Le tattiche e le strategie del padrone

di
genere
dominazione

Ogni padrone quando è alle prese con la prima educazione di un schiavo esordiente si muove con cautela e con passo felpato. All'inizio appare una figura più che cordiale e suadente, che mette in gioco i suoi saperi per porgere aiuto e assistenza al sottomesso in fieri e per assecondarne le inclinazioni affinché egli possa conoscere meglio la sua indole e le sue esigenze. In realtà ha solo cominciato a scandagliarlo e a studiarne a fondo la vulnerabilità alla ricerca deì format più appropriati su cui puntare, sui quali indirizzare le proprie brame e su cui fare in seguito leva e assegnamento nell'impostazione concreta del suo potere. Spenderà molto del suo il tempo e delle sue energie per rinfrancare il candidato e sua futura vittima in modo che non si scoraggi e soprattutto che non si spaventi e non provi orrore di sé mentre elabora e matura una serie di normalissime perplessità e frustrazioni che lo espongono ad avere qualche ripensamento o peggio a meditare di tirarsi indietro, quando invece deve auto convincersi che ha imboccato la strada giusta e la più consona alla sua vera natura. Lo sottoporrà ai primissimi insulti e richiami verbali, che piano piano si inaspriranno fino a diventare punizioni corporali e mortificanti castighi, da fargli vivere con vergogna ma anche con rassegnazione, come mezzo per redimersi e migliorare la sua condotta e per correggere i suoi inevitabili deficit o errori. Questo prima scuola avrà lo scopo di renderlo sempre più pronto ed attento. Il dom userà a piene mani il metodo del bastone e della carota ma andrà avanti con una certa pazienza e gradualità. In una fase ancora molto dilettantesca alternerà momenti più impegnative a a momenti di tregua e di necessaria pausa utili al ripristino delle forze. Gli proporrà esercizi semplici e accattivanti che ne lusinghino la vanità esibizionista e che verranno via via oberati di un sempre maggior carico di fatica, impiegando quella che viene chiamata la tecnica del carciofo, che va sfogliato foglia a foglia fino al torsolo. Lo blandirà con lodi che decantino la sua innata bravura insinuando quanto sia predisposto, a prescindere dalle richieste del dom, a ricoprire un ruolo di inferiorità. Con noncuranza ostenterà e terrà quasi sempre bene in vista il suo pube calamitico e calamitoso per ammaliarlo e per inculcare nel discente la nozione del divario che intercorre fra loro due. Farà diventare il raffronto fra le loro impari virilità un asse portante e di tutta evidenza in modo che non abbia alcun bisogno di essere negoziato ma solo accuratamente consolidato ed acuito e portato fino al parossismo. Sarà bonario e concessivo. Per svezzarlo lo abituerà da subito a spendersi e a saziarsi nella venerazione del suo corpo, ad iniziare dai piedi, in modo che il contatto diretto fra il muso del sub e le estremità del dom diventi un'abitudine e una forma di morbosità, automatica e benefica per entrambi. Insisterà nel fargli concentrare ogni sorta di attenzioni (baci, leccate, sbavate, massaggi) ancora simboliche ma sempre più laide, per spingerlo a nutrire verso quelle sua infime parti una devozione di tipo servile che andrà estesa anche alle scarpe e agli stivali. Così facendo lo preparerà a ricevere qualche pedata e lo allenerà a mantenersi rasoterra e ad assumere la postura del quadrupede, per prepararlo anche ad esibire senza imbarazzo il proprio sedere girato e a portata di mano delle prime palpate del dom, che diventeranno presto maggiormente ardite e più mirate all'ano, fino ad aprirlo ed esplorarlo con le dita per poi violarlo con l'asta.
Da lì in poi la strada è spianata ed eseguirà a puntino tutto quello che gli verrà imposto di fare e di subire A poco a poco il suo stile risulterà improntato senza obiezioni all'insegna pura della disciplina e dell'obbedienza. Si potrà cominciare a istruirlo e a rodarlo nell'osservanza di regole inderogabili, e nello svolgimento di mansioni e di compiti sempre più gravosi, da portare avanti con diligenza anche quando siano in contrasto con la sua precedente concezione del bene e del male, che sarà diventata nient'altro che una inutile zavorra da gettare nel cesso.
Per norma lo schiavo si presenta al padrone in totale NUDITA' di mente e di corpo, ad indizio della sua trasparenza, genuinità e autenticità e della inerme accessibilità delle sue anatomie. Egli deve sentirsi non tanto e non solo disponibile quanto a disposizione del dom dimostrandosi nei suoi confronti fiducioso e confidente senza mai derogare al rispetto e alla soggezione che gli deve. Al suo cospetto, quando non viene comandato di stare sull'attenti, si pone a CAPO CHINO e assume la POSTURA INGINOCCHIATA. Verrà abituato a non prendere iniziative ma solo a reagire alle provocazioni del dom. Di fronte alla sua smagliante prestanza e preponderanza il sub si sentirà fragile e non gli resterà altro fa fare che manifestargli la sua crescente e attonita dedizione.
