta la mattinata ed una piccola parte del primo pomeriggio a visitare la mostra alla Giudecca, quindi siamo tornati verso il centro con il vaporetto e poi abbiamo proseguito per un bel pezzo a piedi, fermandoci a stuzzicare qualcosa in qualche "baccaro" lungo il percorso.
Giulio entro le 16 doveva essere in stazione per prendere il treno di ritorno verso Milano.
Dopo averlo salutato, ho proposto a Veronica di farci ancora un giro, visto che noi non avevamo vincoli di orario. Io frequentavo spesso Venezia per fare delle foto, quindi me la cavavo piuttosto bene con l'orientamento nel labirinto di calli e campielli.
Veronica accettò con piacere, e ne feci la mia modella. Non è molto alta, ma il corpo minuto è ben proporzionato, ed è veramente una bella ragazza.
Non "figa". Non "un tipo". Non "maiala".
È veramente bella. Truccata o struccata, elegante o casual, non si può non notarne la delicata bellezza.
Durante quel pomeriggio assieme parlammo delle nostre vite, di come andavano le cose, di quello che avremmo desiderato cambiare.
In particolare, lei aveva qualche problema con il fidanzato.
La loro relazione era un continuo tira e molla, e Veronica era stanca di tutto questo.
Ne parlavamo seduti su una panchina.
"È insopportabilmente arrogante e ci sono volte in cui mi tratta davvero male!" si sfogava. "Nemmeno il nostro primo bacio è stato un qualcosa di romantico...tu come me lo daresti il primo bacio?"
"Ma che razza di domanda è?" risposi ridendo.
"Voglio capire se siete tutti così stronzi o se per il genere maschile c'è ancora speranza. Insomma...tu come mi baceresti?"
"Ma che ne so, Vero, come faccio a rispondere?"
"Allora non rispondere. Non mi baci, ma mi mostri come tu mi baceresti."
"E cosa cazzo vuol dire?" dissi ridendo.
"Oh, andiamo. Ti piace recitare, no? Recita! Immagina il copione nella tua testa e recita...non mi devi baciare, solo mostrare cosa faresti!"
Andammo avanti così per un po', ed alla fine mi convinse.
"Ok. Proviamoci."
Feci un respiro profondo, quindi le presi le mani nella mie.
La guardai intensamente negli occhi e...lei scoppiò a ridere.
"Eh no, eh! Nel mio copione siamo due innamorati, non puoi ridermi in faccia!" La sgridai tra il piccato ed il divertito.
"Ok. Scusa hai ragione, ma non ce l'ho fatta...non ti avevo mai visto fare quello sguardo..." sì giustificò ridendo.
Ricominciamo.
Feci un respiro profondo, quindi le sfiorai i capelli, accarezzandole il viso.
La guardai intensamente negli occhi e mi avvicinai piano, ma deviai subito di lato e sfiorandole l'orecchio con le labbra le sussurrai:
"Sei bellissima, Vero..."
Tornai indietro senza che le mie labbra perdessero mai il contatto con la pelle della sua guancia.
Quando fui di fronte a lei, le nostre labbra erano separate da un soffio soltanto.
Potevo sentire il suo respiro, il calore del fiato.
Credo che ciascuno dei due aspettasse che l'altro rompesse quel magnetismo del tutto imprevisto che si era venuto a creare.
Io stavo aspettando lei interrompesse la mia pièces teatrale, lei forse aspettava che io la smettessi di recitare e tornassi alla realtà.
Ma come i poli opposti di due calamite, le nostre labbra finirono per sfiorarsi, quindi per aderire perfettamente, cercando un contatto ancora più intenso.
Chiusi gli occhi e per un istante la mia mente si svuotò da ogni pensiero.
Mi resi conto di cosa stavamo facendo e d'istinto cercai di ritirarmi.
"Questo, è il bacio che desideravo" sussurrò Veronica, e ritirandomi nuovamente a sé, riprendemmo quel bacio con ardore ancora più intenso.
Finimmo per limonare quasi su quella panchina come due quindicenni.
A spezzare l'incantesimo ci pensò il mio cellulare, che iniziò fastidiosamente a squillare.
Non risposi, e senza che ci dicessimo nulla ci alzammo dalla panchina, quasi come ad un segnale concordato.
"Facciamo due passi ed andiamo verso la macchina?" mi sentii in dovere di dire.
Veronica annuì ed iniziammo a camminare in silenzio. Nessuno dei due accennava a voler parlare di quanto era appena accaduto.
