I sogni di Enza

di
genere
tradimenti

Stanotte ho fatto l'amore con mio marito.
Non era venerdì né sabato, però lui aveva voglia di me e mi ha presa.
La cosa mi ha un po' meravigliato perché ho un marito abbastanza abitudinario. Ma, evidentemente, sarà successo qualcosa nell'arco della giornata per fargli venire la voglia di me, per cui abbiamo fatto un piacevole fuori programma.
Nonostante tanti anni di matrimonio, provo piacere quando mio marito mi vuole, anche se negli ultimi tempi mi prende un po' la noia della solita routine e, contemporaneamente, la consapevolezza che il rapporto sessuale non sia fluente e frizzante com'era una volta.
Mi sono accorta che quella sera avremmo fatto l'amore dal suo tardare in bagno, segno di un'attenta preparazione igienica e dal fatto che, poco dopo, sia uscito sbarbato e profumato di dopobarba, generalmente indice di un qualcosa di speciale che l'avrebbe visto protagonista. E, infatti, appena entrato sotto e coperte, ho sentito le sue mani cercarmi e il mio pigiama scendere giù, mentre nella foga dell'abbraccio lenzuola e piumoni finivano a terra.
I preliminari sono i consueti, collaudati, tranquilli: io a quattro zampe che gli succhio l'uccello finché non si rizza, battendomi sul palato e sentendolo fino in gola; lui che geme forte mentre con le mani tormenta il mio sesso, infilandomi uno o due dita nella fica finché non mi sente pronta. Poi mi attira a sè e gli vado su, a cavalcioni del membro, infilandomelo velocemente quasi possa scomparire, muovendomi col bacino perché lo strofinio mi eccita al massimo, mentre lui preferirebbe che sobbalzassi su di lui perché adora sentirlo scivolare dentro di me, come un piede nel calzino.
Di solito ci muoviamo per una decina di minuti, con lui che viene e io lo seguo, oppure ci interrompiamo per cambiare posizione, con me inginocchiata come una pecora e lui a sgroppare dietro. In ogni caso, dieci o, al massimo quindici minuti. È raro che si superino i venti minuti; o che lui abbia il desiderio, appena goduto, di riprovare a montarmi.
Quasi sempre vengo anch'io, con piccoli sussulti e un forte ansimare. Un orgasmo solo, profondo e personalissimo. Qualche volta è capitato che venissi due volte, ma anche che lui si svuoti in me senza avermi portato all'apice del piacere.
Quella sera successe così, con me inappagata mentre lui ritornava al suo posto nel letto molto contento della scopata che si era concesso, dandomi la buonanotte con baci colmi di sazietà.
Una volta spenta la luce lo sentii scivolare nel sonno mentre io, con gli occhi ancora aperti fissi al soffitto, ripensavo ai minuti appena trascorsi e sentivo ancora il mio sesso pulsare come accade, di solito, alle donne portate sull'orlo dell'orgasmo e tirate indietro all'ultimo secondo prima che lo stesso esploda.
Mi misi sul fianco e mentre il marito sommessamente russava, spinsi la mano tra le gambe inserendola sotto il pigiama che avevo provveduto a rialzare. Le mutandine non le avevo trovate, chissà dov'erano finite. Sentii la vagina ancora umida e calda per la penetrazione appena subita e, quasi automaticamente, le mie dita scivolarono tra i peli del pube entrando all'interno della bocca segreta.
Chiusi gli occhi e mi toccai come avrei voluto facesse mio marito in quel momento, dalla vagina al clitoride, mentre la mia mente cominciava a circolare senza freno in tutte le direzioni al pari delle dita più in basso.
Fu così che, mentre stringevo tra indice e pollice al parte alta della vagina, muovendola con veloci rotazioni e spingendo le grandi labbra in fuori, cominciai a pensare a Renato, dapprima confusamente, poi con sempre maggiore chiarezza.
