Il debito

di
genere
orge

"Ho perso la casa al gioco.....".
Con queste parole la vita della nostra famiglia cambiò da un momento all'altro. Pochi minuti prima eravamo seduti come tutte le famiglie a tavola intenti a cenare, pochi minuti dopo il gelo della realtà ci colpì come una doccia fredda.
"Stai scherzando? - chiesi con un senso di paura crescente. "Dimmi che stai scherzando....!"
"No, vorrei che lo fosse Valeria, ma è tutto vero.... Ho perso la casa a carte!"
Incapace di pensare, invitai i bambini ad andare a vedere la televisione, quindi mi girai a guardare mio marito Gianni che, col capo tra le mani, sembrava fissarmi senza vedermi.
"Ma come è successo, quando.... Con chi?" - fu quello che riuscii a chiedergli quando mi fui di nuovo seduta. Sapevo che ogni tanto mio marito giocava a carte, e sapevo che a volte arrivavano anche a puntate un po' alte, ma non avrei mai immaginato che si potesse puntare la propria casa!
"È successo oggi pomeriggio, al bar di Aldo...."
"Ma quello non è un bar, è un covo di ladri, di puttane, di biscazzieri.... Ma come ti è venuto di metterci piede? Dio, mi sento male a pensarci.... Ma con chi hai giocato, con chi hai perso?"
"Non lo conosci, è Luigi Comassi, quel tipo pieno di soldi che ha l'albergo Nuova Italia."
"Ma Comassi chi? Chi lo conosce.... e tu ti metti a giocare con i ricconi? Disgraziato, e ora? Non hai pensato a noi mentre puntavi la casa? Non hai pensato che avresti potuto perdere e metterci tutti in mezzo a una strada? Che cazzo avevi nella testa....? - gli urlai con quanto fiato avevo in gola, per poi riabbassare la voce ricordandomi che i bambini potevano sentirci.
Mi calmai un po’ e rimasi a guardare l'uomo che avevo sposato e che credevo d'amare con occhi diversi dal solito. Poi, quasi con un sussurro, dissi: "Ora capisco i pomeriggi e le serate passate fuori.... e io credevo che avessi un'altra! Sarebbe stato mille volte meglio se fosse andata così, almeno ora in mezzo alla strada ci finivi solo tu e non noi!!! E invece, adesso......"
Ma le brutte notizie non erano ancora finite. Infatti, dopo qualche minuto, Gianni si schiarì la voce e, senza guardarmi negli occhi, mi disse: "Non tutto è perduto, una soluzione c'è......".
"Ah sì? E quale?" - sputai fuori dalla mia bocca queste parole come se fossero veleno. "Cosa potremmo fare? Chiedere un prestito alla banca per sanare il debito? Ma se avevamo appena finito di pagarla e di questi tempi le banche non concedono prestiti..... figurati poi se lo concedono a noi!"
"No, pensavo alla proposta che mi ha fatto il Comassi dopo....."
"E che ti ha proposto, di rigiocartela puntando il resto della famiglia come contropartita?"
"Tutta la famiglia no,..... una parte. E non rigiocarmela, ma riprendermela !"
"Che vuoi dire con una parte?" - gli chiesi sospettosa, anche se la verità si stava facendo largo nella mia mente un po' alla volta.
"Il Comassi mi ha chiesto se fossi interessato a un compromesso...."
"Dì tutto subito, disgraziato, non farti tirare le parole di bocca una alla volta..... che compromesso?"
"Due settimane con lui in vacanza, in barca...."
"Tu con lui in barca? A far che, a pescare?"
"Non io.... Tu!"
"Io con lui? Ma sei scemo? Due settimane.... Ma sei rincoglionito? Oltre a perdere la casa hai perso anche la ragione? Io con lui...... ma mi hai preso per una zoccola?"
"No, non sareste solo voi due.... Ci sarebbero altre persone...."
"Ah sì? Facciamo una comitiva in gita? Ma perché io, non mi conosce nemmeno.... Perché non vai tu così sparisci dalla mia vista?"
"No, lui ti conosce di vista e vuole te in barca.... Dai Valeria, quindici giorni, cosa vuoi che siano.....!"
"Ma non hai neanche un po' di orgoglio? Cosa credi che mi vuole a fare con lui? Dopo averci fottuto la casa vuoi anche che si trombi tua moglie?"
"Ma cosa dici, è solo un invito in barca...."
"Per due settimane? Solo un invito a una gita e ci ridà la casa? E che, sono diventata una star del cinema senza saperlo? Ora vado in giro a distribuire autografi...... Scemo, quello vuole tua moglie, non l'hai capito? Oddio, che vergogna...."
