Sono il pappone di mia madre 1
di
Troy2a
genere
incesti
Un mercoledì di fine aprile, sto tornando dall'università e comincia a far caldo. Abitiamo in un piccolo paese, a circa 40 km dal capoluogo, sede della facoltà e, spesso, nell'autobus l'aria condizionata è fuori uso. Mi incammino verso casa, una villetta poco fuori del paese, a poche decine di metri dalla fermata della corriera; entro, mia madre sta già impiattando qualcosa. Indossa un vestitino leggero, che lascia generosamente indovinare le sue forme giunoniche: una quarta di seno e fianchi e culo ben torniti. Ma oggi c'è qualcosa di diverso in lei, una faccia seria che non corrisponde a quella che, di solito, mi accoglie sorridente. Ingoio la domanda che mi sale dallo stomaco, lascio le mie cose, lavo le mani e siedo a tavola con lei: mio padre, rappresentante di commercio, tornerà solo stasera. Scruto ancora il volto di mia madre, piegato sul piatto, mentre arrotola qualche filo di spaghetti intorno alla forchetta. Mi trattengo ancora, tanto so che tra un po' sarà lei a parlare. E non devo aspettare neanche tanto.
“Gabriele, devo dirti qualcosa di spiacevole!”
“Successo qualcosa?”
“Non ancora, ma potrebbe succedere a breve, se non poniamo rimedio.”
Torno a scrutarla: mi meraviglia non vedere nei suoi occhi la stessa serietà, lo stesso tono cupo della sua voce.
“Gli affari, a papà, non vanno molto bene. Sono mesi che non raggiunge gli obiettivi e i soldi cominciano a scarseggiare. Rischiamo che ci pignorino la casa.”
Cazzo! Non mi ero reso conto di una situazione così catastrofica.
“Ho deciso che darò una mano anche io. E tu mi aiuterai!”
“Cioè?”
“Io non so far nulla, lo sai. Ho sempre fatto la casalinga, quindi non posso inventarmi un lavoro di sana pianta. Ma c'è qualcosa che si fare anche io e lo faccio anche bene, pare...”
Mi fissa, credo aspettando da me una domanda, che non arriva.
“Ho deciso di prostituirmi. Non guardarmi così e non giudicarmi. Credi mi faccia piacere? Ma mantenere unita la famiglia ed anche il nostro tenore di vita e pensare al tuo futuro è più importante di ogni altra cosa”. Rimarca e sillaba quelle parole, accompagnandole con uno sguuardo fisso nei miei occhi, come a dire che non accetta repliche ed io non saprei cosa replicare.
“Cosa dovrei fare?”
“Ho paura di essere sola, quando incontrerò i clienti. E, a dire il vero, non saprei neanche come cominciare”.
“In altre parole, dovrei essere il tuo pappa!”
“Mi sembra naturale chiedere aiuto a mio figlio!”
Non ho più fame, allontano ilpiatto, mentre lei, invece, finisce il suo, quasi tranquillamente.
“Impensabile ricevere i clienti qui. E neanche andare a battere per strada. Dovremo trovare un posto e ricevere su appuntamento. Cerco una soluzione”.
Lavo i denti e mi chiudo in camera a pensare.
È pomeriggio inoltrato, quando torno da lei.
“Ho dato un'occhiata su alcuni siti di annunci immobiliari. C'è una casetta in campagna, ad una quindicina di km da qua, non una reggia, ma dalle foto sembra che con pochi ritocchi possa essere accettabile. Chiedono 200 € di affitto mensile, ma pagato semestralmente”.
“Milleduecento euro, quindi! Ho qualcosa da parte: pagheremo con quelli”.
“Io direi di aspettare di mettere a posto la casa e poi mettiamo un annuncio per attirare i clienti”.
“Sì, credo che tu abbia ragione. Ma dobbiamo fare in fretta: il tempo stringe”.
Fortunatamente, la casa sta anche meglio di come me l'aspettassi: riesco a chiudere con i proprietari, ottenendo di non pagare i primi due mesi, in cambio dei lavori di pulizia e tinteggiatura che dovrò fare. Mia madre sarà contenta di sapere che deve versare solo 800 €.
Chiedo a Tommaso, il mio migliore amico, di aiutarci a metterla a posto, naturalmente senza dire a cosa dovrà servire. In una settimana la casetta splende di luce propria.
Con mia madre, scriviamo l'annuncio, facendo capire, tra le righe, che si tratta di pagare.
