L'amico di mio marito - 2
di
Handrea
genere
tradimenti
Dopo la serata di sesso con Rodolfo avevo deciso che non ci sarebbe stato alcun seguito a quel sciagurato incontro. Ero stata molto male emotivamente, avevo fatto una cazzata e me ne pentivo amaramente: mio marito non meritava quel tradimento perché era sempre stato buono con me, un marito esemplare. E io l'avevo tradito col suo migliore amico perché non ero riuscita a impormi, a dir di no quando s'era presentata l'occasione. Ma che razza di donna ero? Anzi, che razza di moglie?
Mi ci volle un po' per riuscire a dimenticare e ritornare a guardare in faccia mio marito senza sentirmi scoperta per quel che avevo fatto. Per un po', quando facevamo l'amore, non riuscivo a donarmi completamente, perché mi balenava nella mente Rodolfo e quel che mi aveva fatto. E qualunque cosa mi facesse mio marito, non riusciva a essere così intensa come quello che mi aveva fatto provare quello stronzo in quell'oretta scarsa in cui mi aveva preso. E, come conseguenza, finivo col perdere il filo, non riuscivo a venire spontaneamente e, per non suscitare dubbie domande in mio marito, ero quasi sempre costretta a fingere un orgasmo che non veniva.
Una volta mi sono pure masturbata da sola, per provare a me stessa che riuscivo ancora a essere normale nella mia sessualità, riuscendoci però solo dopo che ebbi sovrapposto all'immagine di mio marito quella di Rodolfo e del suo sesso potente.
Esteriormente però non davo alcun segno di turbamento o fragilità: andavo al lavoro ogni mattina dopo aver accompagnato la figlia a scuola, ritornavo a prendere la figlia per accompagnarla da mia madre, riandavo al lavoro e, verso le 19.00 prendevo la via di casa dove già trovavo mio marito e nostra figlia intenti a preparare il tavolo per la cena. Vita tranquilla, senza scosse. Facevo sesso a notti alterne, salvo il periodo del ciclo, con un fuori programma la domenica mattina prima che si alzasse nostra figlia.
Nessuno aveva mai saputo niente, nemmeno Clelia, la mia collega e amica del cuore che soleva punzecchiarmi sul fatto che fossi così attraente ma, al contempo, distratta da non accorgermi di come mi venissero dietro gli uomini. Se avesse saputo.......
Rodolfo tentò diverse volte di sentirmi, poi fu costretto a partire per lavoro. La sua ragazza, Gisella, mi chiamò alcune volte per uscire con lei, cosa che feci raramente, anche perché in una di queste uscite il discorso cadde su di lui, riaccendendo in me pensieri che non volevo più avere. Specialmente quando Gisella mi confidò il sospetto che Rodolfo avesse un'altra donna in mente, visto che quando facevano l'amore era fortemente distratto e continuava a lamentarsi delle sue tette, che riteneva troppo piccole. Ma già, io sapevo il perché di questa sua lamentela, visto che di me adora proprio il mio enorme seno, come mi ha sempre confessato candidamente in più di una occasione.
Da lui ricevetti un paio di sms mentre era in crociera, messaggi che dicevano sempre una cosa: "Ti penso. Ti voglio ancora". Li cancellavo subito dopo averli letti, senza mai rispondergli, nella speranza che capisse e che decidesse, finalmente, di lasciarmi in pace.
Ma come si fa a far cambiare idea a un uomo quando si fissa? L'avrei scoperto, a mie spese, di lì a poco.
Era passata da poco l'estate, da qualche giorno eravamo entrati ufficialmente nella stagione autunnale quando, improvvisamente, una mattina chi mi vedo spuntare Rodolfo, col suo fare scanzonato e il suo sorriso strafottente, davanti al portone della clinica.
Inutile dire che mi balzò il cuore in petto e feci fatica a trattenermi per non trasalire alla sua vista. So però che il rossore sul mio viso si fece evidente tanto che lui, scherzando, lodò il mio colorito abbronzato, io che non mi abbronzo nemmeno se mi mettono per cinque ore di fila sotto una lampada a raggi ultravioletti!
