L'infermiera (decima parte)
di
masoc
genere
dominazione
Marco trascorse la notte insonne, al centro del letto, tra le due ragazze che invece dormivano beate.
Non sapeva cosa e soprattutto chi aspettarsi l’indomani. Come sarebbe andata? Cosa avrebbe preteso da lui, beh questo poteva anche immaginarlo…si fece coraggio pensando che tra una decina di ore sarebbe tutto finito e sarebbe tornato a quella routine che gli piaceva tanto.
Finalmente l’interminabile nottata ebbe fine, al risveglio le ragazze lo coccolarono un po’, poi si alzarono, fecero colazione e si prepararono per andare al lavoro.
Rimasto solo tornò a coricarsi, l’appuntamento era fissato per il pomeriggio, la mattinata sarebbe stata lunga da passare, cercò di dormire.
Si era appena assopito, almeno così gli parve, quando fu svegliato da una mano che lo scrollava. Aprì gli occhi, era Marta.
- Sono di fretta, non posso perdere tempo, in farmacia mi aspettano. Ho pensato che forse sarebbe il caso di fare un po’ di pulizia nell’intestino, non si sa mai, meglio non avere sorprese.
Ed estrasse dalla borsa quattro boccette trasparenti, munite di beccuccio e piene di un liquido incolore.
- Sono dei microclismi, ti aiuteranno a pulire il retto, non voglio che quel tipo abbia da lamentarsi di alcunché. Ora te ne faccio due, le altre te le farai da solo verso le quattro del pomeriggio, un’ora prima dell’appuntamento.
E prima che Marco potesse obiettare qualcosa, lo fece girare sullo stomaco, gli abbassò i pantaloni del pigiama e gli somministrò i due clismi, avendo cura di lubrificare con della vasellina, sia il beccuccio che l’ano.
In un altro contesto la cosa non gli sarebbe affatto dispiaciuta, tutt’altro, ma in quella situazione non fece altro che ricordargli l’ineluttabilità di ciò che sarebbe successo da lì a poche ore.
- Dimenticavo… io e Lisa abbiamo deciso di tornare a casa solo in serata, quando tutto si sarà concluso, sai com’è… non vorremmo interferire.
Disse quelle parole sorridendo, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se lui nel pomeriggio avesse un appuntamento amoroso con la sua fidanzata.
Lo baciò e, dandogli una strizzatina al pisello, che continuava a non dare segni di vita, andò via.
A lui non restò altro da fare che andare in bagno a svuotare l’intestino e disporsi ad una lunga ed estenuante attesa. Non riuscì a mangiare, il nervosismo aumentò di ora in ora, non riusciva a star fermo, in preda a grande agitazione si spostava in continuazione dalla cucina al soggiorno, alla camera da letto. Con una certa fatica si fece i due clismi rimasti, così come gli aveva detto di fare Marta, e riprese l’attesa.
Attesa che terminò alle diciassette in punto con una scampanellata alla porta d’ingresso.
Con le gambe tremanti andò ad aprire.
Si trovò davanti un uomo sui quaranta, quarantacinque anni, alto, lo sopravanzava di almeno dieci centimetri, e corpulento, ma non grasso. Ben vestito, giacca e cravatta, un abito sobrio, da impiegato di banca.
Il volto era squadrato, dai lineamenti pesanti ma non volgari, capelli neri pettinati all’indietro screziati di bianco sulle tempie. Tutto sommato un bell’uomo.
Marco restò a fissarlo in silenzio. Fu lo sconosciuto a rompere il ghiaccio.
- Posso entrare? – voce roca da fumatore accanito.
Marco si fece da parte senza dire una parola. Lo sconosciuto entrò, si guardò intorno come a valutare l’arredamento e, toltasi la giacca, si sedette sul divano in soggiorno.
- Vorrei qualcosa da bere, un whiskey andrà benissimo. Liscio.
Marco, colto di sorpresa dall’atteggiamento del nuovo arrivato che si comportava come se fosse padrone della situazione, perfettamente a suo agio, si affrettò a soddisfare la sua richiesta.
- E così tu saresti…
- Marco.
- Sì, già Marco. Io sono Tony.
