Il massaggio – 2

di
genere
saffico

Sono passati tre mesi dal bellissimo massaggio cui mi ero sottoposta e, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per pigrizia, pur essendomi riproposta più volte di ritornare, non l'ho mai fatto.
Ma questo Sabato mattina, appena sveglia, mentre ancora mi crogiolavo nel lettone consapevole di avere tutta la giornata a disposizione, ho provato un senso di languida eccitazione alla quale non sapevo dare alcuna spiegazione. Mi sono scoperta a toccarmi il sesso con mosse lente e carezzevoli, passando le dita sui peli ricci che, nel frattempo, erano ricresciuti sul mio inguine e nella parte interna delle cosce.
"Ma cosa stai facendo, Marisa?", mi son detta appena realizzato il mio operato. Ho tolto la mano con rammarico e, al tempo stesso, consapevole di aver bisogno di qualcosa di più forte.
"Hai bisogno di una buona scopata, Marisa! Non puoi continuare così.....".
Ho realizzato, a quel punto, che dovevo darmi una mossa, e anche abbastanza in fretta, altrimenti avrei cominciato a masturbarmi sempre di più fino a dipendere da questa forma di autoerotismo. Ma non è che un uomo lo si trova così, schioccando le dita.... Anzi no, lo si trova facilmente, ma nella maggior parte dei casi sarebbe stato un salto nel buio: e se andavo incontro a una ennesima delusione? E poi non ero ancora pronta, non me la sentivo di rifarmi una relazione. E di gigolò non ne conoscevo. Che fare?
La soluzione mi è balenata all'improvviso: perché non tornare alla Spa dei massaggi? Magari, anche questa volta evitando di farmi massaggiare da un uomo ma scegliendo sempre e attenzioni di una donna? Forse c'erano altre forme di massaggio ancora più eccitanti....
Con la mente persa dietro visioni di carezze, di penetrazioni e di orgasmi, ho cercato il bigliettino col numero della Spa. Ma dove l'avevo messo?
Mi sono alzata di scatto e mi sono diretta verso il primo tiretto del cassettone, quello in cui posiziono le chiavi e le carte tolte dalla borsetta. Ho cercato un po' e alla fine l'ho trovato, quel cartoncino plastificato dalla scrittura elegante piena di svolazzi che prometteva paradisi impensati.
Ho composto il numero prima che il desiderio mi passasse e, alla centralinista che, con voce calda mi dava il buongiorno e mi chiedeva cosa potesse fare per me, ho chiesto se fosse possibile prenotare un massaggio per quel pomeriggio.
Dopo qualche seconda trascorso nell'attesa che la tipa consultasse il computer sul quale erano digitati gli appuntamenti, mi sono sentita rispondere di sì, con una seduta da scegliere tra le 15.00 e le 17.00, dopo no perché era tutto prenotato.
Ho scelto quella delle 15.00, come l'altra volta, assicurandola sul fatto di sapere già come presentarmi: a digiuno e, possibilmente, depilata. Magari quest'ultima voce, se proprio non potevo depilarmi, l'avrei potuta evitare.
Poi ho trascorso la mattinata in giro per negozi, concedendomi un caffè e un dolcetto intono alle 10.00 e, alle 13.00 ero a casa, a preparami. Mi sono lavata accuratamente il sesso dopo essermi sforzata (inutilmente) di andare di corpo: solo una pisciatina ha coronato i miei sforzi, del resto penso abbastanza vanificata dal mezzo litro di succo d'arancia che ho bevuto subito dopo. Poi, dopo aver indossato mutandine e reggiseno puliti, e aver messo sopra una comoda tuta da ginnastica, mi sono recata alla Spa.
Al mio arrivo mi ha accolto il sorriso di una donna sulla quarantina, col vestito perfetto e la targhettina con sopra il nome di Anna, all'interno della solita reception immacolata e arredata con gusto tipicamente femminile.
"Lei è già stata nostra ospite in passato?"
"Sì, sono già venuta un'altra volta".
"Mi scusi se le faccio questa domanda, ma ha provato il massaggio normale o....?"
Un po' imbarazzata le ho risposto di no, di aver provato quello speciale (non ricordavo il termine "tantrico"), sentendomi subito inspiegabilmente in colpa davanti al suo sorriso e al lampeggiare dei suoi splendidi occhi verdi.
"Penso con una massaggiatrice. Quindi ora gradirebbe provare lo stesso tipo di massaggio?"
"Beh, sì...."
"Oppure vuole un altro tipo? Sa, potrebbe optare per un massaggio tantrico fatto da un uomo...."
