Galeotto fu il casotto 7

di
genere
feticismo

Dormirono fianco a fianco, Bea, pentita, tentò di farsi perdonare, lo riempì di coccole, di bacetti affettuosi e Marco, che poco a poco, cominciava a stare meglio le si strusciò addosso e lei non lo respinse ma non fece nulla di più, limitandosi ad abbracciarlo e carezzargli il sedere dolorante.
Il giorno dopo riservò loro una brutta sorpresa, Gianni aveva un febbrone da cavallo, tossiva e respirava a fatica. Capirono immediatamente, si era beccato il covid.
Chiamarono un’ambulanza che intervenne celermente. Venne fatto loro un tampone il cui esito era scontato: tutti e tre positivi, Bea e Marco fortunatamente asintomatici.
Conclusione: Gianni ricoverato in ospedale, grazie al cielo non in terapia intensiva e loro due in isolamento domiciliare. Sarebbero tornati a far loro il tampone tra una settimana.
Settimana che trascorse tranquilla, ma per Marco la convivenza non fu facile; Bea si comportava normalmente, era gentile e premurosa con lui che in breve si ristabilì completamente. Tentò anche qualche approccio ma venne respinto, gentilmente ma con fermezza. Il problema era dovuto al fatto che Bea, incurante della presenza del cugino, girava per casa seminuda provocando in Marco una costante eccitazione, un vero supplizio di Tantalo.
Come Dio volle il tampone di controllo decretò la loro negativizzazione e così Bea potè tornare al lavoro.
Marco rimasto solo, cominciò ad annoiarsi e la noia purtroppo, al pari della fretta, è spesso una cattiva consigliera. Gironzolava per casa con ancora negli occhi la visione del culo di Bea che per una settimana gli era stato proposto in tutte le salse e decise di omaggiarlo con una sega.
Per rendere il tutto più piccante riesumò dal cesto dei panni sporchi le mutandine della cugina e decise di officiare il rito sul suo letto con l’intento di farle trovare una bella sorpresa sul cuscino, al suo ritorno. Sarebbe stata la sua vendetta per tutte le vessazioni subite.
Quando fu sul punto di venire sentì aprirsi la porta d’ingresso, pensò che Bea per un qualche motivo fosse tornata e, ormai arrivato al punto di non ritorno, decise di offrirle lo spettacolo in diretta.
- Vieni vieni porcona, sono in camera tua e indovina cosa sto facendo - urlò, e non potendo più trattenersi innaffiò copiosamente il cuscino. L’orgasmo per così tanti giorni negatogli fu intenso e lo portò a chiudere gli occhi per qualche istante. Quando li riaprì la visione che gli apparve lo raggelò, nel vano della porta, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, non c’era Bea come pensava bensì una donna di mezz’età che capì immediatamente essere la zia Maria.
Ci mancò poco che la vista del nipote prediletto completamente nudo, con in mano quelle che scoprì dopo essere le mutandine sporche della figlia, con il pene sgocciolante sul cuscino, non le procurasse un coccolone.
Passarono alcuni secondi in cui un pietrificato Marco desiderò scomparire dalla faccia della terra, poi zia Maria si riprese dallo shock, cacciando un urlo lasciò cadere la borsa che aveva in mano, si fece il segno della croce e corse via invocando Dio, la Madonna e tutti i Santi del Paradiso.
Marco, constatato che il suo desiderio non era stato esaudito, cercò non farsi prendere dal panico, il primo impulso era stato di darsi alla fuga, e decise di affrontare le conseguenze del suo gesto.
Ricompostosi alla meno peggio, facendosi forza si recò in soggiorno e comparve alla presenza della zia.
- Ciao zia Maria, sono Marco.
Sua zia lo guardò come avrebbe guardato un alieno che fosse improvvisamente comparso nel soggiorno di casa sua
- Lo so chi sei, sei stato accolto come un figlio in questa casa e l’hai profanata con la tua depravazione, vade retro, non ti avvicinare tu sei posseduto dal demonio.
E, come se fosse un vampiro, gli agitò contro la croce che era attaccata alla catenina che portava al collo.
La scena era ridicola ma Marco non si trovava nelle condizioni di spirito adatte per apprezzarne la comicità, il suo cervello lavorava alacremente per cercare di trovare una via d’uscita onorevole e, sapendo quanto la zia fosse suggestionabile in materia religiosa, ebbe l’ispirazione di gettarsi in ginocchio davanti a lei.
- Hai ragione zia adorata, satana si è impossessato del mio corpo e mi ha fatto compiere degli atti abominevoli, ma grazie al tuo intervento, sicuramente guidato dalla mano di Dio, ho preso coscienza dei miei comportamenti peccaminosi. Sono pronto a pentirmi ed a pagare la penitenza che il buon Dio vorrà farmi pagare.