Renato è un collega di lavoro, uno che mi viene dietro da un sacco di tempo. Lo sfuggo quasi sempre, anche se a volte mi sento attratta da lui. La cosa che mi sconcerta è la sua capacità di farmi sentire nuda sotto il suo sguardo. È proprio così: ogni volta che i suoi occhi scivolano dal mio viso giù lungo il mio corpo, a me sembra di perdere i vestiti, un pezzo la volta, come in un languido e sensuale spogliarello.
Mi sento bruciare laddove i suoi occhi si posano, nuda ed esposta come una neonata, a volte avvertendo il disagio che abbiamo noi donne quando non siamo sicure del nostro corpo in presenza di un uomo.
E la sensazione che mi fa provare Renato è così intensa che, quando mi capita di salutarlo e, girandogli le spalle, allontanarmi, sento i suoi occhi fissi sul mio culo con un'intensità tale da sentire il bisogno di stringere le gambe, di muovermi più in fretta per allontanarmi da quei raggi, di sculettare di meno per impedire ai miei glutei di sembrargli due palloni che strofinano tra di loro. A volte sospetto di essermi anche bagnata sotto il suo sguardo, percependo qualcosa di simile a un umidore tra le cosce che mi costringeva a una repentina visita al bagno, dove constatavo di che tipo d'umore si trattava.
Pensavo a Renato mentre le mie dita danzavano con la mia conchiglia, con gli occhi chiusi e le labbra serrate, attenta a non tradirmi col marito a un palmo da me, decisa a raggiungere il massimo piacere che potevo concedermi. Questi pensieri peccaminosi avevano messo le ali alle mie mani che correvano da sole, la destra a tormentare la fica, la sinistra con l’indice inserito nell’ano, dentro quel culo che tanto so essere apprezzato da Renato, finché non arrivò, forte come un'ondata, l'orgasmo liberatorio inseguito per tutta la notte.
Mi scossi leggermente, mordendomi le labbra per non gemere forte, mentre le dita continuavano a toccarmi automaticamente portandomi a un livello più basso di eccitazione, fino a smettere qualsiasi movimento, anche se il viso di Renato continuava a occupare i miei pensieri.
Il sonno non veniva, però la mia mente continuava a girare intorno al mio pensiero per lui, portando alla luce brandelli di discorsi fatti quando ci incontravamo, i pettegolezzi delle colleghe sulle sue imprese amorose; il sapere che almeno due di esse se le era fatte anni addietro mi aveva spinto a fare domande particolari, dalle quali avevo appreso molto sulla natura di quell'uomo e sulle particolarità anatomiche di cui era fornito.
Angela mi aveva raccontato di come, un giorno, lui si era eccitato mentre, parlando con lei, distoglieva gli occhi dalle sue gambe accavallate solo per portarli alle sue grandi tette, con un gonfiore sempre più evidente tra le gambe che la mia collega non aveva potuto ignorare.
Anch'io ero velatamente consapevole di quel che aveva in dotazione come uomo, ma averne conferma da parte di un'altra donna aveva accentuato la mia curiosità e la mia fantasia. In più di una occasione, poi, aveva alluso alla sua abilità amatoriale con me, cosa che mi aveva turbato non poco perché lo ritenevo un discorso disdicevole, non da fare alla presenza di una signora così educata come mi ritenevo di essere.
Ho sempre odiato il sentirmi in imbarazzo, a disagio con qualcuno per qualcosa di fatto o detto: mi chiudo a riccio, divento sarcastica, sparo a zero. E più Renato mi metteva in soggezione, più lo attaccavo decisa a rintuzzare le sue pretese e, soprattutto, smontare le sue attese.
Però, nonostante tutto quello che mi combinava (e che io combinavo a lui), mi sentivo morbosamente attratta al punto da incoraggiarlo, tacitamente, a scrivermi pensieri tra i comico e l'osceno nella mia casella di posta elettronica di lavoro, laddove sapevo che mio marito non sarebbe mai potuto entrare.
E mentre formulavo questi pensieri, ricordai uno scambio di mail tra noi due, con lui che candidamente mi confessava di aver appena "marinato l'ufficio" per andare a scopare con un'altra donna; e io che m'incazzavo con lui troncando le comunicazioni per giorni, con una reazione molto più grande del dovuto trattandosi, infatti, solo di un collega e non di un amante di cui essere gelosa.