'Un'ora e mezza di macchina così non la possiamo reggere' pensai.
Vedendo un bar proposi quindi di fermarci per un aperitivo veloce.
Veronica sembrava riluttante, ma mi disse che le andava bene.
Io presi un gingerino, lei uno spritz Aperol. Per smorzare quella leggera tensione iniziai a dire cazzate, raccontare aneddoti o ripescare episodi divertenti del passato. Lei sembrò apprezzare ed il clima tornò lo stesso di prima che ci baciassimo.
Raggiungemmo la stazione, quindi prendemmo un treno per Mestre, quindi partimmo in macchina per tornare a casa.
A metà strada Veronica mi chiese di fermarci in un'area di servizio, doveva fare pipì.
"Lo spritz Aperol!" mi disse ridendo.
Ci fermammo, prendemmo un caffè e mentre lei era in bagno io acquistai un pacchetto di biscotti e due Coca-Cola, avevamo spizzicato cicchetti e tartine, ma eravamo in sostanza senza pranzo.
Porsi il pacchetto di biscotti e Veronica che lo aprì subito, iniziando a mangiarne qualcuno andando verso la macchina.
Salimmo, e prima di mettere in moto e ripartire le dissi, fingendo il mio disappunto:
"Posso avere un biscotto anch'io, o pensi di finirli tutti tu?"
Lei non rispose, ma prese un biscotto e fece per imboccarmi.
Aprii la bocca, ma lei ridendo tirò indietro il braccio.
Stetti al gioco, ed io seguii il suo braccio facendo volutamente battere i denti.
Nel fare questo gioco infantile, per la seconda volta quel giorno ci trovammo faccia a faccia a pochissimi centimetri di distanza.
Sembrò tutto fermarsi per un istante, poi Veronica mi tirò a sé e come se fossimo ancora su quella panchina ricominciammo a limonare duro.
Le nostre lingue si cercavano e l'intensità del momento continuava a crescere.
Ci stringevamo ed accarezzavamo nonostante le giacche.
Inaspettatamente, Veronica allungò una mano e la mise tra le mie gambe, potendo così sentire il mio cazzo quasi in erezione.
"Ah, ma qui qualcuno sembra molto contento..." iniziò a canzonarmi.
Mi sentivo un po' in imbarazzo, ma contemporaneamente ero sempre più eccitato.
Continuammo quel bacio sempre più intenso, sempre più sporco.
Veronica sembrava aver preso gusto ad accarezzarmi l'uccello, non se ne staccava più.
Io ero sempre più eccitato.
"Se continui, finirò per venire nella mutande." obiettai
"Ah davvero? Ma poverino...."
Veronica iniziò a massaggiarmi con intensità ancora maggiore, premendo forte.
Io iniziai a baciarla ancor più selvaggiamente, ad infilarle le mani ovunque i vestiti me lo consentivano.
Grugnì in quella frenesia che mi aveva rapito ed iniziai a godere.
Sentii il mio sperma caldo sulla pelle ed in quel momento non mi interessava di essere completamente vestito.
Lei si accorse del piacere che stavo provando, e non accennava a smettere.
Finii si svuotare il mio seme e piano piano riprendemmo entrambi coscienza.
Avevo un'enorme chiazza scura sui jeans.
Mi ripulii alla meno peggio e ripartimmo.
Per il resto del viaggio quasi non parlammo.
Arrivati a casa, Veronica mi chiese di non fare mai più accenno a quanto successo quel giorno a Venezia.
Rispettai la sua richiesta, ma vorrei tanto assaporare ancora le sue labbra, sentire le sue mani su di me, poter sentire la sua essenza nelle mie...
Loro sono fratello e sorella ed i nostri rispettivi genitori sono legati da una solida amicizia: è come se fossimo cugini, senza avere alcun legame di sangue.
Veronica ha due anni più di me, Giulio uno in meno.
Il nostro legame è rimasto pressoché invariato nonostante ciascuno di noi avesse compagni di classe, hobby e frequentazioni diverse.
A dividerci, geograficamente parlando, sono state le nostre scelte terminata la maturità; Veronica si è infatti trasferita a Bologna per frequentare l'università e lì si è fermata per lavoro e le medesime motivazioni hanno portato Giulio a Milano. Io sono rimasto nella nostra cittadina natale in quanto non ho proseguito con gli studi, ma ho iniziato a lavorare appena terminato l'istituto tecnico.
Siamo riusciti a mantenere comunque i contatti, in particolare io e Giulio che condividiamo la passione per la fotografia, e spesso ci scambiamo via mail i nostri scatti, frequentiamo assieme degli stage o visitiamo qualche mostra.
