L'amico di mio marito - 1

di
genere
tradimenti

Non so se è capitato anche ad altre ma mio marito ha proprio un amico stronzo! Il problema è che, oltre a essere stronzo, è anche molto simpatico, e finisce così che gli si perdona tutto, anche quello che non dovrebbe essergli perdonato!
Sono Martina, ho 37 anni, faccio la veterinaria e circa 15 anni fa ho sposato un fantastico uomo dal quale ho avuto una bellissima figlia, che ora viaggia per gli 8 anni.
Purtroppo ho anche "ereditato" le sue amicizie che, a dire il vero, sono alquanto simpatiche. E tra queste c'è Rodolfo, un tipo bello e dannato, del tipo che non passa inosservato.
Io, al contrario, non mi reputo granché come donna: non sono una bellezza anche se tutti sono concordi nel dirmi che sono carina. Sì, ho due bellissimi occhi azzurri e sono bionda, e questo so che attira gli sguardi, ma ho il viso un po' troppo tondo e la bocca forse un po' troppo grossa, per cui nell'aspetto mi sento tanto come un pupazzo disegnato da un bambino di tre anni. Per fortuna sono alta e abbastanza slanciata, forse un po' troppo magra (mio marito, quando facciamo l'amore, mi dice che da dietro gli sembra che stia penetrando un ragazzo!), e ho due seni sproporzionati tanto sono grossi rispetto alla mia figura, cosa che mi ha sempre imbarazzata.
Appena mi ha conosciuto, circa cinque anni fa, Rodolfo ha subito mostrato un morboso interesse verso di me, al limite dell'irriguardoso, sia nei miei riguardi che nei riguardi di mio marito, il suo caro amico che non vedeva da tempo.
Rodolfo è comandante in seconda di una nave da crociera ed è sempre fuori per crociere da sogno nel Mediterraneo, ma quando rientra in porto viene sempre a trovarci. Non ha mai avuto una ragazza fissa anche se, alla soglia dei 40 anni, si è messa con una mia amica che però fa la hostess e, quindi, non si incontrano quasi mai.
Sono sempre riuscita a tenere a bada Rodolfo, anche se alcune volte non ho potuto evitare che mi mettesse le mani addosso, andando anche sul pesante come quella volta che, a casa di amici comuni, approfittando del fatto che eravamo rimasti soli per pochi minuti, mi prese i seni in mano tentando di baciarmi, o ancora quella volta che, durante un'escursione, nascosti dietro una siepe riuscì a strapparmi un bacio mentre mi infilava una mano dentro i pantaloni della tuta da trekking.
Non ho mai fatto parola di questo con mio marito perché so quanto vuole bene a questo scavezzacollo che non si decide a crescere, ma stare sempre sulla difensiva con lui mi fa star male, anche perché sotto sotto mi sento attratta da lui, cosa che non voglio ammettere nemmeno con me stessa.
Solo che adesso le cose sono un po' cambiate e, anche se non è stata tutta colpa mia, probabilmente per tutti ho contribuito passivamente a quel che vi sto per raccontare.
Era un venerdì di luglio e avevo organizzato una cenetta a casa mia con Rodolfo, Gisella la sua morosa e Federico, un amico comune a tutti.
Avevo pensato a tutto per la buona riuscita della serata: fatto la spesa, preparato la pasta con i frutti di mare, cucinato un salmone alle erbe, disposto le patate duchessa e le verdure, scelto la frutta. Inoltre avevo lasciato la figlia da mamma, comprato la tovaglia nuova per il tavolo sulla veranda e disposto i lumini con le candele profumate. Infine, avevo scelto un abito nero semplice e molto corto per me, che lasciava un po' toppo scoperti i seni e le ginocchia, però deliziosissimo con le scarpine di pelle nera col tacco alto, molto eleganti.
Non avevo pensato che mia suocera potesse sentirsi male proprio quella sera e così, appena iniziata la cena, mio marito ricevette la telefonata imprevista e, scusandosi, ci lasciò per andare a casa della madre, pregandoci di proseguire che ci avrebbe raggiunto quanto prima.
