Giochi in giardino
di
Verlaine
genere
etero
Correva nuda nel giardino Daniela, correva e rideva, volgendosi ad intervalli a vedere Emilio che la inseguiva, come a voler controllare che la sua fuga non la facesse raggiungere, ma neanche distanziare, solo che ritardasse la cattura e lasciasse solo a lei la decisione del momento in cui sarebbe stata presa. E poi le piaceva volgersi e vederlo correrle dietro così, nudo e con il membro in erezione, teso verso di lei come se stesse ad indicarla per indirizzare la corsa di Emilio, o come un magnete che lo trascinava e lei, il polo opposto che lo attraeva .
Si divertiva di quella situazione, si sentiva come un pescatore che avesse preso all'amo un grosso pesce e che per portarlo a riva tirava o lasciava la lenza a proprio piacere.
Raggiunto il pesante tavolo di legno la corsa si trasformò in un balletto: ridendo e facendo piccoli urletti lei si faceva scudo dell'ostacolo, spostandosi al lato opposto di quello da cui Emilio cercava di raggiungerla, fino a che, dopo una sua finta di andare a destra, con un grido si trovò finalmente presa mentre cercava la fuga sul lato a sinistra.
Era stretta dalle sue braccia, entrambi ansimavano per la corsa, e sentiva adesso appoggiato al suo ventre quel pene il cui desiderio di soddisfazione era la causa di quell'inseguimento.
Daniela sapeva già quello che poteva aspettarsi da Emilio quando, tirando a lungo la corda, esasperava la sua libido procastinandogli l'attesa dell'amplesso, e quindi non si meravigliò quando fu girata e messa a 90 gradi con i suoi piccoli seni schiacciati sul tavolo e col cuore che batteva, quasi picchiando sul tavolato di legno, mentre in quella posizione era in attesa di essere inculata.
Erano protetti dagli sguardi indiscreti dalle alte e folte siepi che circondavano il loro giardino. Daniela riversa, il viso volto di lato, appoggiato sugli avambracci, allargava le gambe in attesa eccitata di sperimentare il prevedibile impeto della sua penetrazione, avendo sapientemente, con la sua tattica di fuga, alimentato il suo desiderio a livelli da ebollizione.
Emilio iniziò ad allargarle le natiche e a passare la mano umidificata di saliva sul suo ano, poi sempre con la saliva lubrificò il pene. A solo questo si limitarono i preliminari, quello l'urgenza della sua eccitazione gli consentiva prima che il cazzo, stretto in mano, lo appoggiasse per iniziare a penetrarla.
Daniela, in piena estasi da libido, si masturbava e sentiva con tutti i sensi i movimenti del pene che duro come marmo cominciava ad allargarle il buco del culo per farsi strada dentro di lei.
Ma all'improvviso, guardando la siepe, si rese conto che da una fessura c'era chi li stava guardando; riconobbe Anna, la sua amica e vicina.
La scoperta di essere osservata da lei mentre veniva sodomizzata le fece provare un senso di disagio e vergogna che la fece irrigidire. Ma Emilio, oramai non potendosi più trattenere, reagì alla resistenza che le opponeva forzando maggiormente la spinta della penetrazione fino a farle entrare il pene tutto dentro facendola gridare.
Daniela era abituata a prenderlo nel culo e sapeva essere rilassata ricevendone piacere, ma in quel momento, con la consapevolezza di essere osservata in quella situazione, non era riuscita a lasciarsi andare e soffriva come se fosse la prima volta.
Intanto gli occhi di Anna continuavano a guardarla, probabilmente convinta di non essere stata vista.
Emilio, intanto inconsapevole del suo stato, continuava a spingerglielo dentro il culo con forza, con foga a riaprire quella strada che lei aveva ristretto, e ogni volta come squarciandola.
Daniela emetteva dei gridi soffocati e ogni tanto apriva gli occhi a rivedere quelli della sua amica che la stavano vedendo sodomizzata.
Poi lo sentì uscire liberandogli le viscere che bruciavano, e come faceva di solito, Emilio le prese le spalle, la fece girare e mettere in ginocchio. Lei continuava a vedere la presenza della sua amica mentre si inginocchiava e le veniva infilato il cazzo in bocca e quando Emilio, accompagnandole con le mani i movimenti della testa, le venne in bocca con un gemito liberatorio.
Dopo che ebbe ricevuto tutto lo sperma ed Emilio le sfilò il pene dalle labbra, si alzò ed insieme a lui rientrò in casa dal patio, mostrando le spalle all'amica e il suo culo appena sfondato, conscia di essere stata per lei protagonista involontaria di uno spettacolo erotico.
