Il bullo
di
Recuperatore
genere
dominazione
Ero tornato al lavoro da una settimana quando il mio capo mi chiamò per vedermi nel suo ufficio. Federico è il mio capo area, io sono un venditore di un'importante azienda del nord. Quel giorno mi preannunciava che avrebbe dovuto incontrare un suo omologo appena assunto che era il capo area del centro Italia e, avendo io avuto un'importante esperienza come agente proprio in quella zona ci teneva che fossi presente anch'io.
L'incontro era una cena per la sera successiva, insieme al Presidente e le relative consorti, per rendere la cosa meno formale. Mia moglie Adriana, che lavora nell'amministrazione dell'azienda, nella sede di rappresentanza in centro città, non fu contenta della cosa, non amava andare a cena "con quella cariatide del Presidente e quel rompiballe del tuo capo" (parole sue), ma se ne fece una ragione, un po' per senso del dovere e un po' per amore mio. Lei è una donna splendida, ma ha un'indole docile, anche se si lamenta, poi fa come le viene detto. Ha ricevuto un'educazione rigida ed è stata cresciuta nella convinzione che l'uomo comanda; io dopo alcuni anni ho compreso questa sua debolezza e devo ammettere che ogni tanto ne ho anche approfittato, scegliendo io dove andare in vacanza, o cosa farle indossare quando usciamo di sera.
La sera della cena aspettavo che finisse di prepararsi lamentandomi dal salotto, urlandole di fare in fretta, ma quando finalmente arrivò mi resi conto che era valsa la pena aspettare: con solo un abitino nero e due alti tacchi, era stupenda, e uno spacco notevole sul fianco destro lasciava decisamente vedere il bordo delle calze, anch'esse nere, che portava sotto. Una donna di classe ma sexy, che a quasi quarant'anni faceva girare la testa a molti, anche se non era pienamente consapevole del suo ascendente sugli uomini.
Arrivammo leggermente in ritardo. Era un noto ristorante milanese composto da una serie di salottini, molto intimi ed eleganti. Il cameriere in nero ci accompagnò nel salottino prenotato dove al tavolo erano già tutti seduti; il Presidente con la sua anziana moglie, il mio capo e il nuovo venuto. Avvicinandomi al tavolo ebbi una strana sensazione che non compresi, ma quando arrivai la sensazione fu di shock: il nuovo capo area del Centro Italia era Elli! Riccardo Elli, l'incubo di tutti noi ragazzini alle medie!Ripetente già alle medie, ci aveva terrorizzato per tre anni, picchiandoci a turno, umiliandoci, sottomettendoci ai suoi voleri dispotici pur di non vederci torturati, fisicamente e psicologicamente.
Federico si alzò per fare le presentazioni: "Manuel, tu non conosci Riccardo Elli, il nuovo capo del Centro Italia. Manuel è uno dei nostri agenti più abili, con molta esperienza nella sua area".
Io ero rimasto paralizzato dallo stupore, immobile e a bocca aperta. Era decisamente cambiato: meno capelli, molta più pancia. Ma era anche decisamente lo stesso: invariati erano i muscoli che si era formato lavorando nella fattoria dello zio dove i genitori lo spedivano tutte le estati per toglierselo di mezzo, una scintilla cattiva nel profondo del suo sguardo, un sorriso superbo e un modo di fare arrogante.
"Manuelino! Sei tu? Non ci posso credere! Non ci vediamo da una vita!"
Speravo che non mi avrebbe riconosciuto, invece eccolo a darmi forti manate sulla spalla mentre mi scuote e mi stritola la mano con fare da gradasso.
"E chi è questa bella signora?" chiese scostandomi per andare a baciare la mano di mia moglie. "Ehm, ah, sì - dissi io riprendendomi - non tutti conoscete mia moglie Adriana".
Elli, come se fosse il padrone di casa, fece accomodare me affianco al Presidente, Adriana al suo fianco, così che io mi ritrovai di fronte a lui e con affianco l'anziana moglie del Presidente: "così le signore possono fare conversazione" fu la sua motivazione.
