L'infermiera (sesta parte)
di
masoc
genere
dominazione
Marco passò il resto della giornata in uno stato di prostrazione morale, pensando a quello che sarebbe accaduto e a quello che, purtroppo non sarebbe accaduto ovvero la sua partecipazione alla partita e alle conseguenza che ne sarebbero potute derivare.
La depilazione, ne era sicuro, sarebbe stata dolorosissima, provava sofferenza solo al pensiero. E poi, non avrebbe potuto spogliarsi in presenza di altri per chissà quanto tempo, se lo avessero visto depilato i suoi compagni di calcetto lo avrebbero perculato per il resto della vita.
Già…i compagni di calcetto, come avrebbero reagito alla sua assenza? Ripensò alla promessa fatta. Era proprio nei guai.
Alle diciotto che, ironia della sorte, era anche l’orario di inizio della finale, bussò alla porta di Sonia che gli aprì immediatamente, come se fosse dietro la porta in attesa.
Lo accolse con un bacio e lo fece entrare chiudendo la porta dietro di se.
- Vieni, è tutto pronto – e lo condusse in camera da letto
Sul letto era steso un asciugamani, e accanto, sul comodino c’era una tazza con un intruglio fumante.
- Sbrighiamoci altrimenti si raffredda. Spogliati e distenditi a pancia in giù.
- Ma…tutto?
- No, per il momento togli scarpe, calze, pantaloni e mutande. Poi vedremo.
Marco eseguì gli ordini e si ritrovò disteso sul letto col culo all’aria e la faccia affossata nell’asciugamano. Non aveva il coraggio di guardare.
La sentì armeggiare e poi avvertì la sua presenza su di lui. Avvertì un bruciore intenso, ma tutto sommato sopportabile sulla coscia destra, capì che gli aveva spalmato la cera calda e ora soffiava per farla rapprendere. A poco a poco il bruciore si affievolì fino a scomparire quasi del tutto.
Improvvisamente una fitta spaventosa, un dolore intenso, più di quanto lui nella sua fantasia si fosse prefigurato, ebbe come la sensazione che gli fosse stato strappato un lembo di pelle.
Urlò, scalciò e si mise seduto toccandosi con cautela la parte dolorante.
Sonia era davanti a lui e reggeva la striscia di ceretta alla quale erano rimasti attaccati ciuffi di peli.
- Vengono via che è una bellezza, diventerai bello liscio come piace a me - così disse guardandolo negli occhi e sorridendo soddisfatta.
- Sonia no, ti prego fa un male cane, non posso farcela
- Devi rilassarti, se stai teso senti più dolore. Ci penso io. Togliti anche la maglietta e sdraiati che ti faccio un bel massaggio rilassante, sono brava lo sai?
A Marco l’idea piacque e seguendo le indicazioni della ragazza si distese distendendo le braccia verso la spalliera del letto e chiuse gli occhi. Sonia gli salì addosso sedendosi sul suo culo e cominciò a massaggiargli la schiena, le spalle e le braccia fino ad arrivare ai polsi.
Era davvero brava come aveva detto e ben presto Marco si rilassò, ma proprio mentre stava cominciando a provarci gusto Sonia, con mossa repentina, gli serrò i polsi con delle manette che erano agganciate alla spalliera del letto. Marco si ritrovò con le braccia immobilizzate e le gambe libere.
- Ora ricominciamo, come vedi non puoi andare da nessuna parte e non te ne andrai se non quando avremo finito.
Così dicendo si apprestò ad un’altra passata di cera, ma Marco in preda al panico, cominciò a divincolarsi impedendole di mettere in atto quanto aveva in mente.
Sonia tentò una, due, tre volte ma ogni suo tentativo fu vano. Rischiava di beccarsi un calcio, per quanto involontario, Marco non avrebbe mai osato colpirla, o peggio di ustionarsi con la ceretta e di sporcare il letto.
Vista l’inanità dei suoi sforzi, decise di fermarsi a riflettere.
- Lo sai che potrei costringerti a cinghiate, vero? Potrei dartele impunemente visto come sei legato, e dimenandoti rischieresti pure qualche bel colpo sulle palle. Ma ho in mente per te qualcosa di meglio. Avrei voluto risparmiartela ma non mi stai dando scelta.
- Sonia ti prego, no…cosa vuoi farmi, cosa hai in mente?