Marco non sapeva bene come comportarsi e preferì rimanere in silenzio.
Nel frattempo Tony aveva in due sorsate bevuto il suo drink e, alzandosi disse
- Allora che vogliamo fare, sai perché sono qui, no? Avvicinati e mettiti in ginocchio.
Marco era come soggiogato dalla personalità dell’uomo e fece come gli era stato detto di fare.
Si ritrovò in ginocchio davanti a lui, con gli occhi all’altezza della patta dei pantaloni.
Tony sfilò la cintura, sbottonò i pantaloni e abbassò la zip. I pantaloni scivolarono alle caviglie e lui rimase in mutande. La testa di Marco era a pochi centimetri di distanza dal bozzo che le rigonfiava, non sapeva cosa fare, era come paralizzato.
Ci pensò Tony a prendere l’iniziativa, fece un passo in avanti e si appoggiò contro la sua faccia.
Marco sentì il rigonfiamento del cazzo sfregargli contro il naso e la bocca, percepì un odore acre, di selvatico, che gli fece provare un senso di repulsione. Istintivamente fece per allontanare la testa ma, come se l’uomo avesse previsto la sua mossa, una mano lo afferrò per il collo tenendolo fermo.
Marco si sentì mancare il respiro, cercò di divincolarsi senza successo, fu costretto ad inspirare a pieni polmoni per non soffocare.
Restarono in questa posizione per qualche minuto, poi Tony lo lasciò libero e si ritrasse.
- Abbassa gli slip – il tono non ammetteva repliche e Marco allungò timidamente una mano.
- Con la bocca, senza aiutarti con le mani.
Quell’ordine lo sorprese, non sapeva bene come fare, esitò poi allungò il collo facendo aderire le labbra al tessuto, in una zona lontana dal cazzo, e aiutandosi con i denti tirò verso il basso. Faticò ma alla fine ce la fece, riuscì a tirar giù gli slip. Il cazzo ormai libero e semi rigido oscillò e sbattè contro la faccia di Marco che, trovandoselo di fronte potè osservarlo bene. Era di dimensioni normali, giudicò che fosse all’incirca quanto il suo, lungo una quindicina di centimetri e circonciso.
Si ritrovò immobile con il cazzo di Tony che gli sfiorava le labbra, notò che l’odore aveva smesso di dargli fastidio.
- Leccami le palle.
Fu sorpreso da come le richieste di Tony fossero sempre diverse da quello che lui si aspettava.
Si abbassò leggermente e si protese verso lo scroto, i peli gli solleticavano il naso dandogli non poco fastidio, tuttavia cominciò a leccare prima un testicolo poi l’altro, se non fosse stato per i peli non sarebbe stato terribile, si ritrovò ad improvvisare, con la lingua vellicò la sacca, poi la prese in bocca, il sapore rispecchiava l’odore, acre, di sudore. In questa posizione il pene si trovava contro la sua guancia, girò la faccia e cominciò a leccare l’asta risalendo lentamente verso il glande. Prese in bocca la punta e non sapendo bene cosa fare iniziò a succhiare delicatamente strappando a Tony dei mugolii di piacere.
A questo punto si rese conto che il tutto non era poi così terribile, anzi ci stava prendendo gusto, era come succhiare una banana, una banana calda e pulsante. Gli piaceva quella sensazione, per la prima volta nella serata sentì di essere in una posizione di forza. Come se non avesse mai fatto altro in vita sua, allungò le mani, abbrancò le natiche di Tony e iniziò un frenetico avanti e indietro che ben presto portò l’uomo alle soglie dell’orgasmo.
Cominciò a sentire sapore diverso, sentiva che il cazzo cominciava a rilasciare una sostanza vischiosa, capì che stava per venire e si preparò a ricevere il seme di Tony.
Ma benché fosse mentalmente preparato non era pronto per quel che accadde. Il cazzo improvvisamente si irrigidì ancor di più e parve fare un balzo in avanti nella sua bocca, venne fuori una prima goccia salata, viscida e disgustosa; non aveva ancora fatto in tempo ad abituarsi al sapore che un fiotto eruttò , seguito da un altro e un altro ancora.
La sua bocca era piena di quel liquido, cercò di deglutire ma era come inghiottire della colla, gli si fermava in gola, venne preso dal panico e vomitò.
