Dai pied in su atto XIII

di
genere
dominazione

Da quella volta in poi (DAI PIEDI IN SU ATTO XII) quando al mio supremo PM (Padrone e Maestro) veniva l'uzzolo di fare gioco di squadra invitava solo dom con il loro personale schiavo al seguito. Erano perlopiù schiavi giovani, un po' imbambolati ma molto belli di anatomia. I dom li osservavano attentamente li palpavano, li sbeffeggiavano, valutandone nel dettaglio e a voce alta le forme e i pregi fisici. Poi li maneggiavano come manichini da plasmare, facendo loro assumere le pose più strampalate e oscene, per metterne a volte in risalto e a volte in ridicolo la grazia. Dovevano mantenere a lungo gli atteggiamenti messi a punto dai dom, in uno stato di perfetta immobilità. Venivano addobbati in chiave BDSM. Io restavo in disparte, porgevo loro i materiali che servivano: corde, accessori in pelle, pennarelli, vernici e pennelli. Una cura particolare veniva riservata ad impostare le espressioni e le smorfie del viso. Quando i dom erano finalmente soddisfatti del loro lavoro, iniziava il servizio fotografico. Con scatti ravvicinati e quasi macro o a figura intera, da ogni lato, da sotto, dall'alto, anche inerpicati su una scala a pioli, che spalancavo secondo il bisogno e sulla quale tenevo saldamente la presa perché non si sbilanciasse. Facevo da valletto anche in veste (si fa per dire perché ero completamente nudo) di tecnico delle luci. Piazzavo i cavalletti dei fari e gli ombrelli, più spesso diventavo io il cavalletto, per tenerli puntati alla giusta altezza e modularli, a luce bianca o colorata, diffusa, radente, dove e come serviva a sviluppare i migliori effetti di chiaroscuro, morbidi o crudi, secondo le esigenze e il giudizio dei dom. Spostavo anche i pannelli che via via facevano da sfondo. Finite le riprese i modelli (che venivano chiamati “Monelli”) andavano a ripulirsi e i dom si schiantavano sui seggi. Erano cinci e sembravano reduci da una seduta di allenamento in palestra. Dovevo prodigarmi nel rianimarli a caffè caldo e beveraggi. Il loro drink preferito era il Negroski (vermout, campari e vodka). Intanto che lo tracannavano, detergevo il loro corpi sudati, in particolare le ascelle e i sessi, che passavo e ripassavo anche a lingua. Il povero sub di turno veniva liquidato e congedato a male parole, mentre i dom iniziavano la cernita dei materiali. Io avevo il compito, che svolgevo più che volentieri, di archiviarla in sequenza e in bell'ordine sul PC. Devo riconoscere che in coppia erano due veri maestri, anche nell'arte della fotografia, perché ogni singola loro inquadratura riusciva perfetta e quasi sempre da copertina. Diventavo ebete a sfogliare questi album, che mi inchiodavano a cazzo duro. Il mio padrone se ne accorgeva e me lo castigava a strizzo o a schiaffo.
scritto il
2024-09-22
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