Tilde
di
Vandal
genere
sentimentali
TILDE
Tilde abita in una casa in fondo al viale. Una casetta che ricorda quelle delle favole, con il tetto e un paio di torrette a punta e un vasto giardino sul davanti. Ho conosciuto Tilde in chat, chiedendo consigli su come coltivare al meglio l'orto. Una persona solare, a volte buffa, sui cinquantadue anni. Veste sempre con abiti un po' retrò, in pigiama di flanella dai colori che variano al verde pisello al giallo ruggine. Non è bella ma è un tipo.
Sono bastate quattro sere in chat sul perché ci siamo messi in confidenza. Mi ha parlato a lungo di lei, dei suoi lavori, delle sue passioni, degli amori passati. E io ho fatto altrettanto.
Cinquantatre anni e non sentirli, ha detto lei. Non esce quasi mai per problemi di salute causati da un'operazione brutta ai reni "Ci stavo per rimanere" ha fatto la smorfietta, per sdrammatizzare.
Mi ha detto che aveva un uomo che la seguiva e l'amava. Almeno fino a che l'uomo non l'ha piantata in asso nel momento del bisogno, rifiutandosi di rimanere al fianco di una malata cronica. Bello stronzo. “Vivo sola da cinque anni”
Oh, mi spiace"
Lei fa spallucce, linguetta di fuori come nei cartoni animati "Oh le mie piante, o i miei gatti Licio e Milo, ho i miei libri di cucina"
"E non vedi mai nessuno? Non esci mai?"
"Raramente, solo per fare spesa. Ma, a volte viene qualcuno per le consegne"
"Mi considereresti uno sfacciato se ti portassi la spesa?"
"Sfacciato se lo faresti a scopo lusingatorio"
"Sono un gentiluomo" sorrido
Va' bene, allora direi che per domani, mi porterai due litri di latte, dieci rosette,tre etti di fese di tacchino e un gelato panna, cioccolato e cocco"
"Affare fatto"
L'indomani, come in accordi, vado a fare spesa. Prima di chiudere e lasciarci la buona notte, mi ha dato l'indirizzo, scoprendo che abitiamo nello stesso paese, diametralmente opposti l'uno dall'altro. Poco male. La giornata è tiepida e io ne approfitto per fare due passi. Faccio la spesa per me e per lei. poi, vado da lei
Il cancelletto scatta prima ancora che suono al campanello. Spingo con la spalla, una borsa per mano ed entro.
"Ciao" la porta si schiude e lei mi appare in quell'assurdo pigiama che la copre da capo a piedi con il color di una mucca pezzata. E' talmente ampio che non si riesce ad intuire alcuna forma di lei al di sotto "Ti aspettavo"
"Sono di parola" sorrido
Lei si discosta e mi fa entrare in un ambiente semi buio, con le luci delle finestre che entrano e formano chiazze di luce colorate
Appoggio le borse in un angolo della stanza, una cucina completa di piano cottura con tanto di muretto. Sui pavimenti spessi tappeti ipersoffici. Un'atmosfera molto ovattata. Un grosso garro multicolore se ne sta' acciambellato su una poltrona. Un altro rosso e bianco, arriva da una porticina con aria svogliata "Miao"
"Miao anche a te" si struscia sulle mie gambe, si fa fa' fare qualche grattino, poi se ne va
"Gli vai a genio" commenta Tilde mettendosi di fronte a me "Quindi" mi allunga la mano "Presentazioni ufficiali: Io sono Tilde"
"Io sono MAuro" ci stringiamo la mano. Le sue, morbide, indugiamo. Poi, lei scosta lo sguardo scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte "Prego, accomodati"
Ci sediamo. Ci osserviamo “Dunque, gentiluomo di nome e di fatto”
Mi siedo su una poltrona “Dimmi”
“Perché anche tu sei un’anima solitaria?”
