Io e Chiara

di
genere
etero

Conoscevo Chiara da tempo, mi piaceva, mi era sempre piaciuta.
La nostra era una conoscenza superficiale, dettata dalla partecipazione ad alcuni corsi di formazione che ci portavano a frequentarci di quando in quando.
Durante uno dei corsi, la sentii parlare del suo fidanzato con una sua collega, quindi mi ero rassegnato che per quanto mi piacesse, non c'era niente da fare.

La rividi per caso un sabato sera di fine estate, fu lei a venirmi a salutare mentre bevevo qualcosa al bar con gli amici, bella e sorridente come non mai.
Parlando del più e del meno mi disse di essere single da qualche mese, quasi distrattamente.
Ci salutammo, ma ormai il tarlo mi era entrato nella testa.

Dovevo provarci.

Quella notte non dormii e la mattina dopo le scrissi un SMS.
"È stato bello incontrarti...bla bla bla... mi piacerebbe invitarti ad uscire, darci l'opportunità di conoscerci un po' meglio."

Nessuna risposta.

La domenica trascorse così, aspettando lo squillo di un messaggio che non arrivò mai.
"Un'altra delle mie solite figure di merda!" pensavo.

Ci ero rimasto male, ma poco importava, almeno ci avevo provato.
Lunedì pomeriggio inaspettatamente Chiara mi chiama:
"Hey ciao...sai ho pensato molto al tuo messaggio...ok, per me va bene...che ne dici di domani sera?"
"Domani? Sì sì, per me domani sera va benone! Cosa preferisci che facciamo? Passo a prenderti io o ci incontriamo in un bar...o se ti va possiamo anche cenare assieme!" proponevo euforico.

Optammo per un dopocena al bar, la serata fu piacevole ed andò via veloce.

"Mi porti a fare un giro in macchina?" chiese Chiara.
"Sì...dove vuoi andare?"
"Da nessuna parte!" mi rispose ridendo "Tu guida, conosco un posto un po' più tranquillo del casino che c'è qui!"

Salimmo in macchina e guidai.
Parlavamo di noi, delle nostre vite, alternavamo discorsi più seri a vere scemenze. Ridevamo

"Fermati qui!" mi disse.
Accostai, eravamo vicino ad un fiumiciattolo che scorreva tranquillo, nel silenzio della campagna.
Ci spostammo sui sedili posteriori e rimanemmo in macchina a parlare.

"A cosa stai pensando?" mi chiese d'un tratto, quando mi ero perso in uno dei miei silenzi.
"Che mi è piaciuta questa serata...che sono felice tu abbia accettato il mio invito..."
"Quando ho visto il tuo messaggio ho pensato 'Oddio no! Eccone un altro che mi chiede di uscire!'..." mi disse con leggerezza, senza immaginare il mio segreto disappunto nel sapere che altri ci avevano provato con lei. Sia maledetta la mia insicurezza.

"Ma tu sembravi diverso dagli altri, e lo sei davvero."
"Beh...lo prendo come un complimento." dissi anche se non ero convinto
"E tu, a che cosa stai pensando?" le chiesi guardandola negli occhi.
Rimase in silenzio, i miei occhi nei suoi.
"Sto pensando che vorrei baciarti. Ma
so che se ti bacio poi sarebbe un casino!"

Rimasi interdetto. Inebetito da quella risposta. Il cuore andava a mille.
"E...e perché sarebbe un casino?"
"Perché ti ho capito, ho capito che tipo sei. Che sei diverso dagli altri. Con uno che ad un invito del genere risponde con una domanda, sarà un casino."
Mi stropicciai le mani mentre i miei pensieri vagavano in ogni direzione.
"Ah...e quindi..."
"E quindi ora dovresti baciarmi, scemo!"

