L’amico di mio marito - 4 (il finale)

di
genere
tradimenti

Avevo fatto la mia scelta: l'avrei fatto anche con l'amico!
Avrei corso il rischio di farlo con un altro se avesse poi mantenuto la sua promessa. Tanto, cosa avevo da perdere? Una scopata in più, una in meno.... Un uomo in più non avrebbe cambiato la mia realtà di adultera ma, forse, mi avrebbe restituita a mio marito. Così attesi il ritorno di Rodolfo da una crociera nel Mediterraneo orientale per dirgli della mia decisione.
"Brava Martina, hai preso la decisione giusta" fu la sua pronta risposta appena gli comunicai l'accoglimento della sua proposta.
"Sì, ma tu mi devi giurare che sarà l'ultima volta che ci vediamo...."
"Che ci vediamo o che scopiamo?"
"Lo sai che voglio dire.... Come amico ti dovrò vedere, anche perché se no mio marito comincerà a farsi strane domande, ma come amante la nostra storia finirà subito dopo. Va bene?"
"Fammici pensare...."
"Non fare lo stronzo: va bene?"
"Va bene!"
"Giuralo che sarà l'ultima volta che lo facciamo e poi basta...."
"Okay, lo giuro."
"Guarda che se mi stai mentendo, caschi il mondo, vado dalla tua bella e glielo dico che razza di porco che sei!"
"Però mi sembra che il porco ci sappia fare con te, vero?"
"Smettila, con questi discorsi...."
"Mi sbaglio a ricordare che l'ultima volta gridavi di volerlo ancora, ancora e ancora?"
"Tu mi facevi dire queste parole....."
"E tu le dicevi con convinzione, vero?"
"Qualsiasi donna portata al limite direbbe qualsiasi cosa gli passi per la testa....."
"Non è una scusa, perché ti vedevo venire sotto di me e altre donne, in quella situazione, non mi hanno detto quel che mi hai detto tu!"
"Senti, ora non voglio più , va bene? Quindi, o me lo prometti solennemente che sarà l'ultima volta o io lo dico a tutti!!!"
"E correresti il rischio di sputtanarti così, ai quattro venti? E tuo marito.... Pensi che la prenderà bene?"
"Se posso evitare di farglielo sapere va bene: è per questo che sto accettando la tua proposta. Ma se dovessi avere la certezza che, non mantenendo le tue promesse, fossi costretta a vita a sottomettermi alle tue voglie, preferisco correre il rischio! Allora, lo giuri che sarà l'ultima volta?"
"Va bene, lo giuro.... Sai che di me puoi fidarti!"
"Spero di aver fatto la scelta giusta...."
"Certamente. Ci vediamo domani?"
"Pensavo che mi lasciassi un po' di tempo per abituarmi all'idea..... chi sarà questo tuo amico?"
"No, tu non devi saperlo: sarai incappucciata."
"Ehi, non cominciamo con le richieste assurde: io se non vedo non ci vengo!"
"Tranquilla, neanche lui ti vedrà: sarete entrambi incappucciati. Lo faccio per te: non sei contenta di mantenere l'anonimato?"
"Non mi convince troppo questo fatto.... Dici che non mi vedrà? Ma come posso essere sicura?"
"Te ne accorgerai quando vi bacerete, visto che sentirai anche tu sulle labbra la stoffa del cappuccio che lo maschera."
"Va bene, ma niente scherzi, Rodolfo, o questa volta non risponderò delle mie azioni."
Ci lasciammo così, accordandoci per il giorno dopo a casa sua alle 9.00 in punto del mattino. Ora dovevo solo trovare una scusa accettabile sul lavoro e un'altra per mio marito che sapevo in ferie e, quindi, a casa.
Sul lavoro fu abbastanza semplice: comunicai la mia assenza adducendo un problema di salute. Col marito dovevo giocare d'astuzia.