"Dai Valeria, non fare così: ti assicuro che è come ti ho detto. Me l'ha promesso.... Mi ha detto: "Gianni, parola di gentleman, tratterò tua moglie con i guanti, non le succederà nulla di spiacevole... solo una bella vacanza per mare.", ecco cosa mi ha detto."
"E tu gli credi? Cretino, idiota, fesso...." - non sapevo più cos'altro dirgli, "Ma ti piace tanto fare anche la parte del cornuto?"
"Salviamo la casa....."
"E dallo tu il culo, non farlo dare a me...."
"Se fosse stato possibile mi sarei sacrificato....."
"Già, e poiché non è possibile mi dovrò sacrificare io?"
Il silenzio accompagnò le mie parole. Sparecchia la tavola, lavai i piatti, portai i bambini in bagno e poi a letto, quindi ritornati in cucina.
"Quando vuole partire?" - gli chiesi così, con le prime parole che mi vennero in mente.
"Sabato mattina alle 9.00, dal porto di Ancona."
"Sabato? Questo sabato? Ma è dopodomani..... e poi che ti ha detto?
"Niente. Se vai con loro lui venerdì sera annulla il pagherò che gli ho firmato per il debito di gioco e me lo restituisce. Se non vai, al suo ritorno i suoi avvocati provvederanno a fargli avere quel che è suo.... Mi dispiace, credimi, non avrei voluto che si arrivasse a tanto.... Sono mortificato!"
Il vedere mio marito in lacrime mi sconvolse internamente. Ripensai ai tanti sacrifici fatti da entrambi per la nostra casa, e maledissi il diavolo che aveva offuscato la mente di quel cretino che amavo in un momento di debolezza. Poi presi una decisione.
"Va bene, digli che accetto!"
"Cosa? No Valeria, ci ho ripensato: vado e gli dico che non se ne fa niente. Si tenesse la casa... la ricompreremo."
"Con cosa? Non abbiamo un soldo in banca.... E poi ci toccherebbe andare in fitto.... No, tocca a me rimediare alle tue cazzate: è ora che anch'io mi sacrifichi per la mia famiglia".
"Sei sicura?"
"No, ma non voglio pensarci.... Lo faccio per i nostri figli, per me e, anche se non lo meriti, per te"
"Grazie Valeria, sei...."
"Stop, fermati. Io lo faccio a un patto, anzi due."
"Quali?"
"Primo, tu non giocherai mai più a carte o ad altro gioco d'azzardo."
"Giuro.."
"E secondo, non mi chiederai nulla, ma proprio nulla della vacanza in barca. Va bene?"
"Va bene, tutto quel che vuoi tu, promesso!"
Fu così che il giorno successivo mio marito comunicò al Comassi che avevo accettato l'invito in barca. Il quale, come da accordi, provvide subito ad annullare il documento debitorio promettendo, a mio marito, che solo l'indomani mattina, appena salita a bordo della barca, avrebbe provveduto a consegnarli personalmente. Poi aggiunse di non preoccuparmi di nulla: a bordo avrei trovato abiti, costumi da bagno, teli da mare, ecc., per cui portassi solo l'indispensabile. E, ovviamente, sarei stata sua ospite per tutta la durata della piccola crociera.
Sabato mattina, alle 8.45 eravamo sul molo davanti alla Corsara dei Mari, la barca del Comassi, un bel natante interamente in legno di 15 metri. A riceverci lui in persona insieme al marinaio che si occupava dell'imbarcazione.
Appena ci vide, scese la scaletta con passo elastico e, sorridendo, si diresse verso di me esclamando: "Benvenuta, signora Valeria. La mia barchetta non ha mai ospitato una donna così bella e di classe, per cui non vede l'ora che lei salga a bordo."
I suoi modi cordiali non infransero del tutto la mia impenetrabile corazza di diffidenza per cui, con un sorriso di circostanza, ricambiando la sua stretta di mano, risposi: "Spero che tutte le altre signore non siano state attirate a bordo con lo stesso stratagemma adoperato per me...."
"Ma quale stratagemma? Piuttosto una fortunata circostanza, per me, per sistemare una questione tra me e suo marito in maniera elegante, da gentiluomini. Ora saluti suo marito e mi segua...."
Salutai Gianni con un frettoloso bacio mente lui mi diceva, goffamente, che mi amava, quindi seguii Luigi Comassi che, con fare gentile ma deciso come si conviene al comandante di una nave, mi aiutò a salire a bordo, pregando al contempo Gianni di rimanere a terra perché sarebbe sceso immediatamente col documento. Cosa che puntualmente avvenne.
Io fui guidata dal marinaio sotto coperta al mio alloggiamento, splendido come il resto della barca e arredato nei minimi particolari. Purtroppo il mio umore cupo non mi permetteva di godere appieno di tali magnificenze.