Mi avvicinai e posai le mie labbra sulle sue.
La strinsi in un abbraccio ed aprii la bocca, sentendo che lei rispondeva.
La strinsi più forte e cercai con la mia lingua la sua. Rispose subito, ed un bacio partito così timidamente si accese in una fiammata di passione.
Non ci fermavamo, le nostre lingue continuavano a cercarsi con frenesia. Esploravo la sua bocca, mentre le carezzavo i capelli e la schiena.
I suoi capelli avevano un buon profumo, la sua bocca un buon sapore.
Sentivo crescere il desiderio.
Le mie mani le carezzavano la schiena e le braccia, e senza volerlo le sfiorai il seno.
"Scusami..." biascicai ansando ancora con mezza lingua nella sua bocca.
Non rispose, ma prese la mia mano e se la posò sul seno.

Continuavamo a baciarmi, la mia mano sempre lì, dove lei l'aveva messa. Immobile.
Poi trovai il coraggio e strinsi un poco, potevo sentire la forma del seno ed indovinare il capezzolo.
Lei sembrò apprezzare, allora le palpai anche l'altra.
"Sì, così..." mi sussurrò.

Mi sentivo in estasi, e sentivo l'erezione pulsare nelle mutande.

"Toglimi la camicia..."
Feci quasi finta di non aver sentito. Non poteva essere, dai.
Invece sì. Iniziò lei a sbottonarsi, poi a sfilare le maniche, rimanendo in reggiseno. La aiutai a toglierla del tutto e la gettai sul sedile anteriore.
Non smettevamo di baciarci, ed ora potevo sentire la delicatezza della sua pelle, assaporarne il profumo.
Le mie mani correvano sulla schiena, tornavano sui seni e poi lungo le braccia.

"Slacciami il reggiseno!"
Armeggia con la chiusura, ma ci riuscii.
Lo gettai con la camicetta e posai la mia mano sul seno nudo.
Il mio cazzo esplodeva nei pantaloni, ed io con lui.
Staccai la mia bocca dalla sua ed inizia a leccarle il seno, poi i capezzoli.
'Le piacerà?' pensavo. Lei rispose ai miei pensieri gemendo di piacere, allora iniziai a leccare con più ardore, mordicchiandole i capezzoli inturgiditi.
Li succhiavo facendole emettere dei piccoli gridolini, mentre la sentivo cercare con le mani il mio corpo.

Tolsi la polo ormai madida di sudore, non senza imbarazzo.
Per quanto non sia grasso, non ho mai avuto un buon rapporto con la mia fisicità un po' troppo rilassata.
Ma poco importava, in quel momento.
Mentre io toglievo la maglia lei si sfilò la gonnellina, rimanendo in perizoma.
Cazzo se era figa.
Ero sempre più eccitato.

Ricominciammo da dove avevamo interrotto, poi iniziai a scendere con la lingua.
Le leccai l'ombelico, la pancia, poi tornavo al seno. Su e giù, sfiorando sempre di più gli slip con la lingua, finché non la infilai sotto l'elastico, cercando di scendere il più possibile.

Quella mia mossa le piacque, e molto perché si tolse le mutandine.
La baciai ancora ed allungai una mano
La sua figa era bagnata, iniziai ad accarezzarle il clitoride e le labbra.

Continuai con la lingua dappertutto poi scesi e lei allargò le gambe.

Mi gettai famelico sulla sua figa, inizia a leccare e succhiare.
Sentivo il sapore dei suoi umori, sentivo lei gemere e sentivo che il cazzo mi stava per scoppiare, ma non avevo comunque tolto i pantaloni.

Leccavo come mai avevo leccato una figa prima perché mai avevo sentito tanta partecipazione.

Entravo con la lingua tra quelle labbra umide, le tenevo il clitoride tra le labbra, succhiando e lappando.

Quando i gemiti si facevano più intensi e sentivo tendersi i muscoli addominali mi fermavo, ed andavo a leccarle il seno o le cosce.
Quindi dopo pochi istanti riprendvo a leccare quella figa succosa, in un continuo tira e molla con il suo piacere.

Lei con le mani mi cercava, avevo capito che stava cercando il mio cazzo, ma nella posizione (scomoda) in cui eravamo non ci arrivava.
Lei lo voleva sentire, ma avevo capito che quel mio leccare le piaceva troppo e non lo voleva interrompere.
Mi teneva le mani sulla testa, mi premeva contro la sua figa e mi teneva lì quando cercavo di spostarmi per respirare.