Mentre rimuginavo una scusa plausibile che giustificasse la mia assenza in mattinata (poteva sempre chiamarmi sul lavoro con una scusa qualsiasi) la Fortuna mi venne incontro sotto le spoglie di un certo Francesco, un vecchio compagno di servizio militare del marito, che in questi giorni era dalle nostre parti. Mio marito, infatti, mi comunicò il suo desiderio di andare a trovarlo l'indomani dai suoi parenti dove risiedevano, a circa 50 chilometri da noi, visto anche la mia non disponibilità per lavoro, e che sarebbe rientrato nel pomeriggio inoltrato.
Tirando un sospiro di sollievo, mi mostrai generosa e gli proposi di raggiungerlo appena finito di lavorare: avrei preso nostra figlia dalla nonna e, con lei in auto, l'avrei raggiunto così da passare la serata insieme al suo amico. Ma mio marito declinò la proposta dicendo che sarebbe rientrato presto, giusto un saluto e un pranzo insieme e che, quindi, non voleva sottoporci a un'uscita inutile.
Ora che avevo il pretesto, per giunta fornito dal marito su un vassoio d'argento, mi preoccupai dell'incontro del giorno dopo: come sarebbe stato? Quest'amico di cui non dovevo sapere il nome avrebbe saputo qualcosa di me? Cosa gli avrebbe detto Rodolfo? Lo avrei scoperto l'indomani.
La mattina dopo mi alzai alla solita ora per non destare sospetti nel marito e, dopo aver fatto colazione, finsi di andare al lavoro mentre lui si proponeva di accompagnare nostra figlia dai nonni. Ci salutammo con il solito bacio e andammo incontro ai nostri rispettivi destini, il mio più condannabile del suo agli occhi altrui, senz'altro però con una nuova speranza che valeva la pena di coltivare: l'essere restituita completamente al mio consorte, anima e corpo!
Arrivai a casa di Rodolfo qualche minuto prima delle nove, tant'era l'ansia per la nuova avventura da vivere e perché avrei fatto di tutto per evitare di essere riconosciuta dal suo amico, compreso cercare di non incontrarlo sulla soglia di casa di Rodolfo.
Una volta dentro, il mio amante con le ore contate mi baciò appassionatamente, mi fece spogliare nuda e mi fece indossare una lunga tunica con due fori circolari nella parte superiore per favorire la fuoriuscita delle mie tette, con spacchi laterali vertiginosi per meglio raggiungere le mie parti intime, sormontata da un cappuccio che si legava sotto al mento e che lasciava scoperte solo le labbra. Quindi mi fece sedere sul divano raccomandandomi, se avessi voluto mantenere l'incognito, di non parlare assolutamente, e prese a giocare con i miei seni favorendo, dopo qualche secondo, l'erezione prepotente dei miei capezzoli.
Dopo alcuni minuti sentii suonare il campanello del portone e Rodolfo, prontamente, si staccò dalle mie mammelle per andare ad aprire, non prima però di avermi ripetuto le sue raccomandazioni in merito al non parlare e non togliermi il cappuccio.
Rimasta sola, comincia a fremere per l'ansia del momento, cercando con le mani di aggiustarmi il mantello per poi darmi della stupida: se non poteva vedermi anche lui, a cosa serviva aggiustarmi l'abito?
Passarono alcuni minuti durante i quali mi sforzai di captare il minimo suono dalle stanze vicine, ma oltre un bisbigliare indistinguibile all'ingresso, nel quale riuscii a capire solo un "Lei è già qui" detto da Rodolfo in risposta alla domanda del misterioso amico, e qualche porta aperta o chiusa seguita dallo scalpiccio di passi, non percepii altro. Probabilmente Rodolfo stava facendo indossare anche al suo amico lo stesso abito, magari con aperture e spacchi differenti. Forse ne stava indossando uno anche lui.... Chissà?
Mentre ero alle prese con questi pensieri sentii i due uomini entrare nella stanza, e la voce di Rodolfo confermargli la mia presenza sul divano e che, se a lui andava a genio la cosa, provvedeva prima a scaldarmi un po'.