Dopo i primi convenevoli, alquanto formali visto che non eravamo soli, Rodolfo mi parlò del suo navigare estivo, chiedendomi come fosse trascorsa l'estate per me e, abbassando la voce, se lo avessi pensato.
Io tagliai corto, dirottando il discorso su argomenti più banali, mentre Clelia, incuriosita, non ci mollava di vista nemmeno per un secondo.
Riuscii a sganciarmi con la scusa del lavoro, anche se dovetti promettergli che mi sarei fatta sentire. Poi dovetti sopportare il fuoco di fila delle domande di Clelia, cui non pareva vero di spettegolare con me su quell'aitante giovanotto che pareva uscito dalle pagine di un fotoromanzo rosa.
Quella sera fu la volta del marito annunciarmi di aver sentito Rodolfo (il bastardo aveva chiamato anche lui!), scherzando sulle ipotetiche conquiste che, probabilmente, aveva fatto in crociera. Gli risposi bruscamente che non era affare nostro spettegolare su quel che poteva o non poteva aver fatto, cosa che lo lasciò un po' di stucco per la veemenza con cui avevo proferito quelle parole. Finì che litigammo e quella sera, per colpa di Rodolfo, mio marito andò in bianco.
Due giorni dopo Rodolfo mi telefonò al lavoro e mi chiese, senza giri di parole, se quel pomeriggio ci potevamo vedere. Presi tempo perché non volevo dargli subito una risposta negativa, ma lui, con fare autoritario zittì le mie scuse con una frase misteriosa: "Ti conviene venire perché ho qualcosa per te che su per certo possa interessarti".
Ero incazzata nera: ma come si permetteva? Per chi mi aveva preso? Per una delle sue puttane?
La tentazione di mandarlo al diavolo era forte, ma poi decisi che vedere cos'avesse da mostrami non avrebbe pregiudicato nulla e, pertanto, mi organizzai per passare da lui nelle prime ore del pomeriggio, ore in cui sapevo che il marito non mi avrebbe cercato.
Dopo aver inventato una scusa con Clelia, verso le 15.00 suonai al campanello di Rodolfo.
Il satiro mi accolse con un ampio sorriso e, appena entrata, mi abbracciò con trasporto. Riuscì anche a strapparmi un mezzo bacio prima che, allontanandolo bruscamente, gli dicessi di smetterla e di mostrami cos'avesse di tanto importante per me.
Sempre sorridendo, Rodolfo mi portò nel soggiorno e, accendendo la televisione, mi diede in mano un piccolo telecomando e mi chiese di accendere il lettore DVD mentre lui, recandosi verso il mobile dei liquori, mi chiedeva se avessi gradito qualcosa da bere.
Gli risposi di no e, incuriosita, accesi l'apparecchio.
Incredula guardai le scene che, in lenta successione, apparivano sullo schermo televisivo e che, impietosamente, riproducevano me stessa, totalmente nuda, ripresa di spalle mentre Rodolfo era intento a scoparmi alla pecorina! Le scene erano limpide, impietose e non davano adito dubbi su cosa stessi facendo. Il maledetto mi aveva ripreso in un momento di rapimento di sensi, probabilmente col cellulare, senza che me ne accorgessi data la posizione in cui ero.
Se all'inizio il viso non era inquadrato, tutto il corpo era mostrato nella sua totale nudità: le mie tette enormi che ballonzolavano a ogni colpo muovendosi in fuori lateralmente come le grosse mammelle delle mucche al pascolo; il mio culo con i segni dello slip esposto alla ripresa anche in primissimo piano; il suo grosso pene affondato dentro di me che si muoveva incessantemente avanti e dietro, lucido di umori. I miei umori! E poi i capelli biondi e il profilo del viso quando lo giravo lateralmente in preda all'eccitazione, la mia lingua che saettava brevemente fuori dalle labbra, il mio tenere gli occhi chiusi sotto i colpi d'ariete. E se non bastasse, i gemiti, le parole smozzicate, i gridolini mentre si spingeva profondamente in me provenivano dalla mia bocca, con la mia voce: chiunque li avrebbe riconosciuti.
