La sala da ballo

di
genere
dominazione

C'era una stanza non molto grande (che non dava scampo), ma nemmeno troppo piccola (per dare sufficiente spazio all'esercitazione), che stava sempre vuota (sgombra da ogni genere di mobilio) e che era piastrellata a parete fino al soffitto e a pavimento da ceramiche a scacchiera bianche e rosse. Serviva al mio supremo PM come palestra per esercitarsi nel tiro della frusta. Il più delle volte ci convocava insieme a lui per sperimentare su di noi i suoi micidiali fendenti. La chiamavamo la SALA DA BALLO o il MACELLO. In quella stanza ci toccava di esibirci noi due schiavi in un continuo forsennato salto della corda scandito da incessanti inesorabili sibili e colpi di una di quelle fruste lunghe americane, che il dom maneggiava con estrema perizia dandoci il ritmo. Nel tentativo di evitare le bordate in arrivo schizzavamo come dei Piripicchi (per chi non lo sapesse in romanesco vengono chiamate con questo termine delle trottole di legno sempre in movimento, che più in generale designano persone ipercinetiche e molto irrequiete). Se non eravamo abbastanza lesti e precisi nei saltelli le sferzate a striscio del padrone arrivavano a segno sui nostri poveri piedi e lungo le nostre gambe. Al termine della esperienza avevamo le estremità ridotte proprio male, tanto che per giorni e giorni tenevamo un'andatura del tutto sciancata e sbilenca. Non amavamo molto questa frenetica esperienza che ci metteva a dura prova, ma tant'è così succedeva e dovevamo subirla “obtorto collo” al cento per cento.
scritto il
2024-10-21
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