- Vedrai…lo saprai presto. Ora resta qui a meditare su cosa potrà accaderti quando tornerò.
E uscì dalla stanza spegnendo la luce, lasciandolo incatenato al buio.
Da solo, immerso nell’oscurità, Marco iniziò a fantasticare sui prossimi accadimenti, immaginò diversi scenari possibili e tutti gli procuravano ansia e, al tempo stesso, anche un sottile piacere.
Si predispose mentalmente ad accogliere il dolore che inevitabilmente sarebbe arrivato, ma non era preparato a quello che sarebbe successo.
Nel silenzio ovattato della stanza percepì in lontananza la voce di Sonia. Stava parlando al telefono, le parole gli arrivarono debolmente, non molto chiare ma abbastanza da intuire il senso del discorso.
- Ciao Marla, a che ora stacchi? Senti, appena finisci, passeresti da casa mia? Ho bisogno del tuo aiuto. Grazie amore.
Marla??? Chi cazzo era sta Marla? E poi “amore”?!?!?! ma non era certo di aver capito bene, forse si era sbagliato, ma sì, sicuramente si era sbagliato.
Restò in preda ai suoi dubbi e alle sue paure per un tempo che gli parve interminabile, i polsi cominciavano a dolergli e dovette cambiare spesso posizione per evitare dolori alla schiena.
Si trovava raggomitolato su un fianco, in posizione quasi fetale quando, improvvisamente, le luci si accesero creandogli una temporanea cecità.
Cercò di mettere a fuoco e ciò che vide lo lasciò esterrefatto, incapace di pronunciar verbo.
Nella stanza erano entrate due persone, una era Sonia e l’altra… non riuscì a credere ai suoi occhi, non era possibile…l’altra era Marta, la farmacista.
Desiderò la morte, avrebbe voluto scomparire, volatilizzarsi, aprire gli occhi e scoprire che era solo un incubo…ma purtroppo l’incubo era in carne ed ossa, stava di fronte a lui e lo osservava con occhi stupiti e al contempo divertiti.
- Sonia…ma questo io lo conosco…pensa che stamattina è venuto in farmacia, voleva un unguento per le vesciche che altro non erano che segni di cinghiate. Che risate col mio collega! Ma mai avrei potuto immaginare che glieli avevi fatti tu quei segni. Amore mio sei proprio una porcellina perversa, ma è anche per questo che ti amo.
E, con estrema naturalezza, abbracciò Sonia e la baciò in maniera così lasciva che Marco, vedendo la scena, nonostante lo stato di prostrazione in cui si trovava, non potè far a meno di eccitarsi.
Il suo cazzo si eresse e la cosa fu immediatamente notata dalle due
- Guarda Sonia si è eccitato, chissà…forse spera di poterci scopare tutte e due
- Sì, questo deve essere il sogno segreto di tutti gli uomini, scoparsi due donne che fanno l’amore tra di loro.
Questo scambio di frasi fu accompagnato da risate divertite e altri baci e strusciamenti.
Poi Sonia, staccandosi da Marta, gli si avvicinò
- Ma cosa credi caro il mio maschietto, che io mi possa accontentare del cosino che ti ritrovi tra le gambe e di cui sei tanto fiero? Ma che ne sai tu del piacere che prova una donna, il tuo è tutto concentrato in quella piccola parte, una donna gode con tutto il corpo, il suo orgasmo è cento volte più intenso, duraturo, appagante del tuo che si esaurisce in qualche schizzetto. Solo una donna può sapere cosa piace veramente ad un’altra donna, solo una donna può soddisfarmi appieno e, se ne ho voglia, posso sempre usare un sostituto fallico del tuo cazzetto.
Ed aprendo il cassetto del comodino estrasse un gran numero di falli artificiali di tutte le misure e fogge.
- Può darsi che un giorno ti si conceda l’onore ed il piacere di far l’amore con noi, ma non come tu immagini…
Le parole di Sonia furono accolte da Marta con risatine e urletti di soddisfazione, addirittura prese a battere le mani ed a saltellare come una bambina eccitata.
- Ma non è per questo che oggi Marta è qui. Abbiamo un lavoro da portare a termine e stai sicuro che lo faremo.
Detto questo, le due ragazze che evidentemente si erano messe d’accordo in precedenza, lo afferrarono ognuna per una caviglia ed in men che non si dica, divaricandogli le gambe, le legarono strettamente agli angoli del letto.
