Primo maggio-Il giro sui panchinoni

di
genere
etero

I
L’auto tentenna, traballa, si ferma. Diavolo di un diavolo. Freno a mano, volante girato. Al limite, se si smolla, le ruote la fanno girare e finisce contro quel paletto a forma di matita.
Dove sono? Disperso tra le colline. Gps in tilt. Sono in mezzo ad una strada semi asfaltata che segue il crinale di una collina, affiancata da una vastità di ampi filari. Piena produzione del Pinot Nero. Visivamente bello, peccato sono astemio.
Scendo dall’auto, apro il cofano, fisso il vano motore ma sti cazzi, non ci capisco una ceppa.
Rombo di motore, arranca sulla salita una sportiva rossa anni70, decappottabile. Rallenta si ferma. Alla guida una giovane donna con un vestito unico bianco con pallini blu e rossi e un cappello a larga tesa com’era di moda negli anni 60. “Ehilà” saluta lei scendendo dall’auto. Ha occhiali da sole e indossa sandaletti come quelli di Dorothy nel mago di Oz. “ti serve una mano?”
“Sei meccanica?”
“Come hobby. Sono cresciuta in una fattoria e ho imparato a mettere a posto i trattori”
“Beh, non è un trattore ma, prego”
Lei si mette ad armeggiare, piegandosi in avanti. Non so se lo fa apposta ma il suo sedere si delinea meglio e… Mi impongo a guardare da un’altra parte “Niente di irreparabile” chiude il cofano “Sali, ti porto a casa mia. Là c’è Tonio, mio cugino. Lo mando a prendere la tua auto”
“Beh, grazie. Come posso ricambiare il disturbo?”
“Non voglio soldi” sorride mettendo in moto

Arriviamo ad un casolare che si protende su una bassa collina. Uno sterrato di ghiaia affiancato da altri filari. Un cartello bianco con scritte nere che indica “Lavanda Rossa-Produzione di Pinot Nero” famiglia Ganciani – dal 1912 – “Lavori qui?”
“Appartiene alla mia famiglia” sorride. L’auto parcheggiata all’ombra di un fienile. Un tizio alto dall’aspetto torvo, aggrotta le sopracciglia quando ci vede arrivare. Saluta la ragazza “Non ci siamo presentati, comunque” gli porgo la mano “Sandro Marini”
“Gisella” ride “Lo so chi sei, ho letto i tuoi libri”
“Ah”
“Mi piace un sacco la saga della detective erotica”
“Beh, grazie. Di solito ricevo complimenti da parte di maschi arrapati”
“Non sono un maschio” fa una pausa “Ma mi arrapo frequentemente”
Non so cosa rispondere. Lei scoppia a ridere e corre dal tipo dalla faccia torva. Li vedo parlare, l’uomo annuisce e s’incammina verso un trattore di colore blu. Mette in moto e si allontana sulla strada che abbiamo appena percorso “Tonio ti trainerà l’auto fino a qui. Nel frattempo, scrittore, che ne dici di accompagnarmi?”

“Questo è i mio regno” allarga le braccia e svolazza come una farfalla nello spiazzo con ringhiera che domina la collina “Dal 1912” esegue un inchino “Il mio bisnonno comprò un vecchio casolare fatiscente e lo tirò a nuovo. Qui nacquero i primi vitigni di Pinot Nero alla lavanda”
“Credevo che nacquero nella zona del Cabanon”
“Più o meno nello stesso periodo. Siamo tra i primi produttori di lavanda di questa zona dell’oltrepo’”
“Peccato non essere in stagione. Sarebbe stato suggestivo osservare un campo di lavanda”
“Di qui, è suggestivo anche quando l’uva matura. Dovresti venire a farti un giro a metà settembre”
Sono lì e penso alla fortuna che ho avuto ad incontrare sta tipa che fa molto Falcon Crest. Esistono le coincidenze? Mi sto facendo un film mentale per conto mio? “Dunque, è stato solo un caso che ci siamo incontrati”
“Sì e no. Hai scritto su Faceb che ti saresti fatto un giro in collina. Ti ricordi cos’ha risposto a Ghisa99? Mi farò un giro su a Mornico, passando da Boffalora e, poi, magari punto verso la panchina gigante di Calvignano”
“Sì,è il mio giro cult. E poi volevo vedermi sta cavolo di panchina gigante e vedere come ci si sente”
“Allora, basta dirlo” corre via, si ferma di colpo, mi fa cenno con la mano “Vieni, ti ci porto”