E poi la scena dell'orgasmo.........!
Il mio gridare ininterrottamente, lo scuotermi in maniera convulsa, il suo inquadrare i movimenti inconsulti del mio sesso che si spingeva contro i suo bramandolo.... E quel ritmico dilatarsi del mio ano conseguenza del mio venire incontrollato....!
Riuscì anche a riprendere il viso per brevi istanti, così da collegare irrimediabilmente la donna chiavata nel video con la sua "cara amica" Martina, così come commentò guardando la scena.
Mi sentii morire dalla vergogna, e mi scoprii impaurita: sapevo che ero nelle sue mani, che se non lo avessi corrisposto mi avrebbe sputtanato ai quattro venti. Magari non con mio marito, ma avrebbe potuto diffondere il video tra gli amici e i conoscenti.
Dio che situazione!!!
Spense il televisore e mi venne vicino. Io ero pietrificata, non avevo parole da dirgli, non avevo ancor deciso come comportarmi, come agire.
Ma lui sapeva bene cosa fare!
Mi spinse contro il divano, mi prese per le spalle e, sordo alle mie supplichevoli proteste, mi tolse il giacchettino, mi sbottonò la camicetta e mise a nudo i miei seni facendoli fuoriuscire dalle coppe del reggiseno. Poi mi piegò, come si piega un giunco flessibile, facendomi tenere lo schienale del divano con le mani, e mi alzò la gonna senza togliermela, tanto non serviva farlo. Quindi si limitò a spostarmi di lato le mutandine, a toccarmi impaziente per pochi attimi e, senza aspettare che fossi pronta, mi penetrò con la forza del desiderio.
Urlai per la lacerante penetrazione: non ero pronta per niente, non ero lubrificata!
Mi martoriò con i suoi colpi potente per diversi minuti mentre io, col capo appoggiato alle mie braccia, piangevo rumorosamente piegata in due, con i seni appesi come grossi sacchi pieni, dandogli dello stronzo tra un singhiozzo e l'altro.
Mi scopò alla crudele, brusco e veloce, artigliandomi il culo, finché non cominciò a sentirmi bagnata.
Allora cominciò a dirmi parole sconce, dandomi della troia, della puttana, della zoccola, mentre mi scuoteva come un fuscello tra le mani. Se il suo pene mi violava il corpo, le sue parole mi ferivano l'anima, anche perché sapevo perfettamente come avesse ragione nel dirmele.
Provai a protestare, ma mi zittì schiaffeggiandomi i glutei, intimandomi di sta zitta e godere, visto che lo sapevo fare bene, anzi che ero già in procinto di farlo visto che mi ero allagata come una ragazzina che viene toccata per la prima volta.
Con sgomento realizzai che le sue parole, insieme al suo cavalcarmi incessantemente, stavano producendo gli effetti da lui sperati: stavo veramente venendo, stavo provando l'orgasmo che sommerge la donna che subisce una violenza sessuale ripetuta e prolungata, un orgasmo tanto più sporco quanto non voluto e procurato contro la propria volontà.
Finii così col venir, contraendo il culetto con forza mentre Rodolfo lo teneva nelle sue mani, tra gioia e dolore, lacrime e sperma.
Rodolfo si fermò, il tempo di farmi scemare le contrazioni involontarie che mi avevano preso la pancia e le gambe. Poi ricominciò come niente fosse, scivolando questa volta in un canale ormai ampio e ben lubrificato. Quella posizione durò però poco visto che, ormai stanco di star così in piedi dietro di me, il bastardo optò per una posizione meno affaticante e, sempre con fare deciso, si stese sul divano imponendomi di salire a cavalcioni del suo membro eretto.
Incapace di oppormi, col viso striato dalle lacrime e la fica gocciolante di umori, gli salii a cavalcioni, mentre lui lo guidava dentro di me.
E di nuovo provai la sensazione di essere totalmente riempita, mentre mi calavo su di lui lentamente.