Era sempre più bagnata, sembrava un lago, quando la sentii urlare di piacere.
Stava venendo.
Io mi sentivo felice come un bambino che ha montato il suo lego, con il pizzetto completamente infracidato dei suoi umori.

Gemeva, sentivo il sua piacere, epoi...poi scoppiò a piangere. Ed a ridere.
Nello stesso istante, in una forma quasi schizofrenica.
Non capivo.
Non capivo più nulla, avevo paura di averle fatto male in qualche modo o di aver forzato quella situazione.

"Chiara, che succede?"
Le dissi avvicinandomi.
La sollevai dalla posizione mezza distesa e la strinsi.
Lei continuava a piangere ridendo ed io continuavo a non capire, a preoccuparmi, a sentirmi in ansia.

Sì calmò un poco, quindi disse
"Non è niente...reagisco così quando vengo..."
Mi sentii sollevato. E lusingato.

Rimanemmo un po' abbracciati in silenzio, quindi lei ridiede un senso diverso a quella stretta.
Cercava le mie labbra, mi carezzava la schiena nuda.
Lo stesso facevo con lei, toccandole ancora i seni e sentendo rianimarsi la mia erezione.

Iniziai nuovamente a passarle la lingua ovunque, ma questa volta non mi permise di allontanarmi troppo.
Posò la mano sulla patta, qui di mi sciolse la cinta, mi aprì i pantaloni e spostò la biancheria.

Il mio cazzo svettò verso l'alto, finalmente libero da ogni oppressione.
La cappella era viola e completamente bagnata, lo sapevo anche senza guardarlo.

Chiara lo carezzò un poco, quindi mi baciò sul petto e poi sulla cappella.
Ero quasi in Paradiso.
Iniziò a masturbarmi e massaggiarmi i coglioni.
Poi iniziò a leccare, partendo dalla base e salendo verso la punta, facendo il giro del glande con la punta della lingua.
Stavo iniziando a non capirci più niente.
Il Paradiso era sempre più vicino.

Chiara se ne accorse.

"Non ci provare...non venire! Lo voglio dentro...lo voglio sentire dentro di me!"
"Come? Cosa hai detto?"
"Che ne ho voglia, ho voglia di sentirmelo dentro, voglio che mi scopi!"

Chiara fece un balzo, e si sedette sulle mie gambe.
Il mio cazzo se ne stava ritto tra noi.

"Non vuoi scoparmi?" mi chiese fissandomi negli occhi mentre con una mano aveva ricominciato ad accarezzarmi l'uccello. "Insomma...vuoi scoparmi o no?"

Non risposi. La baciai e la palpai, toccai ogni centimetro del suo corpo e le dissi che sì. La volevo.

"Metti il preservativo e scopami, allora."
"Io...io non ho un preservativo." risposi "Tu ne hai uno?"

Sì fermò di colpo, io con lei.
Iniziò a ridere.
"Che ti avevo detto? Finora sei l'unico che mi ha portata fuori e non ha portato con sé un preservativo. Sei diverso. Io ho capito che tipo sei tu, ma tu non hai capito che tipo sono io..." riprese a toccarmi, poi aggiunse "Sarà un casino, sarà un vero casino!" prima di infilarsi il mio cazzo in bocca ed iniziare un pompino meraviglioso.

Le venni in bocca, con lei che si succhiava ogni goccia del mio sperma.

Eravamo esausti, rimanemmo un po' così, poi ci rivestimmo e tornammo indietro.

Ci frequentammo per un po' e scopavamo ogni volta, ogni volta con maggiore intensità. Da quella sera non mancavo mai di avere con me i preservativi e ne bruciammo parecchie scatole.

In breve, mi infatuaidi lei alla grande.
Ma aveva ragione. Fu un casino.
Ma alla fine l'avevo capita.
Lei era libera.
Per quanto mi volesse bene, per quanto scopassimo bene, lei voleva quella sua libertà e forse proprio perché mi voleva bene non ci frequentammo più.

di
scritto il
2022-02-06
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