Galeotto fu il casotto 6
di
masoc
genere
gay
- Ho fatto i salti mortali per riuscire a tornare più presto e per cosa? Per trovarti in queste condizioni? Ti avevo avvertito che questo pomeriggio era il mio ma tu no, non potevi aspettare. Sei uno stronzo.
Bea sembrava proprio furibonda, Gianni tentò di replicare
- Non è stata colpa mia, e stato lui a volerlo fare a tutti i costi…
- Non mi importa di chi sia la responsabilità, ora io vado a cambiarmi e quando torno ti voglio trovare col cazzo pronto, altrimenti…piuttosto dove è andato a nascondersi quell’altro coglione, Marco vieni fuori, non costringermi a venirti a cercare, è meglio per te.
- Sono qua.
Marco prese il coraggio a due mani e si presentò in soggiorno, vide Gianni disfatto sul divano, col cazzo moscio ancora fuori dai pantaloni e Bea in piedi, mani sui fianchi, gli occhi che mandavano fiamme, il viso stravolto dall’ira, non l’aveva mai vista in questo stato, faceva paura.
- A quanto pare tu e il tuo fidanzatino pensate di poter fare i vostri comodi infischiandovene di me ma vi sbagliate di grosso.
Uscì a passo svelto dalla stanza per farvi ritorno dopo una decina di minuti, si era cambiata, a piedi nudi ora indossava una tshirt sui pantaloncini del pigiama.
- Allora a che punto siamo? - sembrava essersi un po’ calmata.
- Bea non ce la faccio, dammi il tempo di riprendermi, mi ha spompato.
- Hai capito Marcuzzo…e bravo! Lo hai messo ko, ma non riuscirai a farla franca. Va bene, diamo pure a Gianni il tempo per ricaricare le batterie, nel frattempo farai divertire anche me. Spogliati, voglio vederti tutto nudo.
Marco per tutto il tempo non era riuscito a spiccicare una parola, aveva un groppo in gola e la sensazione di star vivendo un sogno anzi, per meglio dire, un incubo.
A malincuore cominciò a spogliarsi, prima la maglietta, poi i pantaloni del pigiama e rimase in slip davanti a Bea che aveva preso posto su una poltrona. Può sembrare assurdo dopo quanto era successo ma il rimanere completamente nudo lo faceva vergognare più di ogni cosa, soprattutto non sopportava l’inevitabile confronto tra il cazzone di Gianni ed il suo.
- Allora ti sbrighi? Ti voglio nudo.
Marco esitò ancora, infine si decise e tolse gli slip coprendosi immediatamente con le mani.
- Mani dietro la testa, fai un bel giro su te stesso, vediamo questo bel culetto che tanto piace al mio fratellino. Mmmm devo dire che non ha poi tanto torto, hai davvero un bel culo. Ora in ginocchio e vieni verso di me.
Stranamente Bea non aveva fatto commenti sul suo pisello e questo particolare rincuorò Marco che eseguì di buon grado gli ordini impartitigli. La sua avanzata fu stoppata da Bea che da seduta allungò una gamba piazzandogli un piede in faccia.
- Lecca e fallo bene.
Era un bel piede, morbido e curato ma emanava un odore non proprio piacevole, l’odore di chi è stato in piedi per diverse ore a saltellare da cliente all’altro. Restò indeciso sul da farsi poi, spronato da un calcetto di Bea, tirò fuori la lingua e iniziò a leccare e succhiare le dita prima di un piede e poi dell’altro con sua cugina che lo osservava con un sorrisetto compiaciuto sul volto.
- Brava la mia cagnetta che dà ristoro ai piedi sudati della sua padrona.
Lo spettacolo aveva incuriosito Gianni che, alzatosi dal divano, si era avvicinato per osservare meglio e, piazzatosi alle sue spalle, aveva iniziato a palpargli le natiche smanettandosi il cazzo che cominciava a dare segni di vita.
- Bea, se mi dessi una mano…
- Scordatelo, piuttosto fatti aiutare dalla tua fidanzatina, sono certa che muore dalla voglia di succhiartelo.