Salpammo intorno alle 9.30 dirigendoci verso il porto di Fano, dove avremmo imbarcato il resto della comitiva, per poi dirigerci verso le isole istriane. Luigi mi volle su in coperta, e mi offrì da bere. Poi, accendendosi un cigarillo, mi comunicò che in tutto saremmo stati otto: quattro uomini e quattro donne. Il marinaio sarebbe sbarcato a Fano: a pilotare l'imbarcazione bastavano lui e i "lupi di mare" che avrebbe imbarcato! Fu molto gentile con me anche se i suoi modi erano secchi, come chi è abituato a chiedere e vedere che tutti, intorno a lui, si prodigavano per assecondare i suoi voleri.
Lo guardai ben bene mentre mi parlava, e notai che il suo fisico massiccio aveva però una grazia particolare nei movimenti, e anche il suo viso sembrava più quello di un corsaro che quello di un ricco imprenditore. In altri momenti l'avrei trovato interessante anche se un po' più anziano rispetto a mio marito, ma allora lo vedevo solo come un approfittatore delle debolezze altrui. Sperai ardentemente che fosse un uomo di parola, ma qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così.
Arrivammo al porto di Fano più o meno all'orario previsto, e lì conobbi i compagni di viaggio. Luigi mi presentò Franco, Massimo e Roberto, mentre le tre signore (anzi le tre dubbie signorine di chiara provenienza dei Paesi dell'Est Europa, e per giunta giovanissime rispetto a me che sembravo la loro zia) si presentavano da sole come Irina, Olga e Svetlana.
Salpammo immediatamente appena il marinaio sciolse da terra gli ormeggi, e facemmo rotta verso il mare aperto.
"Ma che ci faccio io insieme a tre puttanelle orientali? - pensai tra me e me. "Ma non poteva portarsi una delle sue troie questo Luigi del cazzo?". Sorridendo, guardai le troiette scendere ridendo sotto coperta per occupare le loro cabine, mentre i tra signori facevano a gara a fare i "piacioni" con me , al tempo stesso, si complimentavano con Luigi per la bella ospite che aveva fatto trovare a bordo.
Quando ormai la terra ci appariva come un'esile striscia all'orizzonte, Luigi invitò tutti a prendere il sole in coperta, e subito mi fu chiaro che cosa sarebbe stata quella vacanza per mare.
Infatti, le tre troiette, come di comune accordo, si proiettarono sul ponte salendo ridendo la scaletta del boccaporto, e mostrando subito di non preoccuparsi minimamente del comune senso del pudore, sfoderarono tre topless da capogiro, mostrando i loro pallidi quanto voluminosi seni allo sguardo cupido dei maschi di bordo, insieme a perizomi così ridotti che, messi insieme, non facevano uno slippino normale.
Luigi mi invitò a scendere sottocoperta per indossare anch'io il costume, indicandomi dove avrei potuto trovarlo.
Scesi di malavoglia gli scalini e mi diressi all'armadietto che mi aveva indicato. Scelsi quello che mi sembrava meno impalpabile ma, con mio sommo sgomento, guardai il mio corpo prorompere comunque al di là della poca stoffa di cui era composto. Vergognandomi come una ladra, risalii in coperta, dove fui accolta da manifestazioni di apprezzamento che rasentavano i cori da stadio! Qui mi stesi repentinamente vicino alle mie compagne di crociera, sperando di passare inosservata in presenza di tanta opulenza femminile così palesemente mostrata. Ma Luigi non era d'accordo e, raggiungendomi, mi disse che su quella barca le signore non dovevano stare troppo coperte, altrimenti ne avrebbe perso il suo buon nome. E così dicendo, con mossa brusca mi strappò il reggiseno, per poi passare allo slip che mi sfilò senza badare alle mie proteste. Le altre ragazze, ridendo, fecero altrettanto, e rimanemmo tutte e quattro nude sull'assito di legno.
La mia vergogna aveva preso il sopravvento sull'indignazione e, quindi, rimasi in silenzio mostrando di me solo i formosi glutei che Madre natura mi aveva fornito.
I signori, dal canto loro, rimasero in pantaloncini e maglietta, beandosi delle nostre grazie e parlando del più e del meno come se fossero avvezzi da tempo a situazioni del genere.
Dai discorsi che facevano le tre ragazze non capivo un accidente, visto che parlavano in russo, ma poi Svetlana mi chiese se ero nuova su quella barca,
"Sì, è la prima volta che vengo" - le risposi.
"Ah, quindi non sei abituata. Per me è la terza volta, Olga e Irina sono venute più volte qui e su altre barche."
"Ma che fate qui?" - chiesi, temendo già la risposta.
"Niente: prendiamo il sole, facciamo il bagno, mangiamo, facciamo l'amore... le solite cose."
"Fate anche l'amore?"
