Vacanze Istriane - di Joe Cabot 6: martedì (cena)
di
Joe Cabot
genere
voyeur
– Che cosa avete fatto?!
Lia era rimasta strabiliata dal racconto del mio pomeriggio. Ma non era gelosa del fatto che mi fossi di nuovo scopato Mila. Credo fosse gelosa del fatto che avrebbe voluto esserci lei, lì nel mezzo, vestita da puttana d’alto bordo, in mezzo a quei quadri e tappeti e quant’altro.
Avevamo cenato assieme al solito ristorantino, per una volta senza Rachele e Bruno, e per tutto il pranzo lei mi aveva raccontato delle compere fatte.
– Dovresti vedere che roba si è presa Rachele: si è presa un completino intimo con reggicalze e tanga che Bruno ci rimane di sasso. E le cose che mi ha raccontato di lui! Accidenti, se non l’avessi visto con i miei occhi, il suo uccellone, non le crederei. Penserai che si sta vantando.
Ero contento che avesse del tutto superato l’imbarazzo con la sorella e per quanto riguardava l’abbigliamento intimo di Rachele, beh, anche Lia non aveva voluto che la vedessi mentre si vestiva. Mi aveva cacciato dalla camera e si era presentata nell’atrio con un vestito da sera (lungo al ginocchio, aderentissimo e scollato), e aveva incassato soddisfatta tanto i miei complimenti quanto gli sguardi infoiati di vari uomini incrociati per strada. Dopo il racconto del suo shopping si era finalmente decisa a chiedermi come me l'ero cavata io, solo soletto tutto il pomeriggio, ed era rimasta sbalordita che solo non lo ero stato affatto. Ma ormai non c’erano dubbi: la cosa la stava eccitando.
Rimase pensierosa anche al night in cui capitammo quasi per caso. Ci piaceva quel posto che pareva fatto apposta per corteggiarsi ballando piano alla musica proposta dall’orchestrina jazz capace di evocare atmosfere da Casablanca. Proprio mentre ballavamo, Lia emerse all’improvviso dai suoi pensieri.
– Sai Jaco?, mi sento davvero cambiata in questi giorni. La Lia di prima non avrebbe mai fatto certe cose come….
Io le sorrisi e la feci volteggiare.
– In fondo non hai fatto nulla di strano: una semplice scappatella, Lia, nulla di più. In vacanza si fanno di queste cose, poi si torna a casa ed è tutto dimenticato.
– Ma no, che dici? Io mi sento diversa, più libera e… disponibile, e non voglio tornare indietro per nulla. Mi sento come, come pronta a cogliere qualsiasi occasione. Mi sento come disposta a provare di tutto.
Mi sussurrò quest’ultima frase all’orecchio, come una confessione o una provocazione.
– Tutto … tutto?
– Non ci provare, adesso. So dove vuoi arrivare e per me quello è tabù, ok?
Ridemmo assieme poi tornai all’attacco.
– Eppure i tuoi limiti sono ancora lontani.
– Ed i tuoi no?
– Beh, mettimi alla prova. So già che arriverei quanto meno più lontano di te.
– Oh, certo, – mi canzonò. Tu non hai paura, tu non sei geloso….
– Esatto, puoi dirlo forte.
– E se io ti dicessi che laggiù, seduto al tavolino vicino all’uscita, c’è un tizio, credo sia crucco, che da quando sono entrata non mi ha tolto gli occhi di dosso? E se ti dicessi che appena ho visto come mi guardava ho pensato che mi ecciterebbe da morire trascinarlo fuori di qua e succhiarlo mentre tu mi guardi?
– Direi che sei ubriaca e che hai bisogno di una buona dose di cazzo.
– Dopo, forse, anche quello. Ma se ora ti dicessi: te ne vai fuori e ti nascondi da qualche parte in quel cortile dove stanno ancora lavorando, tu sai quale, ed io in meno di 5 minuti me lo lavoro e lo porto là, cosa mi dice il mio disinibito ragazzo?
– Dico che appena io esco da quella porta, alla mia porno lady, le tremano le ginocchia e mi viene dietro, da sola e con la coda tra le gambe.
– Che stronzo che sei, – dovevo averla colpita nel segno. – Tu adesso vai là e fai come detto. E vedi di muoverti perché forse ci metto anche di meno.
– Ah sì, – le dico riprendendo a ballare. – D’accordo. Ma… che si scommette?
– Quello che vuoi, tanto perdi.
– Beh, tu lo sai quello che voglio….–
– Ah… era lì che volevi arrivare, eh? E sai che ti dico? D’accordo.
– D’accordo?
– Sicuro. Tanto hai già perso.