Evidentemente l'amico incappucciato dette il suo consenso muovendo il capo perché, immediatamente, sentii Rodolfo venire verso di me, rovesciarmi sul divano e, di colpo, invadermi la bocca col suo pene.
"Le ho messo il cazzo in bocca e ora la tocco un po', così te la preparo...!"
Io succhiavo ascoltando il monologo di Rodolfo intendo a descrivere quel che mi faceva, immaginando la voglia montare nell'altro uomo che, non potendo vedere quel che succedeva, probabilmente fremeva per partecipare.
"Ecco, le sto toccando la fica..... tra un po' potrai farlo anche tu, falla bagnare un po': per lei è la prima volta che si trova in presenza di due cazzoni come i nostri!"
Lo maledissi mentalmente, però il suo toccare cominciava a sortire un benefico aspetto nelle mie parti intime. Cominciai a contorcermi sotto le sue dita, mordendomi le labbra per non gemere.
Sentii l'altro uomo lanciare un sospiro, poi i sui passi avvicinarsi incerti verso di me.
"Bravo, vieni anche tu a toccare questo bel pezzo di fica... ti guido io."
Le mani dell'altro uomo si posarono sul mio corpo all'altezza dei seni presero a viaggiare su tutto il corpo.
Io tenevo sempre il cazzo di Rodolfo in bocca, e lo sentivo ancora infierire con le dita nella mia vagina mentre, a queste sensazioni, si aggiungeva il massaggio alle tette da parte dell'altro mio occasionale amante.
A quel punto Rodolfo si alzò dal mio capo e, girando attorno, venne a piazzarsi tra le mie gambe.
"Ora te la apro un po' questa troia, ti preparo il tunnel così vedi com'è calda e accogliente."
Mi sentii particolarmente umiliata da queste parole e fui per un attimo tentata di gridare il mio rifiuto ma poi, tenendo a mente le sue raccomandazioni, preferii tacere e subire.
Cosa che puntualmente accadde.
Mi sentii allargare la gambe, la mia tunica aprirsi e, immediatamente, la punta dl pene di Rodolfo forzare la mia apertura. Mi lasciai scappare un gemito subito bloccato dalla mano di Rodolfo, mentre il pene, nodoso e rigido come un piccolo tronco, mi scivolava dentro il canale vaginale. Quindi cominciò quel martellare che tanto avevo imparato a conoscere, quel su è giù costante, profondo e totalmente riempitivo della mia nicchia che si apriva accogliente come mai in quegli anni mi era successo.
Intanto l'amico, stanco di manipolarli, aveva preso a leccarmi i seni con perizia inusuale, facendo un lavoro coscienzioso e accurato, insalivando prima il sinistro dalla base alla punta del capezzolo, poi passando al destro cui subì lo stesso trattamento. La stoffa della tunica, tagliata circolarmente in corrispondenza dei seni, era però insufficiente per favorire un loro agevole far capolino all'esterno, ragion per cui le mie grosse mammelle erano strizzate al di fuori, e l'orlo del ritaglio mi segava la base irritandola, Per questo motivo queste leccate, oltre che aumentare il piacere, mi facevano da lubrificante con la stoffa, dandomi un po' di sollievo al prurito da sfregamento che subivo.
"Mettigli il cazzo in bocca..." sentii dire da Rodolfo all'indirizzo dell'amico che, tosto, lo accontentò.
Fu così che mi ritrovai un altro pene rigido tra le labbra mentre giù in basso, quello di Rodolfo continuava la sua incessante penetrazione.
Il secondo membro era abbastanza grosso, anche se non raggiungeva le dimensioni di quello del mio amante. Sembrava di taglia media, con un glande comune e appuntito come, sospettai, fossero in tanti a possedere. Il che era rassicurante per la comparazione con quello di mio marito: almeno mi stavo trastullando con un cazzo che non lo faceva sfigurare!