Mi guidò con perizia, tenendomi i glutei in mano, allargandoli a suo piacimento mentre io mi spingevo sulla sua bananona. Poi si bagnò le dita e mi penetrò l'ano, strappandomi gridolini di dolore mentre mi faceva provare l'ebbrezza della doppia penetrazione. Tentai di toglierle, gridai che mi faceva male, ma per tutta risposta Rodolfo cominciò a schiaffeggiarmi le tette, facendomele sbattere un po' ovunque e strappandomi altre grida di dolore.
Poi passò a farmele oscillare ritmicamente, tenendole per i capezzoli e muovendole con rotazioni ampie, finendo infine tirandole verso il basso, facendole allungare in maniera innaturale e inducendo, così, l’intero mio busto a protendersi verso di lui, per potermi baciare.
Quindi, riprese a penetrami l'ano, mettendoci questa volta ben tre dita!
Ormai gridavo e gemevo a tutto spiano, la mia mente era nascosta in un angolino buio della mia testa e non mi accorgevo neanche di rispondere alle sue sconce domande che vertevano sempre sul mio scopare da puttana, sulla mia facilità a darla a chiunque, su come fossi così porca da accettare di essere sbattuta dal migliore amico di suo marito. Mi indusse anche a elogiare il suo cazzo, a farmi dire che mi piaceva molto più di quello di mio marito, cosa che veramente, in quell'istante, dicevo con convinzione.
A seguito della doppia penetrazione venni nuovamente, mentre Rodolfo mi comunicava che adesso era la volta del culetto.
Ebbi paura questa volta e mi ribellai: non potevo dargli anche il culo, quello era solo di mio marito, l'unico che lo avesse mai profanato!
Ma anche questa volta persi la battaglia, ritrovandomi di lì a poco con le gambe per aria ad artigliare il nulla, mentre Rodolfo, le mani poggiate sul divano ai lati del mio bacino, spingeva e sbuffava come un mantice cercando di far entrare la sua grossa cappella nel mio buchetto poco dilatato.
Agonizzando, sentii la mia voce urlare allo spasimo mentre la colonna di carne penetrava in me, con le gambe che si agitavano freneticamente come le zampette di una rana, il culo schiacciato contro il bordo del divano e la testa piegata in maniera dolorosa sotto i cuscini di raso, i capelli sparsi a farmi da sipario su di un viso stravolto, metà sofferente, l'altra metà bramosa.
"Cristo, mi sta inculando...!" pensai quando sentii la fine del suo membro e le palle ballonzolanti sotto di me. A quel punto Rodolfo cominciò a scoparmi con forza, aiutandosi con le mani, facendo commenti sul mio buchetto troppo stretto che gli segava il cazzo e di come sarebbe stato allargato alla fine della penetrazione. Quindi, sempre muovendosi in me, mi chiese chi mi avesse inculato in passato, se solo il marito o altri, e se fossero stati bravi come lui o dotati come lui.
Io rispondevo di no a tutto, ma la cosa lo spronava ancora di più a muoversi e io, ormai, mi sentivo tutta lacerata.
Come Dio volle, anche l'inculata finì nell'attimo in cui Rodolfo, non riuscendosi a trattenere, cominciò a scuotersi e a eiaculare dentro il mio sfintere.
E mi ritrovai libera dal suo peso.
Mi rivestii in silenzio, mentre lui andava in bagno a lavarsi l'uccello. Quando uscì mi baciò sulla bocca, schiaffeggiandomi i glutei per farmela aprire. Lo baciai per paura e per piacere, mentre mi sentivo il culo in fiamme in maniera quasi insopportabile. Per tutto il tempo del bacio Rodolfo non smise un secondo di accarezzarmi le tette, godendo del mio improvviso eccitarmi nonostante la prolungata scopata fatta.
Rimasi in quella casa per altri quindici minuti, il tempo per andare in bagno e rivestirmi, poi scappai via come si dà alla fuga una torma di scimmie minacciate da un serpente, con Rodolfo ancora intento a trattenermi per i seni.... Ma non prima, però, di avergli fatto giurare che non avrebbe divulgato il video sputtanandomi a destra e a manca, mentre da parte mia c'era l'impegno ad andare nuovamente da lui ogni volta che quel puttaniere ne avesse sentito l'esigenza.