Gianni non se lo fece ripetere e presentò il pene ancora barzotto davanti alla faccia di Marco il quale ormai completamente coinvolto dalla situazione, perse ogni ritegno e iniziò, per la terza volta nel giro di poche ore, a succhiarlo con la segreta speranza di farlo venire evitando così conseguenze peggiori.
Ma Bea non si fece fregare, quasi gli avesse letto nel pensiero, appena si rese conto che il cazzo aveva raggiunto una sufficiente consistenza, con un urlo di giubilo strattonò il fratello, che avrebbe volentieri continuato, e lo staccò dalla bocca di Marco.
- E adesso mettiglielo nel culo, muoio dalla voglia di guardarvi mentre lo fate.
Marco vista svanire la sua ultima speranza di evitare quell’umiliazione restò immobile a quattro zampe, il culo all’aria e la fronte che poggiava sul pavimento.
Gianni poggiò la punta sul buco e spinse ma così a secco, col cazzo che non era durissimo non riuscì nel suo intento, continuò a provare ma ad ogni tentativo fallito perdeva un po’ di consistenza e allora Bea vista la malaparata corse in cucina, prese una bottiglia d’olio e con quella unse prima il fratello e poi il cugino, quindi glielo prese in mano e lo diresse verso il buco. Al tocco della mano della sorella il cazzo diventò immediatamente durissimo e trovò immediatamente la strada penetrando nel culo di Marco.
Bea, eccitatissima, s’infilò una mano nei pantaloncini e cominciò ad accarezzarsi godendosi lo spettacolo che si svolgeva davanti ai suoi occhi.
- Sì dai, inculalo per bene. Sfondagli il culo, falla guaire questa cagnetta. E’ bello guardare sai?
La presenza di Bea, le sue parole fecero ingrifare ancor di più Gianni che, nonostante le buone intenzioni, non riuscì a trattenersi e, complice l’olio che la sorella aveva profuso in abbondanza, iniziò a dare colpi sempre più decisi ed a scivolare vieppiù dentro Marco.
Bea sembrava indemoniata
- Infilaglielo tutto, fino alle palle, sì fino alle palle, senti come geme…oddio, sto venendo, sì vengo vengo…
Anche Gianni eccitatissimo cominciò a godere, schizzando il suo sperma nel culo di Marco e crollando spossato sulla sua schiena.
Per Marco invece si era trattato di una prova durissima, prendere per intero il calibro del cugino gli aveva procurato una grande sofferenza, si era sentito dilatare l’ano all’inverosimile ed aveva provato solo dolore e nessun piacere. Ora giaceva in lacrime, accasciato, col peso del cugino che gravava sulla sua schiena ed il suo cazzo ancora dentro di se.
Finalmente Gianni si decise ad estrarlo, provocandogli ulteriore dolore; a fatica si rialzò, vide Bea stravaccata sul divano, gli occhi chiusi, la faccia ancora stravolta dal piacere provato e la odiò per ciò che lo aveva costretto a subire.
Con cautela si toccò l’ano dolorante e quando ritirò la mano vide sulle dita tracce di sangue.
- Maledetti stronzi, mi avete rovinato, guarda - rivolto alla cugina - sto sanguinando.
- Ma che sarà mai, una piccola escoriazione, non esagerare.
Bea tentò di sdrammatizzare ma un po’ preoccupata lo era - vuoi vedere che questo vuole andare all’ospedale?
- Dai fammi vedere.
- Scordatelo, vaffanculo.
- Non essere sciocco, vieni in camera mia, distenditi sul letto e lascia che ti faccia un impacco di camomilla, vedrai che tornerai come nuovo.
Lo disse con tono affettuoso e, vedendo che Marco si reggeva a malapena in piedi, lo abbracciò, gli diede un bacio sulle labbra e sorreggendolo lo portò in camera sua.
In fondo era un po’ dispiaciuta per la sofferenza provata dal cugino e si diede da fare per cercare di dargli un po’ di sollievo. Lo fece distendere sul letto e, allargandogli le natiche, controllò in che stato fosse. Effettivamente l’ano appariva molto gonfio ed arrossato, lo deterse con una pezzuola bagnata in acqua tiepida e preparò l’impacco di camomilla che applicò con delicatezza.