Se avesse potuto conoscere il futuro forse, anzi sicuramente, quest’ultima frase non l’avrebbe pronunciata, ma zia Maria parve favorevolmente colpita dalla sceneggiata.
- Voglio crederti, ora vai in camera tua e non uscirne fino a quando non te lo dirò io, ora devo pregare per me e soprattutto per te.
A Marco non parve vero di essersela cavata così a buon mercato e corse in camera sua, dove si distese sul letto, appisolandosi.
Fu destato da urla belluine.
- Dov’è quel maiale, ma io l’ammazzo…mamma guarda cos’ha fatto al mio cuscino.
Era tornata Bea e non aveva trovato divertente lo scherzo; ora lo cercava per cavargli gli occhi. Marco pensò che forse la venuta di sua zia era stata provvidenziale, lo avrebbe protetto dalle grinfie di Bea e lui con qualche preghiera se la sarebbe cavata.
Sentì sua zia chiamarlo e, con circospezione, la raggiunse in salotto.
Le trovò entrambe sedute sul divano, la zia con in mano un rosario e Bea col suo cuscino sporco di sperma.
- Marco, inginocchiati.
Eseguì l’ordine e stette ad aspettare a capo chino, simulando grande costrizione.
- Ho preso una decisione. Mi sembra evidente che hai agito non per tua volontà ma sotto un influsso demoniaco.
Marco avrebbe pagato per vedere l’espressione del viso di Bea ma non ebbe il coraggio di sollevare il capo.
- Non dirò nulla ai tuoi genitori, tua madre non si merita un tale dolore. Con l’aiuto di Dio ti riporterò sulla retta via, attraverso un percorso spirituale che mi è stato consigliato dall’arcangelo Michele in persona.
Non c’erano più dubbi, la zia era pazza, Marco iniziò a preoccuparsi.
- Hai bisogno di mortificare il tuo corpo, gli atti impuri che hai commesso richiedono un grande atto di redenzione, il cammino sarà lungo ed impervio ma insieme lo porteremo a termine.
I tuoi lombi affronteranno la canna, ti percuoterò le terga nude con la canna di bambù, dieci bacchettate al mattino, appena alzato e dieci la sera prima di andare a dormire.
Marco impallidì - cazzo farà male, ma come si dice… via il dente via il dolore, in fondo poteva andare peggio.
- Questo per la prima settimana, poi vedremo. Preparati a subire la prima penitenza. Bea vammi a prendere la canna.
- Subito mamma.
La situazione stava velocemente precipitando, Marco non sapeva cosa fare, l’istinto fu di scappare, ma dove? Poteva chiudersi in camera ma prima o poi avrebbe dovuto uscirne ed era sicuro che una sua ribellione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
Si rassegnò a subire la punizione, questa prima razione almeno, poi domani avrebbe studiato un piano di fuga.
- In ginocchio sulla poltrona e abbassa i pantaloni.
Fu in questa posizione che lo trovò Bea quando tornò con la canna.
- Dai mamma puniscilo.
Marco provò a protestare
- Non davanti a lei, non è giusto.
Zia Maria sembrò prendere in considerazione la richiesta di Marco.
- Vedi nipote caro, con la tua azione hai insozzato metaforicamente questa casa, me, ma soprattutto tua cugina, che ti vuole bene come ad un fratello, hai profanato il suo letto virginale e la sua biancheria più intima, per cui è giusto che lei assista alla tua punizione che così avrà il duplice effetto di mortificare il tuo corpo ed il tuo orgoglio. Preparati.
Marco guardò Bea e la vide sorridere trionfante.
Il primo colpo lo colse di sorpresa, fu come se un dardo rovente gli avesse attraversato le natiche.
Al secondo cominciò a muoversi in maniera incontrollata, non aveva mai provato un simile dolore, era sicuro che non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere.
- Stai fermo ed accetta la penitenza con cristiana rassegnazione.
Terzo e quarto colpo in rapida successione, Marco urlò e cominciò a strofinarsi le natiche nel vano tentativo di alleviare il bruciore.
- Bea prendigli le mani e fagli mantenere la posizione.
- Coraggio cuginetto, chi sbaglia paga.
- Bea astieniti dai commenti, questo non è un gioco.
Tenuto fermo per le braccia dalla cugina ricevette i restanti colpi e rimase, distrutto, appoggiato alla spalliera della poltrona.
Mentre la zia andava a riporre la canna, Bea si portò alla sue spalle a rimirare i segni che i colpi inferti da sua madre avevano disegnato sulla pelle e per sovrapprezzo gli appioppò ridendo due sculacciate che amplificarono il bruciore.
- Vabbè, per questa volta ti perdono.
Dopodichè fu mandato a letto a digiuno.

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2022-08-07
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