La sera, come di solito il giovedì, erano ospiti a cena, ed Emilio parlava di calcio e di lavoro con Carlo. Anna invece la guardava affascinata mentre infilava in bocca il cibo, memore di quello che aveva preso in bocca davanti a lei quel pomeriggio, e le chiedeva, con un sorrisetto, se trovasse comode le sedie nuove, perché le sembrava stesse seduta male.
Si divertiva di quella situazione, si sentiva come un pescatore che avesse preso all'amo un grosso pesce e che per portarlo a riva tirava o lasciava la lenza a proprio piacere.
Raggiunto il pesante tavolo di legno la corsa si trasformò in un balletto: ridendo e facendo piccoli urletti lei si faceva scudo dell'ostacolo, spostandosi al lato opposto di quello da cui Emilio cercava di raggiungerla, fino a che, dopo una sua finta di andare a destra, con un grido si trovò finalmente presa mentre cercava la fuga sul lato a sinistra.
Era stretta dalle sue braccia, entrambi ansimavano per la corsa, e sentiva adesso appoggiato al suo ventre quel pene il cui desiderio di soddisfazione era la causa di quell'inseguimento.
Daniela sapeva già quello che poteva aspettarsi da Emilio quando, tirando a lungo la corda, esasperava la sua libido procastinandogli l'attesa dell'amplesso, e quindi non si meravigliò quando fu girata e messa a 90 gradi con i suoi piccoli seni schiacciati sul tavolo e col cuore che batteva, quasi picchiando sul tavolato di legno, mentre in quella posizione era in attesa di essere inculata.
Erano protetti dagli sguardi indiscreti dalle alte e folte siepi che circondavano il loro giardino. Daniela riversa, il viso volto di lato, appoggiato sugli avambracci, allargava le gambe in attesa eccitata di sperimentare il prevedibile impeto della sua penetrazione, avendo sapientemente, con la sua tattica di fuga, alimentato il suo desiderio a livelli da ebollizione.
Emilio iniziò ad allargarle le natiche e a passare la mano umidificata di saliva sul suo ano, poi sempre con la saliva lubrificò il pene. A solo questo si limitarono i preliminari, quello l'urgenza della sua eccitazione gli consentiva prima che il cazzo, stretto in mano, lo appoggiasse per iniziare a penetrarla.
Daniela, in piena estasi da libido, si masturbava e sentiva con tutti i sensi i movimenti del pene che duro come marmo cominciava ad allargarle il buco del culo per farsi strada dentro di lei.
Ma all'improvviso, guardando la siepe, si rese conto che da una fessura c'era chi li stava guardando; riconobbe Anna, la sua amica e vicina.
La scoperta di essere osservata da lei mentre veniva sodomizzata le fece provare un senso di disagio e vergogna che la fece irrigidire. Ma Emilio, oramai non potendosi più trattenere, reagì alla resistenza che le opponeva forzando maggiormente la spinta della penetrazione fino a farle entrare il pene tutto dentro facendola gridare.
Daniela era abituata a prenderlo nel culo e sapeva essere rilassata ricevendone piacere, ma in quel momento, con la consapevolezza di essere osservata in quella situazione, non era riuscita a lasciarsi andare e soffriva come se fosse la prima volta.
Intanto gli occhi di Anna continuavano a guardarla, probabilmente convinta di non essere stata vista.
Emilio, intanto inconsapevole del suo stato, continuava a spingerglielo dentro il culo con forza, con foga a riaprire quella strada che lei aveva ristretto, e ogni volta come squarciandola.
Daniela emetteva dei gridi soffocati e ogni tanto apriva gli occhi a rivedere quelli della sua amica che la stavano vedendo sodomizzata.
Poi lo sentì uscire liberandogli le viscere che bruciavano, e come faceva di solito, Emilio le prese le spalle, la fece girare e mettere in ginocchio. Lei continuava a vedere la presenza della sua amica mentre si inginocchiava e le veniva infilato il cazzo in bocca e quando Emilio, accompagnandole con le mani i movimenti della testa, le venne in bocca con un gemito liberatorio.
Dopo che ebbe ricevuto tutto lo sperma ed Emilio le sfilò il pene dalle labbra, si alzò ed insieme a lui rientrò in casa dal patio, mostrando le spalle all'amica e il suo culo appena sfondato, conscia di essere stata per lei protagonista involontaria di uno spettacolo erotico.
La sera, come di solito il giovedì, erano ospiti a cena, ed Emilio parlava di calcio e di lavoro con Carlo. Anna invece la guardava affascinata mentre infilava in bocca il cibo, memore di quello che aveva preso in bocca davanti a lei quel pomeriggio, e le chiedeva, con un sorrisetto, se trovasse comode le sedie nuove, perché le sembrava stesse seduta male.
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