“Speriamo che risponda qualcuno!” dice mia madre, appena l'annuncio è online.
“Cercherò di selezionare i clienti, per quanto mi sarà possibile”.
“Non preoccuparti, tesoro! Se devo fare la puttana, devo farla e basta”.
“Quanti incontri credi di poter fare in un giorno?”
“Io pensavo di cominciare con due. Poi vedremo”.
Non ci siamo alzati neanche dalla scrivania e dal pc (il mio, per non correre il rischio che mio padre possa trovare qualcosa), che già arriva la prima risposta. È un ragazzo, un mio coetaneo: non si dilunga in convenevoli, ma chiede quanto vogliamo.
“Cento!” dice mia madre. Mi colpisce la sua euforia, ma la derubrico in eccitazione dovuta all'ansia.
Accetta senza discutere e fissiamo per l'indomani alle 16.
Ci incontriamo alla periferia del paese dove c'è la casa. Gli facciamo segno di seguirci, senza scendere dall'auto. Entriamo in casa: lui guarda mia madre dalla testa ai piedi.
“Che gran pezzo di fica. Se posso essere sincero, non me l'aspettavo così bona!”
“Ti dispiace se saltiamo i preliminari? Purtroppo abbiamo fretta”. Taglio corto. Poi continuo “Io starò di qua, per evitare problemi, ma non vi disturberò. Va bene?”
Fa spallucce, mentre prende la mano di mia madre e aspetta che lei faccia strada. Li guardo scomparire dietro la porta della camera, che lasciano socchiusa.
Posso trattenermi dal guardare, ma non posso fare a meno di sentire i loro gemiti di piacere. Sì, i loro, perché anche mia madre sta godendo senza ritegno.
Escono dopo una mezz'ora circa. Lui va a sciacquarsi in bagno, lei aspetta, nuda, che lui esca. I nostri sguardi si incrociano: mi fa l'occhiolino, come a dire “Tranquillo: va tutto bene!” Per lei, forse: io ho il cazzo che mi scoppia e vedere mia madre nuda per la prima volta, con un filo di sborra che le cola tra i seni non migliora certo la situazione.
Il cliente paga e se ne va, con il suo SUV da tante migliaia di euro.
“A questo potevamo chiedere di più!” dico.
“Per deontologia, avrò una tariffa unica. Prendere o lasciare.” mi viene vicino, frizionandosi i capelli. Ora ho la sua fica a poche decine di centimetri, riesco a sentirne l'odore. Faccio fatica a contenermi.
“Non mi sembra ti sia dispiaciuto...” mi guarda, lasciando che l'asciugamano resti fermo sulla sua testa ed il resto del corpo nudo davanti a me.
“Senti, Gabriele: che questa sia una necessità, noin mi trasforma in una donna di legno. È chiaro che il mio corpo reagisca alle stimolazioni. Ho solo 40 anni, sai?”
“Mentre lavoravi, ho preso 2 appuntamenti per domani e ne ho scartato uno”.
“Perché?”
“Era uno con più di 70 anni...”
“La prossima volta, non preoccuparti. Te l'ho detto: è lavoro e non faccio distinzioni!”
“Pensavo li preferissi più giovani!”
“Naturale che sia così, finché posso scegliere. Ma se non dovesse esserci altro...”
“Ora rivestiti, che andiamo!”
“Agli ordini, magnaccia!” mi dice scattando sull'attenti e facendo il saluto militare. È tornata allegra e con la voglia di scherzare di sempre. In macchina, le allungo i cento euro pagati dal cliente. Lei li prende.
“Ora dobbiamo recuperare i soldi pagati dell'affitto. Poi faremo a metà: e non pretendere di fare il pappone cattivo che si tiene tutto, tranne le briciole!” mi strappa un sorriso. La guardo e non mi trattengo di immaginarla nuda come l'hoi vista qualche attimo prima.
L'indomani abbiamo 2 appuntamenti: il primo alle 16. l'altro un'ora dopo.
Il cliente è un uomo di 40 anni, dai modi rozzi. Sono un po' preoccupato, anche se, dai soliti gemiti, sembra che tutto si stia svolgendo regolarmente. Voglio controllare: mi affaccio dalla porta socchiusa, senza espormi: riesco solo a vedere mia madre, di certo a pecorina, con il seno che ballonzola sotto i colpi del cliente, la cui posizione intuisco, ma non vedo. Mia madre mi guarda e mi fa l'occhiolino. Ho il cazzo di marmo, ma torno a sedermi al mio posto, aspettando che finiscano.
