Galeotto fu il casotto 4
di
masoc
genere
gay
Furono svegliati da rumori provenienti dalla cucina, la sveglia sul comodino segnava le nove ed un quarto, a fatica si alzarono, la testa pesante e dolente per i postumi della sbornia, e si diressero con passo strascicato verso la cucina.
Qui videro Bea che, di spalle, già vestita e pronta per uscire, armeggiava sui fornelli.
Un - ciao Bea - appena udibile e si stravaccarono sulle sedie della cucina spostandole rumorosamente.
- Oh, ben svegliati signorini - rispose la ragazza senza neanche girarsi - gradite la colazione?
Il tono era chiaramente ironico, ma Marco ancora intontito non lo colse.
- Sì grazie, sei un tesoro. Cosa stai preparando?
- Uova strapazzate col bacon, pane tostato, burro, marmellata, una bella spremuta e naturalmente un buon caffè.
Stavolta Marco capì che la cugina lo stava prendendo in giro ed infatti Bea finalmente si girò dicendo
- Purtroppo è rimasto solo il caffè
E appoggiatasi al ripiano della cucia, le braccia conserte, iniziò a guardarli con uno sguardo che non prometteva niente di buono.
- Sorvolerò sul casino che avete fatto rientrando ma dovete spiegarmi cosa avete combinato dopo, cos’era quel cigolio che ho sentito, che somigliava tanto al rumore di un letto su cui qualcuno sta scopando.
Attese qualche secondo poi, non ricevendo risposta alcuna, anzi notando gli sguardi imbarazzati dei due, soprattutto di Marco, riprese
- Non è che, niente niente, voi due dico, vi inchiappettate a vicenda?
A quelle parole Marco arrossì come un peperone e farfugliò qualcosa di incomprensibile.
Gianni invece rispose a tono.
- “Vi inchiappettate a vicenda?”, stai scherzando spero. A me non lo mette nessuno nel culo. IO lo metto nel culo e lui lo prende. Fine della discussione.
Marco lo guardò inorridito con la faccia di chi sta per vomitare e Bea scoppiò in un risata divertita.
- Lo so lo so che tu sei un vero macho - disse sarcastica - basta che sia un buco per te va bene tutto, peccato che tu non faccia distinzione tra donne, e vorrei ricordarti casomai te ne fossi dimenticato che ci hai provato anche con me, trans, UOMINI - e lanciò uno sguardo a Marco - e domani chissà, magari anche animali, perché no.
E tu Marchino, cosa mi racconti, quanti te ne sei fatti, da quanti ti sei fatto scopare nella tua giovane vita?
Marco che stava per scoppiare a piangere scosse la testa e tentò di formulare una risposta.
- Bea ti giuro, io non ho mai fatto niente del genere, è stato quel pervertito di tuo fratello che mi ha costretto.
- Ti ha costretto? Stanotte non mi sembra di aver sentito proteste o resistenze da parte tua, ed in ogni caso, se pensi che me ne importi qualcosa ti sbagli. Per me ognuno è libero di prenderlo o darlo come meglio crede. Ma non tutti la pensano come me, eh no, la gente purtroppo è piena di pregiudizi.
Pensa cosa direbbe tua madre se lo venisse a sapere o quel fascista di merda di tuo padre, chissà come reagirebbe alla notizia di suo figlio che lo prende nel culo.
E tu Gianni, pensa se qualcuno dicesse a quella baciapile di mammà che ti sei inculato il tuo cuginetto, senza neanche la giustificazione di essere quantomeno un prete, come minimo chiamerebbe un esorcista e poi ti farebbe castrare.
Quindi, cari i miei incularelli, stasera, al mio ritorno, fatevi trovare in casa perché si replica lo spettacolo di stanotte ma stavolta voglio stare a guardare.
E, così dicendo, girò su se stessa facendo svolazzare la microgonna che indossava, regalando a Marco una fugace visione del suo culo, uscì dalla stanza, aprì la porta d’ingresso e li lasciò soli.
Per una decina di minuti la cucina piombò in un silenzio assoluto poi, mentre Marco sedeva sconvolto e sbalordito riflettendo su che razza di depravati fossero diventati i suoi cugini, Gianni si alzò ed iniziò ad aprire le ante della dispensa all’evidente ricerca di qualcosa da mangiare.