La panchina gigante è di colore rossa. Si chiama Travaglino dal nome delle cantine omonime che posseggono tutta la collina. Loro hanno finanziato la struttura, che domina il pendio scosceso della collina, i vigneti e, sul fondo, la massiccia costruzione quadrata ricavata sui resti di un antico monastero.
La panchina è subito sotto il livello della strada. Il parcheggio lo trovo cinquanta metri più avanti, vicino ad un cimitero. Bella posizione per mettere un’attrazione turistica. Sulla nostra sinistra, dietro un vecchio casolare abbandonato, due parapendii si rincorrono nel cielo tinto di blu.
“Tu lo sai da chi è arrivata questa idea e perché?”
“So di un tizio, nelle Langhe. Un qualcosa che serve a promuovere il micro turismo. E’ iniziato lì, poi si è espanso nel piemonte e in Lombardia” rispondo
“Chris Bangle” annuisce “Nasce per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala. Qui, in Oltrepo’ ne spuntano parecchie. C’è n’è una a Costa del vento, dopo Montalto. A Retorbido, Romagnese, Codevilla, Casteggio. Quella a CAsteggio mi piace di più perché è l’unica ad avere un nome”
“Potreste costruirne una anche voi. Il panorama non è male”
“Non sono molto favorevole alle panchine. Possono anche attirare turisti zonali ma, per me, sono un deturpamento del paesaggio”
“In effetti” in un contesto di bei paesaggi, fatti di vigneti, colline erbosi e borghi caratteristici, spicca il pan chinone colorato che è un pugno in un occhio ma, attira la gente. Uno se ne va a vedere la panchina, poi adocchia un ristorante, ci si ferma, magari anche solo per un caffè. Si gusta la vista, i prodotti tipici, si annusa l’aria pulita della collina

Scendiamo dall’auto. Fa caldo. Lei che cammina volteggiando come una delle tante farfalle colorate che ci svolazzano attorno. Mi fermo, mani sprofondate nelle tasche, lo sguardo che si sposta ora sui parapendii colorati, ora sulla panchina, ora sulla massiccia costruzione delle cantine. “Vieni” un dislivello di un metro, lei che salta con un’agilità flessuosa, la gonna che si alza nell’atterraggio. Una visione di natiche bianche, perfette come solchi di pesca e l’eccitazione immediata dell’inquilino del piano di sotto. Lo ha fatto apposta a non indossare le mutandine? Lo ha fatto apposta a fare quel salto alla Carla Fracci? Lo ha fatto apposta a.. “Vieni?”
Ma non ci penso proprio a fare il saltino che poi metto male una caviglia e mi parte un condominio di bestemmie, poco rispettoso vicino ad un camposanto. “Faccio il giro” sarà anche perché sono un po’ più vecchio e certe cose le facevo da ragazzo, quando saltavo i fossi per la lunga, per modo di dire.