E non avevo previsto la partenza improvvisa per Dubai di Gisella, richiamata urgentemente a bordo del suo Boering 787.
Così eravamo in tre al tavolo, con Rodolfo proteso verso di me mentre ci intratteneva con una conversazione brillante e disinvolta, Federico che sembrava più intento a mangiare che a seguirlo e io, con le gambe serrate, a chiedermi se non si vedessero troppo le tette ogni volta che mi protendevo per prendere una portata dal tavolo (e, ahimè, sapevo che si vedevano fin troppo bene, visto che nell'ebbrezza del momento avevo deciso di indossare il reggiseno più impalpabile che avessi!).
La serata sembrava essersi messa sui binari della tranquillità, e stavo già rilassandomi pensando che sarebbe andato tutto liscio quando all'improvviso Federico non salta su dicendo di doverci lasciare perché aveva un appuntamento con una simpatica signorina conosciuta al distributore di servizio dove lavora (lui è il proprietario, naturalmente).
Alla costernazione da parte mia faceva da contrapposizione l'aria da gatto-che-ha-visto-un-topo di Rodolfo, malcelata dietro un finto dispiacere mentre accompagnavamo Federico alla porta.
Una volta sola, dandomi un po' di contegno, provai a chiamare mio marito per sapere se tornava presto, ma la risposta che mi diede mi precipitò in un'ansiosa certezza: ero sola con Rodolfo per chissà quanto tempo, visto che dovevamo aspettare il medico che, avvisato poco prima, stava tornando in paese ma non sarebbe arrivato prima di un'ora!
Appena chiusa la telefonata seppi che non avevo scampo!
Vidi Rodolfo venire lento verso di me e provai, ridendo, a tenerlo a bada minacciandolo di rompergli in testa la prima cosa che mi fosse capitata sotto mano, minaccia che non fece alcun effetto su di lui tant'è che, fatti due passi, ero già tra le sue braccia.
Mi divincolai gridandogli di star fermo, ma eravamo soli in una villetta isolata sul mare, sulla terrazza inondata dalla luce della luna e circondati da candele tremolanti molto romantiche: una situazione molto romantica, no?
Rodolfo mi baciò, dapprima con titubanza, poi sempre con più fermezza, e io mi divincolai un po', dapprima con violenza, poi sempre con meno convinzione, finché alla fine capitolai.
Il bacio aveva annullato tutte le mie forze per cui, appena sentii le mani di Rodoldo sui fianchi, emisi solo un flebile "no" ma non mi sottrassi all'abbraccio.
Rodolfo mi tirò su lentamente il vestito, scoprendo centimetro dopo centimetro le mie gambe e i mie glutei che, di lì a poco, erano esposti all'aria come due piccoli cocomeri.
Mentre sentivo la sua lingua duellare con la mia, provai quel che ogni donna, prima o poi nella vita, prova con un fremito di voluttà: sentire le mani di un uomo che ti abbassano le mutandine!
Mio marito era cancellato dalla mia mente, mia figlia non esisteva più: c'era solo Rodolfo, le sue labbra, il suo pene duro che batteva contro il mio inguine e il culo nudo esposto a qualsiasi sguardo: se mai ci fosse stato qualcuno di passaggio da quelle parti, avrebbe visto un uomo vestito abbracciato a una donna seminuda come un ragno con le zampe intorno alla sua preda impotente.
Rodolfo continuò a baciarmi mentre con la mano mi accarezzava il sesso da dietro, passando lentamente le dita fino a farmelo schiudere automaticamente. Io ero persa, concentrata su quelle dita e sulla lingua che mi perlustrava la bocca, gli occhi tenacemente chiusi e il respiro affannoso. Trasalii quando, di colpo, Rodolfo mi infilò due dita nel sesso, muovendole dapprima lentamente dentro e fuori, poi accelerando l'andatura scavandomi in profondità, mentre muovevo le gambe per acquistare un equilibrio che sentivo sempre più precario!