"Ciao Giulio...tutto ok? C'è una bella mostra di Gianni Berengo Gardin a Venezia...ci andiamo?"
Non se lo è fatto ripetere due volte.
Ci accordiamo per un martedì di fine marzo: se Venezia è sempre Venezia, in una giornata infrasettimanale ci saremmo almeno risparmiati il caos del weekend.
Il programma ero quello di incontrarsi a Mestre e sarebbe venuta anche Veronica: ne approfittava per incontrare il fratello prima di tornare "a casa" e trascorrere qualche settimana con i genitori. L'avrei accompagnata io in macchina, affidata assieme ai bagagli di Veronica ad un parcheggio custodito nei pressi della stazione.
Eravamo felici di essere nuovamente tutti e tre assieme.
Trascorremmo tutta la mattinata ed una piccola parte del primo pomeriggio a visitare la mostra alla Giudecca, quindi siamo tornati verso il centro con il vaporetto e poi abbiamo proseguito per un bel pezzo a piedi, fermandoci a stuzzicare qualcosa in qualche "baccaro" lungo il percorso.
Giulio entro le 16 doveva essere in stazione per prendere il treno di ritorno verso Milano.
Dopo averlo salutato, ho proposto a Veronica di farci ancora un giro, visto che noi non avevamo vincoli di orario. Io frequentavo spesso Venezia per fare delle foto, quindi me la cavavo piuttosto bene con l'orientamento nel labirinto di calli e campielli.
Veronica accettò con piacere, e ne feci la mia modella. Non è molto alta, ma il corpo minuto è ben proporzionato, ed è veramente una bella ragazza.
Non "figa". Non "un tipo". Non "maiala".
È veramente bella. Truccata o struccata, elegante o casual, non si può non notarne la delicata bellezza.
Durante quel pomeriggio assieme parlammo delle nostre vite, di come andavano le cose, di quello che avremmo desiderato cambiare.
In particolare, lei aveva qualche problema con il fidanzato.
La loro relazione era un continuo tira e molla, e Veronica era stanca di tutto questo.
Ne parlavamo seduti su una panchina.
"È insopportabilmente arrogante e ci sono volte in cui mi tratta davvero male!" si sfogava. "Nemmeno il nostro primo bacio è stato un qualcosa di romantico...tu come me lo daresti il primo bacio?"
"Ma che razza di domanda è?" risposi ridendo.
"Voglio capire se siete tutti così stronzi o se per il genere maschile c'è ancora speranza. Insomma...tu come mi baceresti?"
"Ma che ne so, Vero, come faccio a rispondere?"
"Allora non rispondere. Non mi baci, ma mi mostri come tu mi baceresti."
"E cosa cazzo vuol dire?" dissi ridendo.
"Oh, andiamo. Ti piace recitare, no? Recita! Immagina il copione nella tua testa e recita...non mi devi baciare, solo mostrare cosa faresti!"
Andammo avanti così per un po', ed alla fine mi convinse.
"Ok. Proviamoci."
Feci un respiro profondo, quindi le presi le mani nella mie.
La guardai intensamente negli occhi e...lei scoppiò a ridere.
"Eh no, eh! Nel mio copione siamo due innamorati, non puoi ridermi in faccia!" La sgridai tra il piccato ed il divertito.
"Ok. Scusa hai ragione, ma non ce l'ho fatta...non ti avevo mai visto fare quello sguardo..." sì giustificò ridendo.
Ricominciamo.
Feci un respiro profondo, quindi le sfiorai i capelli, accarezzandole il viso.
La guardai intensamente negli occhi e mi avvicinai piano, ma deviai subito di lato e sfiorandole l'orecchio con le labbra le sussurrai:
"Sei bellissima, Vero..."
Tornai indietro senza che le mie labbra perdessero mai il contatto con la pelle della sua guancia.
Quando fui di fronte a lei, le nostre labbra erano separate da un soffio soltanto.
Potevo sentire il suo respiro, il calore del fiato.
Credo che ciascuno dei due aspettasse che l'altro rompesse quel magnetismo del tutto imprevisto che si era venuto a creare.
Io stavo aspettando lei interrompesse la mia pièces teatrale, lei forse aspettava che io la smettessi di recitare e tornassi alla realtà.
Ma come i poli opposti di due calamite, le nostre labbra finirono per sfiorarsi, quindi per aderire perfettamente, cercando un contatto ancora più intenso.