- Porca miseria, niente. Quella stronza si è mangiata gli ultimi biscotti.
- Ma come fai a pensare al cibo, ad avere fame? Non hai sentito cosa ha detto tua sorella? Pensa di averci in pugno, il suo è un ricatto bello e buono.
Gianni che nel frattempo aveva scovato un ultimo biscotto rispose sgranocchiandolo.
- Sì ho sentito, ma in fondo cosa vuoi che sia. Ormai la strada è aperta, te lo metto di nuovo nel culo così la facciamo contenta e vedrai che poi ci lascerà in pace.
- Ma stai scherzando? Ma cosa dici…farlo di nuovo? di fronte a lei? Ma neanche morto. Poi ieri sera è successo perché eravamo ubriachi, è stato un errore che non si ripeterà.
- Fa un po’ come credi ma sappi che Bea non esiterà un attimo a mettere in atto le sue minacce, la conosco bene, fossi in te comincerei a pensare su come affrontare tuo padre e poi non dire cazzate, ieri sera ne avevi voglia anche tu, non fare tanto il verginello.
Marco arrossì e, non avendo il coraggio di guardare in faccia il cugino, restò in silenzio a capo chino. Quando alzò lo sguardo si rese conto di esser rimasto solo, Gianni, bevuta una sorsata di caffè, sigaretta in bocca si era chiuso in bagno. Lo sentiva canticchiare allegro mentre lui era in preda allo scoramento più totale. Finalmente sentì tirare lo sciacquone e Gianni andò a distendersi sul divano in soggiorno dove Marco lo raggiunse.
- Se devi andare al cesso ti consiglio di aspettare un po’, potresti rimanerci secco - disse con espressione divertita.
Disgustato, Marco prese posto su una poltrona e chiese
- Ma dove va ogni giorno?
- Bea dici? Lavora in un locale per turisti aperto h24. Lei fa il turno di giorno, mammina non le permetterebbe di star fuori tutta la notte. E’ un bar ristorante e chissà cos’altro. Lei serve ai tavoli, le vogliono tutte così, alte, gnocche e vestite come mignotte. La paga non è granchè ma arrotonda parecchio con le mance; dice che, a parte gli americani che hanno il culto della mancia, i più generosi sono arabi e russi. Mi ha raccontato che una volta un emiro che si era innamorato di lei le ha lasciato mille euro, ma secondo me racconta cazzate, per mille euro minimo gli avrà fatto un pompino…a lui e a tutte le sue guardie del corpo.
- Ma è tua sorella, come puoi pensare queste cose di lei.
- Si è mia sorella, ma è anche un’emerita stronza ed egoista. Pensa che sta mettendo da parte i soldi per rifarsi il seno, ha già racimolato quasi diecimila euro. Con quei soldi potremmo vivere un po’ meglio e mamma non avrebbe bisogno di lavorare ma no, la signorina vuol rifarsi il seno…si rifacesse almeno quella patata che ha al posto del naso. Vieni, ti faccio vedere.
Lo prese per mano, lo condusse in bagno e gli indicò lo sciacquone. Era vintage, uno di quelli all’antica, esterno e con la catenella. Salì in piedi sulla tazza e rovistò all’interno tirandone fuori una busta trasparente piena di banconote.
- Lei pensa che io non sappia dove li tiene…ma un giorno di questi giuro che glieli faccio sparire e poi ridiamo.
Rimise la busta a posto e fece per scendere quando si rese conto che Marco, in piedi accanto a lui, si trovava con la faccia quasi a contatto con il suo cazzo che sporgeva evidente rigonfiando i pantaloni del pigiama. Prima che Marco se ne rendesse conto gli acchiappò la testa e si strusciò contro la sua faccia dicendo
- Che ne diresti di dare un bacetto al pupo?
Marco pur preso alla sprovvista riuscì a divincolarsi ed uscì in tutta fretta dal bagno seguito dalla risata beffarda del cugino che lo raggiunse in soggiorno, dove si era rifugiato.