Questi rapidi pensieri mi balenavano in mente a ondate successive: tra l'uno e l'altro la consapevolezza di due cazzi dentro di me aumentava la mia eccitazione, tanto che mi scoprii a leccare con voluttà questa seconda asta, insalivarla ben bene prima di ingoiarla e succhiarla con forza, come mi aveva insegnato a fare Rodolfo e che mai avevo sperimentato col cazzo di mio marito, più per paura di ingenerare sospetti di tradimenti che per voglia di non farlo godere.
"Hai visto quanto è brava questa troia?" sentii dire da Rodolfo all'indirizzo dell'uomo sconosciuto mentre ero in pieno doppio pompaggio. Un grugnito indecifrabile fu il commento di quest'ultimo mentre, con fare lascivo, mi toglieva il pene dalle labbra per farmi leccare asta e palle.
"Certo che così, al buio più completo, tutti gli uomini sembrano uguali..." pensai mentre leccavo quei due testicoli tondi e pelosi. "Anche Rodolfo ha le stesse palle di questo: potrebbero scambiarsi di posto e non riuscirei a distinguerli!" Pensai in un momento di lucidità.
"Dai, ora tocca a te" esclamò Rodolfo dando l'ultima stoccata all'interno del mio sesso e, tosto, uscendone gocciolante umori. "È bella pronta, bagnata al punto giusto e spalancata in modo molto accogliente. Scopatela adesso, prima che si raffreddi....!"
L'uomo non si fece ripetere due volte l'invito e, con fare impacciato a causa della sua e della mia tunica, dette il cambio all'amico tra le mie gambe, mentre Rodolfo provvedeva a riempirmi la bocca col suo batacchio tenendomi per le caviglie in modo da farmi spalancare al massimo la fica.
L'incappucciato cercò a tentoni l'ingresso al mio antro e, una volta trovato, vi immerse il suo spiedo, senza trovare alcun tipo di opposizione. Ero aperta al massimo, probabilmente scivolosa come un'anguilla, per cui quasi non mi accorsi del suo invadermi finché il membro non cominciò a urtarmi le pareti interne. L'uomo cominciò a roteare le anche e a spingere con forza, con i gesti un po' forzati di chi non ha il membro perfettamente rigido: che fosse un ragazzo timido? La cosa mi eccitò fortemente: forse l'amico era un giovincello alle prime esperienze sessuali...
Mi concentrai sulla sua penetrazione e cominciai a contrarre e rilasciare i muscoli della fica, così come mi aveva insegnato il mio coltissimo amante. E, subito, ne assaporai le conseguenze benefiche, sentendolo lentamente irrigidirsi a ogni contrazione finché non diventò anch'esso una piccola sbarra di ferro dentro di me.
Scopata da due parti, un cazzo in bocca e uno in fica, persi il controllo del mio corpo e venni all'improvviso con un orgasmo forzatamente silenzioso a causa della presenza del pene di Rodolfo tra le mie labbra.
Di lì a poco sentii i due uomini allontanarsi da me fuoriuscendo dalle mie doppie labbra, ma solo per cambiare posizione: fui, infatti, fatta girare e inginocchiare, la tunica capovolta sulla mia schiena, messa pronta per la nuova doppia penetrazione.
L'amico di Rodolfo, a tentoni, trovò la mia apertura, passò la mano al suo interno allargandomela e, con un colpo solo, mi infilò nuovamente il suo dardo in profondità nel sesso. Davanti, invece, il mio amante torturatore aveva ripreso a scoparmi in bocca, ed entrambi mi davano colpi potenti che mi facevano oscillare pericolosamente. Mi sentivo una porchetta infilzata allo spiedo, col ferro che passa dal culo alla bocca intenta a rosolare sul fuoco, Mancava solo che mi facessero ruotare intorno ai loro cazzi per rendere reale questa mi impressione.