"Certo, altrimenti che ci stiamo a fare?"
"Ma tu stai con chi?"
"Con tutti", - mi rispose ridendo. "Qui tutti stanno con tutti, non te l'ha detto Luigi?"
"No, io no.... Io non sto con nessuno!"
Allora Svetlana, sorridendo, chiese a gran voce a Luigi se fossi la sua donna a bordo, e Luigi, con fare da magnanimo anfitrione, rispose ridendo: "No, non è la mia donna.... È la donna di chi la vuole!".
Da quel momento per me cominciò una nuova realtà!
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Quel pomeriggio sulla barca successe poco o niente, a parte che corsi il rischio di ustionarmi ben bene la schiena perché mi vergognavo troppo a girarmi, nuda com'ero. Irina venne in mio soccorso con una crema protettiva, anche se ne approfittò un po' per esplorare il mio corpo facendomi intravedere altre prospettive di passatempo su quella barca.
"Così oltre che puttane, sono anche lesbiche" - mi ritrovai a pensare mentre la mano di Irina mi toccava un po' troppo le natiche.
I tre uomini, intanto, bevevano, fumavano e chiacchieravano senza coinvolgerci, quasi che fossimo un gruppetto di cagnolini graziosi al loro cospetto.
La sera arrivò in un lampo, mentre la barca veleggiava in mezzo all'Adriatico, e finalmente col calar del sole potemmo coprirci un po' prendendo dalle cabine abiti adeguati per la cena, approntata in breve tempo da Franco che, aiutato da Olga, dette prova di una grande maestria ai fornelli.
Dopo cena Luigi chiese a Roberto di sostituirlo al timone perché aveva bisogno di rilassarsi un po' e, accompagnato dai sorrisini degli altri amici, mi chiese gentilmente di seguirlo in cabina.
Sapevo cosa mi stava per succedere ed ero preparata, quindi lo seguii in silenzio senza guardare nessuno.
Scesi nella mia cabina (avrei appreso da lì a poco che gli uomini non avevano una cabina loro, ma dormivano nella cabina della donna che avevano scelto come compagna per la notte) col cuore in subbuglio per quello che doveva succedere. Fare sesso non è mai stato un problema per me, ma farlo in quel modo mi faceva sentire sporca...
Luigi fu abbastanza gentile e, visto che era la prima volta per me sulla barca, aveva deciso di darmi lui stesso il benvenuto per la notte.
Si spogliò mostrando un corpo massiccio e abbastanza peloso, mentre io facevo altrettanto volgendogli le spalle. Quando mi girai vidi che mi stava osservando come se volesse valutarmi solo con gli occhi, quindi si stese sul letto.
Osservai che aveva un membro proporzionato al corpo, non molto lungo ma abbastanza massiccio, e poiché era ancora a riposo, mi chiesi come sarebbe diventato da lì a poco.
Luigi mi fece spazio nel piccolo letto e mi baciò con una passione contenuta, mentre al contempo saggiava la rotondità del mio seno.
Nel primo quarto d'ora mi esplorò minuziosamente, sempre baciandomi, mentre io non mi decidevo a fare alcuna mossa. Fu lui, a un certo punto, che mi prese la mano e se la portò sull'inguine, dove il suo pene cominciava a dare segno di un deciso risveglio.
Lo masturbai un po', assecondando la sua mano che mi incitava nell'operazione, portandolo a una erezione completa. Poi mi spinse giù il capo, con un movimento fluido senza incontrare alcuna resistenza da parte mia.
Inizia un pompino lento, perché non sapevo come comportarmi, se fossi disgustata o attratta. Di certo i sensi di colpa svanirono appena arrivati, perché non avevo voluto trovarmi io in quella situazione e, mi dissi, in fondo lo facevo per l'intera famiglia.
Pensavo che volesse venire e accentuai i movimenti col capo e con la mano, ma non era quella la sua intenzione.
Fermandomi decisamente, mi fece sdraiare sotto di lui e, con pochi movimenti precisi, mi penetrò completamente.
Mi scopò con calma e a lungo, mentre io soffocavo i fremiti di un piacere che, mio malgrado, mi stava lentamente pervadendo. Mi sentivo sempre più aperta e disponibile man mano che il movimento si faceva veloce, segno che la mia vagina aveva accettato l'ospite accogliendolo nel migliore dei modi.
Quando non ce la feci più a resistere, venni frenando il grido che stava per spuntarmi sulle labbra, e la cosa sembro divertire Luigi che, fermandosi un attimo mentre riprendevo il controllo del mio corpo, mi disse: "Guarda che qui siamo molto discreti e molto uniti, e non badiamo alle apparenze. Quindi, mia cara, puoi anche non reprimere il tuo orgasmo...."