Conoscendolo, sarebbe stato spessissimo!
E, detto tra noi, ormai ci stavo prendendo gusto.
Mi ci volle un po' per riuscire a dimenticare e ritornare a guardare in faccia mio marito senza sentirmi scoperta per quel che avevo fatto. Per un po', quando facevamo l'amore, non riuscivo a donarmi completamente, perché mi balenava nella mente Rodolfo e quel che mi aveva fatto. E qualunque cosa mi facesse mio marito, non riusciva a essere così intensa come quello che mi aveva fatto provare quello stronzo in quell'oretta scarsa in cui mi aveva preso. E, come conseguenza, finivo col perdere il filo, non riuscivo a venire spontaneamente e, per non suscitare dubbie domande in mio marito, ero quasi sempre costretta a fingere un orgasmo che non veniva.
Una volta mi sono pure masturbata da sola, per provare a me stessa che riuscivo ancora a essere normale nella mia sessualità, riuscendoci però solo dopo che ebbi sovrapposto all'immagine di mio marito quella di Rodolfo e del suo sesso potente.
Esteriormente però non davo alcun segno di turbamento o fragilità: andavo al lavoro ogni mattina dopo aver accompagnato la figlia a scuola, ritornavo a prendere la figlia per accompagnarla da mia madre, riandavo al lavoro e, verso le 19.00 prendevo la via di casa dove già trovavo mio marito e nostra figlia intenti a preparare il tavolo per la cena. Vita tranquilla, senza scosse. Facevo sesso a notti alterne, salvo il periodo del ciclo, con un fuori programma la domenica mattina prima che si alzasse nostra figlia.
Nessuno aveva mai saputo niente, nemmeno Clelia, la mia collega e amica del cuore che soleva punzecchiarmi sul fatto che fossi così attraente ma, al contempo, distratta da non accorgermi di come mi venissero dietro gli uomini. Se avesse saputo.......
Rodolfo tentò diverse volte di sentirmi, poi fu costretto a partire per lavoro. La sua ragazza, Gisella, mi chiamò alcune volte per uscire con lei, cosa che feci raramente, anche perché in una di queste uscite il discorso cadde su di lui, riaccendendo in me pensieri che non volevo più avere. Specialmente quando Gisella mi confidò il sospetto che Rodolfo avesse un'altra donna in mente, visto che quando facevano l'amore era fortemente distratto e continuava a lamentarsi delle sue tette, che riteneva troppo piccole. Ma già, io sapevo il perché di questa sua lamentela, visto che di me adora proprio il mio enorme seno, come mi ha sempre confessato candidamente in più di una occasione.
Da lui ricevetti un paio di sms mentre era in crociera, messaggi che dicevano sempre una cosa: "Ti penso. Ti voglio ancora". Li cancellavo subito dopo averli letti, senza mai rispondergli, nella speranza che capisse e che decidesse, finalmente, di lasciarmi in pace.
Ma come si fa a far cambiare idea a un uomo quando si fissa? L'avrei scoperto, a mie spese, di lì a poco.
Era passata da poco l'estate, da qualche giorno eravamo entrati ufficialmente nella stagione autunnale quando, improvvisamente, una mattina chi mi vedo spuntare Rodolfo, col suo fare scanzonato e il suo sorriso strafottente, davanti al portone della clinica.
Inutile dire che mi balzò il cuore in petto e feci fatica a trattenermi per non trasalire alla sua vista. So però che il rossore sul mio viso si fece evidente tanto che lui, scherzando, lodò il mio colorito abbronzato, io che non mi abbronzo nemmeno se mi mettono per cinque ore di fila sotto una lampada a raggi ultravioletti!
Dopo i primi convenevoli, alquanto formali visto che non eravamo soli, Rodolfo mi parlò del suo navigare estivo, chiedendomi come fosse trascorsa l'estate per me e, abbassando la voce, se lo avessi pensato.