Non appena seduti, il Presidente, Elli e il mio capo iniziarono a parlare di affari; io ero praticamente ammutolito e probabilmente bianco in volto. Adriana sembrava a disagio ed agitata, forse aveva percepito la mia difficoltà. Poi il Presidente coinvolse direttamente me nella conversazione e mi dovetti scuotere e parlare con lui per diversi minuti delle peculiarità dell'area di lavoro, con Elli che ogni tanto interveniva, spesso per contraddirmi. Quando finalmente la conversazione virò su un altro argomento e potei rilassarmi, guardai Adriana che era rossa in viso e sembrava ancora più agitata. Le rivolsi uno sguardo interrogativo, e lei mi fece un leggero cenno con la testa alla sua destra all'indirizzo di Elli. Pensando che si riferisse alla sua sgradevolezza come persona, le feci un segno come "che ci posso fare?" e non diedi peso alla cosa. La vidi prendere il telefono e portarselo discretamente in grembo per scrivere. Dopo un paio di minuti mi arrivò un messaggio: era un whatt's up "Adriana ti ha inviato un'immagine". Lo aprii e con sgomento vidi che era una foto che mia moglie aveva preso sotto il tavolo, in cui si vedevano le sue cosce orlate dalle calze e una mano che si infilava in mezzo: era sicuramente quella di Elli! Ed andava decisamente in profondità! Ebbi una vampata di calore e un momento di disorientamento in cui guardai mia moglie, senza vederla davvero. Poi, in un momento di lucidità, chiesi ad Elli: "Ho visto che hai un gran bell'orologio. Posso vederlo?". Mi rivolse uno sguardo che conoscevo bene, lo sguardo questa-te-la-faccio-pagare, che per anni mi aveva fatto gelare il sangue. Era ancora così. Con modi affabili però portò la mano sul tavolo (togliendola così dalle mutande di mia moglie). Adriana ne approfittò per scusarsi e rifugiarsi nei bagni, mentre io con finto interesse analizzavo l'orologio dell'odiato bullo. Speravo di averla fatta franca: quanto mi sbagliavo! Dopo un paio di minuti anche Elli si scusò e andò ai servizi, mentre il Presidente prese a raccontarmi della fiera a Barcellona a cui avremmo dovuto "assolutamente partecipare per non uscire dal mercato". Mi resi conto che erano passati un bel po di minuti e che mia moglie non era ancora tornata dal bagno. Aspettai ancora un po', poi mi dovetti scusare anch'io e alzarmi, dicendo che andavo a vedere se mia moglie stava bene. Mi diressi verso i bagni, ma un suono mi fece fermare; sembrava come un gridolino di mia moglie. Mi affacciai nel salottino da cui pensavo provenisse, ma non c'era nessuno. Proprio mentre stavo per andarmene, un altro gridolino. era sicuramente Adriana, ma non la vedevo. C'era un paravento, e dei movimenti lì dietro. Timorosamente mi avvicinai finchè non riuscivo a vedere dietro. tutto mi sarei potuto aspettare, tranne quello che vidi; mia moglie era con le spalle al muro
ed Elli le teneva entrambe le braccia in alto con una sola mano. Le aveva legato la sua cravatta sugli occhi e il vestito era arrotolato in vita ed infilato nel filo del perizoma per tenerlo sollevato, con l'altra mano, stava furiosamente masturbando Adriana, con la mano a corna (quindi con le due dita centrali dentro e le due laterali fuori) e a tutto braccio. Lei scuoteva la testa ed emetteva solo qualchemugolio, mordendosi le labbra. Sottovoce le stava dicendo: "....una signora distinta come te...che si bagna in questo modo.....guarda come godi.......in mezzo al ristorante....." mentre le continuava a dimenare il bacino e ad emettere piccoli gemiti. La vidi spalancare la bocca ma non emettere nessun suono; probabilmente bendata com'era doveva essere disorienta e non sapeva più dove fosse. Elli non si era accorto della mia presenza, ero paralizzato come ai vecchi tempi quando lo guardavo picchiare un amico e non intervenivo pietrificato dalla paura. Lui, apparentemente soddisfatto, le lasciò le braccia e le estrasse la mano dalla figa, mentre lei cercava di sbendarsi. Allora si accorsero di me: Adriana, guardando in basso, ricompose il vestito mentre Elli mi disse con tono sprezzante: "Arrivi tardi, la signora si è già divertita!" e mi mostrò la sua mano, evidentemente bagnata dei succhi della mia signora. Poi se ne andò. Corsi ad abbracciare Adriana che singhiozzando mi implorò: "Portami via, portami a casa". "Certo tesoro" le risposi. La lasciai su una poltrona per tornare al tavolo e scusarmi per il fatto che dovevo andarmene; non volevo fare una scenata davanti al Presidente, ma questa volta sarebbe stato Elli a pagarmela!