Dopo ave detto queste parole riprese a pomparmi con maggior ardore, piombando dentro di me con tutto il peso del corpo, sbattendomelo dentro senza più avere quel riguardo mostratomi prima, ma concentrato soltanto a farmi venire il più rumorosamente possibile. E riuscendoci, infine!
Le mie grida all'arrivo del secondo orgasmo furono probabilmente sentite da tutti, e dette finalmente il via al suo di orgasmo.
Cercai di divincolarmi appena sentii il suo ansima, perché non volevo che mi venisse dentro, ma Luigi mi tenne ferma affondando dentro di me e lasciando che il suo seme si espandesse all'interno del mio utero.
"Dio, mi è venuto dentro.....!" - pensai sgomenta. "Spero che non mi metta incinta....".
Appagato per quell'oretta di sesso, Luigi si sollevò dal mio corpo, mi baciò un'altra volta indugiando con la lingua dentro la mia bocca, e mi augurò la buona notte.
Non riuscivo a dormire e per un bel pezzo sentii accanto a me Luigi che russava sommessamente dandomi le spalle. Sentivo i suoni provenienti dalle altre cabine e capii che anche alcune delle mie compagne di viaggio stavano subendo lo stesso trattamento mio.
Percepii l'eco di diversi orgasmi, sia maschili che femminili, poi finalmente fu silenzio.
Il sole che faceva capolino dall'oblò insieme a una manipolazione del mio corpo mi svegliò, e per un attimo feci fatica a capire dove mi trovassi e cosa mi stesse succedendo. Quando aprii del tutto gli occhi vidi le mie gambe semiaperte e la testa di Luigi che compariva e scompariva tra le mie cosce, e percepii il suo leccare goloso nelle mie parti intime.
Mi agitai un po' pensando che non mi ero lavata dopo il sesso fatto la sera prima, ma se a lui andava bene così.... Richiusi gli occhi e mi feci trasportare dalla sensazione che mi trasmetteva quella lingua, cominciando seriamente a bagnarmi e assecondando, con i movimenti del bacino, il suo lavorio.
Quando vide che ero quasi arrivata al limite Luigi si alzò, mi giro bruscamente facendomi mettere in ginocchio e affondò lesto dentro di me, strappandomi un gridolino di dolore.
Poi mi martellò con i suoi colpi lenti e profondi, che avrei imparato tanto a conoscere.
Venni quasi subito e, ancora una volta, lo sentii arpionarmi i fianchi per impedirmi movimenti bruschi mentre si scaricava dentro di me.
Poi si alzò e, augurandomi una buona giornata con una bacio, andò in bagno, mentre io, ancora inginocchiata col culo in aria e la testa poggiata sulle mie braccia, rilassavo il mio corpo mentre sentivo il suo sperma fuoriuscire dal sesso e colarmi, con un rivoletto, lungo la gamba.
Iniziò così per me quella che sarebbe stata la più lunga giornata dell'intera crociera.
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Alle 9 del mattino la barca era già affollata: Massimo al timone con Svetlana al fianco, Franco ai fornelli intento a preparare la colazione per tutti mentre, nel frattempo, palpeggiava il culo di Olga, Roberto a parlare fitto con Luigi e, da come mi lanciavano occhiate, arguii stessero parlando di me.
Irina mi venne vicino e mi chiese, sorridendo, com'era stata la prima notte a bordo.
"Sai, ogni volta che si parte, la prima notte è di conoscenza....."
"In che senso?", - chiesi un po' ingenuamente. "Non siete già tutti accoppiati?"
Ridendo Irina scosse il capo e mi rispose: "No Valeria, nessuno di noi è fissa, nemmeno tu. Stiamo qui e andiamo con chi ci vuole. Anche tra di noi se ce lo chiedono!"
"Tra di voi? Intendi che fate...., insomma sì, lo fate tra donne?"
"Certo. Per quello che ci pagano lo farei anche con un cavallo se me lo chiedessero!".
Riflettei su quanto mi aveva appena detto, quindi le chiesi: "Ma non ci si può opporre? Voglio dire, se a me non va di farlo con uno, io mi rifiuto!"
"Non è mai successo.... Anzi no, una volta una si rifiutò, e fu sbarcata al porto successivo. Ma qui ora non può succedere, perché il porto successivo è in Croazia, e penso che ci arriveremo domani. E nessuno vorrebbe essere sbarcato lì: come si fa a tornare indietro?"
Mentre stavamo parlando, vidi Franco che, finito di armeggiare con i fornelli, trascinava ridendo Olga sul divanetto e lì, con fare sempre più licenzioso, provvedeva a spogliarla mentre la russa fingeva una opposizione poco convinta.
"Non vorranno mica farlo davanti a tutti....!" - pensai.