Il mio torturatore continuò la conquista del mio corpo procedendo ad alzarmi il vestito fino a farmelo sfilare dal capo, poi mi baciò i grossi seni mentre io rabbrividivo a ritmi sempre più frequenti, quindi scese giù a baciarmi l'inguine e a liberarmi le caviglie dalle mutandine.
Poi mi fece inginocchiare, si sbottonò i pantaloni e , sempre baciandomi il volto e leccandomi i lobi delle orecchie, girò dietro di me e mi prese.
Provai calore, emozione, dolore e piacere, vergogna e passione, tutto in pochi secondi.
Poi fu solo il suo pompare, il suo scopare lento tenendomi il culo tra le mani, mentre le mie grosse mammelle oscillavano strofinando sul pavimento.
Venni poco dopo, incredula per essere stata capace di cedere in così poco tempo!
Rodolfo mi fece sdraiare di schiena, venne su di me e mi penetrò nuovamente, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, alzandomi le gambe con le braccia finché con me le appoggiò sulle sue spalla. Mi colpiva profondamente così da sentirlo tutto, schiacciandomi sotto di sé in una posizione scomoda che mi provocava un dolore alla schiena, compensato però dal piacere che fluiva in me a ogni intromissione in profondità del suo pene.
"Ma perché i cazzi degli amici dei mariti sono sempre così grossi?" pensai in un momento di lucidità, mentre un nuovo orgasmo mi sommergeva trascinandomi in un mare di estasi.
Mi ritrovai, poco dopo, a cavalcioni del suo membro, a baciargli il viso e il petto, mentre lui mi strizzava i seni fino a farmi male, comprimendoli uno contro l'altro, spingendoli verso la mia bocca, costringendomi a succhiarmi da sola i capezzoli. Poi mi girò e gli cavalcai al contrario, tenendogli le palle con una mano mentre con l'altra mi masturbavo furiosamente, con lui che mi guidava tenendo stretti in mano il peli del mio pube (e strappandomene anche alcuni nella foga!).
Mi ritrovai nuovamente sotto di lui, a succhiargli il cazzo con fare incerto, mentre sentivo il desiderio montargli dentro tanto da non avere un cilindro di carne tra le labbra ma una sbarra durissima di legno, finché, con un forte gemito, Rodolfo non cominciò a spruzzarmi sul viso fili di sperma, consistenti per cremosità, vischiosi al tatto e bollenti. Mi costrinse a bere tutto, tenendo il pene a forza tra le mie labbra, mentre con l'altra mano mi penetrava la fica, inserendo tutte le dita in un colpo solo e agitandole come se volesse salutarmi l'utero.
Così, mentre bevevo il suo latte dolciastro e venivo scopata a forza dalla sua mano, venni per la terza volta, col grido strozzato dal suo pene tra le labbra.
L'intera scopata era durata poco meno di un'ora.
Il mio mondo era cambiato in meno di un'ora!
Rodolfo andò via prima che arrivasse mio marito, ma prima di uscire, con me presente, gli telefonò (il bastardo) per ringraziarlo per la squisita cena che aveva gustato, comunicandogli che la di lui moglie, in sua assenza, si era prodigata anima e corpo affinché tutto riuscisse bene e i commensali andassero via soddisfatti.
Quando chiuse la telefonata e mi baciò andandosene, mi confessò che mai, in vita sua, aveva posseduto una donna così facilmente!
Mentre si allontanava, umiliata gli gridai dietro quanto fosse stronzo.
Mentre mi rivestivo e m lavavo aspettando il ritorno di mio marito mi sentivo stralunata, come se non fossi stata io a concedermi in quel modo a Rodolfo ma un'altra, una puttanella vogliosa e incontrollata.
Però, a parte la rabbia che non accennava a sbollire, stranamente mi sentivo bene...
scritto il
2022-01-04
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