Io tagliai corto, dirottando il discorso su argomenti più banali, mentre Clelia, incuriosita, non ci mollava di vista nemmeno per un secondo.
Riuscii a sganciarmi con la scusa del lavoro, anche se dovetti promettergli che mi sarei fatta sentire. Poi dovetti sopportare il fuoco di fila delle domande di Clelia, cui non pareva vero di spettegolare con me su quell'aitante giovanotto che pareva uscito dalle pagine di un fotoromanzo rosa.
Quella sera fu la volta del marito annunciarmi di aver sentito Rodolfo (il bastardo aveva chiamato anche lui!), scherzando sulle ipotetiche conquiste che, probabilmente, aveva fatto in crociera. Gli risposi bruscamente che non era affare nostro spettegolare su quel che poteva o non poteva aver fatto, cosa che lo lasciò un po' di stucco per la veemenza con cui avevo proferito quelle parole. Finì che litigammo e quella sera, per colpa di Rodolfo, mio marito andò in bianco.
Due giorni dopo Rodolfo mi telefonò al lavoro e mi chiese, senza giri di parole, se quel pomeriggio ci potevamo vedere. Presi tempo perché non volevo dargli subito una risposta negativa, ma lui, con fare autoritario zittì le mie scuse con una frase misteriosa: "Ti conviene venire perché ho qualcosa per te che su per certo possa interessarti".
Ero incazzata nera: ma come si permetteva? Per chi mi aveva preso? Per una delle sue puttane?
La tentazione di mandarlo al diavolo era forte, ma poi decisi che vedere cos'avesse da mostrami non avrebbe pregiudicato nulla e, pertanto, mi organizzai per passare da lui nelle prime ore del pomeriggio, ore in cui sapevo che il marito non mi avrebbe cercato.
Dopo aver inventato una scusa con Clelia, verso le 15.00 suonai al campanello di Rodolfo.
Il satiro mi accolse con un ampio sorriso e, appena entrata, mi abbracciò con trasporto. Riuscì anche a strapparmi un mezzo bacio prima che, allontanandolo bruscamente, gli dicessi di smetterla e di mostrami cos'avesse di tanto importante per me.
Sempre sorridendo, Rodolfo mi portò nel soggiorno e, accendendo la televisione, mi diede in mano un piccolo telecomando e mi chiese di accendere il lettore DVD mentre lui, recandosi verso il mobile dei liquori, mi chiedeva se avessi gradito qualcosa da bere.
Gli risposi di no e, incuriosita, accesi l'apparecchio.
Incredula guardai le scene che, in lenta successione, apparivano sullo schermo televisivo e che, impietosamente, riproducevano me stessa, totalmente nuda, ripresa di spalle mentre Rodolfo era intento a scoparmi alla pecorina! Le scene erano limpide, impietose e non davano adito dubbi su cosa stessi facendo. Il maledetto mi aveva ripreso in un momento di rapimento di sensi, probabilmente col cellulare, senza che me ne accorgessi data la posizione in cui ero.
Se all'inizio il viso non era inquadrato, tutto il corpo era mostrato nella sua totale nudità: le mie tette enormi che ballonzolavano a ogni colpo muovendosi in fuori lateralmente come le grosse mammelle delle mucche al pascolo; il mio culo con i segni dello slip esposto alla ripresa anche in primissimo piano; il suo grosso pene affondato dentro di me che si muoveva incessantemente avanti e dietro, lucido di umori. I miei umori! E poi i capelli biondi e il profilo del viso quando lo giravo lateralmente in preda all'eccitazione, la mia lingua che saettava brevemente fuori dalle labbra, il mio tenere gli occhi chiusi sotto i colpi d'ariete. E se non bastasse, i gemiti, le parole smozzicate, i gridolini mentre si spingeva profondamente in me provenivano dalla mia bocca, con la mia voce: chiunque li avrebbe riconosciuti.
E poi la scena dell'orgasmo.........!
Il mio gridare ininterrottamente, lo scuotermi in maniera convulsa, il suo inquadrare i movimenti inconsulti del mio sesso che si spingeva contro i suo bramandolo.... E quel ritmico dilatarsi del mio ano conseguenza del mio venire incontrollato....!