- Non voglio forzarti, se non ti va non posso certo costringerti, ma sappi che stasera, quando te lo metterò nel culo davanti a Bea, perché lo sai che non puoi rifiutarti, vero? potrei non essere tanto delicato come sono stato ieri, anzi stamattina.
E, seduto su divano, tirò fuori il cazzo mostrandoglielo in tutto il suo splendore. Un cazzone di almeno venticinque centimetri con il diametro, alla base, di una lattina di Coca.
- Questo se usato a dovere può fare male, mooolto male.
Così dicendo si alzò e lo sventolò davanti al viso di Marco che lo guardava con gli occhi sbarrati. In effetti era la prima volta che lo vedeva per bene e non si era reso conto delle sue reali dimensioni, ben maggiori di quando l’aveva visto per la prima volta, nel casotto, tanti anni fa.
- Se fossi in te un succhiotto glielo darei…
La voce di Gianni si era fatta suadente, la punta del cazzo era a pochi centimetri dalla sua bocca, ne poteva sentire l’odore e non era piacevole, scostò la testa.
- Cosa c’è? Non ti piace l’odore? Cosa pretendi, che profumi di violetta dopo aver passato la notte nel tuo culo? Mi stai facendo incazzare, apri la bocca!
Quell’ordine perentorio era quello di cui aveva bisogno Marco che arrischiò un slinguatina al glande, non aveva un brutto sapore, ci riprovò con maggior convinzione suggendone la punta.
- Va bene, te lo succhio ma non provare a venirmi in bocca. Quando stai per venire avvisami.
- Ok, ma ora smetti di parlare e succhia.
Marco aprì la bocca e accolse quel cazzo spropositato cominciando a succhiarlo, in fondo non era così disgustoso come aveva immaginato, andò avanti per alcuni minuti quando improvvisamente Gianni lo acchiappò per i capelli e gli tirò indietro la testa. Appena in tempo, il primo schizzo lo colse sulla guancia destra, i successivi planarono sulla fronte e sul naso. Non contento gli tenne ferma la testa e impugnato il cazzo con l’altra mano glielo strofinò sulle labbra come se fosse un rossetto.
Soddisfatte le sue voglie si vestì ed uscì fischiettando da casa lasciando Marco intento a ripulirsi la faccia dal suo sperma.
continua
Qui videro Bea che, di spalle, già vestita e pronta per uscire, armeggiava sui fornelli.
Un - ciao Bea - appena udibile e si stravaccarono sulle sedie della cucina spostandole rumorosamente.
- Oh, ben svegliati signorini - rispose la ragazza senza neanche girarsi - gradite la colazione?
Il tono era chiaramente ironico, ma Marco ancora intontito non lo colse.
- Sì grazie, sei un tesoro. Cosa stai preparando?
- Uova strapazzate col bacon, pane tostato, burro, marmellata, una bella spremuta e naturalmente un buon caffè.
Stavolta Marco capì che la cugina lo stava prendendo in giro ed infatti Bea finalmente si girò dicendo
- Purtroppo è rimasto solo il caffè
E appoggiatasi al ripiano della cucia, le braccia conserte, iniziò a guardarli con uno sguardo che non prometteva niente di buono.
- Sorvolerò sul casino che avete fatto rientrando ma dovete spiegarmi cosa avete combinato dopo, cos’era quel cigolio che ho sentito, che somigliava tanto al rumore di un letto su cui qualcuno sta scopando.
Attese qualche secondo poi, non ricevendo risposta alcuna, anzi notando gli sguardi imbarazzati dei due, soprattutto di Marco, riprese
- Non è che, niente niente, voi due dico, vi inchiappettate a vicenda?
A quelle parole Marco arrossì come un peperone e farfugliò qualcosa di incomprensibile.
Gianni invece rispose a tono.
- “Vi inchiappettate a vicenda?”, stai scherzando spero. A me non lo mette nessuno nel culo. IO lo metto nel culo e lui lo prende. Fine della discussione.
Marco lo guardò inorridito con la faccia di chi sta per vomitare e Bea scoppiò in un risata divertita.