Chiusi gli occhi e per un istante la mia mente si svuotò da ogni pensiero.
Mi resi conto di cosa stavamo facendo e d'istinto cercai di ritirarmi.
"Questo, è il bacio che desideravo" sussurrò Veronica, e ritirandomi nuovamente a sé, riprendemmo quel bacio con ardore ancora più intenso.
Finimmo per limonare quasi su quella panchina come due quindicenni.
A spezzare l'incantesimo ci pensò il mio cellulare, che iniziò fastidiosamente a squillare.
Non risposi, e senza che ci dicessimo nulla ci alzammo dalla panchina, quasi come ad un segnale concordato.
"Facciamo due passi ed andiamo verso la macchina?" mi sentii in dovere di dire.
Veronica annuì ed iniziammo a camminare in silenzio. Nessuno dei due accennava a voler parlare di quanto era appena accaduto.
'Un'ora e mezza di macchina così non la possiamo reggere' pensai.
Vedendo un bar proposi quindi di fermarci per un aperitivo veloce.
Veronica sembrava riluttante, ma mi disse che le andava bene.
Io presi un gingerino, lei uno spritz Aperol. Per smorzare quella leggera tensione iniziai a dire cazzate, raccontare aneddoti o ripescare episodi divertenti del passato. Lei sembrò apprezzare ed il clima tornò lo stesso di prima che ci baciassimo.
Raggiungemmo la stazione, quindi prendemmo un treno per Mestre, quindi partimmo in macchina per tornare a casa.
A metà strada Veronica mi chiese di fermarci in un'area di servizio, doveva fare pipì.
"Lo spritz Aperol!" mi disse ridendo.
Ci fermammo, prendemmo un caffè e mentre lei era in bagno io acquistai un pacchetto di biscotti e due Coca-Cola, avevamo spizzicato cicchetti e tartine, ma eravamo in sostanza senza pranzo.
Porsi il pacchetto di biscotti e Veronica che lo aprì subito, iniziando a mangiarne qualcuno andando verso la macchina.
Salimmo, e prima di mettere in moto e ripartire le dissi, fingendo il mio disappunto:
"Posso avere un biscotto anch'io, o pensi di finirli tutti tu?"
Lei non rispose, ma prese un biscotto e fece per imboccarmi.
Aprii la bocca, ma lei ridendo tirò indietro il braccio.
Stetti al gioco, ed io seguii il suo braccio facendo volutamente battere i denti.
Nel fare questo gioco infantile, per la seconda volta quel giorno ci trovammo faccia a faccia a pochissimi centimetri di distanza.
Sembrò tutto fermarsi per un istante, poi Veronica mi tirò a sé e come se fossimo ancora su quella panchina ricominciammo a limonare duro.
Le nostre lingue si cercavano e l'intensità del momento continuava a crescere.
Ci stringevamo ed accarezzavamo nonostante le giacche.
Inaspettatamente, Veronica allungò una mano e la mise tra le mie gambe, potendo così sentire il mio cazzo quasi in erezione.
"Ah, ma qui qualcuno sembra molto contento..." iniziò a canzonarmi.
Mi sentivo un po' in imbarazzo, ma contemporaneamente ero sempre più eccitato.
Continuammo quel bacio sempre più intenso, sempre più sporco.
Veronica sembrava aver preso gusto ad accarezzarmi l'uccello, non se ne staccava più.
Io ero sempre più eccitato.
"Se continui, finirò per venire nella mutande." obiettai
"Ah davvero? Ma poverino...."
Veronica iniziò a massaggiarmi con intensità ancora maggiore, premendo forte.
Io iniziai a baciarla ancor più selvaggiamente, ad infilarle le mani ovunque i vestiti me lo consentivano.
Grugnì in quella frenesia che mi aveva rapito ed iniziai a godere.
Sentii il mio sperma caldo sulla pelle ed in quel momento non mi interessava di essere completamente vestito.
Lei si accorse del piacere che stavo provando, e non accennava a smettere.
Finii si svuotare il mio seme e piano piano riprendemmo entrambi coscienza.
Avevo un'enorme chiazza scura sui jeans.
Mi ripulii alla meno peggio e ripartimmo.
Per il resto del viaggio quasi non parlammo.
Arrivati a casa, Veronica mi chiese di non fare mai più accenno a quanto successo quel giorno a Venezia.
Rispettai la sua richiesta, ma vorrei tanto assaporare ancora le sue labbra, sentire le sue mani su di me, poter sentire la sua essenza nelle mie...
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