- Ora resta in questa posizione, più tardi te ne preparo un altro. Per stanotte tu dormi qui, non mi fido a lasciarti da solo, in questa posizione, con mio fratello, quello è capace di tutto. Qui sarai al sicuro.
E così fu.
continua
Bea sembrava proprio furibonda, Gianni tentò di replicare
- Non è stata colpa mia, e stato lui a volerlo fare a tutti i costi…
- Non mi importa di chi sia la responsabilità, ora io vado a cambiarmi e quando torno ti voglio trovare col cazzo pronto, altrimenti…piuttosto dove è andato a nascondersi quell’altro coglione, Marco vieni fuori, non costringermi a venirti a cercare, è meglio per te.
- Sono qua.
Marco prese il coraggio a due mani e si presentò in soggiorno, vide Gianni disfatto sul divano, col cazzo moscio ancora fuori dai pantaloni e Bea in piedi, mani sui fianchi, gli occhi che mandavano fiamme, il viso stravolto dall’ira, non l’aveva mai vista in questo stato, faceva paura.
- A quanto pare tu e il tuo fidanzatino pensate di poter fare i vostri comodi infischiandovene di me ma vi sbagliate di grosso.
Uscì a passo svelto dalla stanza per farvi ritorno dopo una decina di minuti, si era cambiata, a piedi nudi ora indossava una tshirt sui pantaloncini del pigiama.
- Allora a che punto siamo? - sembrava essersi un po’ calmata.
- Bea non ce la faccio, dammi il tempo di riprendermi, mi ha spompato.
- Hai capito Marcuzzo…e bravo! Lo hai messo ko, ma non riuscirai a farla franca. Va bene, diamo pure a Gianni il tempo per ricaricare le batterie, nel frattempo farai divertire anche me. Spogliati, voglio vederti tutto nudo.
Marco per tutto il tempo non era riuscito a spiccicare una parola, aveva un groppo in gola e la sensazione di star vivendo un sogno anzi, per meglio dire, un incubo.
A malincuore cominciò a spogliarsi, prima la maglietta, poi i pantaloni del pigiama e rimase in slip davanti a Bea che aveva preso posto su una poltrona. Può sembrare assurdo dopo quanto era successo ma il rimanere completamente nudo lo faceva vergognare più di ogni cosa, soprattutto non sopportava l’inevitabile confronto tra il cazzone di Gianni ed il suo.
- Allora ti sbrighi? Ti voglio nudo.
Marco esitò ancora, infine si decise e tolse gli slip coprendosi immediatamente con le mani.
- Mani dietro la testa, fai un bel giro su te stesso, vediamo questo bel culetto che tanto piace al mio fratellino. Mmmm devo dire che non ha poi tanto torto, hai davvero un bel culo. Ora in ginocchio e vieni verso di me.
Stranamente Bea non aveva fatto commenti sul suo pisello e questo particolare rincuorò Marco che eseguì di buon grado gli ordini impartitigli. La sua avanzata fu stoppata da Bea che da seduta allungò una gamba piazzandogli un piede in faccia.
- Lecca e fallo bene.
Era un bel piede, morbido e curato ma emanava un odore non proprio piacevole, l’odore di chi è stato in piedi per diverse ore a saltellare da cliente all’altro. Restò indeciso sul da farsi poi, spronato da un calcetto di Bea, tirò fuori la lingua e iniziò a leccare e succhiare le dita prima di un piede e poi dell’altro con sua cugina che lo osservava con un sorrisetto compiaciuto sul volto.
- Brava la mia cagnetta che dà ristoro ai piedi sudati della sua padrona.
Lo spettacolo aveva incuriosito Gianni che, alzatosi dal divano, si era avvicinato per osservare meglio e, piazzatosi alle sue spalle, aveva iniziato a palpargli le natiche smanettandosi il cazzo che cominciava a dare segni di vita.
- Bea, se mi dessi una mano…
- Scordatelo, piuttosto fatti aiutare dalla tua fidanzatina, sono certa che muore dalla voglia di succhiartelo.
Gianni non se lo fece ripetere e presentò il pene ancora barzotto davanti alla faccia di Marco il quale ormai completamente coinvolto dalla situazione, perse ogni ritegno e iniziò, per la terza volta nel giro di poche ore, a succhiarlo con la segreta speranza di farlo venire evitando così conseguenze peggiori.
