Dai piedi in su

di
genere
dominazione

Nudo a quattro zampe ricevo l'ordine di sputare sul pavimento. Sputo. Ricevo ordine di leccare il mio sputo. Lecco. Ricevo suggerimento di leccare a lingua più larga a spatola e con più convinzione. Alzo il muso e ringrazio per il suggerimento. D'ora innanzi R.O. sta per ricevo ordine e R.S. sta per ricevo suggerimento. R.O. di avvicinarmi a un metro dal padrone e di sputare sul pavimento. Mi avvicino, sputo e lecco a spatola. R.O. di avvicinarmi a mezzo metro dal padrone. Mi avvicino a mezzo metro, sputo e lecco. R.O. di arrivare ai piedi del padrone e di leccare il pavimento. Arrivo ai piedi del padrone e lecco il pavimento. R.O. Di annusare i piedi del padrone. Li sniffo. R.O. di baciare un piede e poi l'altro del padrone. Li bacio. R.O. di leccare senza indugio. Lecco. R.S. di diventare più lurido e di leccare con bave e a risucchio. Ringrazio e mi adeguo. R.O. di alzare muso e aprire bene la bocca. Eseguo e ricevo uno sputo in bocca. R.O. di assaporare lo sputo e ingoiarlo. Lo impasto con la mia saliva e ingoio. R.O. di mostrare il palmo delle mani. Eseguo. Il padrone versa un olio che sa di acre. R.O. di massaggiare i piedi del padrone. Li massaggio a due mani con metodo, fra le dita, sui dorsi, sulle piante, fino alle caviglie. Ricevo altro olio e continuo. Perdo la nozione del tempo. Sono concentrato solo su quei piedi maschi, snelli, puliti e curati. Il padrone mi chiede un parere sincero suoi suoi piedi. Rispondo che sono i piedi più belli del mondo e che sono onorato di servirli. Mi dice che la mia sottomissione comincia ora dai suoi piedi e può continuare nei modi che mi spiegherà e che avrò modo di capire presto. Mi congeda. Gli bacio i piedi e mi dileguo. In anticamera trovo i miei vestiti ridotti a cenci, con strappi e macchie di sporco. Li indosso e mi incammino per strada come uno straccione. La gente mi guarda con sospetto. Alcuni mostrano compassione. Altri mi deridono e mi fanno gesti di scherno. Altri mi urlano che sono un pezzente puzzolente. Giro a testa bassa per la vergogna ma sento anche che è una prova che il mio orgoglio deve superare. Entro nell'androne di casa, prendo l'ascensore, apro il portoncino del mio appartamento, lo richiudo alle mie spalle e finalmente scoppio in un pianto a dirotto. Il padrone mi ha scritto un sms; “Vuoi continuare?” Mi asciugo le lacrime e ancora tra i singhiozzi rispondo: “Sì, sì, sì”. In quel preciso momento, dopo quei tre sì che mi sono venuti automatici, realizzo che non sono più quello di prima. Sono stato trasformato e catapultato in una esperienza che mi farà abbassare la cresta e ingoiare tanti rospi. Spero che mi faccia un po' bene. Oh Sì, Sì, Sììì! E deflagro una risata liberatoria.
scritto il
2024-09-15
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