Continua…
Non sapeva cosa e soprattutto chi aspettarsi l’indomani. Come sarebbe andata? Cosa avrebbe preteso da lui, beh questo poteva anche immaginarlo…si fece coraggio pensando che tra una decina di ore sarebbe tutto finito e sarebbe tornato a quella routine che gli piaceva tanto.
Finalmente l’interminabile nottata ebbe fine, al risveglio le ragazze lo coccolarono un po’, poi si alzarono, fecero colazione e si prepararono per andare al lavoro.
Rimasto solo tornò a coricarsi, l’appuntamento era fissato per il pomeriggio, la mattinata sarebbe stata lunga da passare, cercò di dormire.
Si era appena assopito, almeno così gli parve, quando fu svegliato da una mano che lo scrollava. Aprì gli occhi, era Marta.
- Sono di fretta, non posso perdere tempo, in farmacia mi aspettano. Ho pensato che forse sarebbe il caso di fare un po’ di pulizia nell’intestino, non si sa mai, meglio non avere sorprese.
Ed estrasse dalla borsa quattro boccette trasparenti, munite di beccuccio e piene di un liquido incolore.
- Sono dei microclismi, ti aiuteranno a pulire il retto, non voglio che quel tipo abbia da lamentarsi di alcunché. Ora te ne faccio due, le altre te le farai da solo verso le quattro del pomeriggio, un’ora prima dell’appuntamento.
E prima che Marco potesse obiettare qualcosa, lo fece girare sullo stomaco, gli abbassò i pantaloni del pigiama e gli somministrò i due clismi, avendo cura di lubrificare con della vasellina, sia il beccuccio che l’ano.
In un altro contesto la cosa non gli sarebbe affatto dispiaciuta, tutt’altro, ma in quella situazione non fece altro che ricordargli l’ineluttabilità di ciò che sarebbe successo da lì a poche ore.
- Dimenticavo… io e Lisa abbiamo deciso di tornare a casa solo in serata, quando tutto si sarà concluso, sai com’è… non vorremmo interferire.
Disse quelle parole sorridendo, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se lui nel pomeriggio avesse un appuntamento amoroso con la sua fidanzata.
Lo baciò e, dandogli una strizzatina al pisello, che continuava a non dare segni di vita, andò via.
A lui non restò altro da fare che andare in bagno a svuotare l’intestino e disporsi ad una lunga ed estenuante attesa. Non riuscì a mangiare, il nervosismo aumentò di ora in ora, non riusciva a star fermo, in preda a grande agitazione si spostava in continuazione dalla cucina al soggiorno, alla camera da letto. Con una certa fatica si fece i due clismi rimasti, così come gli aveva detto di fare Marta, e riprese l’attesa.
Attesa che terminò alle diciassette in punto con una scampanellata alla porta d’ingresso.
Con le gambe tremanti andò ad aprire.
Si trovò davanti un uomo sui quaranta, quarantacinque anni, alto, lo sopravanzava di almeno dieci centimetri, e corpulento, ma non grasso. Ben vestito, giacca e cravatta, un abito sobrio, da impiegato di banca.
Il volto era squadrato, dai lineamenti pesanti ma non volgari, capelli neri pettinati all’indietro screziati di bianco sulle tempie. Tutto sommato un bell’uomo.
Marco restò a fissarlo in silenzio. Fu lo sconosciuto a rompere il ghiaccio.
- Posso entrare? – voce roca da fumatore accanito.
Marco si fece da parte senza dire una parola. Lo sconosciuto entrò, si guardò intorno come a valutare l’arredamento e, toltasi la giacca, si sedette sul divano in soggiorno.
- Vorrei qualcosa da bere, un whiskey andrà benissimo. Liscio.
Marco, colto di sorpresa dall’atteggiamento del nuovo arrivato che si comportava come se fosse padrone della situazione, perfettamente a suo agio, si affrettò a soddisfare la sua richiesta.
- E così tu saresti…
- Marco.
- Sì, già Marco. Io sono Tony.
Marco non sapeva bene come comportarsi e preferì rimanere in silenzio.