Ma Bea non si fece fregare, quasi gli avesse letto nel pensiero, appena si rese conto che il cazzo aveva raggiunto una sufficiente consistenza, con un urlo di giubilo strattonò il fratello, che avrebbe volentieri continuato, e lo staccò dalla bocca di Marco.
- E adesso mettiglielo nel culo, muoio dalla voglia di guardarvi mentre lo fate.
Marco vista svanire la sua ultima speranza di evitare quell’umiliazione restò immobile a quattro zampe, il culo all’aria e la fronte che poggiava sul pavimento.
Gianni poggiò la punta sul buco e spinse ma così a secco, col cazzo che non era durissimo non riuscì nel suo intento, continuò a provare ma ad ogni tentativo fallito perdeva un po’ di consistenza e allora Bea vista la malaparata corse in cucina, prese una bottiglia d’olio e con quella unse prima il fratello e poi il cugino, quindi glielo prese in mano e lo diresse verso il buco. Al tocco della mano della sorella il cazzo diventò immediatamente durissimo e trovò immediatamente la strada penetrando nel culo di Marco.
Bea, eccitatissima, s’infilò una mano nei pantaloncini e cominciò ad accarezzarsi godendosi lo spettacolo che si svolgeva davanti ai suoi occhi.
- Sì dai, inculalo per bene. Sfondagli il culo, falla guaire questa cagnetta. E’ bello guardare sai?
La presenza di Bea, le sue parole fecero ingrifare ancor di più Gianni che, nonostante le buone intenzioni, non riuscì a trattenersi e, complice l’olio che la sorella aveva profuso in abbondanza, iniziò a dare colpi sempre più decisi ed a scivolare vieppiù dentro Marco.
Bea sembrava indemoniata
- Infilaglielo tutto, fino alle palle, sì fino alle palle, senti come geme…oddio, sto venendo, sì vengo vengo…
Anche Gianni eccitatissimo cominciò a godere, schizzando il suo sperma nel culo di Marco e crollando spossato sulla sua schiena.
Per Marco invece si era trattato di una prova durissima, prendere per intero il calibro del cugino gli aveva procurato una grande sofferenza, si era sentito dilatare l’ano all’inverosimile ed aveva provato solo dolore e nessun piacere. Ora giaceva in lacrime, accasciato, col peso del cugino che gravava sulla sua schiena ed il suo cazzo ancora dentro di se.
Finalmente Gianni si decise ad estrarlo, provocandogli ulteriore dolore; a fatica si rialzò, vide Bea stravaccata sul divano, gli occhi chiusi, la faccia ancora stravolta dal piacere provato e la odiò per ciò che lo aveva costretto a subire.
Con cautela si toccò l’ano dolorante e quando ritirò la mano vide sulle dita tracce di sangue.
- Maledetti stronzi, mi avete rovinato, guarda - rivolto alla cugina - sto sanguinando.
- Ma che sarà mai, una piccola escoriazione, non esagerare.
Bea tentò di sdrammatizzare ma un po’ preoccupata lo era - vuoi vedere che questo vuole andare all’ospedale?
- Dai fammi vedere.
- Scordatelo, vaffanculo.
- Non essere sciocco, vieni in camera mia, distenditi sul letto e lascia che ti faccia un impacco di camomilla, vedrai che tornerai come nuovo.
Lo disse con tono affettuoso e, vedendo che Marco si reggeva a malapena in piedi, lo abbracciò, gli diede un bacio sulle labbra e sorreggendolo lo portò in camera sua.
In fondo era un po’ dispiaciuta per la sofferenza provata dal cugino e si diede da fare per cercare di dargli un po’ di sollievo. Lo fece distendere sul letto e, allargandogli le natiche, controllò in che stato fosse. Effettivamente l’ano appariva molto gonfio ed arrossato, lo deterse con una pezzuola bagnata in acqua tiepida e preparò l’impacco di camomilla che applicò con delicatezza.
- Ora resta in questa posizione, più tardi te ne preparo un altro. Per stanotte tu dormi qui, non mi fido a lasciarti da solo, in questa posizione, con mio fratello, quello è capace di tutto. Qui sarai al sicuro.
E così fu.
continua
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