- Lo so lo so che tu sei un vero macho - disse sarcastica - basta che sia un buco per te va bene tutto, peccato che tu non faccia distinzione tra donne, e vorrei ricordarti casomai te ne fossi dimenticato che ci hai provato anche con me, trans, UOMINI - e lanciò uno sguardo a Marco - e domani chissà, magari anche animali, perché no.
E tu Marchino, cosa mi racconti, quanti te ne sei fatti, da quanti ti sei fatto scopare nella tua giovane vita?
Marco che stava per scoppiare a piangere scosse la testa e tentò di formulare una risposta.
- Bea ti giuro, io non ho mai fatto niente del genere, è stato quel pervertito di tuo fratello che mi ha costretto.
- Ti ha costretto? Stanotte non mi sembra di aver sentito proteste o resistenze da parte tua, ed in ogni caso, se pensi che me ne importi qualcosa ti sbagli. Per me ognuno è libero di prenderlo o darlo come meglio crede. Ma non tutti la pensano come me, eh no, la gente purtroppo è piena di pregiudizi.
Pensa cosa direbbe tua madre se lo venisse a sapere o quel fascista di merda di tuo padre, chissà come reagirebbe alla notizia di suo figlio che lo prende nel culo.
E tu Gianni, pensa se qualcuno dicesse a quella baciapile di mammà che ti sei inculato il tuo cuginetto, senza neanche la giustificazione di essere quantomeno un prete, come minimo chiamerebbe un esorcista e poi ti farebbe castrare.
Quindi, cari i miei incularelli, stasera, al mio ritorno, fatevi trovare in casa perché si replica lo spettacolo di stanotte ma stavolta voglio stare a guardare.
E, così dicendo, girò su se stessa facendo svolazzare la microgonna che indossava, regalando a Marco una fugace visione del suo culo, uscì dalla stanza, aprì la porta d’ingresso e li lasciò soli.
Per una decina di minuti la cucina piombò in un silenzio assoluto poi, mentre Marco sedeva sconvolto e sbalordito riflettendo su che razza di depravati fossero diventati i suoi cugini, Gianni si alzò ed iniziò ad aprire le ante della dispensa all’evidente ricerca di qualcosa da mangiare.
- Porca miseria, niente. Quella stronza si è mangiata gli ultimi biscotti.
- Ma come fai a pensare al cibo, ad avere fame? Non hai sentito cosa ha detto tua sorella? Pensa di averci in pugno, il suo è un ricatto bello e buono.
Gianni che nel frattempo aveva scovato un ultimo biscotto rispose sgranocchiandolo.
- Sì ho sentito, ma in fondo cosa vuoi che sia. Ormai la strada è aperta, te lo metto di nuovo nel culo così la facciamo contenta e vedrai che poi ci lascerà in pace.
- Ma stai scherzando? Ma cosa dici…farlo di nuovo? di fronte a lei? Ma neanche morto. Poi ieri sera è successo perché eravamo ubriachi, è stato un errore che non si ripeterà.
- Fa un po’ come credi ma sappi che Bea non esiterà un attimo a mettere in atto le sue minacce, la conosco bene, fossi in te comincerei a pensare su come affrontare tuo padre e poi non dire cazzate, ieri sera ne avevi voglia anche tu, non fare tanto il verginello.
Marco arrossì e, non avendo il coraggio di guardare in faccia il cugino, restò in silenzio a capo chino. Quando alzò lo sguardo si rese conto di esser rimasto solo, Gianni, bevuta una sorsata di caffè, sigaretta in bocca si era chiuso in bagno. Lo sentiva canticchiare allegro mentre lui era in preda allo scoramento più totale. Finalmente sentì tirare lo sciacquone e Gianni andò a distendersi sul divano in soggiorno dove Marco lo raggiunse.
- Se devi andare al cesso ti consiglio di aspettare un po’, potresti rimanerci secco - disse con espressione divertita.
Disgustato, Marco prese posto su una poltrona e chiese
- Ma dove va ogni giorno?