Nel frattempo Tony aveva in due sorsate bevuto il suo drink e, alzandosi disse
- Allora che vogliamo fare, sai perché sono qui, no? Avvicinati e mettiti in ginocchio.
Marco era come soggiogato dalla personalità dell’uomo e fece come gli era stato detto di fare.
Si ritrovò in ginocchio davanti a lui, con gli occhi all’altezza della patta dei pantaloni.
Tony sfilò la cintura, sbottonò i pantaloni e abbassò la zip. I pantaloni scivolarono alle caviglie e lui rimase in mutande. La testa di Marco era a pochi centimetri di distanza dal bozzo che le rigonfiava, non sapeva cosa fare, era come paralizzato.
Ci pensò Tony a prendere l’iniziativa, fece un passo in avanti e si appoggiò contro la sua faccia.
Marco sentì il rigonfiamento del cazzo sfregargli contro il naso e la bocca, percepì un odore acre, di selvatico, che gli fece provare un senso di repulsione. Istintivamente fece per allontanare la testa ma, come se l’uomo avesse previsto la sua mossa, una mano lo afferrò per il collo tenendolo fermo.
Marco si sentì mancare il respiro, cercò di divincolarsi senza successo, fu costretto ad inspirare a pieni polmoni per non soffocare.
Restarono in questa posizione per qualche minuto, poi Tony lo lasciò libero e si ritrasse.
- Abbassa gli slip – il tono non ammetteva repliche e Marco allungò timidamente una mano.
- Con la bocca, senza aiutarti con le mani.
Quell’ordine lo sorprese, non sapeva bene come fare, esitò poi allungò il collo facendo aderire le labbra al tessuto, in una zona lontana dal cazzo, e aiutandosi con i denti tirò verso il basso. Faticò ma alla fine ce la fece, riuscì a tirar giù gli slip. Il cazzo ormai libero e semi rigido oscillò e sbattè contro la faccia di Marco che, trovandoselo di fronte potè osservarlo bene. Era di dimensioni normali, giudicò che fosse all’incirca quanto il suo, lungo una quindicina di centimetri e circonciso.
Si ritrovò immobile con il cazzo di Tony che gli sfiorava le labbra, notò che l’odore aveva smesso di dargli fastidio.
- Leccami le palle.
Fu sorpreso da come le richieste di Tony fossero sempre diverse da quello che lui si aspettava.
Si abbassò leggermente e si protese verso lo scroto, i peli gli solleticavano il naso dandogli non poco fastidio, tuttavia cominciò a leccare prima un testicolo poi l’altro, se non fosse stato per i peli non sarebbe stato terribile, si ritrovò ad improvvisare, con la lingua vellicò la sacca, poi la prese in bocca, il sapore rispecchiava l’odore, acre, di sudore. In questa posizione il pene si trovava contro la sua guancia, girò la faccia e cominciò a leccare l’asta risalendo lentamente verso il glande. Prese in bocca la punta e non sapendo bene cosa fare iniziò a succhiare delicatamente strappando a Tony dei mugolii di piacere.
A questo punto si rese conto che il tutto non era poi così terribile, anzi ci stava prendendo gusto, era come succhiare una banana, una banana calda e pulsante. Gli piaceva quella sensazione, per la prima volta nella serata sentì di essere in una posizione di forza. Come se non avesse mai fatto altro in vita sua, allungò le mani, abbrancò le natiche di Tony e iniziò un frenetico avanti e indietro che ben presto portò l’uomo alle soglie dell’orgasmo.
Cominciò a sentire sapore diverso, sentiva che il cazzo cominciava a rilasciare una sostanza vischiosa, capì che stava per venire e si preparò a ricevere il seme di Tony.
Ma benché fosse mentalmente preparato non era pronto per quel che accadde. Il cazzo improvvisamente si irrigidì ancor di più e parve fare un balzo in avanti nella sua bocca, venne fuori una prima goccia salata, viscida e disgustosa; non aveva ancora fatto in tempo ad abituarsi al sapore che un fiotto eruttò , seguito da un altro e un altro ancora.
La sua bocca era piena di quel liquido, cercò di deglutire ma era come inghiottire della colla, gli si fermava in gola, venne preso dal panico e vomitò.
Continua…
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