Il collare
di
cagnetta rottainculo
genere
dominazione
Il collare è un contrassegno derivato direttamente dal monto animale, non è un monile ma un simbolo fra i più potenti della sottomissione. Viene imposto al sub nelle varie fasi del suo crescita mentre gli fa riscontro un guinzaglio che è invece il precipuo simbolo del dominio. Il collare appartiene al dom, che lo mette e lo toglie o lo fa indossare e togliere a sua dicrezione. Il sub può toccarlo solo dopo aver ricevuto il permesso o l'ordine di andarlo a prendere o di riporlo all'inizio o alla fine di una sessione. Esistono tre tipi di collare: di considerazione, di addestramento e di appartenenza. Quello di considerazione è di solito fatto di una catena grezza per richiamare il fatto che il sub è ancora grezzo e in prova come lo è ancora la sua capacità di conoscere e anticipare i bisogni del dom. Non è chiuso con un lucchetto e viene indossato solo nel tempo delle sessioni. Il collare di addestramento costituisce il passo successivo ed equivale ad un anello di fidanzamento. È costituito di solito da una catena in metallo lucido chiusa da un lucchetto la cui chiave è posseduta dal dom. Viene indossato anche per settimane e mesi anche al di fuori dei tempi delle sessioni. Diventa il simbolo di una devozione più ampia ma ancora in fase di tutoraggio, durante la quale il sub viene trattato come se fosse una proprietà del dom che assume nei suoi confronti solo l'impegno ad addestrarlo compiutamente affinché impari a comportarsi nei modi giusti anche in vista di essere ceduto ad un altro futuro dom. Il collare di appartenenza viene anche chiamato collare di schiavitù e corrisponde ad un anello di matrimonio. Sottintende la disponibilità del dom a diventare il suo referente stabile e per il sub è una profferta e un vincolo di definitiva di sottomissione. Viene spesso conferito nel corso di una cerimonia davanti ad amici e altri membri della comunità. I tre tipi di collare variano per dimensioni (spessore, altezza e peso) e vanno indossati in modo che una mano possa sempre farvi agio per evitare che si trasformino in cappi pericolosi.
Questo è quanto ho ricavato da una dettagliata informativa su internet, ma i collari che ho indossato io sono un po' diversi. Il primo era costituito da una semplice treccia di cuoio nero scamosciato. Il secondo da una striscia di pelle con fibbia e anello di metallo che usavo solo durante le sessioni. Il terzo, quello del contratto definitivo (ne ho diversi esemplari identici e fra loro intercambiabili), è di spesso cuoio di ventre di bue serrato da un lucchetto la cui chiave è custodita dal dom. È tempestato da aculei ed ornato da un anello che serve per agganciare con un moschettone la catena del guinzaglio (i miei guiz sono infatti sempre a catena) o più catene per altri strumenti di sofferenza. Ne ho anche uno pesante a catena ad anelli piatti, che utilizzo esclusivamente in sessione quando mi capita di venire irrorato e bagnato da getti d'acqua o di altri meno onorevoli liquidi e secrezioni del dom. Questi due modelli li indosso solo a casa nel privato. Quando invece vado in pubblico in compagnia del padrone sono sempre in giacca e cravatta e all'occorrenza la cravatta serve da collare e anche da guinzaglio. Diciamo pure che per mia vanità o per motivi pratici ho un discreto guardaroba da alternare nelle varie situazioni che mi si presentano, per dimostrarmi e farmi sentire comunque costantemente legato al dom e sotto la sua vigile sorveglianza.
Il collare è il più importante, il più potente, il più squisito e visibile vincolo ed emblema di appartenenza al padrone. Come ho detto, la sua foggia e i suoi dettagli sanzionano il grado di sviluppo dello schiavo. Funziona anche come strumento di controllo attraverso il quale egli viene tenuto alla catena più o meno corta o invece lasca in un angolo di casa. O tenuto a bada dalle mani ben salde del dom e guidato per il collo a destra e a manca, sempre in tiro tra gola e cuticagna (collottola, nuca). Va indossato in modo stabile e con il massimo orgoglio. In un modo o nell'altro credo proprio di averci fatto il callo. È diventato ormai parte di me.
Questo è quanto ho ricavato da una dettagliata informativa su internet, ma i collari che ho indossato io sono un po' diversi. Il primo era costituito da una semplice treccia di cuoio nero scamosciato. Il secondo da una striscia di pelle con fibbia e anello di metallo che usavo solo durante le sessioni. Il terzo, quello del contratto definitivo (ne ho diversi esemplari identici e fra loro intercambiabili), è di spesso cuoio di ventre di bue serrato da un lucchetto la cui chiave è custodita dal dom. È tempestato da aculei ed ornato da un anello che serve per agganciare con un moschettone la catena del guinzaglio (i miei guiz sono infatti sempre a catena) o più catene per altri strumenti di sofferenza. Ne ho anche uno pesante a catena ad anelli piatti, che utilizzo esclusivamente in sessione quando mi capita di venire irrorato e bagnato da getti d'acqua o di altri meno onorevoli liquidi e secrezioni del dom. Questi due modelli li indosso solo a casa nel privato. Quando invece vado in pubblico in compagnia del padrone sono sempre in giacca e cravatta e all'occorrenza la cravatta serve da collare e anche da guinzaglio. Diciamo pure che per mia vanità o per motivi pratici ho un discreto guardaroba da alternare nelle varie situazioni che mi si presentano, per dimostrarmi e farmi sentire comunque costantemente legato al dom e sotto la sua vigile sorveglianza.
Il collare è il più importante, il più potente, il più squisito e visibile vincolo ed emblema di appartenenza al padrone. Come ho detto, la sua foggia e i suoi dettagli sanzionano il grado di sviluppo dello schiavo. Funziona anche come strumento di controllo attraverso il quale egli viene tenuto alla catena più o meno corta o invece lasca in un angolo di casa. O tenuto a bada dalle mani ben salde del dom e guidato per il collo a destra e a manca, sempre in tiro tra gola e cuticagna (collottola, nuca). Va indossato in modo stabile e con il massimo orgoglio. In un modo o nell'altro credo proprio di averci fatto il callo. È diventato ormai parte di me.
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