Mi stringo nelle spalle “Una sequenza di conoscenze sbagliate. La prima ragazza la ho avuta al liceo. Gran bella ragazza, focosa, passionale. Troppo passionale. Dopo un mese di frequentazione e un quasi approccio sessuale, lei ha deciso che voleva di più ed è andata a caccia di altri maschi”
“Quasi approccio sessuale?” sorride lei
“Siamo stati interrotti sul più bello dal bidello”
“Oh” fa lei coprendosi la bocca soffocando un riso “Ma dai, nemmeno la scusa di ‘vengo a fare i compiti a casa tua’?”
“Quando si è giovani..”
“E poi?”
“Poi nulla per qualche anno. E ho conosciuto Anna. Sembrava dovesse andare per il meglio. Si parlava di matrimonio”
“Addirittura?”
“Un buon sesso con lei. E poi, avevamo gusti simili e ci perdevamo uno nello sguardo dell’altro”
“Ma che romantico”
“Già”
“Cosa è accaduto?”
“Lei se n’è andata..per sempre”
“Oh, scusa”
“no, è passato molto tempo”
“Cosa fece per risvegliare i tuoi appetiti?”
“Nulla. O quasi. Io feci l’audace. Le dissi di aspettare. Avevamo deciso di provarci quella sera, una settimana dopo che ci eravamo messi insieme. Andai in bagno e poi tornai da lei pensando ‘O la va’ o la spacca’. E, sorpresa!”
“Lei ti aveva prevenuto e si era fatta trovare nuda davanti a te”
“Nudo io, nuda lei” rido . Ci siamo guardati un po’ imbarazzati e poi siamo scoppiati a ridere come matti. Poi ci siamo avvicinati e lo abbiamo fatto. E tu, com’è stata la prima volta?”
“Oh, niente di speciale. Avevo la scusa dei compiti con il compagno di classe” mi strizza l’occhio “Mia madre se ne rimaneva in disparte e, sapeva di non venire a disturbarmi. Specie se ero con un maschio”
“Ah, quindi ti divertire a circuire giovani maschi arrapati”
“Ci provavo ma, sai, al di là di qualche limonata o toccatina, non è che si poteva fare molto”
“No, direi di no”
Rimaniamo così per un po’, a parlare delle nostre vite e delle nostre conquiste, consapevoli che ci stavamo addentrando in qualcosa di profondo.
Ad un certo punto lei si protende verso di me e mi poggia la mano sulla mia. Avverto un brivido e la guardo negli occhi “Ti va’ un tè, o un caffè?”
“Tè va bene”
“Mandarino e arancia?”
“Ottimo” sorrido
Lei si allontana. Mi metto a fissare il gatto acciambellato sulla poltrona. Muove i baffi e contrae gli artigli “Cosa sogni, micio?”
Sono a contemplare il sonno del gatto quando lei ritorna e.. mi coglie di sorpresa. Con noncuranza, recando un grosso vassoio su cui sono poggiate due tazze, una teiera e un bricco dello zucchero, avanza verso di me nuda.
Io, a bocca aperta, non so cosa dire se non "Uh"
"Hai visto un fantasma?" fa lei cercando di ignorarmi
"Ho visto qualcosa di più bello"
Lei arrossisce e si china verso di me “Zucchero?”
“Due”
Il fisico non è tonico, presenta qualche smagliatura ma, seno e fianchi reggono bene. Il ventre un po’ cellulitico ma non grasso, il ciuffo di peli neri tra le gambe è un invito a sentire la sua morbidezza
"Scusa, troppo audace?" chiede lei sedendosi
"Troppo no. Inaspettato. E lusingato"
"io.. Io, ok, vado a vestirmi"
"No, ti prego" la blocco con un gesto, afferrandole delicatamente la mano "Se d'imbarazzo si parla, allora di imbarazzo si farà" comincio a spogliarmi fino a che non rimango nudo di fronte a lei. Mi siedo, lei mi osserva, le guance tinte di rosso "Sei messo bene"
"A parte la pancetta da bevitore di birra, che non sono" rido
"Dunque, che si fa?"