Iniziai a scusarmi dicendo che mia moglie non si era sentita bene e che avrei dovuto accompagnarla a casa, ma il Presidente cominciò a dire che era un peccato perchè dovevamo parlare ancora di molte cose, alchè Elli prese la palla al balzo e disse: "ma la riaccompagno io a casa la signora, tanto con me avete finito e poi è di strada per il mio hotel!".
"Ma non è vero - mi opposi - abitiamo a oltre venti minuti da qui!" A quel punto intervenne il Presidente per dirimere la questione: "Suvvia! Non si fida di come guida Elli! E' in macchina tutto il giorno con il suo lavoro! Lo lasci andare così noi continuiamo". Rimasi spiazzato ed Elli ne approfittò per alzarsi, salutare e andarsene. Mi risedetti a malincuore e senza riuscire a pensare ad altro che la sudicia mano di Elli infilata nello scrigno di mia moglie. Fui comunque costretto ad ascoltare il Presidente e le sue strategie interminabili finchè, mi sembrava che fosse passata una vita, un altro messaggio "Adriana ti ha inviato un'immagine". Constatai così che in effetti erano passati tre quarti d'ora, ma il messaggio mi lasciò letteralmente senza fiato: un primissimo piano della faccia di Adriana, tenuta saldamente ai lati da una mano maschile che le faceva tenere la bocca aperta. Il mascara le era colato dagli occhi rigandole le guance, tutta la parte inferiore era ricoperta da una sostanza densa e trasparente, i suoi occhi erano provati ed imploranti. I suoi bei capelli castani tutti scompigliati. Cosa diavolo le aveva fatto quel figlio di puttana? A quel punto mi alzai da tavola e mi scusai con decisione dicendo che era mia moglie che stava molto male e che ero costretto ad andarmene. Appena fuori dal ristorante chiamai Adriana e per un paio di volte non mi rispose, poi alla terza finalmente rispose e mi disse che era a casa da sola e che si era appena fatta la doccia.
Corsi a casa rischiando di prendere tutte le multe della storia, salii di corsa e la trovai distesa sul letto con la sola luce del comodino. "Come stai?" le chiesi titubante, ma non rispose. Mi misi in pigiama ed entrai anch'o nel letto. La abbracciai da dietro e le chiesi: "Cosa ti ha fatto quel porco?" e lei mi disse "Non capisci, non puoi capire..."
"Cosa non posso capire?" dissi io, e le i sussurrò "Non è cosa mi ha fatto, ma come me lo ha fatto". La pregai di raccontarmi tutta la serata, per farmi capire e questo è ciò che mi disse:
Quando siamo partiti ha subito ripreso a toccarmi le cosce e a cercare di infilarsi nelle mutande, ma io tenevo le gambe bene serrate. Lui mi diceva, con tono strafottente "Cos'è, hai già goduto troppo e sei stanca?" oppure "Hai già fatto fuori tutti i tuoi succhi?" e io che gli dicevo "La smetta, mi ha costretto lei", ma questo non lo faceva desistere, così dopo un po' ho ceduto io e ha ripreso a.... a masturbarmi.
Mentre raccontava, come per difendersi, si era girata dall'altro lato, così l'abbracciai da dietro e mi resi stranamente conto di avere una forte erezione; cominciai a carezzarla mentre proseguiva il suo racconto.