Il cliente va via, rapidamente, dopo aver lasciato 50 euro in più, perché “ne vale la pena”.
Mia madre si lava e viene a sedere accanto a me. Il profumo della sua fica supera quello del deodorante. Al prossimo cliente abbiamo mandato la posizione: non occorre che gli andiamo incontro.
“Sai, tesoro, pensavo che, in realtà, possiamo fare tre incontri in 2 ore: al limite diventeranno 2 ore e mezzo, ma dubito!”
La guardo: avrei voglia di dirle che potremmo occupare quel tempo morto scopando...
“Come vuoi, mamma!”
“Gabriele, devo dirti qualcosa di spiacevole!”
“Successo qualcosa?”
“Non ancora, ma potrebbe succedere a breve, se non poniamo rimedio.”
Torno a scrutarla: mi meraviglia non vedere nei suoi occhi la stessa serietà, lo stesso tono cupo della sua voce.
“Gli affari, a papà, non vanno molto bene. Sono mesi che non raggiunge gli obiettivi e i soldi cominciano a scarseggiare. Rischiamo che ci pignorino la casa.”
Cazzo! Non mi ero reso conto di una situazione così catastrofica.
“Ho deciso che darò una mano anche io. E tu mi aiuterai!”
“Cioè?”
“Io non so far nulla, lo sai. Ho sempre fatto la casalinga, quindi non posso inventarmi un lavoro di sana pianta. Ma c'è qualcosa che si fare anche io e lo faccio anche bene, pare...”
Mi fissa, credo aspettando da me una domanda, che non arriva.
“Ho deciso di prostituirmi. Non guardarmi così e non giudicarmi. Credi mi faccia piacere? Ma mantenere unita la famiglia ed anche il nostro tenore di vita e pensare al tuo futuro è più importante di ogni altra cosa”. Rimarca e sillaba quelle parole, accompagnandole con uno sguuardo fisso nei miei occhi, come a dire che non accetta repliche ed io non saprei cosa replicare.
“Cosa dovrei fare?”
“Ho paura di essere sola, quando incontrerò i clienti. E, a dire il vero, non saprei neanche come cominciare”.
“In altre parole, dovrei essere il tuo pappa!”
“Mi sembra naturale chiedere aiuto a mio figlio!”
Non ho più fame, allontano ilpiatto, mentre lei, invece, finisce il suo, quasi tranquillamente.
“Impensabile ricevere i clienti qui. E neanche andare a battere per strada. Dovremo trovare un posto e ricevere su appuntamento. Cerco una soluzione”.
Lavo i denti e mi chiudo in camera a pensare.
È pomeriggio inoltrato, quando torno da lei.
“Ho dato un'occhiata su alcuni siti di annunci immobiliari. C'è una casetta in campagna, ad una quindicina di km da qua, non una reggia, ma dalle foto sembra che con pochi ritocchi possa essere accettabile. Chiedono 200 € di affitto mensile, ma pagato semestralmente”.
“Milleduecento euro, quindi! Ho qualcosa da parte: pagheremo con quelli”.
“Io direi di aspettare di mettere a posto la casa e poi mettiamo un annuncio per attirare i clienti”.
“Sì, credo che tu abbia ragione. Ma dobbiamo fare in fretta: il tempo stringe”.
Fortunatamente, la casa sta anche meglio di come me l'aspettassi: riesco a chiudere con i proprietari, ottenendo di non pagare i primi due mesi, in cambio dei lavori di pulizia e tinteggiatura che dovrò fare. Mia madre sarà contenta di sapere che deve versare solo 800 €.
Chiedo a Tommaso, il mio migliore amico, di aiutarci a metterla a posto, naturalmente senza dire a cosa dovrà servire. In una settimana la casetta splende di luce propria.
Con mia madre, scriviamo l'annuncio, facendo capire, tra le righe, che si tratta di pagare.
“Speriamo che risponda qualcuno!” dice mia madre, appena l'annuncio è online.
“Cercherò di selezionare i clienti, per quanto mi sarà possibile”.
“Non preoccuparti, tesoro! Se devo fare la puttana, devo farla e basta”.
“Quanti incontri credi di poter fare in un giorno?”
“Io pensavo di cominciare con due. Poi vedremo”.
Non ci siamo alzati neanche dalla scrivania e dal pc (il mio, per non correre il rischio che mio padre possa trovare qualcosa), che già arriva la prima risposta. È un ragazzo, un mio coetaneo: non si dilunga in convenevoli, ma chiede quanto vogliamo.