Mentre ricordavo questo episodio fui di nuovo presa dall'eccitazione, e ripresi ad accarezzarmi il sesso con carezze lente mentre mi sforzavo per ricordare altre cose di me e di lui.
Come quando un giorno mi chiese se indossassi il perizoma sotto la gonna bianca che avevo messo, e io m'ero incavolata invitandolo a farsi i fatti suoi con maggior classe, mentre in realtà lo portavo davvero ma non pensavo che altri se ne potessero accorgere.
Ah, ma lui sì, lui e quella vista a raggi X che possiede.
Ripresi a toccarmi mentre ricordavo la volta che ci siamo scambiati gli auguri per Natale, il suo tenermi stretta un po’ di più con i seni schiacciati sul suo petto, il gonfiore del pene che fuggevolmente sentivo a contatto con la mia pancia. E poi quando, a una riunione, mentre eravamo seduti insieme, mi aveva poggiato una mano sul fianco, ed io ero quasi schizzata come colpita da una scossa elettrica. O, ancora, quella volta che mi aveva telefonato per farmi sapere che mi pensava mentre ritornava a casa, con me che avevo ironizzato sui suoi modi da camionista mentre, intimamente e senza volerlo ammettere apertamente nemmeno con me stessa, ero contenta del suo interessamento.
Ripresi a mordermi le labbra mentre sentivo montare nuovamente l'orgasmo, il secondo della serata, quello che statisticamente mi distruggeva lasciandomi aperta e bagnata all'inverosimile. Solo che dovevo provarlo in silenzio, a gambe serrate, senza scuotermi e senza proferire verbo per non farmene accorgere dal marito che, ignaro di tutto, beatamente dormiva.
Rallentai per godere meglio di quei momenti di piacere diffuso, andando col pensiero a quando, quasi per scommessa, l'avevo provocatoriamente invogliato a scrivere su di me i suoi pensieri intimi su come mi vedeva e su cosa volesse fare con me, cosa che lui aveva prontamente fatto pubblicando questo racconto online in un sito letterario che conteneva, tra i vari campi, anche quello erotico.
Lui mi aveva avvisato quando aveva effettuato la pubblicazione e io mi ero letteralmente fiondata su quel sito, leggendo avidamente quello che aveva scritto su di me, anzi su di noi, mentre il rossore si diffondeva sul mio viso a ogni rigo sul quale i miei occhi si posavano.
Non pensavo veramente che sarebbe stato capace di spingersi a tal punto da raccontarmi nei dettagli quel che gli passava per la testa, ma dovetti ricredermi perché Renato aveva descritto, minuziosamente, i miei stati d'animo, le mie angosce e le mie speranze, il mio intimo di donna in lotta tra resistenza e cedevolezza mentre descriveva, istante per istante, come pensava dovesse svolgersi il nostro incontro con una vividezza di immagini che mi avevano profondamente turbato, accendendo man mano che leggevo i miei sensi fino a infiammarli.
Mi scoprii così a rivedere la scena del primo approccio sotto la doccia, del suo penetrarmi all'improvviso per prendere possesso del mio corpo e della mia mente, ai suoi giochi di mani e di lingua al caldo delle lenzuola, al suo cavalcarmi incessantemente facendo di me la femmina calda che ho sempre celato all'altrui attenzione, concedendo questo mio essere sensuale solo al marito, talvolta contenendomi perché mi sarei vergognata a farmi vedere così disinibita dal consorte.
Mi bloccai solo quando iniziò la parte in cui mi prendeva contro natura, troppo sconvolta nell’immaginarmi così come mi descriveva, con le mie due aperture oscenamente esposte, lui che sollecitava la più stretta ad allargarsi insalivandola con la lingua per potermelo mettere pienamente nel culo, là dove nessuno c’era mai riuscito!
