Dai piedi in su atto IX
di
cagnetta rottainculo
genere
dominazione
Questo paragrafo si potrebbe intitolare “Diletto e castigo”. Confesso che da quando ho cominciato a fare i conti con il mio “nuovo stato” e a stenderne i relativi puntuali resoconti che continuamente metto per iscritto mi sento più tonico e di buon umore. Il mio respiro e il mio battito cardiaco sono tornati più regolari tranne che nei momenti di maggior affanno, la pressione arteriosa da bassa che era mi si è normalizzata, non soffro più d'insonnia e di mal di testa e la digestione va meglio e produce feci molto più solide. Quasi tutte le inquietudini che mi perseguitavano si sono dissolte, lasciando però il posto ad altre ancora maggiori ma più gratificanti, in conseguenza delle pene e delle penitenze che mi infligge il padrone. Le sue angherie mi fiaccano e mi feriscono sia fisicamente che moralmente, Ma tali ferite quando si cicatrizzano su di me e dentro di me diventano anche medaglie al valore. Mese dopo mese il mio stato di servizio si arricchisce di qualche encomio che purtroppo rimane mimetizzato tra note di biasimo, richiami, rapporti sulle punizioni e sulle espiazioni cui vengo giustamente e quasi quotidianamente sottoposto. Il padrone mi dice di mostrare pazienza perché si impara di più e meglio da ciò che va storto e si è costretti a ripetere e a correggere più volte, piuttosto che dalle situazioni che riescono già bene a prima vista e al primo sibilo di frusta. Per convincermi di questo il mio supremo PM (= Padrone e Maestro) mi indica ad esempio il motto della “Accademia della Crusca” (storpiata da lui in “Frusta”) che suona appunto “provando e riprovando” (cioè, in puro gergo BDSM “sferzando e ri-sferzando”... a dovere e per il suo piacere, tra pugni e pegni). In effetti le sue lavate di capo, condite da insulti e imprecazioni di ogni tipo, mi portano sulla retta via, ma solo dopo che si sono concretizzate sulla via del retto e delle natiche percossa dallo scudiscio. È così che le mie prestazioni gradualmente migliorano, a tal punto che durante certe sessioni ricevo solo lodi e applausi a scena aperta e a bocca spalancata, piena dei soliti disgustosi croccantini che ricevo in premio e che il padrone si diverte a lanciarmi a raffica per guardarmi saltare ad ingollarli al volo prima che cadano sul pavimento. A volte mi sembra di non poterne proprio più e allora vado nel panico e scoppio in lacrime, in presenza o di nascosto tra le mura di casa mia. Ma quando il mio supremo mi chiede se mi va bene la vita che ora conduco mi viene da rispondergli sempre e soltanto: Sì, sì, sì.
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