Trascendere
di
Shikari
genere
sentimentali
Soundtrack: Lindsey Stirling - Angels We Have Heard On High
Sei pronto? Ho in serbo una sorpresa, vieni, spogliati di tutto il superfluo, ti voglio nudo, aperto all’esperienza che ho preparato per te. Non dovrai portare altro che il nòcciolo più intimo di ciò che sei, dovrai lasciare qui i tuoi pregiudizi e preconcetti, non ti serviranno dove stiamo andando, dovrai aver coraggio per affrontare questa prova, ma ne varrà la pena. Ecco, chiudi gli occhi, mi vedi? Sono qui, di fronte a te, un impalpabile kimono cela al tuo sguardo le mie intimità pur sottolineando le morbide forme. La mia mano sinistra afferra la tua destra, non aver timore, ti guiderò io. L’altra mano sfiora leggermente quell’immenso portone blu, decorato da volute e borchie di argenteo metallo, che ancor prima del tocco, si spalanca. La fievole luce di un'alba illumina la spiaggia che si stende ai nostri piedi, la candida sabbia è fresca, è piacevole passeggiarvi, i piedi nudi che affondano leggermente; sopra le nostre teste i gabbiani volteggiano garrendo, ti vedo spaesato, forse non ti aspettavi subito il mare, ma sai quanto è forte la connessione, vieni, andiamo verso la riva. Lascio che il liquido mi lambisca i piedi, è caldo senti? Fidati, è pulito, limpido, mio. Dietro di noi un muro altissimo, oltre il quale il nulla, non te lo dico, te lo lascio percepire; qui, fermi nell’acqua bassa, ti consento di lasciarti permeare dall’atmosfera: concedi ai tuoi sensi di abbandonarsi al luogo in cui ti ho portato. Senti la leggera brezza che sale dal mare? Come ti accarezza la pelle e vi deposita uno strato impercettibile di salsedine? Avverti la pace che si respira in questo luogo? Questa è solo l’anticamera, dobbiamo proseguire, vedi? La nebbia ci aspetta, andiamo. Non lascerò la tua mano, senti come è ferma la mia? Come le mie dita avvolgono e si intrecciano alle tue? Lo senti il calore che, uniti, sprigioniamo? Consentigli di cingerti, di insinuarsi in te. Di fronte a noi, le spire di una fitta bruma ci attendono, quieto il passo con cui ci inoltriamo in quel fumo grigio e vellutato, sei sorpreso? Non è freddo, non è umido, è tiepido e avvolgente, del resto come potrebbe non esserlo? Qui decido io, e sai che non amo il freddo, non aspettartelo, inutile cercarlo. Qui non lo troverai. La fitta foschia cela un passaggio, vedi? Seguimi. I tuoi occhi ora possono soffermarsi su brillanti prati e oscure foreste, là, in fondo a sinistra, un placido laghetto, una fonte fresca, circondata da splendidi alberi dalle forme curate. Un piccolo giardino giapponese, questo non ti sorprende, sai quanto io sia legata al paese del Sol Levante, sapevi che prima o poi ne avresti percepito la presenza. Un nero destriero si avvicina a noi al galoppo, gli occhi di brace, la lunga criniera svolazza sulla possente schiena, mi osservi accoglierlo, una mano tesa al suo muso, guardi come ci si strofina, le frogie frementi; battendo lo zoccolo destro, ti osserva, ti scruta, si volta e si allontana svanendo nella foresta dalla quale era uscito. Hai capito cos’era? La mia Furia, nella sua forma più placida, non ti si rivolterà mai contro, rapida ad arrivare e veloce ad andarsene. Inconsapevolmente il tuo sguardo scivola su ciò che si trova alla nostra destra, a quel paesaggio quasi desertico, attraversato da folate bollenti. Con un sorriso enigmatico e malizioso ti assecondo, incamminiamoci in quella direzione. La mia spalla sfiora il tuo braccio, la tua mano stringe la mia, ti vedo un po’ perplesso, dalla lussureggiante vegetazione siamo ora in un ambiente rovente, un bel cambio di scenario. Su, passiamo oltre quella duna, c’è un luogo che, sono sicura, ti piacerà. Guarda, lascia che i tuoi occhi gioiscano dell’oasi che si trova incuneata nel mio deserto, andiamo, raggiungiamo l’ombra di quelle alte palme, ti lascerò esplorare questa area se lo vorrai, se farai attenzione. Come ogni cosa bella cela i suoi pericolosi segreti dietro innocui artefatti. Attento ora, rischi di scottarti, fai con calma, qui l’acqua è bollente, vischiosa, quasi fosse limpida lava. Sai dove sei finito? Lo immagini? Questo posto, fino a poco tempo fa, era solo deserto, la pozza lussuriosa che vedi oggi, era solamente una piccola fonte dalla quale l’acqua fuoriusciva a getti irregolari. Improvvisamente, sei comparso tu e guarda che hai combinato! Istintivamente ti volti, ora riesci a vedermi, nessun velo oscura la mia figura. Ti piace quello che vedi? In questo luogo posso essere qualsiasi cosa, ancor più che negli altri, qui posso esser me stessa. Ricordi cosa risposi alla tua domanda: “Ma tu chi cazzo sei?” Te lo rammento io: “Sono una sirena nella nebbia, una gitana con cui partire verso l’infinito, una cagna con cui giocare, una gatta selvatica, la Tua Signora e la Tua Schiava. E altro ancora, che non so io e non sai tu”.