- Bea dici? Lavora in un locale per turisti aperto h24. Lei fa il turno di giorno, mammina non le permetterebbe di star fuori tutta la notte. E’ un bar ristorante e chissà cos’altro. Lei serve ai tavoli, le vogliono tutte così, alte, gnocche e vestite come mignotte. La paga non è granchè ma arrotonda parecchio con le mance; dice che, a parte gli americani che hanno il culto della mancia, i più generosi sono arabi e russi. Mi ha raccontato che una volta un emiro che si era innamorato di lei le ha lasciato mille euro, ma secondo me racconta cazzate, per mille euro minimo gli avrà fatto un pompino…a lui e a tutte le sue guardie del corpo.
- Ma è tua sorella, come puoi pensare queste cose di lei.
- Si è mia sorella, ma è anche un’emerita stronza ed egoista. Pensa che sta mettendo da parte i soldi per rifarsi il seno, ha già racimolato quasi diecimila euro. Con quei soldi potremmo vivere un po’ meglio e mamma non avrebbe bisogno di lavorare ma no, la signorina vuol rifarsi il seno…si rifacesse almeno quella patata che ha al posto del naso. Vieni, ti faccio vedere.
Lo prese per mano, lo condusse in bagno e gli indicò lo sciacquone. Era vintage, uno di quelli all’antica, esterno e con la catenella. Salì in piedi sulla tazza e rovistò all’interno tirandone fuori una busta trasparente piena di banconote.
- Lei pensa che io non sappia dove li tiene…ma un giorno di questi giuro che glieli faccio sparire e poi ridiamo.
Rimise la busta a posto e fece per scendere quando si rese conto che Marco, in piedi accanto a lui, si trovava con la faccia quasi a contatto con il suo cazzo che sporgeva evidente rigonfiando i pantaloni del pigiama. Prima che Marco se ne rendesse conto gli acchiappò la testa e si strusciò contro la sua faccia dicendo
- Che ne diresti di dare un bacetto al pupo?
Marco pur preso alla sprovvista riuscì a divincolarsi ed uscì in tutta fretta dal bagno seguito dalla risata beffarda del cugino che lo raggiunse in soggiorno, dove si era rifugiato.
- Non voglio forzarti, se non ti va non posso certo costringerti, ma sappi che stasera, quando te lo metterò nel culo davanti a Bea, perché lo sai che non puoi rifiutarti, vero? potrei non essere tanto delicato come sono stato ieri, anzi stamattina.
E, seduto su divano, tirò fuori il cazzo mostrandoglielo in tutto il suo splendore. Un cazzone di almeno venticinque centimetri con il diametro, alla base, di una lattina di Coca.
- Questo se usato a dovere può fare male, mooolto male.
Così dicendo si alzò e lo sventolò davanti al viso di Marco che lo guardava con gli occhi sbarrati. In effetti era la prima volta che lo vedeva per bene e non si era reso conto delle sue reali dimensioni, ben maggiori di quando l’aveva visto per la prima volta, nel casotto, tanti anni fa.
- Se fossi in te un succhiotto glielo darei…
La voce di Gianni si era fatta suadente, la punta del cazzo era a pochi centimetri dalla sua bocca, ne poteva sentire l’odore e non era piacevole, scostò la testa.
- Cosa c’è? Non ti piace l’odore? Cosa pretendi, che profumi di violetta dopo aver passato la notte nel tuo culo? Mi stai facendo incazzare, apri la bocca!
Quell’ordine perentorio era quello di cui aveva bisogno Marco che arrischiò un slinguatina al glande, non aveva un brutto sapore, ci riprovò con maggior convinzione suggendone la punta.
- Va bene, te lo succhio ma non provare a venirmi in bocca. Quando stai per venire avvisami.
- Ok, ma ora smetti di parlare e succhia.
Marco aprì la bocca e accolse quel cazzo spropositato cominciando a succhiarlo, in fondo non era così disgustoso come aveva immaginato, andò avanti per alcuni minuti quando improvvisamente Gianni lo acchiappò per i capelli e gli tirò indietro la testa. Appena in tempo, il primo schizzo lo colse sulla guancia destra, i successivi planarono sulla fronte e sul naso. Non contento gli tenne ferma la testa e impugnato il cazzo con l’altra mano glielo strofinò sulle labbra come se fosse un rossetto.
Soddisfatte le sue voglie si vestì ed uscì fischiettando da casa lasciando Marco intento a ripulirsi la faccia dal suo sperma.
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