Ad un certo punto ferma la macchina in un parcheggio di un supermercato e gli chiedo cosa sta facendo. Spegne il motore e, mentre si slacciava la cintura mi dice "Senti bellezza, ti ho già fatto godere più volte stasera, mi sembra giusto che ricambi il favore" così mi ha preso la mano e se l'é messa direttamente sul suo.... Ho lanciato un grido, ma lui, tenendomi saldamente per il polso mi ha detto "Chi vuoi che ti senta? Grida, grida pure, basta che mi fai godere" e mi faceva muovere la mano sul suo affare sù e giù, sù e giù. Poi mi ha preso alla base del collo e mi ha spinto la testa così che avevo la guancia contro la sua pancia. Era molle e odorava di sudore secco, e mi spingeva per avvicinarmi al suo coso. Però era.... "Era cosa?" - la incoraggia - Era.... grosso... anche tu ce l'hai grande, è più o meno come il tuo, ma molto... molto più largo.... avevo paura, faccio già fatica con il tuo.... Ma lui spingeva, così alla fine mi sono ritrovata con la sua punta in bocca e lui che mi rassicurava "Sì, brava, hai visto che non ci voleva tanto, dai adesso fai la brava puttanella e succhiamelo bene" però non mi lasciava fare, continuava a spingermi lui sul suo coso, e io non facevo praticamente niente. Poi ha voluto mettermi in ginocchio sul sedile, così che ero più verticale nel prenderlo in bocca, ma facevo fatica, era così largo che mi lacrimavano gli occhi e ogni volta che mi tirava i capelli per alzarmi la testa tutta la mia saliva colava sul suo bastone. E poi mi riprendeva per il collo e cerva ancora di spingermelo più a fondo, con te a volte ci riesco a ingoiarlo tutto, ma con lui è impossibile.... mi faceva male la gola e continuavo a tossire e ad avere conati, ma lui mi alzava la testa per qualche secondo per farmi riprendere fiato, mentre mi strusciava il suo uccello in faccia, bagnandomi tutto il mento e le guance, e poi mi ci ributtava sopra.
Il suo linguaggio si stava facendo più esplicito, non avevo mai sentito mia moglie parlare così. Accarezzandola scesi con una mano nel solco fra le chiappe, fino alla passera, e la trovai assolutamente bagnatissima! Non dissi niente mentre lei continuava il suo racconto:
Intanto con la destra è riuscito ad arrivare da sopra fino alla mia fichetta e ha ripreso a martoriarmela e commentava "Vedi che ti piace, perchè sei una puttanella e ti piace succhiare grossi uccelloni". Ha usato i mie fluidi per bagnarsi le dita e poi... poi me le ha... me le ha infilate anche di dietro... ha cominciato con una, e man mano che aumentava il ritmo della mia testa sul suo uccello sentivo che mi allargava il buchino sempre di più e continuava a dirmi che mi piaceva e che sono solo una puttanella. In effetti ero tutta bagnata, ma non l'ho fatto apposta! Poi mi ha fatto alzare e mi ha chiesto il cellulare. Non capivo, ma lui mi diceva" Sbrigati puttanella, non ho tutta la sera. Tira fuori il tuo telefono!" e mi ha guardato con uno sguardo cattivo. Così glie l'ho dato. Lui mi ha preso la la faccia con due dita, mi ha scattato una foto, il flash mi ha abbagliato, ma lui mi aveva già ributtato sul suo affare. Per fortuna poi in un paio di minuti ha goduto e.... e io anche, e la cosa è finita lì. "Cosa vuol dire che è finita lì - intervenni io che oramai avevo due dita nella sua figa bagnatissima - cosa è successo dopo?"
Beh, mi sono ripulita perchè mi aveva sporcata tutta la faccia e anche un po' nei capelli, perchè non sono riuscita a buttare giù tutto come mi diceva, era troppo, così un paio di spruzzi mi sono finiti addosso. Mentre mi ripulivo lui si è ricomposto ed è partito. Io sono rimasta zitta con lo sguardo basso, neanche lui ha parlato ma mi ha restituito il cellulare e in due minuti eravamo a casa.
"Mi spiace piccola, speriamo che sia finita, che non lo rivedrai mai più" le dissi, ma lei "Non credo" "Perchè?" le chiesi. Quando sono scesa mi ha detto: "La prossima volta ci divertiamo di più, puttanella mia" ma io stavo già correndo verso casa.
