L'infermiera (quinta parte)

di
genere
dominazione

Marco non riesce a darsi pace. Dovrà rinunciare alla finale. E’ impensabile che possa presentarsi in quelle condizioni. Diventerebbe lo zimbello dell’intero ateneo. La rabbia è tanta. Pensieri di vendetta gli frullano per la testa. Pensieri violenti che però non gli appartengono, lui è una persona mite, incapace di far del male a chicchessia.
- Ora vado da lei e la prendo a pugni, le fracasso quella faccia di cazzo, così impara quella stronza.
Lo pensa, se lo ripete anche ad alta voce ma sa benissimo che non lo farà mai. Sa che ormai è nelle sue mani, che si è instaurato un rapporto in cui lei comanda e lui obbedisce, è diventato un giocattolo di cui disporre a piacimento. E, pensiero inconfessabile, l’idea gli piace, gli piace moltissimo.
- Vediamo, mancano ancora molte ore alla partita, forse si può fare qualcosa. Un unguento, una pomata miracolosa che faccia sparire quei segnacci rossi.
Si veste ed esce. A pochi passi da casa sua c’è una farmacia dove si serve abitualmente, anche perché al banco c’è una ragazza che gli piace molto.
Entra, la farmacia è stranamente deserta, nessun cliente, si avvicina al banco, la ragazza non c’è, al suo posto un uomo che non ha mai visto prima. Meglio, potrà esporre il suo problema ad un estraneo, imbarazzante ma non troppo.
- Buongiorno, avrei bisogno di qualcosa che guarisca in fretta delle vesciche.
- Certo, vesciche? Di che tipo?
Marco non si aspettava quella domanda, non sa bene cosa dire, anche se ha davanti un perfetto estraneo non può certo raccontargli che è stato frustato.
- Ma, veramente…non saprei…
- Guardi abbiamo diversi prodotti per il suo problema ma non vorrei darle quello sbagliato. Dove si trovano queste vesciche, potrei vederle?
- Sono sulle gambe, non posso mostrargliele, dovrei abbassare i pantaloni.
- Abbiamo una stanza proprio per situazioni di questo genere, venga con me.
- Veramente…Non so se è il caso…
Marco è fortemente combattuto, si vergogna da morire all’idea di mostrare le sue gambe segnate dalle cinghiate di Sonia ma sa anche che è l’unica sia pur flebile speranza di poter disputare la partita. E alla fine il desiderio ha la meglio sulla vergogna e acconsente a seguire il farmacista.
Entrano in un simil ambulatorio, una piccola scrivania, un lettino ed un paravento ne costituiscono l’arredamento.
Il farmacista chiude la porta e gli chiede di mostrargli le vesciche.
Marco si abbassa i pantaloni e si gira, percepisce, pur senza vederlo, una sorta di sorpresa da parte dell’uomo, che esita come se fosse anch’egli in imbarazzo, poi si riprende e con tono professionale dice
- Ma non saprei, non credo che esista una pomata adatta all’uopo, l’unico…
Viene interrotto dalla porta che si spalanca e un’affannata ragazza irrompe nella stanza.
- Oh, scusate… non sapevo…scusate se non ho bussato ma sono in ritardo e…- ed accenna a ritrarsi.
Marco si sente sprofondare, è ancora girato ma si rende conto che si tratta della ragazza con la quale flirta ogni volta che si reca in quella farmacia.
- Ciao Marta, no non andare, visto che ci sei ti dispiace dare un’occhiata? Pensi che esista qualche rimedio efficace?
La ragazza si avvicina e osserva
- Ma che è? Sembrano…mi scusi, non sono fatti miei. Non penso che ci sia rimedio, occorre tempo e che la natura faccia il suo corso. Tutto quello che posso darle è una pomata rinfrescante, che lenisca il bruciore.
Marco le dà le spalle, non ha il coraggio di girarsi e guardarla in faccia. Sente di essere rosso come un peperone e non vede l’ora di rivestirsi.
Finalmente quella scena penosa termina e tutti e tre tornano al banco della farmacia.
Il farmacista gli dà la pomata, Marco paga e con la coda dell’occhio nota che la ragazza lo osserva di sottecchi e non riesce a nascondere un sorrisino che accresce, se possibile, il suo imbarazzo.