– Cinque minuti. Altrimenti non vale – dico allontanandomi.
Esco dal locale ancora ridacchiando. Lancio un’occhiata al tipo che in effetti non le toglie gli occhi di dosso, e vado ad appostarmi pensando al bel culetto di Lia.
Lia però aveva un suo piano. Dopo aver recuperato la borsetta al tavolo si era sistemata con comodo lo scialle sulle spalle quindi si era diretta verso l’uscita. Quello che io non avevo previsto è che la mia piccola troietta, un po’ per celia, un po’ per vanità, era da tutta la sera che si lavorava il tipo alle mie spalle a suon di sguardi. Vicino all’uscita si mise a frugare nella borsetta e questa le si aprì di colpo facendo cadere in terra un mazzo di chiavi. Non le restò che fingere di guardarsi attorno smarrita un attimo per trovarsi di fronte il petto (il crucco era bello alto) del tipo che non aspettava che un pretesto per farsi sotto.
Lia con il tedesco si arrangiava e non faticò a ringraziare quel cavaliere, né a fargli capire che avrebbe desiderato farsi portare fuori. Dopo qualche passo oltre la porta gli si era già fiondata tra le braccia a succhiargli la lingua con la sua.
Quando li vidi arrivare nel cortile mi chiesi solo come avrebbe fatto a limitarsi ad un pompino, visto che quel tipo la stava tastando di brutto. Lei riuscì però a spingerlo contro una catasta di assi e, dopo essersi svicolata dalle mani di lui ben fisse sul suo culo, la vidi scivolare in ginocchio. Era la prima volta che la vedevo con un altro e devo dire che era davvero una piccola donna in gamba… e che la cosa mi eccitava. Glielo vidi succhiare di brutto e tutto il cortile risuonava dei gorgoglii di piacere di quell’uomo lavorato ora di bocca ora di mano. Quando lo sentii venire sentii anche Lia gemere e allora capì che gli stava regalando un bell’ingoio. Scivolai via e mi misi in disparte. Poco dopo li vidi uscire, lei lo salutò con un bacio e lui rientrò nel night. Mi avvicinai silenzioso e la trovai gongolante.
– E allora?
– Allora neanche stasera mi darai il culo. Però adesso andiamo a casa che ti spacco la fica.
– Non vedo l’ora.
(un saluto a Lugubre, rimasto l'unico a commentare. Ci vediamo su: http://raccontiviola.wordpress.com)
Lia era rimasta strabiliata dal racconto del mio pomeriggio. Ma non era gelosa del fatto che mi fossi di nuovo scopato Mila. Credo fosse gelosa del fatto che avrebbe voluto esserci lei, lì nel mezzo, vestita da puttana d’alto bordo, in mezzo a quei quadri e tappeti e quant’altro.
Avevamo cenato assieme al solito ristorantino, per una volta senza Rachele e Bruno, e per tutto il pranzo lei mi aveva raccontato delle compere fatte.
– Dovresti vedere che roba si è presa Rachele: si è presa un completino intimo con reggicalze e tanga che Bruno ci rimane di sasso. E le cose che mi ha raccontato di lui! Accidenti, se non l’avessi visto con i miei occhi, il suo uccellone, non le crederei. Penserai che si sta vantando.
Ero contento che avesse del tutto superato l’imbarazzo con la sorella e per quanto riguardava l’abbigliamento intimo di Rachele, beh, anche Lia non aveva voluto che la vedessi mentre si vestiva. Mi aveva cacciato dalla camera e si era presentata nell’atrio con un vestito da sera (lungo al ginocchio, aderentissimo e scollato), e aveva incassato soddisfatta tanto i miei complimenti quanto gli sguardi infoiati di vari uomini incrociati per strada. Dopo il racconto del suo shopping si era finalmente decisa a chiedermi come me l'ero cavata io, solo soletto tutto il pomeriggio, ed era rimasta sbalordita che solo non lo ero stato affatto. Ma ormai non c’erano dubbi: la cosa la stava eccitando.
Rimase pensierosa anche al night in cui capitammo quasi per caso. Ci piaceva quel posto che pareva fatto apposta per corteggiarsi ballando piano alla musica proposta dall’orchestrina jazz capace di evocare atmosfere da Casablanca. Proprio mentre ballavamo, Lia emerse all’improvviso dai suoi pensieri.
– Sai Jaco?, mi sento davvero cambiata in questi giorni. La Lia di prima non avrebbe mai fatto certe cose come….
Io le sorrisi e la feci volteggiare.
– In fondo non hai fatto nulla di strano: una semplice scappatella, Lia, nulla di più. In vacanza si fanno di queste cose, poi si torna a casa ed è tutto dimenticato.