Fu sulle parole "Puttanella mia" che glie lo infilai dentro, e lei mi lasciò fare, cominciando una furiosa scopata come non ne facevamo da tempo.
L'incontro era una cena per la sera successiva, insieme al Presidente e le relative consorti, per rendere la cosa meno formale. Mia moglie Adriana, che lavora nell'amministrazione dell'azienda, nella sede di rappresentanza in centro città, non fu contenta della cosa, non amava andare a cena "con quella cariatide del Presidente e quel rompiballe del tuo capo" (parole sue), ma se ne fece una ragione, un po' per senso del dovere e un po' per amore mio. Lei è una donna splendida, ma ha un'indole docile, anche se si lamenta, poi fa come le viene detto. Ha ricevuto un'educazione rigida ed è stata cresciuta nella convinzione che l'uomo comanda; io dopo alcuni anni ho compreso questa sua debolezza e devo ammettere che ogni tanto ne ho anche approfittato, scegliendo io dove andare in vacanza, o cosa farle indossare quando usciamo di sera.
La sera della cena aspettavo che finisse di prepararsi lamentandomi dal salotto, urlandole di fare in fretta, ma quando finalmente arrivò mi resi conto che era valsa la pena aspettare: con solo un abitino nero e due alti tacchi, era stupenda, e uno spacco notevole sul fianco destro lasciava decisamente vedere il bordo delle calze, anch'esse nere, che portava sotto. Una donna di classe ma sexy, che a quasi quarant'anni faceva girare la testa a molti, anche se non era pienamente consapevole del suo ascendente sugli uomini.
Arrivammo leggermente in ritardo. Era un noto ristorante milanese composto da una serie di salottini, molto intimi ed eleganti. Il cameriere in nero ci accompagnò nel salottino prenotato dove al tavolo erano già tutti seduti; il Presidente con la sua anziana moglie, il mio capo e il nuovo venuto. Avvicinandomi al tavolo ebbi una strana sensazione che non compresi, ma quando arrivai la sensazione fu di shock: il nuovo capo area del Centro Italia era Elli! Riccardo Elli, l'incubo di tutti noi ragazzini alle medie!Ripetente già alle medie, ci aveva terrorizzato per tre anni, picchiandoci a turno, umiliandoci, sottomettendoci ai suoi voleri dispotici pur di non vederci torturati, fisicamente e psicologicamente.
Federico si alzò per fare le presentazioni: "Manuel, tu non conosci Riccardo Elli, il nuovo capo del Centro Italia. Manuel è uno dei nostri agenti più abili, con molta esperienza nella sua area".
Io ero rimasto paralizzato dallo stupore, immobile e a bocca aperta. Era decisamente cambiato: meno capelli, molta più pancia. Ma era anche decisamente lo stesso: invariati erano i muscoli che si era formato lavorando nella fattoria dello zio dove i genitori lo spedivano tutte le estati per toglierselo di mezzo, una scintilla cattiva nel profondo del suo sguardo, un sorriso superbo e un modo di fare arrogante.
"Manuelino! Sei tu? Non ci posso credere! Non ci vediamo da una vita!"
Speravo che non mi avrebbe riconosciuto, invece eccolo a darmi forti manate sulla spalla mentre mi scuote e mi stritola la mano con fare da gradasso.
"E chi è questa bella signora?" chiese scostandomi per andare a baciare la mano di mia moglie. "Ehm, ah, sì - dissi io riprendendomi - non tutti conoscete mia moglie Adriana".
Elli, come se fosse il padrone di casa, fece accomodare me affianco al Presidente, Adriana al suo fianco, così che io mi ritrovai di fronte a lui e con affianco l'anziana moglie del Presidente: "così le signore possono fare conversazione" fu la sua motivazione.
