Dai piedi in su atto XII

di
genere
dominazione

Solita ora, ore 21 entro in casa sua. Mi denudo. Mi presento a lui. Mi ingiunge di indossare il collare, le polsiere e le cavigliere. Mi comanda di piazzare al centro del salotto il cavallo a quattro zampe senza maniglie, che avevo già guatato nell'ampio ripostiglio di casa, popolato di strumentazioni di vario genere. Mi comanda anche di aggiungere un altro seggio accanto al suo. Infine mi informa che è in arrivo un suo amico dom per una sessione a tre. Aggiunge che lo devo ricevere alla porta inginocchiandomi e baciando la patta dei suoi pantaloni. Eseguo tutto quanto senza discutere e quando sento suonare il campanello vado ad aprire, Entra il dom che aspettavamo. Mi pongo in ginocchio e bacio il suo pacco. Sorride. Lo faccio accomodare. Nel giro di pochi minuti mi ritrovo davanti al supremo mio PM (=Padrone e Maestro) e al suo amico, che sono in vestimenti lubrichi: Canottiera di rete a vita alta, slip a rete dentro i quali si protendevano le sagome dei loro sessi, ai piedi stivaloni di pelle nera. Curiosamente avevano la stessa statura e lo stesso aspetto. Sono stravaccati sui seggi e mi indicano gli stivali. Bacio e lecco quei quattro stivaloni. Si alzano e mi comandano di stendermi sul cavallo, dove mi agganciano e mi immobilizzato di gambe e di braccia. Ridono di me e fra di loro, come se io non esistessi, si scambiano commenti osceni sulla mia postura forzata. Mi aspergono di olio al rosmarino, lisciando e palpeggiano le mie membra in lungo e in largo. Impugnano la sferza e mi segnano, di perfetta intesa fra loro: il culo, le braccia e le gambe, in maniera talmente ben studiata che le loro rigature sembravano dei tatuaggi. Poi insieme decidono che sono pronto. Sfilano gli slip a metà coscia e infilzano i loro cazzi, davvero uguali per forma e dimensioni, l'ospite nella mia bocca, il padrone nel culo. Mi arrivano in gola e all'inizio del colon. Si muovono sincroni come se un unico lunghissimo cazzo scorresse dentro di me a impalarmi dalla bocca all'ano. Menano un centinaio di spinte lente e di precisione. Mi sento come un vagone bestiame compresso fra due locomotive, appeso a uno spiedo per diventare il loro arrosto. I loro cazzi mi bruciano e sviluppano attrito. Brucio, gemo e soffro. Vengono nello stesso momento e mi inondano di seme. Si sfilano. Impugnano due sferze e rifiniscono il mio culo già dolorante riducendolo a una graticola. Poi si siedono e brindano con un vino pregiato. Tornano e mi esaminano il culo apprezzandone la forma e il colore tutto infiammato di un rosso ciliegia. I loro cazzi risorgono. Si segano su di me e da ultimo spargono del sale sui segni che mi hanno inferto. Soffro e gemo. L'ospite se ne va e il padrone mi slega e mi fa accomodare in poltrona. Si genuflette e mi spalanca un piccolo astuccio da orafo con dentro un anello di Topazio rosa incastonato nell'argento. Mi chiede di diventare il suo sposo. Annuisco. Me lo infila al dito e se ne infila uno uguale di colore blu, spiegandomi che questa gemma ha il potere di aumentare la consapevolezza di sé e del proprio valore. Ti voglio vero schiavo e sposo (SP). All'indomani andiamo in anagrafe a registrare la nostra (in)civile unione. Da allora non ha mai più invitato padroni che non venissero accompagnati dai loro schiavi. Il mio culo era solo suo e me lo conciava per le feste. In regime di convivenza mi sono trasferito a casa sua. Tra di noi non sorgevano discussioni e litigi perché tutto era stabilito in modo più che chiaro. Lui comandava e io ero pronto ad ubbidirlo. Mi ha anche confidato che quel suo amico dom era il suo fratello gemello. Altro non mi viene da dirvi. Solo che la nostra esperienza insieme viaggia su un binario di reciproca e completa felicità.
scritto il
2024-09-21
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