"No, no", mi sono affrettata a rispondere, cogliendo nuovamente quel lampo nei suoi occhi. "Vorrei sempre una massaggiatrice donna, se possibile."
"Non c'è problema. Io le volevo proporre invece qualcosa di insolito, se permette."
Incuriosita, mi sono sentita chiederle cosa potesse offrirmi.
"Vediamo.... Si potrebbe optare per uno, per così dire, meccanico o umano-meccanico."
"Mi scusi se le sembro ignorante, ma di cosa si tratterebbe?"
"Il messaggio meccanico è eseguito con l'ausilio di apparecchiature idonee che sopperiscono all'assenza umana, pur con presenza di una nostra addetta. Quello umano-meccanico, invece, si svolgerebbe con l'ausilio contemporaneo di una massaggiatrice insieme ad alcune apparecchiature elettro-meccaniche. Del tutto sicure, stia tranquilla."
Dopo un attimo di esitazione, vinta dalla curiosità, ho optato per la seconda proposta.
"Il costo sarebbe lievemente maggiore. Sa, purtroppo le apparecchiature costano..."
"Non è un problema. Va bene così. Ma posso sapere qualcosa di più?"
A questo punto la bella receptionista si è abbassata per prendere un depliant e, mentre si chinava in avanti, non ho potuto evitare di osservare il suo seno generosamente esposto, gonfio com'era nel corpetto dell'abito. Cosa che non è sfuggita al suo sguardo una volta rimessasi dritta.
"Ecco, in questo depliant è illustrato un po' tutto, ma dovrebbe decidersi in fretta perché tra meno di cinque minuti dovrebbe trovarsi dentro la saletta dei massaggi.
"Va bene così", ho detto, mentre il mio sguardo si posava sul foglietto sul quale c'erano diverse immagini di strumenti che, intuendo a colpo, servivano per amplificare il senso di masturbazione e penetrazione.
La tipa, allora, ha suonato un campanello e subito è apparsa una giovanissima ragazza in camice bianco, col nome Serena stampato sul seno sinistro.
Ho seguito la ragazza per un breve corridoio fino a una stanza un po' più grande, con un lettino anatomico per massaggi e un macchinario complesso terminante in uno stantuffo sormontato da un grosso pene, che mi ha un po' impaurito per le dimensioni.
La ragazza, con fare gentile, mi ha invitato a spogliarmi e a distendermi sul lettino, cosa che ho fatto senza provare alcun senso di vergogna.
"Non si è depilata, signora...."
"È un problema?"
"No, anzi. Le sta bene così l'inguine...."
"Non vorrei che...."
"Stia tranquilla, non occorrerà alcuna accortezza, solo l'utilizzo di un lubrificante che unge meno.
Mentre me ne stavo così distesa a guardare il soffitto, Serena mi ha applicato sugli occhi la solita mascherina nera e calato sulle orecchie le cuffie dalle quali veniva fuori la musica rilassante che ricordavo.
Immersa nel buio e nella musica, ho come perso la cognizione del corpo mentre mi rilassavo sempre di più.
Il tocco delle mani della ragazza mi ha fatto sussultare, strappandomi al torpore che mi stava invadendo. Ma, al contrario del primo massaggio, le mani si sono dirette subito ai miei seni, dandosi da fare con massaggi circolari molto eccitanti. L'eccitazione è arrivata all'apice quando mi sono sentita applicare ai capezzoli due ventose cui ha fatto seguito una lieve pressione: la ragazza stava svuotando d'aria le ventose col risultato, supponevo, di farmi sporgere in fuori interamente i capezzoli e parte dell'aureola.
La suzione delle ventose diveniva sempre più forte e non ho potuto evitare di gemere sommessamente mentre qualcosa all'interno delle stesse, forse una piccola lamella in gomma, cominciava a titillarli con una certa velocità.
Mentre ero concentrata su questo piccolo massaggio apicale, mi sono sentita aprire le gambe che, delicatamente, venivano appoggiate su supporti uguali a quelli che si trovano presso i lettini dei ginecologi.
Con le gambe aperte e la fica spalancata esposta agli sguardi della ragazza, mi sono chiesta cos'altro avesse in mente di farmi. Lo scoprii pochi istanti dopo!
Serena, con le dita bagnate di un liquido inodore, ha cominciato a massaggiarmi l'interno delle grandi labbra, stirandole e aprendole, separandole in modo da poter fare la stessa cosa con le piccole labbra interne. Poi le stesse dita sono risalite in su fino a giungere alla nicchia dove il mio clitoride cominciava a far capolino, afferrandolo con destrezza e applicando anche qui un'altra ventosa.