Perché io sono così. Sono una e sono mille, e non saprai mai, in quel momento, chi avrai di fronte, con chi starai giocando, e la cosa ti eccita, lo vedo, lo sento. Siamo nel mio fulcro più fertile, vieni, vedi come ti accolgo? Ondeggiando mi avvicino, percepisci il mio estro? Le mie mani sfiorano il tuo petto, la mia bocca sulla tua, ti ruba il respiro e ti dona il mio. Avverto le tue mani ardenti sui miei fianchi, li afferrano, li stringono. Lentamente le mie mani scendono ad accarezzare il tuo sesso indecente di desiderio, i miei occhi non lasciano i tuoi mentre le mie labbra tracciano un percorso discendente. Voglio assaggiarti, me lo lascerai fare. Determinate le tue mani raccolgono i miei capelli in un'alta coda, non mi oppongo, non distolgo lo sguardo dal tuo. Osserva come la mia lingua lambisce la tua essenza, resisterai al mio calore? Non ne sono sicura e non voglio che si concluda così, voglio sentirti addosso, voglio te, in me, voglio lasciare che la tua indole demoniaca sporchi il mio giardino, fecondi la mia natura, si fonda alla mia lussuria e crei un sovvertimento della realtà. Assorbo la tua potenza, non trattenerti, liberati, lasciati fluire in me, impregnami della tua parte più selvatica. Ti ospito, ti lascio dissetare alla mia fonte, concedo al tuo feroce seme di imbrattare ogni mia anfrattuosità.
Perdutamente piena di te.
Sei pronto? Ho in serbo una sorpresa, vieni, spogliati di tutto il superfluo, ti voglio nudo, aperto all’esperienza che ho preparato per te. Non dovrai portare altro che il nòcciolo più intimo di ciò che sei, dovrai lasciare qui i tuoi pregiudizi e preconcetti, non ti serviranno dove stiamo andando, dovrai aver coraggio per affrontare questa prova, ma ne varrà la pena. Ecco, chiudi gli occhi, mi vedi? Sono qui, di fronte a te, un impalpabile kimono cela al tuo sguardo le mie intimità pur sottolineando le morbide forme. La mia mano sinistra afferra la tua destra, non aver timore, ti guiderò io. L’altra mano sfiora leggermente quell’immenso portone blu, decorato da volute e borchie di argenteo metallo, che ancor prima del tocco, si spalanca. La fievole luce di un'alba illumina la spiaggia che si stende ai nostri piedi, la candida sabbia è fresca, è piacevole passeggiarvi, i piedi nudi che affondano leggermente; sopra le nostre teste i gabbiani volteggiano garrendo, ti vedo spaesato, forse non ti aspettavi subito il mare, ma sai quanto è forte la connessione, vieni, andiamo verso la riva. Lascio che il liquido mi lambisca i piedi, è caldo senti? Fidati, è pulito, limpido, mio. Dietro di noi un muro altissimo, oltre il quale il nulla, non te lo dico, te lo lascio percepire; qui, fermi nell’acqua bassa, ti consento di lasciarti permeare dall’atmosfera: concedi ai tuoi sensi di abbandonarsi al luogo in cui ti ho portato. Senti la leggera brezza che sale dal mare? Come ti accarezza la pelle e vi deposita uno strato impercettibile di salsedine? Avverti la pace che si respira in questo luogo? Questa è solo l’anticamera, dobbiamo proseguire, vedi? La nebbia ci aspetta, andiamo. Non lascerò la tua mano, senti come è ferma la mia? Come le mie dita avvolgono e si intrecciano alle tue? Lo senti il calore che, uniti, sprigioniamo? Consentigli di cingerti, di insinuarsi in te. Di fronte a noi, le spire di una fitta bruma ci attendono, quieto il passo con cui ci inoltriamo in quel fumo grigio e vellutato, sei sorpreso? Non è freddo, non è umido, è tiepido e avvolgente, del resto come potrebbe non esserlo? Qui decido io, e sai che non amo il freddo, non aspettartelo, inutile cercarlo. Qui non lo troverai. La fitta foschia cela un passaggio, vedi? Seguimi. I tuoi occhi ora possono soffermarsi su brillanti prati e oscure foreste, là, in fondo a sinistra, un placido laghetto, una fonte