"Beh, mettiamoci più a nostro agio" afferro il cucchiaino e comincio a muovere il tè il lenti giri concentrici "Il salotto ispira una discreta conversazione"
"Sì, conversiamo" dice lei afferrando la sua tazza
E' incredibile di come passa il tempo. Due persone nude, sedute in poltrona a bersi del tè e conversare delle nostre piccole vite quotidiane.
Senza fare sesso. Qualcuno direbbe fantascienza. Altri griderebbero alla bugia. Fatto sta che siamo lì, a sorseggiare la bevanda calda e sperare in...
Mi alzo in piedi dopo aver poggiato la tazza sul vassoio. Mi pongo a mezzo metro da lei. Le allunga la mano sinistra che lei afferra. L'aiuto ad alzarsi. Ci guardiamo negli occhi, io le pongo le mani sui fianchi. Mi avvicino a lei, lascio che i sessi si sfiorino appena. Mi muovo come se udissi una musica fantasma: "Dunque, come mi giudicheresti se, alla fine di questa danza, ti chiedessi di farti amare?"
"Ti chiederei quanto dura questa canzone"
"Tutto il tempo che vuoi"
E lei si fa più vicino, lasciando che la nostra pelle si tocchi, con il mento sull'incavo del mio collo "Danziamo ancora un po' sulle ali di un sogno?"
E lo facciamo, nella musica immaginaria che mi ronza in testa e lei che asseconda i miei passi. Il desiderio si risveglia là sotto e preme contro il suo ventre. Lei si discosta e sorride "Ho delle regole"
"Anche io" le sfioro una guancia
"Baci ma non lingua da serpente"
Sorrido "Idem"
“Davvero?”
“Secondo punto?”
“Niente sesso orale”
“Ok”
“Diavolo, uomo. Qualcun altro avrebbe già protestato su questo punto”
“Mi sto attenendo alle regole” mi difendo
“Terzo punto: niente performance da pornostar”
“Ok, la mia schiena ringrazia”
Lei ride “Quarto punto: stacca la musica”
La musica si ferma, lei mi bacia. Le mie mani le scivolano sulle natiche morbide e risalgono ad accarezzarle la schiena. Anche lei esegue lo stesso numero. Continuiamo a baciarci e finiamo sugli spessi strati di tappeti. Io sopra, lei sotto. Le gambe mi agganciano, io la guardo, lei annuisce.
Dentro.
Si morde il labbro. Faccio piano. Lei si alza quel poco per baciarmi. Comincio a muovermi dentro di lei, sinuoso, con una musica diversa nella testa. Lei asseconda i miei affondi, le unghie che mi graffiano la pelle. Cerco di resistere, di non venire subito. Vado avanti, muovendomi, affondando in quella morbidezza.
Non so quanto tempo passa ma, alla fine, quando sto per venire, faccio per uscire da lei. Ma mi blocca e mi dice un secco “No”
E io mi lascio andare, esplodendo insieme a lei
“Grazie” dice lei dopo qualche secondo. Siamo sdraiati uno accanto all’altro, sui tappeti, mano nella mano. Il mio sesso stilla ancora umore biancastro e lo fa sulla pelle del mio ventre. Finirò per macchiargli il tappeto.
“Grazie a te” rispondo felice
“Vorrei che… Vorrei che tu rimanessi”
“Fino a quando vuoi” rispondo
“E se dico =Per sempre=?”
“Ti risponderei di sì”
Lei scoppia a ridere di felicità. Mi giro su un fianco ad osservarla. Così bella. Le sfioro con le dita il pelo ancora bagnato e ne annuso la pelle. Lecco i capezzoli e le accarezzo il basso ventre “Hai ancora voglia?”
“Ho ancora un po’ di energia da vendere” ci baciamo
“Resta con me stanotte”
“Come ho detto prima: stanotte e per notti ancora” ci baciamo e il sesso ci appartiene nuovamente.