A questo punto mi sono sentita risucchiare i capezzoli e il clitoride contemporaneamente e, involontariamente, mi sono inarcata sul lettino mentre i gemiti aumentavano di intensità.
Portata questa suzione da Serena al massimo della sopportabilità, ho sentito i mie gemiti trasformarsi in grida, mentre le mie mani battevano sul lettino per poi scattare versi l'inguine cercando di strapparmi la ventosa torturatrice.
Serena ha subito abbassato l'intensità della suzione, lasciandomi riprendere fiato. Poi ha preso delicatamente i miei polsi e li ha legati a due maniglie in lattice posti al di sotto dei bordi del lettino. Quindi ha provveduto a fissarmi alla stessa maniera le caviglie.
Così imprigionata, ancora ansante, mi sono chiesta se non fosse il caso di evitare questo imprigionamento. Ma la tipa è stata più veloce di me e, alzandomi il capo, mi ha applicato un delicato morso in gomma alla bocca passando l'elastico di tenuta dello stesso dietro la mia nuca.
"Oddio, e ora? Non vedo, non sento e non parlo?
Ho provato a dire qualcosa, ma il morso me lo impediva, pur permettendomi però di respirare dagli angoli della bocca e di emettere gridolini indistinti.
Così bardata ho atteso gli eventi successivi e, immediatamente, l'infernale macchinetta ha ripreso a svuotare di aria le ventose. Ma questa volta con una frequenza che si alzava e abbassava, facendomi inarcare e poi ricadere al ritmo delle suzioni.
Con sgomento ho realizzato di non esser in alcun modo in grado di impedirlo, bloccata com'ero al lettino, né di poter chiedere alla ragazza di smettere. E la suzione aumentava d'intensità....
Alla fine non ce l'ho fatta più. Ho gridato, sbattuto la testa a destra e a sinistra, tirato le maniglie fino allo spasimo, inarcata la schiena, mentre dagli angoli della bocca mi colava la saliva.... E sono venuta!
Accortasi del mio orgasmo, Serena si è adoperata ad abbassare l'intensità della suzione fino a interromperla del tutto. Quindi, con malizia, mi ha tolto la benda e, alzandomi il capo, mi ha fatto vedere com'era arrossati e innaturalmente in fuori i capezzoli. Poi, prendendo uno specchio, mi ha mostrato il clitoride, gonfio da far paura e violaceo, rorido di sangue, sensibilissimo al punto da farmi saltare sfiorandomelo delicatamente con un polpastrello, mentre la vagina appariva bagnata all'inverosimile e i peli attorno impiastricciati come tanti capelli bagnati.
Poi mi ha pulito quel che restava della saliva dalla bocca e, sorridendomi, mi ha rimesso la benda sugli occhi.
Mentre il bruciore ai capezzoli lentamente scemava ho pensato di essermela cavata con poco. Ma, ovviamente, mi sbagliavo.
All'improvviso un qualcosa di tondo e lievemente ruvido mi è stato appoggiato nella parte esterna della vagina, e fatto scivolare su e giù. Quindi ha preso a roteare a velocità folle, strappandomi nuovi gridolini di paura frammisti a eccitazione. Il "trapano" (così l'ho battezzato) mi è stato guidato un po' dentro la fica e poi, sadicamente, portato su fino a interessare il mio clitoride ancora dolorante. Qui la mano della mia torturatrice l'ha fatto ruotare intorno al cappuccetto mentre, nuovamente, ritornavo a inarcarmi, per poi concentrarsi sul clitoride, in maniera sconvolgente.
Se non avessi avuto il morso alla bocca di sicuro le mie grida avrebbero scosso le pareti!
Gridavo come una pazza, scuotendomi come una indemoniata....
L'orgasmo mi è esploso dentro, furioso, incontrollato.
Serravo i denti sul morso messo lì anche per non ferirmi mentre mi dibattevo disperata e, senza poterlo impedire, mi sono accorta di stare pisciando come una cavalla sulla mano di Serena che, al posto di scansarsi, infieriva col "trapano" ancora e ancora e ancora.....
Non avevo più fiato in corpo e i tremiti si erano fatti quasi epilettici.
Galleggiavo in un mare di dolore e goduria, mentre gli orgasmi si susseguivano furibondi e l'urina usciva copiosa svuotandomi.
Poi il nulla.
Sono emersa dal mio totale abbandono prostrata all'inverosimile, col corpo che ancora si contorceva non avendo registrato la fine della tortura: infatti, Serena aveva spento l'infernale "trapano", dando finalmente pace al mio povero sesso strapazzato.