Non appena seduti, il Presidente, Elli e il mio capo iniziarono a parlare di affari; io ero praticamente ammutolito e probabilmente bianco in volto. Adriana sembrava a disagio ed agitata, forse aveva percepito la mia difficoltà. Poi il Presidente coinvolse direttamente me nella conversazione e mi dovetti scuotere e parlare con lui per diversi minuti delle peculiarità dell'area di lavoro, con Elli che ogni tanto interveniva, spesso per contraddirmi. Quando finalmente la conversazione virò su un altro argomento e potei rilassarmi, guardai Adriana che era rossa in viso e sembrava ancora più agitata. Le rivolsi uno sguardo interrogativo, e lei mi fece un leggero cenno con la testa alla sua destra all'indirizzo di Elli. Pensando che si riferisse alla sua sgradevolezza come persona, le feci un segno come "che ci posso fare?" e non diedi peso alla cosa. La vidi prendere il telefono e portarselo discretamente in grembo per scrivere. Dopo un paio di minuti mi arrivò un messaggio: era un whatt's up "Adriana ti ha inviato un'immagine". Lo aprii e con sgomento vidi che era una foto che mia moglie aveva preso sotto il tavolo, in cui si vedevano le sue cosce orlate dalle calze e una mano che si infilava in mezzo: era sicuramente quella di Elli! Ed andava decisamente in profondità! Ebbi una vampata di calore e un momento di disorientamento in cui guardai mia moglie, senza vederla davvero. Poi, in un momento di lucidità, chiesi ad Elli: "Ho visto che hai un gran bell'orologio. Posso vederlo?". Mi rivolse uno sguardo che conoscevo bene, lo sguardo questa-te-la-faccio-pagare, che per anni mi aveva fatto gelare il sangue. Era ancora così. Con modi affabili però portò la mano sul tavolo (togliendola così dalle mutande di mia moglie). Adriana ne approfittò per scusarsi e rifugiarsi nei bagni, mentre io con finto interesse analizzavo l'orologio dell'odiato bullo. Speravo di averla fatta franca: quanto mi sbagliavo! Dopo un paio di minuti anche Elli si scusò e andò ai servizi, mentre il Presidente prese a raccontarmi della fiera a Barcellona a cui avremmo dovuto "assolutamente partecipare per non uscire dal mercato". Mi resi conto che erano passati un bel po di minuti e che mia moglie non era ancora tornata dal bagno. Aspettai ancora un po', poi mi dovetti scusare anch'io e alzarmi, dicendo che andavo a vedere se mia moglie stava bene. Mi diressi verso i bagni, ma un suono mi fece fermare; sembrava come un gridolino di mia moglie. Mi affacciai nel salottino da cui pensavo provenisse, ma non c'era nessuno. Proprio mentre stavo per andarmene, un altro gridolino. era sicuramente Adriana, ma non la vedevo. C'era un paravento, e dei movimenti lì dietro. Timorosamente mi avvicinai finchè non riuscivo a vedere dietro. tutto mi sarei potuto aspettare, tranne quello che vidi; mia moglie era con le spalle al muro
ed Elli le teneva entrambe le braccia in alto con una sola mano. Le aveva legato la sua cravatta sugli occhi e il vestito era arrotolato in vita ed infilato nel filo del perizoma per tenerlo sollevato, con l'altra mano, stava furiosamente masturbando Adriana, con la mano a corna (quindi con le due dita centrali dentro e le due laterali fuori) e a tutto braccio. Lei scuoteva la testa ed emetteva solo qualchemugolio, mordendosi le labbra. Sottovoce le stava dicendo: "....una signora distinta come te...che si bagna in questo modo.....guarda come godi.......in mezzo al ristorante....." mentre le continuava a dimenare il bacino e ad emettere piccoli gemiti. La vidi spalancare la bocca ma non emettere nessun suono; probabilmente bendata com'era doveva essere disorienta e non sapeva più dove fosse. Elli non si era accorto della mia presenza, ero paralizzato come ai vecchi tempi quando lo guardavo picchiare un amico e non intervenivo pietrificato dalla paura. Lui, apparentemente soddisfatto, le lasciò le braccia e le estrasse la mano dalla figa, mentre lei cercava di sbendarsi. Allora si accorsero di me: Adriana, guardando in basso, ricompose il vestito mentre Elli mi disse con tono sprezzante: "Arrivi tardi, la signora si è già divertita!" e mi mostrò la sua mano, evidentemente bagnata dei succhi della mia signora. Poi se ne andò. Corsi ad abbracciare Adriana che singhiozzando mi implorò: "Portami via, portami a casa". "Certo tesoro" le risposi. La lasciai su una poltrona per tornare al tavolo e scusarmi per il fatto che dovevo andarmene; non volevo fare una scenata davanti al Presidente, ma questa volta sarebbe stato Elli a pagarmela!