fresca, circondata da splendidi alberi dalle forme curate. Un piccolo giardino giapponese, questo non ti sorprende, sai quanto io sia legata al paese del Sol Levante, sapevi che prima o poi ne avresti percepito la presenza. Un nero destriero si avvicina a noi al galoppo, gli occhi di brace, la lunga criniera svolazza sulla possente schiena, mi osservi accoglierlo, una mano tesa al suo muso, guardi come ci si strofina, le frogie frementi; battendo lo zoccolo destro, ti osserva, ti scruta, si volta e si allontana svanendo nella foresta dalla quale era uscito. Hai capito cos’era? La mia Furia, nella sua forma più placida, non ti si rivolterà mai contro, rapida ad arrivare e veloce ad andarsene. Inconsapevolmente il tuo sguardo scivola su ciò che si trova alla nostra destra, a quel paesaggio quasi desertico, attraversato da folate bollenti. Con un sorriso enigmatico e malizioso ti assecondo, incamminiamoci in quella direzione. La mia spalla sfiora il tuo braccio, la tua mano stringe la mia, ti vedo un po’ perplesso, dalla lussureggiante vegetazione siamo ora in un ambiente rovente, un bel cambio di scenario. Su, passiamo oltre quella duna, c’è un luogo che, sono sicura, ti piacerà. Guarda, lascia che i tuoi occhi gioiscano dell’oasi che si trova incuneata nel mio deserto, andiamo, raggiungiamo l’ombra di quelle alte palme, ti lascerò esplorare questa area se lo vorrai, se farai attenzione. Come ogni cosa bella cela i suoi pericolosi segreti dietro innocui artefatti. Attento ora, rischi di scottarti, fai con calma, qui l’acqua è bollente, vischiosa, quasi fosse limpida lava. Sai dove sei finito? Lo immagini? Questo posto, fino a poco tempo fa, era solo deserto, la pozza lussuriosa che vedi oggi, era solamente una piccola fonte dalla quale l’acqua fuoriusciva a getti irregolari. Improvvisamente, sei comparso tu e guarda che hai combinato! Istintivamente ti volti, ora riesci a vedermi, nessun velo oscura la mia figura. Ti piace quello che vedi? In questo luogo posso essere qualsiasi cosa, ancor più che negli altri, qui posso esser me stessa. Ricordi cosa risposi alla tua domanda: “Ma tu chi cazzo sei?” Te lo rammento io: “Sono una sirena nella nebbia, una gitana con cui partire verso l’infinito, una cagna con cui giocare, una gatta selvatica, la Tua Signora e la Tua Schiava. E altro ancora, che non so io e non sai tu”.
Perché io sono così. Sono una e sono mille, e non saprai mai, in quel momento, chi avrai di fronte, con chi starai giocando, e la cosa ti eccita, lo vedo, lo sento. Siamo nel mio fulcro più fertile, vieni, vedi come ti accolgo? Ondeggiando mi avvicino, percepisci il mio estro? Le mie mani sfiorano il tuo petto, la mia bocca sulla tua, ti ruba il respiro e ti dona il mio. Avverto le tue mani ardenti sui miei fianchi, li afferrano, li stringono. Lentamente le mie mani scendono ad accarezzare il tuo sesso indecente di desiderio, i miei occhi non lasciano i tuoi mentre le mie labbra tracciano un percorso discendente. Voglio assaggiarti, me lo lascerai fare. Determinate le tue mani raccolgono i miei capelli in un'alta coda, non mi oppongo, non distolgo lo sguardo dal tuo. Osserva come la mia lingua lambisce la tua essenza, resisterai al mio calore? Non ne sono sicura e non voglio che si concluda così, voglio sentirti addosso, voglio te, in me, voglio lasciare che la tua indole demoniaca sporchi il mio giardino, fecondi la mia natura, si fonda alla mia lussuria e crei un sovvertimento della realtà. Assorbo la tua potenza, non trattenerti, liberati, lasciati fluire in me, impregnami della tua parte più selvatica. Ti ospito, ti lascio dissetare alla mia fonte, concedo al tuo feroce seme di imbrattare ogni mia anfrattuosità.
Perdutamente piena di te.
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