I minuti successivi di relativa quiete mi hanno permesso di ritornare alla normalità, col cuore che lentamente riprendeva il suo ritmo. Ansavo un po', questo sì, ma non sbavavo più, e nella mia fica le contrazioni innaturali lasciavano il posto a una rilassatezza mai provata.
A questo punto Serena, approfittando del mio rilassamento, ha inserito dentro di me, in profondità, il mostruoso pene alla fine dello stantuffo e, accarezzandomi il viso, ha acceso la macchina.
Per una buona decina di minuti sono stata, così, "scopata" dalla macchina, con lei che regolava il ritmo dei colpi e la profondità di penetrazione.
Finalmente un piacere profondo senza traumi!
Godevo della scopata meccanica, la cercavo, le andavo incontro....
Poi ho sentito come un vuoto: Serena me l'aveva tolto!
"No, proprio quando stavo per godere....!", ho pensato ingorda. Ma non era così: semplicemente, la mia dolce aguzzina aveva aggiunto un pene leggermente più piccolo alla grossa testa di ariete, col risultato che, dopo alcuni minuti, mi sono ritrovata ad avere due falli dentro di me!
Così sollecitata ho ripreso a gemere, a contorcermi andando incontro ai due peni che scavavano dentro di me, il culo aperto al pari del mio sesso. Di sicuro Serena si stava eccitando, visto che, di sua iniziativa, ha cominciato a toccarmi, a masturbarmi e poi, dulcis in fundo, a leccarmi il clitoride con fare "molto" professionale (che faccia anche la puttana per arrotondare?).
Sono così venuta nuovamente.... A che quota di orgasmo mi avesse portato Serena non lo sapevo, ma ormai ero così eccitata che a ogni toccamento, a ogni trapanazione sussultavo, la fica allagata, il culo contratto intorno al manicotto in lattice, i capezzoli in su come piccoli obelischi, le tette dure da far paura.
Alla fine l'apoteosi!!!!!
Serena mi ha tolto la benda, il morso, la cuffia e, infine, mi ha liberato dalle manette, quindi si è spogliata del camice apparendo nuda sotto di esso. Mi ha guardato un attimo sorridendomi prima di mettere la testa tra le mie gambe e leccare come una gattina, passando la lingua da su in giù, inserendola nella cavità vaginale, risalendo al bottoncino strapazzato per poi ruotare su di me e poggiarmi la sua fica in faccia, spingendola in modo che si aprisse sulla mia bocca, regalandomi il suo nettare da donna che, per la prima volta in vita mia, ho assaporato. Alla fine, con fare spasmodico, si è applicata un cazzo di gomma e, salendo su di me, ha cominciato a pomparmi come un amante focoso, facendo oscillare le sue tettine contro le mie mentre, ormai presa dall’amplesso, ho cominciato a stringerla forte contro di me baciandola con trasporto, con furore, con passione, e godendo come una porca mentre lei mi continuava a scopare, con le mie mani che la accarezzavano frenetiche un po’ ovunque.
Sono venuta nuovamente, per l'ultima volta, mentre una donna mi baciava con furia, con le sue mani a tenermi il culo mentre affondava il fallo così a fondo da strapparmi un ultimo urlo incontrollato.
Di colpo, tutto finito!
Mi sono ricomposta rossa in viso, mentre Serena mi accompagnava nel box doccia e mi aiutava a lavarmi, togliendomi di dosso i miei e i suoi umori. Non sapevo cosa dirle e, così, sono stata zitta, limitandomi a ricambiare il suo sorriso malizioso. È vero, il clitoride mi pulsava ancora dolorosamente, il culo era in fiamme e i capezzoli mi facevano male, la fica era ancora umida non so se per la doccia o per i residui degli orgasmi. Però stavo bene. Mi sentivo bene!
Mi sono vestita e, grata, ho salutato la mia massaggiatrice, la prima donna che mi aveva scopato veramente. Il mio primo, profondo, rapporto lesbico.
Sono uscita passando davanti alla receptionista dai begli occhi verdi.
"Tutto bene?" mi fa, con aria sorridente.
"Sì, tutto bene", le sorrido di rimando.
Pago la prestazione e sto per uscire. Ma poi ci ripenso e torno di nuovo verso Anna.
"Mi scusi, posso avere un bigliettino?", ma non è quello che vorrei chiederle veramente.
Lei mi legge nel pensiero, mi sorride, prende un bigliettino della Spa, lo gira e scrive un numero di telefono.
Poi mi guarda con quegli occhi verde smeraldo che lampeggiano ridenti e mi sussurra: "Chiami quando vuole."
Esco felice.
scritto il
2021-12-27
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