Esce dalla farmacia, è sconvolto. Non solo non ha risolto il suo problema ma ha fatto una figura di merda, chissà cosa penseranno di lui, non vuole neppure immaginare i commenti che i due si saranno scambiati una volta rimasti soli. Chissà le risate.
Torna a casa, distrutto si toglie i pantaloni e si butta a pancia in giù sul letto, affonda la faccia nel cuscino e pensa che una giornata così la ricorderà per tutta la vita.
Non immagina che la sua giornata, già indimenticabile, è appena iniziata.
Rimase ancora a lungo disteso in mutande a pancia in giù sul letto, assopendosi persino.
Lo destò un rumore, girò di scatto la testa, sollevandosi sui gomiti, e vide Sonia ai piedi del letto che lo osservava.
- Ma cosa ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?
- Dovevi essere proprio sconvolto…hai lasciato la porta aperta. Sei stato fortunato che me ne sia accorta io…
E con un sorrisino aggiunse
- Chissà chi ti sarebbe potuto entrare in casa, chissà cosa avrebbero potuto farti…con questo bel culetto in mostra.
- Sono sconvolto sì, mi hai rovinato…non potrò partecipare alla partita.
Sonia si mise a ridere
- Oh povera gioia, quanto mi dispiace. Se avessi saputo che ti vergogni per qualche segnetto sulle cosce... su, vieni da mamma che ti fa un po’ di coccole e così dimentichi tutti i tuoi guai.
Così dicendo andò a sedersi sul letto di fianco a Marco e con la mano iniziò a carezzarlo sulle cosce, seguendo con le dita il contorno dei segni delle cinghiate, che in alcuni punti, laddove il colpo era stato più forte, erano anche in rilievo.
Le carezze piacquero a Marco che a sua volta si strinse a lei ponendo la testa sul suo grembo.
Le mani di Sonia indugiarono a lungo sulle gambe, risalendo fino ai glutei, insinuandosi sotto le mutande, solleticandogli la pelle sensibile e suscitando in lui brividi di piacere.
Avrebbe potuto restare in quella posizione in eterno, con il calore del ventre di lei che gli riscaldava piacevolmente la guancia, respirando il suo odore, abbandonandosi ad un rilassante piacere dopo lo stress delle ultime ore.
Sonia però non era dello stesso parere
- Ma quanti pelacci, troppi. A me tutti questi peli non piacciono. Dobbiamo trovare un rimedio.
Un campanello d’allarme squillò nella testa di Marco che passò da uno stato di quasi torpore ad uno di agitazione.
- Che vuoi dire? Cosa vorresti fare? – chiese con apprensione.
- Quello che noi donne facciamo sempre per compiacervi. Se per una volta lo fai tu per me non è la fine del mondo. Anzi, sai che ti dico? Visto che la partita a quanto pare è saltata, questo pomeriggio faremo una bella depilazione.
- Ma neanche per idea, non se ne parla nemmeno. Ma quale depilazione, fa male e io mi tengo i miei peli.
- Hai paura di un po’ di dolore che le donne sopportano con facilità? Dai su, fai l’uomo, tanto ormai ho deciso e lo sai che si fa quello che voglio io, altrimenti…
E con indice e pollice della mano destra gli agguantò la natica sinistra stringendo progressivamente, sempre di più, fino a farlo contorcere per il dolore.
- Scegli, o ubbidisci subito o continuo finchè ubbidirai.
- Va bene, va bene… come vuoi ma per favore smettila.
- Bravo, vedi che con le buone maniere si ottiene tutto?
E con questa frase beffarda lasciò andare la natica, gli prese la faccia tra le mani e si chinò a dargli un bacio con tanto di lingua che Marco, pur sorpreso, apprezzò e ricambiò volentieri.
Poi, appioppandogli una sculacciata, si alzò e si avviò all’uscio
- Allora è deciso, questo pomeriggio alle sei vieni a casa mia. Mi raccomando, puntuale.
Ed uscì lasciandolo solo.


Continua…
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scritto il
2021-11-11
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