Riuscì anche a riprendere il viso per brevi istanti, così da collegare irrimediabilmente la donna chiavata nel video con la sua "cara amica" Martina, così come commentò guardando la scena.
Mi sentii morire dalla vergogna, e mi scoprii impaurita: sapevo che ero nelle sue mani, che se non lo avessi corrisposto mi avrebbe sputtanato ai quattro venti. Magari non con mio marito, ma avrebbe potuto diffondere il video tra gli amici e i conoscenti.
Dio che situazione!!!
Spense il televisore e mi venne vicino. Io ero pietrificata, non avevo parole da dirgli, non avevo ancor deciso come comportarmi, come agire.
Ma lui sapeva bene cosa fare!
Mi spinse contro il divano, mi prese per le spalle e, sordo alle mie supplichevoli proteste, mi tolse il giacchettino, mi sbottonò la camicetta e mise a nudo i miei seni facendoli fuoriuscire dalle coppe del reggiseno. Poi mi piegò, come si piega un giunco flessibile, facendomi tenere lo schienale del divano con le mani, e mi alzò la gonna senza togliermela, tanto non serviva farlo. Quindi si limitò a spostarmi di lato le mutandine, a toccarmi impaziente per pochi attimi e, senza aspettare che fossi pronta, mi penetrò con la forza del desiderio.
Urlai per la lacerante penetrazione: non ero pronta per niente, non ero lubrificata!
Mi martoriò con i suoi colpi potente per diversi minuti mentre io, col capo appoggiato alle mie braccia, piangevo rumorosamente piegata in due, con i seni appesi come grossi sacchi pieni, dandogli dello stronzo tra un singhiozzo e l'altro.
Mi scopò alla crudele, brusco e veloce, artigliandomi il culo, finché non cominciò a sentirmi bagnata.
Allora cominciò a dirmi parole sconce, dandomi della troia, della puttana, della zoccola, mentre mi scuoteva come un fuscello tra le mani. Se il suo pene mi violava il corpo, le sue parole mi ferivano l'anima, anche perché sapevo perfettamente come avesse ragione nel dirmele.
Provai a protestare, ma mi zittì schiaffeggiandomi i glutei, intimandomi di sta zitta e godere, visto che lo sapevo fare bene, anzi che ero già in procinto di farlo visto che mi ero allagata come una ragazzina che viene toccata per la prima volta.
Con sgomento realizzai che le sue parole, insieme al suo cavalcarmi incessantemente, stavano producendo gli effetti da lui sperati: stavo veramente venendo, stavo provando l'orgasmo che sommerge la donna che subisce una violenza sessuale ripetuta e prolungata, un orgasmo tanto più sporco quanto non voluto e procurato contro la propria volontà.
Finii così col venir, contraendo il culetto con forza mentre Rodolfo lo teneva nelle sue mani, tra gioia e dolore, lacrime e sperma.
Rodolfo si fermò, il tempo di farmi scemare le contrazioni involontarie che mi avevano preso la pancia e le gambe. Poi ricominciò come niente fosse, scivolando questa volta in un canale ormai ampio e ben lubrificato. Quella posizione durò però poco visto che, ormai stanco di star così in piedi dietro di me, il bastardo optò per una posizione meno affaticante e, sempre con fare deciso, si stese sul divano imponendomi di salire a cavalcioni del suo membro eretto.
Incapace di oppormi, col viso striato dalle lacrime e la fica gocciolante di umori, gli salii a cavalcioni, mentre lui lo guidava dentro di me.
E di nuovo provai la sensazione di essere totalmente riempita, mentre mi calavo su di lui lentamente.
Mi guidò con perizia, tenendomi i glutei in mano, allargandoli a suo piacimento mentre io mi spingevo sulla sua bananona. Poi si bagnò le dita e mi penetrò l'ano, strappandomi gridolini di dolore mentre mi faceva provare l'ebbrezza della doppia penetrazione. Tentai di toglierle, gridai che mi faceva male, ma per tutta risposta Rodolfo cominciò a schiaffeggiarmi le tette, facendomele sbattere un po' ovunque e strappandomi altre grida di dolore.
