Passeggiando
di
jnik
genere
comici
Passeggiando lungo il bagnasciuga non riuscivo a non inquisire con lo sguardo ogni donna o ragazza che mi passava accanto.
La primavera inoltrata, seppure quest'anno si sia fatta attendere, sà regalare allo spettatore attento il preludio delle visioni di cui potrà godere durante l'estate.
Ma più eccitante di un corpo scoperto è quella sottile linea di separazione tra il vedo ed il non vedo, quel coprire lasciando indovinare forme e curve.
A questo pensavo in questa calda giornata di maggio, perso tra centinaia di altre persone che come me si godevano il sole ed il mare.
A questo pensavo, di questo riempivo i miei occhi, finché i suoi non si sono piantati dritti nei miei.
Uno sguardo duro, quasi di disprezzo.
Avrà notato cosa stavo facendo, indovinato i miei poco pensieri poco puliti, quel mio spogliare donne e ragazze di ogni loro indumento per immaginarne i corpi nudi e disponibili.
Abbozzo uno stupido "Mi scusi!" come un bambino colto sul fatto, le mani e la bocca ancora sporche di marmellata, il barattolo in vetro vuoto posato lì a fianco.
Alle mie parole si riscuote, assume un'espressione interrogativa, poi d'improvviso lei sorrise.
Forse non sorride a me, mi volto ma non c'è nessuno.
Alle mie spalle solo l'orizzonte, immenso e brillante.
Mi volto di nuovo, la guardo e le sorrido di rimando.
Vorrei dirle qualcosa, accennare un discorso, attaccare bottone.
Magari, con le giuste parole, ancora prima di capire potrei trovarmi abbracciato a lei, stretti come se su quella spiaggia non ci fossimo nient'altro che noi.
Cerco nella testa le giuste parole da dire, la frase perfetta per la circostanza.
Lei sorride ancora una volta, anzi, ora ride. Si volta di scatto, i lunghi capelli ricci si scostano, intravedo l'auricolare.
Diniego e sorriso non erano per me, sta parlando al telefono.
Parla, ride ed io non so perché.
Non so con chi, ma non con me.
Semplicemente perché non sono il suo interlocutore.
Con un calcio, faccio volare una grossa conchiglia.
Me la rido, proseguo alla ricerca della prossima donna da spogliare, aspettando il momento perfetto per usare quella frase che mi faccia trovare sottobraccio a lei...
La primavera inoltrata, seppure quest'anno si sia fatta attendere, sà regalare allo spettatore attento il preludio delle visioni di cui potrà godere durante l'estate.
Ma più eccitante di un corpo scoperto è quella sottile linea di separazione tra il vedo ed il non vedo, quel coprire lasciando indovinare forme e curve.
A questo pensavo in questa calda giornata di maggio, perso tra centinaia di altre persone che come me si godevano il sole ed il mare.
A questo pensavo, di questo riempivo i miei occhi, finché i suoi non si sono piantati dritti nei miei.
Uno sguardo duro, quasi di disprezzo.
Avrà notato cosa stavo facendo, indovinato i miei poco pensieri poco puliti, quel mio spogliare donne e ragazze di ogni loro indumento per immaginarne i corpi nudi e disponibili.
Abbozzo uno stupido "Mi scusi!" come un bambino colto sul fatto, le mani e la bocca ancora sporche di marmellata, il barattolo in vetro vuoto posato lì a fianco.
Alle mie parole si riscuote, assume un'espressione interrogativa, poi d'improvviso lei sorrise.
Forse non sorride a me, mi volto ma non c'è nessuno.
Alle mie spalle solo l'orizzonte, immenso e brillante.
Mi volto di nuovo, la guardo e le sorrido di rimando.
Vorrei dirle qualcosa, accennare un discorso, attaccare bottone.
Magari, con le giuste parole, ancora prima di capire potrei trovarmi abbracciato a lei, stretti come se su quella spiaggia non ci fossimo nient'altro che noi.
Cerco nella testa le giuste parole da dire, la frase perfetta per la circostanza.
Lei sorride ancora una volta, anzi, ora ride. Si volta di scatto, i lunghi capelli ricci si scostano, intravedo l'auricolare.
Diniego e sorriso non erano per me, sta parlando al telefono.
Parla, ride ed io non so perché.
Non so con chi, ma non con me.
Semplicemente perché non sono il suo interlocutore.
Con un calcio, faccio volare una grossa conchiglia.
Me la rido, proseguo alla ricerca della prossima donna da spogliare, aspettando il momento perfetto per usare quella frase che mi faccia trovare sottobraccio a lei...
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