Non potendo sfogarmi urlando il piacere che stavo provando, sentii fuoriuscire rivoli di bava dalla mia bocca aperta al massimo; li sentivo colare lungo il mento per poi gocciolare sul divano. In basso sentivo l'umidore della mia vagina in maniera accurata: mai ero stata così bagnata in vita mia! In più le mani dell'uomo alle mie spalle provvedevano, tenendomi per le anche, a spalancarmi il culo al massimo del possibile mentre, davanti, Rodolfo accompagnava il mio spampinarlo con forti manipolazioni dei seni che, liberi di penzolare, oscillavano al ritmo dei colpi prima di essere riafferrati e tirati dal possessore del cazzo che mi trapanava il palato.
Questa lasciva posizione durò per un tempo abbastanza lungo. Poi, sentii Rodolfo dire all'indirizzo dell'amico: "Cambiamo posizione: siediti sul divano che facciamo accomodare questa splendida zoccola su di te!"
Ormai priva di ogni pudore, mi feci guidare da Rodolfo fino ad accovacciarmi sul grembo del suo amico, le mani ad artigliare lo schienale del divano, le gambe spalancate ai lati del corpo e l'apertura della vagina perpendicolare al suo cazzo irrigidito. Le mani del mio amante guidarono il mio culo fin sul membro dell'uomo mascherato, facendo combaciare l'apertura della fica al suo glande turgido, poi mi sentii infilata alla grande per intero, mentre le mani amiche mi tenevano per i glutei imprimendo un movimento sussultorio al mio bacino.
Così infilzata, oscillai diverse volte su quel cazzo, finché non sentii i coglioni schiacciati dal mio corpo. Quindi iniziò un furioso vai-e-vieni, cui si aggiunse il leccare, da parte di Rodolfo, del mio piccolo orifizio posteriore.
"Dio mio, questi qui fanno le cose in grande....!" Pensai preoccupata quando sentii le mani di Rodolfo spalancare il mio solco anale, poi fu solo il dolore lancinante di un'inculata mai sperimentata in quel modo!
Presa da due parti, mi annullai schiacciandomi al petto del tizio sconosciuto, mentre le una mano di Rodolfo guidava il suo cazzo dentro il mio sfintere e l'altra, con bravura, mi tappava la bocca zittendomi.
Mugolando a più non posso, sentii i due membri prendere possesso delle mie viscere, interamente piantati dentro di me a formare un unico doppio membro durissimo che si muoveva in sintonia.
"Puoi sborrargli dentro: questa troia prende la pillola." Esclamò Rodolfo a un certo punto, segnando l'inizio del gran finale da parte mia e sua. I due uomini presero, infatti, a piantarmi più saldamente i loro membri spingendoli a un andirivieni più frenetico e convulso, slabbrandomi i buchi e strappandomi, finalmente, grida che nessuna mano poteva trattenere. In preda al parossismo, cavalcai come un'indemoniata il manico dell'uomo sotto di me che cominciò, anch'esso, a lanciare sospiri di voluttà, che parvero assumere suoni stranamente noti alle mie orecchie.
In un'orgia di grida, cominciai a venire come una pazza, mentre sentivo il cazzo dell'uomo pronto a esplodere dentro la mia vagina e quello di Rodolfo, ormai una mazza marmorea pesante un quintale, che lanciava i suoi ultimi assalti nel mio intimo più profondo prima di iniziare a scaricarsi con getti di sperma incandescenti...
Poi, mentre ancora ero sconquassata da un orgasmo profondissimo il mio amante bastardo, mentre ancora eiaculava dentro il mio ano, con gesto veloce mi tolse il cappuccio, facendo altrettanto con quello che fino a un istante prima aveva coperto il volto dell'uomo misterioso che, anche se aveva ancora i lineamenti distorti dal piacere che provava nel penetrarmi con gli ultimi affondi, ormai aveva assunto una fisionomia già nota.
Quella di mio marito!
scritto il
2022-01-12
9 . 7 K
visite
5
voti
valutazione
6.2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

L’amico di mio marito - 3

racconto sucessivo

I sogni di Enza
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.