– Ma no, che dici? Io mi sento diversa, più libera e… disponibile, e non voglio tornare indietro per nulla. Mi sento come, come pronta a cogliere qualsiasi occasione. Mi sento come disposta a provare di tutto.
Mi sussurrò quest’ultima frase all’orecchio, come una confessione o una provocazione.
– Tutto … tutto?
– Non ci provare, adesso. So dove vuoi arrivare e per me quello è tabù, ok?
Ridemmo assieme poi tornai all’attacco.
– Eppure i tuoi limiti sono ancora lontani.
– Ed i tuoi no?
– Beh, mettimi alla prova. So già che arriverei quanto meno più lontano di te.
– Oh, certo, – mi canzonò. Tu non hai paura, tu non sei geloso….
– Esatto, puoi dirlo forte.
– E se io ti dicessi che laggiù, seduto al tavolino vicino all’uscita, c’è un tizio, credo sia crucco, che da quando sono entrata non mi ha tolto gli occhi di dosso? E se ti dicessi che appena ho visto come mi guardava ho pensato che mi ecciterebbe da morire trascinarlo fuori di qua e succhiarlo mentre tu mi guardi?
– Direi che sei ubriaca e che hai bisogno di una buona dose di cazzo.
– Dopo, forse, anche quello. Ma se ora ti dicessi: te ne vai fuori e ti nascondi da qualche parte in quel cortile dove stanno ancora lavorando, tu sai quale, ed io in meno di 5 minuti me lo lavoro e lo porto là, cosa mi dice il mio disinibito ragazzo?
– Dico che appena io esco da quella porta, alla mia porno lady, le tremano le ginocchia e mi viene dietro, da sola e con la coda tra le gambe.
– Che stronzo che sei, – dovevo averla colpita nel segno. – Tu adesso vai là e fai come detto. E vedi di muoverti perché forse ci metto anche di meno.
– Ah sì, – le dico riprendendo a ballare. – D’accordo. Ma… che si scommette?
– Quello che vuoi, tanto perdi.
– Beh, tu lo sai quello che voglio….–
– Ah… era lì che volevi arrivare, eh? E sai che ti dico? D’accordo.
– D’accordo?
– Sicuro. Tanto hai già perso.
– Cinque minuti. Altrimenti non vale – dico allontanandomi.
Esco dal locale ancora ridacchiando. Lancio un’occhiata al tipo che in effetti non le toglie gli occhi di dosso, e vado ad appostarmi pensando al bel culetto di Lia.
Lia però aveva un suo piano. Dopo aver recuperato la borsetta al tavolo si era sistemata con comodo lo scialle sulle spalle quindi si era diretta verso l’uscita. Quello che io non avevo previsto è che la mia piccola troietta, un po’ per celia, un po’ per vanità, era da tutta la sera che si lavorava il tipo alle mie spalle a suon di sguardi. Vicino all’uscita si mise a frugare nella borsetta e questa le si aprì di colpo facendo cadere in terra un mazzo di chiavi. Non le restò che fingere di guardarsi attorno smarrita un attimo per trovarsi di fronte il petto (il crucco era bello alto) del tipo che non aspettava che un pretesto per farsi sotto.
Lia con il tedesco si arrangiava e non faticò a ringraziare quel cavaliere, né a fargli capire che avrebbe desiderato farsi portare fuori. Dopo qualche passo oltre la porta gli si era già fiondata tra le braccia a succhiargli la lingua con la sua.
Quando li vidi arrivare nel cortile mi chiesi solo come avrebbe fatto a limitarsi ad un pompino, visto che quel tipo la stava tastando di brutto. Lei riuscì però a spingerlo contro una catasta di assi e, dopo essersi svicolata dalle mani di lui ben fisse sul suo culo, la vidi scivolare in ginocchio. Era la prima volta che la vedevo con un altro e devo dire che era davvero una piccola donna in gamba… e che la cosa mi eccitava. Glielo vidi succhiare di brutto e tutto il cortile risuonava dei gorgoglii di piacere di quell’uomo lavorato ora di bocca ora di mano. Quando lo sentii venire sentii anche Lia gemere e allora capì che gli stava regalando un bell’ingoio. Scivolai via e mi misi in disparte. Poco dopo li vidi uscire, lei lo salutò con un bacio e lui rientrò nel night. Mi avvicinai silenzioso e la trovai gongolante.
– E allora?
– Allora neanche stasera mi darai il culo. Però adesso andiamo a casa che ti spacco la fica.
– Non vedo l’ora.
(un saluto a Lugubre, rimasto l'unico a commentare. Ci vediamo su: http://raccontiviola.wordpress.com)
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