Marco si trovò così in una posizione di estrema vulnerabilità, era praticamente immobilizzato, aperto e in completa balia delle due.
- Come vuoi procedere?
- Ma guarda, non ho ancora deciso se depilarlo integralmente o meno. Oggi sicuramente facciamo il retro delle cosce, delle gambe ed il culo. Non penso che ce la faccia a sopportare di più. Domani poi vedremo di fare il resto. Dai iniziamo che si sta facendo tardi. Vado a scaldare la ceretta.
E si allontanò lasciandoli soli.
Marta si sedette sul letto di fianco a Marco.
- E bravo il mio studentello di medicina, devo dire che sei un bel ragazzo e ci avevo anche fatto un pensierino su di te. A me piacciono le donne ma anche gli uomini, cerco di prendere il meglio da entrambi.
Con la mano destra iniziò a carezzarlo sulla nuca, scendendo poi leggera lungo la spina dorsale, soffermandosi sui fianchi, procurando a Marco brividi di piacere. Poi proseguì lungo la curvatura delle natiche che, vista la postura, risultavano leggermente divaricate, rivelando allo sguardo della ragazza il forellino bruno che occhieggiava al loro centro.
- Certo che Sonia ha ragione, sei pieno di peli. Ora li toglieremo tutti.
Così dicendo afferrò un ciuffetto che faceva capolino tra le natiche e prese a tirarlo, ma con una certa delicatezza, procurandogli un po’ di dolore ma anche piacere, tanto che Marco cominciò ad agitare il culo come se scodinzolasse.
La cosa non sfuggì a Marta e le strappò una risatina soddisfatta.
La scena fu interrotta dal ritorno di Sonia con la ceretta fumante.
- Cosa state facendo voi due? Marta mettiamo le cose in chiaro, tu puoi fargli quello che vuoi ma solo in mia presenza. Sai quanto sono gelosa di te.
Marta si alzò sorridente e le diede un bacio rassicurante, accarezzandole al tempo stesso il culo, cosa che fece arrapare Sonia.
- No ti prego, dopo. Ora abbiamo da lavorare.
La depilazione richiese parecchio tempo. Presero a turno a cospargere natiche, cosce e gambe con la ceretta e per evitare che Marco urlasse gli ficcarono in bocca le mutandine di entrambe.
Forse non ce ne sarebbe stato bisogno, Marco si abituò ben presto, non lo avrebbe mai immaginato, al dolore che in fondo non si rivelò così insopportabile come gli era parso la prima volta.
I guai iniziarono quando vollero depilarlo tra le natiche.
Già il bruciore della cera sull’ano fu atroce, Marco strinse le natiche, mosse freneticamente il culo, emise urla che nonostante fossero soffocate dal bavaglio risultarono abbastanza udibili.
Quando, raffreddatasi la cera, provarono a strapparla via insieme ai peli, il dolore divenne insostenibile tanto che Sonia si vide costretta a minacciarlo di terribili rappresaglie se non si fosse dato una calmata. Le minacce sortirono l’effetto voluto e come Dio volle riuscirono a portare a termine l’opera.
- Senti com’è liscio…è stato faticoso ma ne valeva la pena
Marta fece scorrere la mano dalle caviglia alle cosce, e poi sulle natiche indugiando al loro centro.
Lo cosparse di una sostanza oleosa, che gli rinfrescò le parti irritate, con particolare attenzione all’ano e zone limitrofe.
- Si sono fatte le undici, che facciamo?
- A me è venuta fame, mangiamo un boccone e poi… potresti restare a dormire con me. Lui lo lasciamo lì dov’è, tutt’al più possiamo sciogliergli le caviglie. Così domani ce lo ritroviamo già bello e pronto per il secondo step. Noi andiamo a dormire a casa sua. Così domani approfitto e mi faccio una copia delle sue chiavi.
Marco era spossato e non ebbe la forza di obiettare, non vedeva l’ora di poter riposare. Su insistenza di Marta, Sonia non era d’accordo, gli tolsero anche le manette dando un po’ di sollievo ai suoi poveri polsi.
Poi lo baciarono entrambe, contemporaneamente, le tre lingue si intrecciarono dando a Marco una piccola ricompensa dopo tanta sofferenza.
Quindi andarono via chiudendo a chiave la porta della camera.