E invece era propria quella l'intenzione della coppia che, senza curarsi degli sguardi e degli apprezzamenti divertiti dei presenti, presero ad accoppiarsi con sempre più ardore. Potei vedere, così, la dotazione di Franco (in verità, abbastanza impressionante come dimensione) che spariva dentro il corpo di Olga, mentre l'uomo la spostava a destra e sinistra come se fosse una piuma, per poi alzarla e scoparla tenendola tra le braccia.
Non riuscivo a staccare gli occhi dalla scena, né mi preoccupavo che gli altri notassero questo mio interesse. Guardavo quei due che fottevano come ricci e mi chiedevo se anch'io sarei riuscita a farlo davanti a spettatori così interessati senza sentirmi in imbarazzo prima, durante e, specialmente, dopo.
L'amplesso durò appena una mezzora perché Franco era veramente infoiato, e lo sentii grugnire nel momento estremo notando che anche lui, come Luigi aveva fatto con me, veniva dentro la vagina di Olga senza preoccuparsi delle conseguenze.
Olga scese ridacchiando giù sotto coperta per andare in bagno a lavarsi, Franco invece si rimise a posto i pantaloncini così com'era senza curarsi di come fosse lo stato del proprio membro.
Mentre guardavo sentii Irina chiedermi l'età. Mi girai a guardarla e gliela dissi. Al che la russa, sgranando due occhi meravigliati, mi rispose:
"Ma hai quasi il doppio della nostra età! Nessuno di noi tre te li avrebbe mai dati... avevamo pensato che avessi al massimo 30 anni! Stai proprio bene Valeria, hai un bel corpo..."
"Mai quanto voi tre, Irina. Comunque grazie, è sempre bello ricevere compimenti per una donna, specialmente se da una dello stesso sesso."
"Sai, ieri parlavamo tra di noi su di te, e Svetlana prendeva sempre le tue difese quando dicevamo qualcosa di.... particolare su di te."
"Tipo? Di cosa sparlavate?"
"Non ti offendere, ma Olga diceva che si vedeva che eri una puttana di alto bordo, mentre Svetlana ribatteva che non lo eri."
"E tu, Irina, che pensi? Lo sono o no?"
"A me non interessa se lo sei già o meno. Tanto qui te lo faranno fare..."
"No, sbagli. Io sto qui per risolvere un problema, e sono venuto su invito di Luigi quindi starò solo con lui. Agli altri non devo nulla!"
"Non hai capito, Valeria: qui chi comanda è Luigi, e se lui vuole che gli altri ti prendano, non potrai opporti."
"Questo si vedrà....", proferii risoluta.
E mai previsione si dimostrò poco azzeccata!
Successe tutto, infatti, verso le 11. Noi donne stavamo prendendo il sole, ovviamente nude, a prua, Franco si era offerto al timone e gli uomini si divertivano a pescare mentre bevevano birra ghiacciata. Ormai il mio iniziale pudore si era dileguato e, anche se evitavo pose indecenti, il rimanere nuda davanti ai loro occhi non mi creava più quell'imbarazzo che avevo provato il giorno prima.
Fu così che quando un'ombra si proiettò sul mio viso, non mi preoccupai più di tanto finché non sentii il rumore di un corpo che mi si stendeva vicino. Aprii gli occhi e vidi Roberto al mio fianco, intento a guardarmi da vicino.
"Sai che sei proprio bella Valeria?" - mi disse dopo qualche secondo.
"Grazie..." - fu solo quello che riuscii a rispondere. Poi, in maniera confusa, realizzai che era nudo anche lui, e la cosa cominciò ad allarmarmi.
"Luigi ha saputo scegliere, questa volta."
"Perché?"
"Perché l'ultima volta ha portato una grassona che non ispirava molta voglia...."
"Ma io non ho alcuna intenzione di ispirare nessun tipo di voglia in nessuno di voi" - risposi con una punta di gelo nella voce.
"Sarà, ma mi sa che non puoi farci niente: attiri gli sguardi, e.... non solo quelli!"
Detto questo cominciò ad accarezzarmi il seno, imprimendogli col palmo un moto rotatorio che mi colse di sorpresa.
Gli tolsi la mano con un gesto stizzoso, cui rispose uno sguardo meravigliato da parte sua.
"Mi spiace, ma qui sono l'ospite di Luigi" - risposi, "e non penso che voglia dividermi con altri."
"Ti sbagli, dolcezza.... In verità Luigi è così generoso che tutto quello che è suo lo è anche di tutti."
"Ma io non sono sua...!"
"Secondo errore: qui tu sei sua, anima e corpo!"
E detto questo, si allungò su di me tentando di baciarmi.
Lo schiaffeggiai per tenerlo lontano da me, e questo gesto, insieme al rumore del colpo sul suo viso, attirò l'attenzione di tutti. Nel silenzio improvviso che si creò udii la voce di Luigi chiedere: "Cosa sta succedendo?"