Tilde abita in una casa in fondo al viale. Una casetta che ricorda quelle delle favole, con il tetto e un paio di torrette a punta e un vasto giardino sul davanti. Ho conosciuto Tilde in chat, chiedendo consigli su come coltivare al meglio l'orto. Una persona solare, a volte buffa, sui cinquantadue anni. Veste sempre con abiti un po' retrò, in pigiama di flanella dai colori che variano al verde pisello al giallo ruggine. Non è bella ma è un tipo.
Sono bastate quattro sere in chat sul perché ci siamo messi in confidenza. Mi ha parlato a lungo di lei, dei suoi lavori, delle sue passioni, degli amori passati. E io ho fatto altrettanto.
Cinquantatre anni e non sentirli, ha detto lei. Non esce quasi mai per problemi di salute causati da un'operazione brutta ai reni "Ci stavo per rimanere" ha fatto la smorfietta, per sdrammatizzare.
Mi ha detto che aveva un uomo che la seguiva e l'amava. Almeno fino a che l'uomo non l'ha piantata in asso nel momento del bisogno, rifiutandosi di rimanere al fianco di una malata cronica. Bello stronzo. “Vivo sola da cinque anni”
Oh, mi spiace"
Lei fa spallucce, linguetta di fuori come nei cartoni animati "Oh le mie piante, o i miei gatti Licio e Milo, ho i miei libri di cucina"
"E non vedi mai nessuno? Non esci mai?"
"Raramente, solo per fare spesa. Ma, a volte viene qualcuno per le consegne"
"Mi considereresti uno sfacciato se ti portassi la spesa?"
"Sfacciato se lo faresti a scopo lusingatorio"
"Sono un gentiluomo" sorrido
Va' bene, allora direi che per domani, mi porterai due litri di latte, dieci rosette,tre etti di fese di tacchino e un gelato panna, cioccolato e cocco"
"Affare fatto"
L'indomani, come in accordi, vado a fare spesa. Prima di chiudere e lasciarci la buona notte, mi ha dato l'indirizzo, scoprendo che abitiamo nello stesso paese, diametralmente opposti l'uno dall'altro. Poco male. La giornata è tiepida e io ne approfitto per fare due passi. Faccio la spesa per me e per lei. poi, vado da lei
Il cancelletto scatta prima ancora che suono al campanello. Spingo con la spalla, una borsa per mano ed entro.
"Ciao" la porta si schiude e lei mi appare in quell'assurdo pigiama che la copre da capo a piedi con il color di una mucca pezzata. E' talmente ampio che non si riesce ad intuire alcuna forma di lei al di sotto "Ti aspettavo"
"Sono di parola" sorrido
Lei si discosta e mi fa entrare in un ambiente semi buio, con le luci delle finestre che entrano e formano chiazze di luce colorate
Appoggio le borse in un angolo della stanza, una cucina completa di piano cottura con tanto di muretto. Sui pavimenti spessi tappeti ipersoffici. Un'atmosfera molto ovattata. Un grosso garro multicolore se ne sta' acciambellato su una poltrona. Un altro rosso e bianco, arriva da una porticina con aria svogliata "Miao"
"Miao anche a te" si struscia sulle mie gambe, si fa fa' fare qualche grattino, poi se ne va
"Gli vai a genio" commenta Tilde mettendosi di fronte a me "Quindi" mi allunga la mano "Presentazioni ufficiali: Io sono Tilde"
"Io sono MAuro" ci stringiamo la mano. Le sue, morbide, indugiamo. Poi, lei scosta lo sguardo scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte "Prego, accomodati"
Ci sediamo. Ci osserviamo “Dunque, gentiluomo di nome e di fatto”
Mi siedo su una poltrona “Dimmi”
“Perché anche tu sei un’anima solitaria?”