Marco crollò, sprofondando in un sonno agitato, popolato da visioni saffiche di ragazze che si accoppiavano penetrandosi a vicenda con vibratori enormi, di lingue che si aggrovigliavano, di labbra gocciolanti saliva e umori intimi.
Continua…
La depilazione, ne era sicuro, sarebbe stata dolorosissima, provava sofferenza solo al pensiero. E poi, non avrebbe potuto spogliarsi in presenza di altri per chissà quanto tempo, se lo avessero visto depilato i suoi compagni di calcetto lo avrebbero perculato per il resto della vita.
Già…i compagni di calcetto, come avrebbero reagito alla sua assenza? Ripensò alla promessa fatta. Era proprio nei guai.
Alle diciotto che, ironia della sorte, era anche l’orario di inizio della finale, bussò alla porta di Sonia che gli aprì immediatamente, come se fosse dietro la porta in attesa.
Lo accolse con un bacio e lo fece entrare chiudendo la porta dietro di se.
- Vieni, è tutto pronto – e lo condusse in camera da letto
Sul letto era steso un asciugamani, e accanto, sul comodino c’era una tazza con un intruglio fumante.
- Sbrighiamoci altrimenti si raffredda. Spogliati e distenditi a pancia in giù.
- Ma…tutto?
- No, per il momento togli scarpe, calze, pantaloni e mutande. Poi vedremo.
Marco eseguì gli ordini e si ritrovò disteso sul letto col culo all’aria e la faccia affossata nell’asciugamano. Non aveva il coraggio di guardare.
La sentì armeggiare e poi avvertì la sua presenza su di lui. Avvertì un bruciore intenso, ma tutto sommato sopportabile sulla coscia destra, capì che gli aveva spalmato la cera calda e ora soffiava per farla rapprendere. A poco a poco il bruciore si affievolì fino a scomparire quasi del tutto.
Improvvisamente una fitta spaventosa, un dolore intenso, più di quanto lui nella sua fantasia si fosse prefigurato, ebbe come la sensazione che gli fosse stato strappato un lembo di pelle.
Urlò, scalciò e si mise seduto toccandosi con cautela la parte dolorante.
Sonia era davanti a lui e reggeva la striscia di ceretta alla quale erano rimasti attaccati ciuffi di peli.
- Vengono via che è una bellezza, diventerai bello liscio come piace a me - così disse guardandolo negli occhi e sorridendo soddisfatta.
- Sonia no, ti prego fa un male cane, non posso farcela
- Devi rilassarti, se stai teso senti più dolore. Ci penso io. Togliti anche la maglietta e sdraiati che ti faccio un bel massaggio rilassante, sono brava lo sai?
A Marco l’idea piacque e seguendo le indicazioni della ragazza si distese distendendo le braccia verso la spalliera del letto e chiuse gli occhi. Sonia gli salì addosso sedendosi sul suo culo e cominciò a massaggiargli la schiena, le spalle e le braccia fino ad arrivare ai polsi.
Era davvero brava come aveva detto e ben presto Marco si rilassò, ma proprio mentre stava cominciando a provarci gusto Sonia, con mossa repentina, gli serrò i polsi con delle manette che erano agganciate alla spalliera del letto. Marco si ritrovò con le braccia immobilizzate e le gambe libere.
- Ora ricominciamo, come vedi non puoi andare da nessuna parte e non te ne andrai se non quando avremo finito.
Così dicendo si apprestò ad un’altra passata di cera, ma Marco in preda al panico, cominciò a divincolarsi impedendole di mettere in atto quanto aveva in mente.
Sonia tentò una, due, tre volte ma ogni suo tentativo fu vano. Rischiava di beccarsi un calcio, per quanto involontario, Marco non avrebbe mai osato colpirla, o peggio di ustionarsi con la ceretta e di sporcare il letto.
Vista l’inanità dei suoi sforzi, decise di fermarsi a riflettere.
- Lo sai che potrei costringerti a cinghiate, vero? Potrei dartele impunemente visto come sei legato, e dimenandoti rischieresti pure qualche bel colpo sulle palle. Ma ho in mente per te qualcosa di meglio. Avrei voluto risparmiartela ma non mi stai dando scelta.
- Sonia ti prego, no…cosa vuoi farmi, cosa hai in mente?
- Vedrai…lo saprai presto. Ora resta qui a meditare su cosa potrà accaderti quando tornerò.
E uscì dalla stanza spegnendo la luce, lasciandolo incatenato al buio.