Iniziai a scusarmi dicendo che mia moglie non si era sentita bene e che avrei dovuto accompagnarla a casa, ma il Presidente cominciò a dire che era un peccato perchè dovevamo parlare ancora di molte cose, alchè Elli prese la palla al balzo e disse: "ma la riaccompagno io a casa la signora, tanto con me avete finito e poi è di strada per il mio hotel!".
"Ma non è vero - mi opposi - abitiamo a oltre venti minuti da qui!" A quel punto intervenne il Presidente per dirimere la questione: "Suvvia! Non si fida di come guida Elli! E' in macchina tutto il giorno con il suo lavoro! Lo lasci andare così noi continuiamo". Rimasi spiazzato ed Elli ne approfittò per alzarsi, salutare e andarsene. Mi risedetti a malincuore e senza riuscire a pensare ad altro che la sudicia mano di Elli infilata nello scrigno di mia moglie. Fui comunque costretto ad ascoltare il Presidente e le sue strategie interminabili finchè, mi sembrava che fosse passata una vita, un altro messaggio "Adriana ti ha inviato un'immagine". Constatai così che in effetti erano passati tre quarti d'ora, ma il messaggio mi lasciò letteralmente senza fiato: un primissimo piano della faccia di Adriana, tenuta saldamente ai lati da una mano maschile che le faceva tenere la bocca aperta. Il mascara le era colato dagli occhi rigandole le guance, tutta la parte inferiore era ricoperta da una sostanza densa e trasparente, i suoi occhi erano provati ed imploranti. I suoi bei capelli castani tutti scompigliati. Cosa diavolo le aveva fatto quel figlio di puttana? A quel punto mi alzai da tavola e mi scusai con decisione dicendo che era mia moglie che stava molto male e che ero costretto ad andarmene. Appena fuori dal ristorante chiamai Adriana e per un paio di volte non mi rispose, poi alla terza finalmente rispose e mi disse che era a casa da sola e che si era appena fatta la doccia.
Corsi a casa rischiando di prendere tutte le multe della storia, salii di corsa e la trovai distesa sul letto con la sola luce del comodino. "Come stai?" le chiesi titubante, ma non rispose. Mi misi in pigiama ed entrai anch'o nel letto. La abbracciai da dietro e le chiesi: "Cosa ti ha fatto quel porco?" e lei mi disse "Non capisci, non puoi capire..."
"Cosa non posso capire?" dissi io, e le i sussurrò "Non è cosa mi ha fatto, ma come me lo ha fatto". La pregai di raccontarmi tutta la serata, per farmi capire e questo è ciò che mi disse:
Quando siamo partiti ha subito ripreso a toccarmi le cosce e a cercare di infilarsi nelle mutande, ma io tenevo le gambe bene serrate. Lui mi diceva, con tono strafottente "Cos'è, hai già goduto troppo e sei stanca?" oppure "Hai già fatto fuori tutti i tuoi succhi?" e io che gli dicevo "La smetta, mi ha costretto lei", ma questo non lo faceva desistere, così dopo un po' ho ceduto io e ha ripreso a.... a masturbarmi.
Mentre raccontava, come per difendersi, si era girata dall'altro lato, così l'abbracciai da dietro e mi resi stranamente conto di avere una forte erezione; cominciai a carezzarla mentre proseguiva il suo racconto.