Mi girai verso di lui e dissi: "Roberto mi sta mancando di rispetto...., e penso stia mancando di rispetto anche a te!"
"Perché? Ti ha detto che non gli piaci?" e cominciò a ridere guardando Roberto.
"Al contrario, Luigi: ho fatto lodevoli apprezzamenti alla signora."
"E allora, Valeria? Di cosa stai parlando?"
Li guardai un po' incerta, quindi risposi: "Ma Luigi, io sono tua ospite, sono venuta per te: non era questo l'accordo?"
"No, mia cara. L'accordo era una vacanza di quindici giorni sulla mia barca, non l'esclusiva della tua presenza."
E, rivolto a Roberto: "Cosa aspetti? Vuoi passare il tuo tempo a farti schiaffeggiare o vuoi vedere com'è la nostra ospite?"
Spronato da quelle parole Roberto si rigettò su di me tenendomi con le mani i polsi, quindi ritornò alla carica nel tentativo di baciarmi.
Comincia a divincolarmi dicendogli di stare fermo, e che qualcuno mi aiutasse, e gli altri intervennero prontamente ma non in mio soccorso, bensì in aiuto del mio infoiato assalitore.
Mi trovai così circondata dagli altri uomini e dalle altre donne, con Luigi che li incitava a darmi una lezione di buone maniere e loro pronti a far sì che io l'apprendessi una volta per tutte.
Massimo mi bloccò le braccia inchiodandomi all'assito di legno della tolda, dando modo a Roberto di prendermi per i fianchi e, aprendomi le gambe, incunearsi al loro interno. Mentre mi agitavo vidi Luigi dire alle ragazze di intervenire e, tosto, mi ritrovai Olga e Svetlana ai mie fianchi intente a succhiarmi i seni.
Gridavo in preda al panico mentre mi sentivo ghermire come una volpe catturata dai cani durante una battuta di caccia, e a nulla valeva che Franco mi infilasse il pene in bocca, perché con i movimenti convulsi del capo riuscivo a sputarlo fuori. La cosa mi parve infastidire Luigi che subito indicò a Irina, la ragazza che aveva chiacchierato con me durante la mattinata, di farmi stare zitta in un altro modo.
Mentre sentivo Roberto scivolare dentro di me, Irina, senza farsi ulteriormente pregare, si inginocchiò ponendo le ginocchia ai lati del mio capo, e si abbassò finché il suo sesso non venne a trovarsi interamente sulla mia bocca, cominciando a strofinarmi le sue grandi labbra sulle mie aperte in un grido continuo.
Riuscì così a farmi star zitta, visto che incamerava le mie grida all'interno della sua vagina, premendomi il capo con entrambe le mani sul suo sesso.
Ero un campo invaso dal fuoco di un incendio, e loro i piromani che contribuivano ad alimentarlo. Ero tenuta ferma per le braccia, una ragazza seduta su di me intenta a strofinarmi il suo sesso bagnato sul mio viso, i seni strizzati e torturati dalle bocche di due donne che non risparmiavano violente suzioni dei miei capezzoli ormai al massimo della loro estensione e durezza. Infine Roberto che, con un cazzo degno di tal nome, mi pompava senza posa.
Sentii una delle due pie donne abbandonare il mio seno, mentre affannosamente cercavo di respirare sfuggendo a quella ventosa che aveva tra le gambe Irina. Dove fosse sparita lo scoprii alcuni secondi dopo, quando una lingua si fece strada tra le mie gambe aperte e sotto il mio sesso martellato da Roberto e, aiutata da due mani sapienti, prese a torturarmi il buchetto dell'ano, aggiungendo fuoco all'incendio che mi devastava i sensi.
A questa ultima sollecitazione il mio corpo non tardò a dare una risposta, e venni presa da un orgasmo selvaggio e doloroso mentre scaricavo i miei gemiti dentro al grembo di Irina.
Roberto venne poco dopo, sempre senza uscire da me, ma non mise fine al mio essere "scopata collettivamente", visto che il suo posto fu subito preso da Massimo, cui Franco aveva dato il cambio nel tenermi inchiodata per le braccia.
Ricominciò per me un nuovo assalto, con l'avvicendamento di Olga seduta sulla mia bocca dopo che Irina era venuta a sua volta.
Ormai non gridavo più, ma ansimavo e leccavo la fica della mia torturatrice mentre venivo sbattuta dalla forza di Massimo che mi penetrava come se fossi una fortezza da espugnare.
Mai mi ero sentita così eccitata dalle attenzioni fisiche, mai avevo provato tanta vergogna nell'essere violata in quel modo. Volevo piangere e urlare, liberarmi.... Mi sentivo soffocare e, al tempo stesso, impazzire da tutte quelle attenzioni.