Da solo, immerso nell’oscurità, Marco iniziò a fantasticare sui prossimi accadimenti, immaginò diversi scenari possibili e tutti gli procuravano ansia e, al tempo stesso, anche un sottile piacere.
Si predispose mentalmente ad accogliere il dolore che inevitabilmente sarebbe arrivato, ma non era preparato a quello che sarebbe successo.
Nel silenzio ovattato della stanza percepì in lontananza la voce di Sonia. Stava parlando al telefono, le parole gli arrivarono debolmente, non molto chiare ma abbastanza da intuire il senso del discorso.
- Ciao Marla, a che ora stacchi? Senti, appena finisci, passeresti da casa mia? Ho bisogno del tuo aiuto. Grazie amore.
Marla??? Chi cazzo era sta Marla? E poi “amore”?!?!?! ma non era certo di aver capito bene, forse si era sbagliato, ma sì, sicuramente si era sbagliato.
Restò in preda ai suoi dubbi e alle sue paure per un tempo che gli parve interminabile, i polsi cominciavano a dolergli e dovette cambiare spesso posizione per evitare dolori alla schiena.
Si trovava raggomitolato su un fianco, in posizione quasi fetale quando, improvvisamente, le luci si accesero creandogli una temporanea cecità.
Cercò di mettere a fuoco e ciò che vide lo lasciò esterrefatto, incapace di pronunciar verbo.
Nella stanza erano entrate due persone, una era Sonia e l’altra… non riuscì a credere ai suoi occhi, non era possibile…l’altra era Marta, la farmacista.
Desiderò la morte, avrebbe voluto scomparire, volatilizzarsi, aprire gli occhi e scoprire che era solo un incubo…ma purtroppo l’incubo era in carne ed ossa, stava di fronte a lui e lo osservava con occhi stupiti e al contempo divertiti.
- Sonia…ma questo io lo conosco…pensa che stamattina è venuto in farmacia, voleva un unguento per le vesciche che altro non erano che segni di cinghiate. Che risate col mio collega! Ma mai avrei potuto immaginare che glieli avevi fatti tu quei segni. Amore mio sei proprio una porcellina perversa, ma è anche per questo che ti amo.
E, con estrema naturalezza, abbracciò Sonia e la baciò in maniera così lasciva che Marco, vedendo la scena, nonostante lo stato di prostrazione in cui si trovava, non potè far a meno di eccitarsi.
Il suo cazzo si eresse e la cosa fu immediatamente notata dalle due
- Guarda Sonia si è eccitato, chissà…forse spera di poterci scopare tutte e due
- Sì, questo deve essere il sogno segreto di tutti gli uomini, scoparsi due donne che fanno l’amore tra di loro.
Questo scambio di frasi fu accompagnato da risate divertite e altri baci e strusciamenti.
Poi Sonia, staccandosi da Marta, gli si avvicinò
- Ma cosa credi caro il mio maschietto, che io mi possa accontentare del cosino che ti ritrovi tra le gambe e di cui sei tanto fiero? Ma che ne sai tu del piacere che prova una donna, il tuo è tutto concentrato in quella piccola parte, una donna gode con tutto il corpo, il suo orgasmo è cento volte più intenso, duraturo, appagante del tuo che si esaurisce in qualche schizzetto. Solo una donna può sapere cosa piace veramente ad un’altra donna, solo una donna può soddisfarmi appieno e, se ne ho voglia, posso sempre usare un sostituto fallico del tuo cazzetto.
Ed aprendo il cassetto del comodino estrasse un gran numero di falli artificiali di tutte le misure e fogge.
- Può darsi che un giorno ti si conceda l’onore ed il piacere di far l’amore con noi, ma non come tu immagini…
Le parole di Sonia furono accolte da Marta con risatine e urletti di soddisfazione, addirittura prese a battere le mani ed a saltellare come una bambina eccitata.
- Ma non è per questo che oggi Marta è qui. Abbiamo un lavoro da portare a termine e stai sicuro che lo faremo.
Detto questo, le due ragazze che evidentemente si erano messe d’accordo in precedenza, lo afferrarono ognuna per una caviglia ed in men che non si dica, divaricandogli le gambe, le legarono strettamente agli angoli del letto.
Marco si trovò così in una posizione di estrema vulnerabilità, era praticamente immobilizzato, aperto e in completa balia delle due.
- Come vuoi procedere?