Ad un certo punto ferma la macchina in un parcheggio di un supermercato e gli chiedo cosa sta facendo. Spegne il motore e, mentre si slacciava la cintura mi dice "Senti bellezza, ti ho già fatto godere più volte stasera, mi sembra giusto che ricambi il favore" così mi ha preso la mano e se l'é messa direttamente sul suo.... Ho lanciato un grido, ma lui, tenendomi saldamente per il polso mi ha detto "Chi vuoi che ti senta? Grida, grida pure, basta che mi fai godere" e mi faceva muovere la mano sul suo affare sù e giù, sù e giù. Poi mi ha preso alla base del collo e mi ha spinto la testa così che avevo la guancia contro la sua pancia. Era molle e odorava di sudore secco, e mi spingeva per avvicinarmi al suo coso. Però era.... "Era cosa?" - la incoraggia - Era.... grosso... anche tu ce l'hai grande, è più o meno come il tuo, ma molto... molto più largo.... avevo paura, faccio già fatica con il tuo.... Ma lui spingeva, così alla fine mi sono ritrovata con la sua punta in bocca e lui che mi rassicurava "Sì, brava, hai visto che non ci voleva tanto, dai adesso fai la brava puttanella e succhiamelo bene" però non mi lasciava fare, continuava a spingermi lui sul suo coso, e io non facevo praticamente niente. Poi ha voluto mettermi in ginocchio sul sedile, così che ero più verticale nel prenderlo in bocca, ma facevo fatica, era così largo che mi lacrimavano gli occhi e ogni volta che mi tirava i capelli per alzarmi la testa tutta la mia saliva colava sul suo bastone. E poi mi riprendeva per il collo e cerva ancora di spingermelo più a fondo, con te a volte ci riesco a ingoiarlo tutto, ma con lui è impossibile.... mi faceva male la gola e continuavo a tossire e ad avere conati, ma lui mi alzava la testa per qualche secondo per farmi riprendere fiato, mentre mi strusciava il suo uccello in faccia, bagnandomi tutto il mento e le guance, e poi mi ci ributtava sopra.
Il suo linguaggio si stava facendo più esplicito, non avevo mai sentito mia moglie parlare così. Accarezzandola scesi con una mano nel solco fra le chiappe, fino alla passera, e la trovai assolutamente bagnatissima! Non dissi niente mentre lei continuava il suo racconto:
Intanto con la destra è riuscito ad arrivare da sopra fino alla mia fichetta e ha ripreso a martoriarmela e commentava "Vedi che ti piace, perchè sei una puttanella e ti piace succhiare grossi uccelloni". Ha usato i mie fluidi per bagnarsi le dita e poi... poi me le ha... me le ha infilate anche di dietro... ha cominciato con una, e man mano che aumentava il ritmo della mia testa sul suo uccello sentivo che mi allargava il buchino sempre di più e continuava a dirmi che mi piaceva e che sono solo una puttanella. In effetti ero tutta bagnata, ma non l'ho fatto apposta! Poi mi ha fatto alzare e mi ha chiesto il cellulare. Non capivo, ma lui mi diceva" Sbrigati puttanella, non ho tutta la sera. Tira fuori il tuo telefono!" e mi ha guardato con uno sguardo cattivo. Così glie l'ho dato. Lui mi ha preso la la faccia con due dita, mi ha scattato una foto, il flash mi ha abbagliato, ma lui mi aveva già ributtato sul suo affare. Per fortuna poi in un paio di minuti ha goduto e.... e io anche, e la cosa è finita lì. "Cosa vuol dire che è finita lì - intervenni io che oramai avevo due dita nella sua figa bagnatissima - cosa è successo dopo?"
Beh, mi sono ripulita perchè mi aveva sporcata tutta la faccia e anche un po' nei capelli, perchè non sono riuscita a buttare giù tutto come mi diceva, era troppo, così un paio di spruzzi mi sono finiti addosso. Mentre mi ripulivo lui si è ricomposto ed è partito. Io sono rimasta zitta con lo sguardo basso, neanche lui ha parlato ma mi ha restituito il cellulare e in due minuti eravamo a casa.
"Mi spiace piccola, speriamo che sia finita, che non lo rivedrai mai più" le dissi, ma lei "Non credo" "Perchè?" le chiesi. Quando sono scesa mi ha detto: "La prossima volta ci divertiamo di più, puttanella mia" ma io stavo già correndo verso casa.
Fu sulle parole "Puttanella mia" che glie lo infilai dentro, e lei mi lasciò fare, cominciando una furiosa scopata come non ne facevamo da tempo.
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