Rocco il mandingo -12-

di
genere
trio

Turi.
Vedo un negro arrivare. Controlla i campanelli.

Il cuore smette di andare a mille e quasi si ferma, quando mi appare chiaro che non salirà di sopra.

Vedo Rocco uscire, si salutano, vanno via.

Chiamo casa.

“Turi, amore mio, ma dove sei? Ti ho chiamato al lavoro ma non c’eri… ti volevo dire che ho mandato via Rocco… è tutto finito… mi sono svegliata dall’incubo… ti prego, se puoi, vieni subito, ho bisogno di te… ti amo… perdonami…”

“Volo amore mio…”

Carmela mi apre subito.

Si vede che vorrebbe gettarmi le braccia al collo, ma è impaurita, confusa.

Mi guarda con gli occhi umidi, cerca di sorridermi.

L’accarezzo teneramente, è una bambina indifesa. Trema.

Ma non è per il vento della corrente d’aria che tira e alza la gonna della misera vestaglietta per mostrarmi le gambe splendide e un lampo dei glutei divini.

Lei la lascia svolazzare impudicamente.

È colpa pure mia se ha perso la sua rispettabile virtù, se ha donato il suo corpo ad un estraneo, se ha fatto cose che non aveva mai sognato di fare.

Le subiva? Desiderava farle? Non è importante.

Nonostante tutto l’hanno fatta sentire donna, lo so.

La bacio. Sa di dentifricio.

L’accarezzo.

È umida, deve aver fatto velocemente una doccia per non farsi trovare da me con l’odore di lui sulla sua pelle.

La stringo a me e le passo una mano sulle natiche, cerco di esplorarle il buchetto.

Il suo ano è aperto e umido come fosse una seconda fica.

Una sostanza densa e appiccicosa sta colando e le bagna le cosce.

Non ha fatto in tempo a ripulirsi, è ancora piena di sperma.

È moderatamente sorpresa, quando le faccio poggiare i gomiti su tavolo della sala, e con un colpo solo la inculo anch’io... entra come nel burro, non ha problemi a prenderlo.

Mi sorride, dice che mi ama.

La pompo, le sborro dentro il culo.

Finalmente la sento di nuovo mia.

Mia. Mia… mia.

La sollevo tra le braccia, come il giorno di nozze.

Lei è la mia sposa.

La porto in camera.

Il letto è disfatto. Lei arrossisce. Poi sorride.

“È lì che mi ha tolto la verginità dietro, amore mio, nel nostro letto, mentre io pensavo a te”

“Lo so amore”

“Tesoro” mi dice a bassa voce “era veramente enorme!”

“Sei una troietta”

“Mi bruciano ancora tanto il culo e la figa, tesoro, ti spiace leccarmi un pochino amore… non so se sono ancora intrisa dello sperma di Rocco ma ti amo”

Mentre mi lecca, confesso a Turi quanto Rocco mi ha attratta ed eccitata, ha scombussolato i miei sensi e la mia mente.

Ma gli faccio capire che amo lui, anche se Rocco mi hai dato sensazioni stupende, se ricorderò questa notte e la mattina come la giornata più eccitanti della mia vita, amo e voglio solo lui, Turi, il mio adorato marito.

“Consolante. Però non ti sei fatta mancare niente, piccola troia.

Ora voglio solo dimenticare” fa con aria da cane bastonato continuando a baciarmi.

Poi, inaspettatamente, mi lascia, mi guarda con uno sguardo depravato, mi afferra, mi apre le gambe, le solleva e inizia ad ispezionarmi come fossi un manichino, una marionetta, mi passa le dita lungo le grandi labbra, le scosta:

“Sei davvero tutta irritata, arrossata e dilatata... deve averci dato dentro mica male il bastardo!”

Mi solleva le gambe e mi esamina dietro.

“Cazzo, ti… ti ha sfondata. ti ha fatto male?”

“Beh sì, era davvero troppo grosso... ma è stato magnifico.

Era così grosso che credevo che non potesse entrare…”

“Sciocchezze... non c’è niente che non possa entrare dietro o davanti ad una donna, se lei davvero lo vuole… e tu lo volevi, vero?”

“Sì, amore, lo volevo… ho goduto come una pazza.

Godere della penetrazione anale di Rocco, mi ha inculato in maniera violenta e senza riguardi, quando sborrava e mi inondava l’intestino ero felice ma poi mi dispiaceva che avesse smesso, che si fosse fermato...”

Improvviso un fiotto di sperma esce dal mio ano.

Turi riprende a leccarmi.

CONTINUA ...
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scritto il
2022-07-25
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