- Ma guarda, non ho ancora deciso se depilarlo integralmente o meno. Oggi sicuramente facciamo il retro delle cosce, delle gambe ed il culo. Non penso che ce la faccia a sopportare di più. Domani poi vedremo di fare il resto. Dai iniziamo che si sta facendo tardi. Vado a scaldare la ceretta.
E si allontanò lasciandoli soli.
Marta si sedette sul letto di fianco a Marco.
- E bravo il mio studentello di medicina, devo dire che sei un bel ragazzo e ci avevo anche fatto un pensierino su di te. A me piacciono le donne ma anche gli uomini, cerco di prendere il meglio da entrambi.
Con la mano destra iniziò a carezzarlo sulla nuca, scendendo poi leggera lungo la spina dorsale, soffermandosi sui fianchi, procurando a Marco brividi di piacere. Poi proseguì lungo la curvatura delle natiche che, vista la postura, risultavano leggermente divaricate, rivelando allo sguardo della ragazza il forellino bruno che occhieggiava al loro centro.
- Certo che Sonia ha ragione, sei pieno di peli. Ora li toglieremo tutti.
Così dicendo afferrò un ciuffetto che faceva capolino tra le natiche e prese a tirarlo, ma con una certa delicatezza, procurandogli un po’ di dolore ma anche piacere, tanto che Marco cominciò ad agitare il culo come se scodinzolasse.
La cosa non sfuggì a Marta e le strappò una risatina soddisfatta.
La scena fu interrotta dal ritorno di Sonia con la ceretta fumante.
- Cosa state facendo voi due? Marta mettiamo le cose in chiaro, tu puoi fargli quello che vuoi ma solo in mia presenza. Sai quanto sono gelosa di te.
Marta si alzò sorridente e le diede un bacio rassicurante, accarezzandole al tempo stesso il culo, cosa che fece arrapare Sonia.
- No ti prego, dopo. Ora abbiamo da lavorare.
La depilazione richiese parecchio tempo. Presero a turno a cospargere natiche, cosce e gambe con la ceretta e per evitare che Marco urlasse gli ficcarono in bocca le mutandine di entrambe.
Forse non ce ne sarebbe stato bisogno, Marco si abituò ben presto, non lo avrebbe mai immaginato, al dolore che in fondo non si rivelò così insopportabile come gli era parso la prima volta.
I guai iniziarono quando vollero depilarlo tra le natiche.
Già il bruciore della cera sull’ano fu atroce, Marco strinse le natiche, mosse freneticamente il culo, emise urla che nonostante fossero soffocate dal bavaglio risultarono abbastanza udibili.
Quando, raffreddatasi la cera, provarono a strapparla via insieme ai peli, il dolore divenne insostenibile tanto che Sonia si vide costretta a minacciarlo di terribili rappresaglie se non si fosse dato una calmata. Le minacce sortirono l’effetto voluto e come Dio volle riuscirono a portare a termine l’opera.
- Senti com’è liscio…è stato faticoso ma ne valeva la pena
Marta fece scorrere la mano dalle caviglia alle cosce, e poi sulle natiche indugiando al loro centro.
Lo cosparse di una sostanza oleosa, che gli rinfrescò le parti irritate, con particolare attenzione all’ano e zone limitrofe.
- Si sono fatte le undici, che facciamo?
- A me è venuta fame, mangiamo un boccone e poi… potresti restare a dormire con me. Lui lo lasciamo lì dov’è, tutt’al più possiamo sciogliergli le caviglie. Così domani ce lo ritroviamo già bello e pronto per il secondo step. Noi andiamo a dormire a casa sua. Così domani approfitto e mi faccio una copia delle sue chiavi.
Marco era spossato e non ebbe la forza di obiettare, non vedeva l’ora di poter riposare. Su insistenza di Marta, Sonia non era d’accordo, gli tolsero anche le manette dando un po’ di sollievo ai suoi poveri polsi.
Poi lo baciarono entrambe, contemporaneamente, le tre lingue si intrecciarono dando a Marco una piccola ricompensa dopo tanta sofferenza.
Quindi andarono via chiudendo a chiave la porta della camera.
Marco crollò, sprofondando in un sonno agitato, popolato da visioni saffiche di ragazze che si accoppiavano penetrandosi a vicenda con vibratori enormi, di lingue che si aggrovigliavano, di labbra gocciolanti saliva e umori intimi.
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