Mi stringo nelle spalle “Una sequenza di conoscenze sbagliate. La prima ragazza la ho avuta al liceo. Gran bella ragazza, focosa, passionale. Troppo passionale. Dopo un mese di frequentazione e un quasi approccio sessuale, lei ha deciso che voleva di più ed è andata a caccia di altri maschi”
“Quasi approccio sessuale?” sorride lei
“Siamo stati interrotti sul più bello dal bidello”
“Oh” fa lei coprendosi la bocca soffocando un riso “Ma dai, nemmeno la scusa di ‘vengo a fare i compiti a casa tua’?”
“Quando si è giovani..”
“E poi?”
“Poi nulla per qualche anno. E ho conosciuto Anna. Sembrava dovesse andare per il meglio. Si parlava di matrimonio”
“Addirittura?”
“Un buon sesso con lei. E poi, avevamo gusti simili e ci perdevamo uno nello sguardo dell’altro”
“Ma che romantico”
“Già”
“Cosa è accaduto?”
“Lei se n’è andata..per sempre”
“Oh, scusa”
“no, è passato molto tempo”
“Cosa fece per risvegliare i tuoi appetiti?”
“Nulla. O quasi. Io feci l’audace. Le dissi di aspettare. Avevamo deciso di provarci quella sera, una settimana dopo che ci eravamo messi insieme. Andai in bagno e poi tornai da lei pensando ‘O la va’ o la spacca’. E, sorpresa!”
“Lei ti aveva prevenuto e si era fatta trovare nuda davanti a te”
“Nudo io, nuda lei” rido . Ci siamo guardati un po’ imbarazzati e poi siamo scoppiati a ridere come matti. Poi ci siamo avvicinati e lo abbiamo fatto. E tu, com’è stata la prima volta?”
“Oh, niente di speciale. Avevo la scusa dei compiti con il compagno di classe” mi strizza l’occhio “Mia madre se ne rimaneva in disparte e, sapeva di non venire a disturbarmi. Specie se ero con un maschio”
“Ah, quindi ti divertire a circuire giovani maschi arrapati”
“Ci provavo ma, sai, al di là di qualche limonata o toccatina, non è che si poteva fare molto”
“No, direi di no”
Rimaniamo così per un po’, a parlare delle nostre vite e delle nostre conquiste, consapevoli che ci stavamo addentrando in qualcosa di profondo.
Ad un certo punto lei si protende verso di me e mi poggia la mano sulla mia. Avverto un brivido e la guardo negli occhi “Ti va’ un tè, o un caffè?”
“Tè va bene”
“Mandarino e arancia?”
“Ottimo” sorrido
Lei si allontana. Mi metto a fissare il gatto acciambellato sulla poltrona. Muove i baffi e contrae gli artigli “Cosa sogni, micio?”
Sono a contemplare il sonno del gatto quando lei ritorna e.. mi coglie di sorpresa. Con noncuranza, recando un grosso vassoio su cui sono poggiate due tazze, una teiera e un bricco dello zucchero, avanza verso di me nuda.
Io, a bocca aperta, non so cosa dire se non "Uh"
"Hai visto un fantasma?" fa lei cercando di ignorarmi
"Ho visto qualcosa di più bello"
Lei arrossisce e si china verso di me “Zucchero?”
“Due”
Il fisico non è tonico, presenta qualche smagliatura ma, seno e fianchi reggono bene. Il ventre un po’ cellulitico ma non grasso, il ciuffo di peli neri tra le gambe è un invito a sentire la sua morbidezza
"Scusa, troppo audace?" chiede lei sedendosi
"Troppo no. Inaspettato. E lusingato"
"io.. Io, ok, vado a vestirmi"
"No, ti prego" la blocco con un gesto, afferrandole delicatamente la mano "Se d'imbarazzo si parla, allora di imbarazzo si farà" comincio a spogliarmi fino a che non rimango nudo di fronte a lei. Mi siedo, lei mi osserva, le guance tinte di rosso "Sei messo bene"
"A parte la pancetta da bevitore di birra, che non sono" rido
"Dunque, che si fa?"