“Cento!” dice mia madre. Mi colpisce la sua euforia, ma la derubrico in eccitazione dovuta all'ansia.
Accetta senza discutere e fissiamo per l'indomani alle 16.
Ci incontriamo alla periferia del paese dove c'è la casa. Gli facciamo segno di seguirci, senza scendere dall'auto. Entriamo in casa: lui guarda mia madre dalla testa ai piedi.
“Che gran pezzo di fica. Se posso essere sincero, non me l'aspettavo così bona!”
“Ti dispiace se saltiamo i preliminari? Purtroppo abbiamo fretta”. Taglio corto. Poi continuo “Io starò di qua, per evitare problemi, ma non vi disturberò. Va bene?”
Fa spallucce, mentre prende la mano di mia madre e aspetta che lei faccia strada. Li guardo scomparire dietro la porta della camera, che lasciano socchiusa.
Posso trattenermi dal guardare, ma non posso fare a meno di sentire i loro gemiti di piacere. Sì, i loro, perché anche mia madre sta godendo senza ritegno.
Escono dopo una mezz'ora circa. Lui va a sciacquarsi in bagno, lei aspetta, nuda, che lui esca. I nostri sguardi si incrociano: mi fa l'occhiolino, come a dire “Tranquillo: va tutto bene!” Per lei, forse: io ho il cazzo che mi scoppia e vedere mia madre nuda per la prima volta, con un filo di sborra che le cola tra i seni non migliora certo la situazione.
Il cliente paga e se ne va, con il suo SUV da tante migliaia di euro.
“A questo potevamo chiedere di più!” dico.
“Per deontologia, avrò una tariffa unica. Prendere o lasciare.” mi viene vicino, frizionandosi i capelli. Ora ho la sua fica a poche decine di centimetri, riesco a sentirne l'odore. Faccio fatica a contenermi.
“Non mi sembra ti sia dispiaciuto...” mi guarda, lasciando che l'asciugamano resti fermo sulla sua testa ed il resto del corpo nudo davanti a me.
“Senti, Gabriele: che questa sia una necessità, noin mi trasforma in una donna di legno. È chiaro che il mio corpo reagisca alle stimolazioni. Ho solo 40 anni, sai?”
“Mentre lavoravi, ho preso 2 appuntamenti per domani e ne ho scartato uno”.
“Perché?”
“Era uno con più di 70 anni...”
“La prossima volta, non preoccuparti. Te l'ho detto: è lavoro e non faccio distinzioni!”
“Pensavo li preferissi più giovani!”
“Naturale che sia così, finché posso scegliere. Ma se non dovesse esserci altro...”
“Ora rivestiti, che andiamo!”
“Agli ordini, magnaccia!” mi dice scattando sull'attenti e facendo il saluto militare. È tornata allegra e con la voglia di scherzare di sempre. In macchina, le allungo i cento euro pagati dal cliente. Lei li prende.
“Ora dobbiamo recuperare i soldi pagati dell'affitto. Poi faremo a metà: e non pretendere di fare il pappone cattivo che si tiene tutto, tranne le briciole!” mi strappa un sorriso. La guardo e non mi trattengo di immaginarla nuda come l'hoi vista qualche attimo prima.
L'indomani abbiamo 2 appuntamenti: il primo alle 16. l'altro un'ora dopo.
Il cliente è un uomo di 40 anni, dai modi rozzi. Sono un po' preoccupato, anche se, dai soliti gemiti, sembra che tutto si stia svolgendo regolarmente. Voglio controllare: mi affaccio dalla porta socchiusa, senza espormi: riesco solo a vedere mia madre, di certo a pecorina, con il seno che ballonzola sotto i colpi del cliente, la cui posizione intuisco, ma non vedo. Mia madre mi guarda e mi fa l'occhiolino. Ho il cazzo di marmo, ma torno a sedermi al mio posto, aspettando che finiscano.
Il cliente va via, rapidamente, dopo aver lasciato 50 euro in più, perché “ne vale la pena”.
Mia madre si lava e viene a sedere accanto a me. Il profumo della sua fica supera quello del deodorante. Al prossimo cliente abbiamo mandato la posizione: non occorre che gli andiamo incontro.
“Sai, tesoro, pensavo che, in realtà, possiamo fare tre incontri in 2 ore: al limite diventeranno 2 ore e mezzo, ma dubito!”
La guardo: avrei voglia di dirle che potremmo occupare quel tempo morto scopando...
“Come vuoi, mamma!”
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