Fu un attimo: la mia curiosità morbosa riprese il sopravvento sulla pudicizia e ripresi la lettura, trattenendo il fiato al momento della penetrazione che, nel racconto, descriveva accompagnata dalle mie fievoli grida e dall’agitarsi convulso dei miei glutei, le sue mani forti che mi bloccavano, il pene che si muoveva dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, aprendo il mio buchetto come se fosse fatto di burro, fino a tapparlo completamente.
Ah, se solo avesse mantenuto la metà di quello che prometteva nei racconti, che amante meraviglioso sarebbe stato Renato!
Mi sentii scossa da brividi di voluttà pensando alla Enza che rileggeva il racconto e poi chiudeva bruscamente l'accesso al sito, come si tronca una telefonata di un osceno ammiratore quando si è da sole in casa, ovviamente non prima di aver sentito tutto quello che ha da dire.
Poi mi chiesi, così come mi ero chiesta anche quella volta, cosa avesse provato Renato mentre scriveva dei suoi desideri verso di me, se si fosse eccitato a pensarmi mentre lo faceva, se aveva avuto il sesso in subbuglio anche lui rileggendo quelle frasi, se si fosse toccato per dar maggior peso a quel che voleva scrivere provandolo, prima, su di sé. E l'immaginai intendo a battere sui tasti della tastiera, spesso sospendendo lo scritto con la mano per accarezzarsi il sesso turgido, strizzandolo tra le dita per sentir meglio il gonfiore e trasmetterlo, dal cervello. ai polpastrelli dell'altra mano, così da tirar fuori le parole giuste per infuocare il mio animo.
Era venuto anche lui? Si era masturbato l’uccello prima o dopo aver messo la parola “fine” al racconto?
Immaginai il suo sperma spruzzare in alto per poi colare tra le dita a imbrattargli i pantaloni, sempre ammesso che li indossasse. Oppure era nudo mentre mi scriveva? Dio, come sapeva eccitarmi il pensiero quell'uomo!
Mi mossi ancora più energicamente, questa volta strofinando le dita sul Monte di Venere e scendendo, facendo largo tra i peli, nuovamente all'ingresso della mia umida grotta. E finalmente, in un turbinio di pensieri e di immagini oscene che includevano me, Renato e tutto quello che quell'uomo potesse farmi nella sicurezza tranquilla di un'alcova, venni in maniera totale, profonda, stremante, donandomi completamente a quell'uomo con quel corpo che, meravigliandomi, non riconoscevo più come mio ma come quello di una donna sfrontata e senza remore.
Venni tenendo una mano sulla bocca, per non far uscire quei gemiti che mi veniva naturale emettere, mentre con l'altra infierivo profondamente sulla e nella mia vagina, come so che avrebbe fatto lui senza curarsi della mia disperata esortazione a smetterla.
Non so come fece mio marito a non svegliarsi a seguito degli scossoni che provenivano dalla parte della moglie, così profondamente adultera nella mente e nel corpo da regalare i suoi più segreti desideri a un altro uomo, a un amante che avrebbe rivisto, sotto altra luce, il giorno dopo sul lavoro, e che sarebbe stato ignaro di quel che mi aveva scatenato la notte prima in un parossismo sessuale dopo aver scopato col marito, anzi proprio per aver scopato col marito senza essere da lui appagata.
Cosa avrebbe pensato di me se l'avesse saputo? Avrei mai avuto la capacità di svelargli, prima o poi, questi miei pensieri così come lui faceva con me? O la telepatia degli amanti faceva sì che già sapesse tutto questo come o sapevo, quand'ero girata, dove puntassero i suoi occhi e i suoi pensieri?
E mentre rigiravo queste domande nella mia mente, pigramente mi lasciai scivolare nel sonno, mentre ancora tenevo il mio sesso nel palmo della mano come facevo quand'ero bambina.
Nel momento in cui ognuno di noi sente questo lento e irreversibile scivolare nel sonno ristoratore, pensai: "Sarei mai riuscita a trasformare questi sogni in realtà?"
E senza aspettare risposta, chiusi i collegamenti con la realtà.
scritto il
2022-01-13
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