Lei si è attardata a salire. Mi aspetta con i piedi sul predellino che serve a facilitare la salita sul pan chinone “Mi aiuti a salire?” e il suo culo è ad una spanna dalla mia faccia
“Ehm” faccio titubante. Mano sul culo per farla salire e rischio di piallata sulla faccia?
“Dai, non fare il timido” mi provoca, sporge ancora di più il sedere verso di me
Eh, carpe diem, dicevano gli antichi romani.. Delicatamente, mano sulle chiappe e spingo. Lei si issa con un volteggio e, porca la maiala, si scoscia fino all’ombelico e, come diceva Elio in quella canzone “La visione della figa da vicino”
La raggiungo, ma senza volteggio, sedendomi vicino a lei, con l’immagine della sua passerina scolpita a fuoco nel mio cervello. E lui, l’inquilino del piano di sotto, che grida di essere liberato “Bella vista” e non solo per il panorama che si gode dalla panchina
“Quella che vedi ora o quella che hai visto prima?” chiede maliziosa
“Il secondo paesaggio mi attira di più” sorrido
Lei si lascia andare contro il grosso schienale della panchina, un ginocchio ripiegato verso di se, le braccia che la tengono stretta “Peccato che siamo così vicino alla strada”
“E così vicino ad un cimitero”
“Vorrà dire che..” il colpo di una serpe. Così veloce che non oso fermarla. Mi abbassa la zip dei pantaloni e ci rovista dentro come il mago Silvan in cerca del coniglio “Mmm” fa’ “Già duro” e comincia a menarmelo
Io mi giro verso di lei e la bacio. Lei continua a masturbarmi e ricambia il mio bacio, con calore e passione “Vuoi scoparmi?”
“Qui è rischioso”
Salta a cavalcioni su di me. Io mi preoccupo che qualcuno passi sulla strada a pochi metri sopra le nostre teste e ci veda. E chiami i Caramba.
S’impala sull’inquilino ormai libero e comincia a muoversi e saltare. L’inquilino stra felice anche se, da una gabbia è passata ad un’altra. Ha una furia animale, le dita che sembrano pugnali e una fica che sembra voglia assorbirmi. “Sì” esplodo, con lei che si inarca all’indietro e io l’afferro per non farla cadere. Entrambi alziamo lo sguardo verso il cielo, ululando come mannari. I parapendii ci sorvolano di poco e discendono verso le cantine

“Bene, signor scrittore. Quale storia per la prossima Detective Erotica?”
“Ma, non saprei. Magari le faccio fare un giro da queste parti e gli faccio incontrare un aitante contadino, virile e voglioso” rido
“E c’è un delitto”
“Beh, sì”
“E lei indaga”
“Interrogando e scopando”
“La parte che preferisco”
“Sì, anche io”
Siamo sulla terrazza di un bar ristorante pizzeria a Montalto. Bella vista se guardi direttamente davanti a te e non sotto la balconata, dove c’è il cortile di una villa privata. In fondo, oltre la punta in pietra di un antca abazia, si intravede la sagoma squadrata di una torre, quella di Stefanago “Ci mangiamo qualcosa qui. La pizza è buona”
“Perché no” annuisco “E poi?”
“E poi, a circa due chilometri da qui, c’è Costa del Vento e un’altra panchina”
“Vuoi farti il tour delle panchine?”
“Non ti è piaciuto il giro di prima?”
“Adoro le panchine giganti”
“Domani mattina, Tonio dice che la tua auto sarà pronta. Deve solo andare in officina a prendere i pezzi di ricambio”
“Quindi, dovrò rimanere da queste parti stanotte?”
La mano di lei si allunga sotto il tavolo e mi tocca il pacco “ho una stanza libera da me”

E, dopo un tour di pan chinone, paesaggi e sesso selvaggio, trascorsi la notte da lei. Nella sua stanza libera, o quasi, dal momento che era camera sua..

Un mese dopo…

“Ciao”
“Ciao”
“Volevo dirti che, qui da me, la lavanda è in pieno fulgore. Sembra di stare in Provenza. Ci vieni a fare un giro il prossimo week end?”
“Direi di sì”
“Sai, anche se non è come le originali, mi sono fatta costruire una panchina gigante. Ma sarà solo ed unicamente a nostro beneficio”
E diavolo, se sono belle queste panchine giganti


((I luoghi descritti nel racconto esistono davvero e le panchine giganti sono quasi un must obbligatorio quando mi faccio un giro nel nostro Oltrepo’,, così come esiste la cantina Travaglino, il vino alla lavanda e la pizzeria con vista su una proprietà privata. O i parapendii. Ma non esiste un’azienda vinicola con il nome di Ganciani. E, se esiste, non è da queste parti))
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scritto il
2022-05-01
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