Dai piedi in su atto XIV

di
genere
dominazione

Passavano i giorni e i mesi. Nel mio nuovo menage di SSS ( =Schiavo, Servo e Sposo) del mio supremo PM (=Padrone e Maestro) noi due abitavamo per forza di cose insieme. Non mi è mai stato chiesto di abbandonare il mio lavoro di segretario d'azienda. Delle faccende domestiche si occupava un ex schiavo a stipendio, molto bravo a tenere pulita e in ordine la casa, a fare i bucati e lo stiro, e soprattutto a cucinare. Al ritorno dal lavoro il padrone si sedeva a tavola e io dovevo servirlo di tutto punto in puro stile BDSM in divisa da cameriere. Oltre al solito collare indossavo i guanti bianchi e un paio di minislip molto elasticizzati, di una taglia in meno della mia, appena sufficienti a coprire le mie vergogne. Va da sé che mangiavo la mia parte ma sempre restando in piedi, composto e con un minimo di sussiego. Al momento del dessert e del digestivo il dom mi infilava sotto il tavolo in adorazione di piedi, gambe e sesso. Si divertiva anche a lanciare sul pavimento qualche boccone che andavo golosamente a divorare. Poi si guardava qualche film alla televisione o ci si sprofondava nella lettura di riviste e libri, non solo e non sempre porno. Infine se non erano previste particolari attività e prestazioni da parte mia si andava a nanna. Dormivo a terra su una moquette di pelo folto e qualche volta, anche spesso direi, venivo accolto nel lettone, tra le braccia del mio supremo che mi stringeva e mi stritolava di schiena, oppure di petto quando aveva desiderio di baci alla francese. Il bacio era il suggello della nostra unione. Dava la stura a un affiatamento del tutto particolare e a un totale senso di abbandono fra di noi. Il dom concepiva la bocca (la mia) come una vagina e la lingua (la sua) come un secondo fallo. Queste effusioni mi sfinivano e mi conciliavano tante ore di un sonno quasi sempre molto ristoratore, talvolta animato da sogni e da qualche incubo, che forse mi servivano per rielaborare la natura e gli episodi salienti del mio rapporto di sottomissione. Al mattino di buon ora il padrone si alzava e nel caso che il mio modo di baciarlo della sera avanti fosse andato un po' oltre la misura, me ne faceva subito pentire strattonandomi di sbilenco a spinte e calci fino in bagno.
scritto il
2024-09-22
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