IL COLLARE E IL GUINZAGLIO sono il marchio di fabbrica del vincolo di sottomissione reso dallo schiavo e preteso dal padrone. Costituiscono il segno dell'appartenenza. L'assoggettamento del sub viene siglato dal LUCCHETTO la cui chiave è custodita dal dom, incluse tutte le chiavi che lo tengono via via in costrizione. Collare e guinzaglio definiscono la sua dimensione animalesca e lo stato di cattività, nel cui ambito può essere insultato ingiuriato bestemmiato odiosamente oltraggiato a parole e nei fatti con atti lesivi della sua dignità psicofisica per adeguarlo ad affrontare ogni genere di svilimenti e di umiliazioni.
Per snervarlo lo avvierà alla deprivazione sensoriale attraverso immobilizzazioni e segregazioni, materializzate dal frequente ricorso ai MORSI, ai CAPPUCCI, alle MANETTE, alle CORDE e alle CATENE, attraverso i quali il suo degrado morale e fisico si sviluppa e si dispiega.
Può essere redarguito disciplinato strinato a volontà con appositi castighi e punizioni
Ma diventa anche la cavia designata e il destinatario di sostanziose e gratuite dosi di dolore sadomasochista ad opera della CINTA e della FRUSTA. Il padrone inizierà a mollargli di tanto in tanto un ceffone o una tirata di orecchie. Lo solleciterà con pizzicotti e morsi sui capezzoli o in diverse parti del corpo. Gli proporrà di sottoporsi di buona voglia a una sculacciata. Gli farà prendere una qualche confidenza con la sua cinta, consentendogli di slacciargliela e di sfilargliela di dosso. Gliela farà baciare e leccare inebriando le sue narici dell'odore che emana. Lo condurrà a sentire il desiderare di sentirla in azione sui glutei per provare l'effetto che fa. Finché non lo spianerà di bruto su un tavolo e gli somministrerà i primi dieci colpi della intera sua vita da esordiente. Sa bene il brivido che sta provando. Passerà a venti. Poi a cinquanta. Gli confonderà le idee facendogli apprezzare la sofferenza patita lì per lì e i suoi effetti cromatici che subito non si dileguano ma scemano piano fino a svanire prolungandone la fruizione come splendida variante del piacere. Il suono ripetuto e frequente della frusta lo farà diventare sempre più docile e malleabile. La sua raggiunta passività a 360 gradi lo predispone ormai ad essere usato e abusato sessualmente nei modi più sconci diventando oggetto di deflorazioni rabbiose di godimento ed orgasmi senza freni Sarà debitamente istruito a misurarsi con la pompa, nella quale dovrà sperimentarsi e spendersi e metterci con ardore del suo fino a farsi giorno dopo giorno sempre più disinvolto. La presa per il culo del dom risulterà da principio di una delicatezza senza pari, le seguenti sempre più invasive fino a diventare sprezzanti e a sgombrare il campo da ogni traccia di condiscendenza e di pietà. Questo comporterà la sua inesorabile femminizzazione di fatto. Quando lo schiavo sarà pronto per ingoiarla il dom gli farà bere a garganella la sua prima e dimostrativa ma non ultima intera caotica pisciata. Superato il varco di questa prova in principio abbastanza traumatica lo schiavo è sufficientemente in grado di essere iniziato e coinvolto in diverse altre pratiche. A questo punto è prigioniero senza vie di fuga nella trappola della trasgressione. Ormai se il padrone lo desidera lo può far cacare sotto i suoi occhi, può tranquillamente invitarlo a fiutare la sue feci ancora calde e lo può sottoporre al battesimo del fuoco di cibarsene. Superata questo fatidico e infame cimento qualunque schiavo non si stupirà più di niente, sopratutto di sé stesso e di ciò che è diventato. Il padrone ce l'ha in pugno. Talvolta il dom fingerà di volersene magari disfare facendogli balenare la possibilità di essere rimesso in libertà e cioè alla porta, con l'unico scopo di udire le sue implorazioni al riguardo e la sua volontà di rimanere nel ruolo. D'ora in poi molta parte della sua evoluzione verterà sul superamento graduale di ogni limite residuo, in modo da inquadrarlo in una corsa ad ostacoli costellata di sfide da far figurare non tanto come una resa o una capitolazione quanto come un suo personale trionfo in ogni nuovo traguardo in cui riesce ad infrangere un suo tabu. Tale tirocinio lo potenzierà e lo accrescerà nell'orgoglio di donarsi compiutamente al padrone e di gratificarlo e sarà sempre più contento e sempre più realizzato ogni volta che verrà trascinato in nuove incalzanti esperienze. Gradino dopo gradino il sub avrà percorso una scala in salita ma anche in discesa e comunque senza ritorno nel modo impuro e sconcio della perversione e sarà pronto a sopportare per intero come è suo destino il peso imposto dal giogo della schiavitù.
Dopo questo non facile apprendistato e questo plurale e variegato collaudo lo schiavo sarà divenuto pienamente conscio della incolmabile distanza che separa la sua pochezza dalla smisurata grandezza del suo padrone, rispetto al quale egli rappresenta un meno a fronte di un più, il Nulla a fronte del Tutto.
scritto il
2024-10-31
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