Poi passò a farmele oscillare ritmicamente, tenendole per i capezzoli e muovendole con rotazioni ampie, finendo infine tirandole verso il basso, facendole allungare in maniera innaturale e inducendo, così, l’intero mio busto a protendersi verso di lui, per potermi baciare.
Quindi, riprese a penetrami l'ano, mettendoci questa volta ben tre dita!
Ormai gridavo e gemevo a tutto spiano, la mia mente era nascosta in un angolino buio della mia testa e non mi accorgevo neanche di rispondere alle sue sconce domande che vertevano sempre sul mio scopare da puttana, sulla mia facilità a darla a chiunque, su come fossi così porca da accettare di essere sbattuta dal migliore amico di suo marito. Mi indusse anche a elogiare il suo cazzo, a farmi dire che mi piaceva molto più di quello di mio marito, cosa che veramente, in quell'istante, dicevo con convinzione.
A seguito della doppia penetrazione venni nuovamente, mentre Rodolfo mi comunicava che adesso era la volta del culetto.
Ebbi paura questa volta e mi ribellai: non potevo dargli anche il culo, quello era solo di mio marito, l'unico che lo avesse mai profanato!
Ma anche questa volta persi la battaglia, ritrovandomi di lì a poco con le gambe per aria ad artigliare il nulla, mentre Rodolfo, le mani poggiate sul divano ai lati del mio bacino, spingeva e sbuffava come un mantice cercando di far entrare la sua grossa cappella nel mio buchetto poco dilatato.
Agonizzando, sentii la mia voce urlare allo spasimo mentre la colonna di carne penetrava in me, con le gambe che si agitavano freneticamente come le zampette di una rana, il culo schiacciato contro il bordo del divano e la testa piegata in maniera dolorosa sotto i cuscini di raso, i capelli sparsi a farmi da sipario su di un viso stravolto, metà sofferente, l'altra metà bramosa.
"Cristo, mi sta inculando...!" pensai quando sentii la fine del suo membro e le palle ballonzolanti sotto di me. A quel punto Rodolfo cominciò a scoparmi con forza, aiutandosi con le mani, facendo commenti sul mio buchetto troppo stretto che gli segava il cazzo e di come sarebbe stato allargato alla fine della penetrazione. Quindi, sempre muovendosi in me, mi chiese chi mi avesse inculato in passato, se solo il marito o altri, e se fossero stati bravi come lui o dotati come lui.
Io rispondevo di no a tutto, ma la cosa lo spronava ancora di più a muoversi e io, ormai, mi sentivo tutta lacerata.
Come Dio volle, anche l'inculata finì nell'attimo in cui Rodolfo, non riuscendosi a trattenere, cominciò a scuotersi e a eiaculare dentro il mio sfintere.
E mi ritrovai libera dal suo peso.
Mi rivestii in silenzio, mentre lui andava in bagno a lavarsi l'uccello. Quando uscì mi baciò sulla bocca, schiaffeggiandomi i glutei per farmela aprire. Lo baciai per paura e per piacere, mentre mi sentivo il culo in fiamme in maniera quasi insopportabile. Per tutto il tempo del bacio Rodolfo non smise un secondo di accarezzarmi le tette, godendo del mio improvviso eccitarmi nonostante la prolungata scopata fatta.
Rimasi in quella casa per altri quindici minuti, il tempo per andare in bagno e rivestirmi, poi scappai via come si dà alla fuga una torma di scimmie minacciate da un serpente, con Rodolfo ancora intento a trattenermi per i seni.... Ma non prima, però, di avergli fatto giurare che non avrebbe divulgato il video sputtanandomi a destra e a manca, mentre da parte mia c'era l'impegno ad andare nuovamente da lui ogni volta che quel puttaniere ne avesse sentito l'esigenza.
Conoscendolo, sarebbe stato spessissimo!
E, detto tra noi, ormai ci stavo prendendo gusto.
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