Venni per la seconda volta e facendo venire, a mia volta, Olga che, tenendomi anch'essa il capo con entrambe la mani, mi inondò il viso dei suoi umori. Poi si alzò per far posto a Svetlana che, eccitata al massimo, non vedeva l'ora di farsi leccare da me.
In quella frazione, approfittai sentendo il fresco dell'aria sul mio viso per gridare "Basta!!!!" diverse volte, finché il sesso umido di Svetlana non giunse a impedire che i miei suoni vocali si disperdessero in altro luogo che non fosse la sua vagina spalancata.
Sentii Massimo venire dentro di me, poi qualcuno dare il cambio a Franco che ne approfittò per penetrarmi a sua volta, con quel suo cazzo che avevo ammirato a prima mattina.
Avevo ormai le tette doloranti per le manipolazioni e le suzioni, le labbra e la lingua intorpidite a furia di spalancarsi e di leccare fiche in preda agli orgasmi (che, ormai, si succedevano sempre più frequentemente nel mio povero corpo), la fica ridotta a uno straccio per com'era stata sbatacchiata e il culetto, sollecitato da tante lingue e da occasionali dita, ormai aperto a dovere. Cos'altro poteva succedermi?
Lo scoprii subito, allorquando sentii Franco chiedere a Irina (alle prese col mio buchetto posteriore) se poteva fare il cambio di buco.
Alla risposta affermativa di irina, mi sentii sollevare il bacino in altro e di colpo, brutalmente, senza alcun preavviso o preparazione, penetrata dalla clava di Franco che, facendosi largo a forza di spinte, raggiunse la fine della sua corsa dentro di me.
Le mie grida di dolore svanirono nelle viscere di Svetlana, che prese a strofinarsi con più forza come risposta al mio leccare convulso sotto i colpi di Franco nel mio sfintere.
Ormai galleggiavo in un limbo scuro fatto di lampi di luce improvvisi, con il corpo che, a ondate, s'innalzava in un orgasmo nuovo e spossante per poi ridiscendere ai minimi termini.
Ero sconvolta dal piacere che ormai provavo senza più mascherarlo, dal numero di orgasmi che erano riusciti a provocarmi testimoniati dagli spasmi che agitavano le mie membra, da come mi ero trasformata, mio malgrado, da essere umano a bambola di carne e sangue. E da come continuavano, imperterriti, a inondare il mio sesso (e ora anche le pareti interne del mio ano) di sperma.
Finì tutto così, appena Svetlana e Franco ebbero raggiunto l'apice del loro rispettivo piacere.
Si allontanarono restituendomi la libertà di quei movimenti che, per quasi due ore, mi avevano impedito, lasciandomi inerme per terra mentre un pianto liberatorio mi squassava il petto.
Quando ebbi ripreso un po' di forze e le gambe smesso di tremare, mi trascinai verso la mia cabina, mentre intorno a me tutti ritornavano a fare le cose loro senza pensare più a me. Solo Irina si offrì di accompagnarmi, ma io rifiutai il suo aiuto con un gesto secco della mano e, senza guardarla negli occhi, scesi da sola giù in coperta.
Qui mi buttai sul letto, ancora sporca di sperma e di umori femminili, e mi lascia andare, spossata, a un sono senza sogni, non prima di aver pensato fra me e me: "Questo Gianni non dovrà mai saperlo!".
Fu la prima e unica volta che subii una tale "invasione".
Per il resto della crociera feci l'amore con tutti, donne incluse, ma senza subire più violenze di gruppo.
Fui scopata in mille posizioni, presa contemporaneamente da due uomini o da due donne in più di una occasione, violata analmente a più riprese.... Né contai più i pompini che dovetti fare, o gli orgasmi che mi fecero provare. Mi legai molto a Irina, con la quale ormai dormivo quando ce lo permettevano, e che mi indirizzò alla piena consapevolezza dell'amore saffico.
Quando l'ultimo giorno Luigi mi avvisò che saremmo arrivati in porto per il primo pomeriggio, e mi permise di chiamare mio marito, mi prese in disparte e mi chiese di continuare a vederci, di diventare la sua amante fissa. Non risposi e, guardandolo negli occhi, lo attirai a me concedendogli di prendermi per l'ultima volta davanti a tutti, proprio mentre dalla barca si vedeva in lontananza il molo del porto di Ancona.
Poi, una volta attraccati, vidi sulla banchina mio marito che camminava, nervoso, avanti e dietro fumando come una ciminiera, e provai gioia al pensiero di riabbracciare la mia famiglia, sciagurato marito compreso.
Scesi a terra senza salutare nessuno....
Ma col numero di telefono di Luigi salvato sul mio cellulare.
scritto il
2021-12-14
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