"Beh, mettiamoci più a nostro agio" afferro il cucchiaino e comincio a muovere il tè il lenti giri concentrici "Il salotto ispira una discreta conversazione"
"Sì, conversiamo" dice lei afferrando la sua tazza
E' incredibile di come passa il tempo. Due persone nude, sedute in poltrona a bersi del tè e conversare delle nostre piccole vite quotidiane.
Senza fare sesso. Qualcuno direbbe fantascienza. Altri griderebbero alla bugia. Fatto sta che siamo lì, a sorseggiare la bevanda calda e sperare in...
Mi alzo in piedi dopo aver poggiato la tazza sul vassoio. Mi pongo a mezzo metro da lei. Le allunga la mano sinistra che lei afferra. L'aiuto ad alzarsi. Ci guardiamo negli occhi, io le pongo le mani sui fianchi. Mi avvicino a lei, lascio che i sessi si sfiorino appena. Mi muovo come se udissi una musica fantasma: "Dunque, come mi giudicheresti se, alla fine di questa danza, ti chiedessi di farti amare?"
"Ti chiederei quanto dura questa canzone"
"Tutto il tempo che vuoi"
E lei si fa più vicino, lasciando che la nostra pelle si tocchi, con il mento sull'incavo del mio collo "Danziamo ancora un po' sulle ali di un sogno?"
E lo facciamo, nella musica immaginaria che mi ronza in testa e lei che asseconda i miei passi. Il desiderio si risveglia là sotto e preme contro il suo ventre. Lei si discosta e sorride "Ho delle regole"
"Anche io" le sfioro una guancia
"Baci ma non lingua da serpente"
Sorrido "Idem"
“Davvero?”
“Secondo punto?”
“Niente sesso orale”
“Ok”
“Diavolo, uomo. Qualcun altro avrebbe già protestato su questo punto”
“Mi sto attenendo alle regole” mi difendo
“Terzo punto: niente performance da pornostar”
“Ok, la mia schiena ringrazia”
Lei ride “Quarto punto: stacca la musica”
La musica si ferma, lei mi bacia. Le mie mani le scivolano sulle natiche morbide e risalgono ad accarezzarle la schiena. Anche lei esegue lo stesso numero. Continuiamo a baciarci e finiamo sugli spessi strati di tappeti. Io sopra, lei sotto. Le gambe mi agganciano, io la guardo, lei annuisce.
Dentro.
Si morde il labbro. Faccio piano. Lei si alza quel poco per baciarmi. Comincio a muovermi dentro di lei, sinuoso, con una musica diversa nella testa. Lei asseconda i miei affondi, le unghie che mi graffiano la pelle. Cerco di resistere, di non venire subito. Vado avanti, muovendomi, affondando in quella morbidezza.
Non so quanto tempo passa ma, alla fine, quando sto per venire, faccio per uscire da lei. Ma mi blocca e mi dice un secco “No”
E io mi lascio andare, esplodendo insieme a lei
“Grazie” dice lei dopo qualche secondo. Siamo sdraiati uno accanto all’altro, sui tappeti, mano nella mano. Il mio sesso stilla ancora umore biancastro e lo fa sulla pelle del mio ventre. Finirò per macchiargli il tappeto.
“Grazie a te” rispondo felice
“Vorrei che… Vorrei che tu rimanessi”
“Fino a quando vuoi” rispondo
“E se dico =Per sempre=?”
“Ti risponderei di sì”
Lei scoppia a ridere di felicità. Mi giro su un fianco ad osservarla. Così bella. Le sfioro con le dita il pelo ancora bagnato e ne annuso la pelle. Lecco i capezzoli e le accarezzo il basso ventre “Hai ancora voglia?”
“Ho ancora un po’ di energia da vendere” ci baciamo
“Resta con me stanotte”
“Come ho detto prima: stanotte e per notti ancora” ci baciamo e il sesso ci appartiene nuovamente.
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