Ridotta in schiavitù, venduta (parte 8)
di
Kugher
genere
sadomaso
Helga era accucciata in un angolo della camera d’albergo.
In quel momento non era utile quindi l’ospite l’aveva incatenata all’apposito anello nel muro, che la relegava nell’angolo quale oggetto che non serve ma che, comunque, ne consente la vista e, quindi, il piacere conseguente.
L’albergo, un 5 stelle, era attento a questi particolari. Anche se la schiavitù non era utile, doveva essere sempre visibile dall’ospite. Avevano solo schiavi e schiave molto belle in quella struttura e la vista di un bell’oggetto nudo a terra a disposizione fa sempre piacere.
Se poi qualche cliente avesse preferito lasciarla incatenata in bagno o nell’armadio, fuori dalla vista, vi erano anelli da catena ovunque.
A Frank piaceva guardare le schiave, soprattutto se bianche. Era da sempre attratto dalla bellezza e quelli erano begli oggetti da avere in giro, fermi, in attesa di essere nuovamente utili.
L’uomo era in accappatoio legato appena sul davanti. Aveva fatto una doccia rilassante dopo avere goduto del corpo della schiava, anzi, nel corpo della schiava, visto che le era venuto in figa.
Ogni tanto, mentre era seduto in poltrona a sfogliare il depliant, con la coda dell'occhio, senza prestarvi troppa attenzione, vedeva la schiava nell’angolo che si chinava a terra per leccare lo sperma che era uscito.
Non ci fu bisogno di ordine esplicito. Era attività che tutte le schiave di quell’albergo eseguivano su ordine del direttore, sia per lasciare pulito il pavimento, sia, soprattutto, per dare piacere agli ospiti che avrebbero visto la scena.
Il depliant che Frank stava esaminando pubblicizzava un’asta di schiave di piacere. La casa d’aste incaricata era nota per la qualità della merce in termini sia di bellezza sia di obbedienza.
Sotto alle foto non c’era il nome (non serviva), ma solo un numero personale ed il lotto nel quale gli schiavi erano inseriti.
L’uomo era interessato alle francesi o alle italiane, schiave particolarmente apprezzate dal mercato, munite di pedigree.
Vi erano due gradi nel pedigree: 3 generazioni della stessa nazionalità o 5 generazioni della stessa nazionalità.
Il grado incideva sul costo.
Erano particolari molto ambiti dai Padroni snob, che non avevano certo problemi di liquidità per l’acquisto.
Faceva status avere una schiava francese o italiana e, ancor di più se di grado 3 o 5.
Con quelle caratteristiche ne erano messe in vendita 4, tutte molto belle ed entro i 26 anni.
Gettò un'occhiata alla cagna incatenata nell’angolo e fece un raffronto con quelle delle foto.
Benché quella dell’albergo (non ne conosceva certo il nome) fosse molto bella, le schiave in foto avevano qualcosa in più. Complice, sicuramente, anche l’abilità del fotografo.
Aveva la sua importanza anche il fatto che queste fossero merce di prima mano, mentre quelle dell’albergo erano schiave da qualche anno ed erano state usate da molte persone.
Non sapeva nemmeno quanto tempo avrebbe resistito una schiava in un albergo. Lui prendeva sempre la suite e lì, sicuramente, mettevano il meglio.
Nelle altre stanze la schiava era a richiesta e sicuramente mettevano quelle più usate.
Quando aveva affrontato il viaggio a Parigi non avevano pensato, lui e la moglie, entrambi neri residenti in Africa, di procedere all’acquisto di una nuova schiava bianca.
Prima di partire per Parigi aveva la concentrazione tesa alla conclusione dell’affare.
Questo aveva dato un esito favorevole ed ora poteva concentrarsi su altro.
Già da tempo lui ed Kalifa avevano valutato l’acquisto di una schiava francese o italiana, da esibire, per rappresentare il loro status che negli ultimi anni era cresciuto molto.
Avevano già una coppia di schiavi bianchi, marito e moglie, ma erano della taglia robusta, seppur di bella presenza. Piacevoli da vedere e da usare, ma forti, in modo da poterli usare anche per un certo tipo di attività.
Volevano ora una schiava col pedigree, esile, di marca. L’avevano molti loro amici che le esibivano con orgoglio.
Lui e la moglie non erano persone da fare caso a queste mode, ciò non toglie, però, che l’esigenza di elevarsi socialmente era aumentata.
Avevano messo in conto l’acquisto, seppur senza fretta, ma pensavano di farlo in Africa, dove abitavano e dove c’era una florida attività di import di schiave dall’Europa, merce pregiata e costosa.
In Francia costavano un poco meno, non essendoci il viaggio ed il guadagno degli intermediari ma, soprattutto, era diversa la scelta. le migliori venivano vendute lì. Le invendute sarebbero state esportate.
Frank però non fu attirato tanto dal risparmio, quanto dalla bellezza della merce in vendita.
Ce n'era una di 26 anni che gli piaceva molto. Avrebbero preferito comprarla più giovane, intorno ai 20 anni, ma questa aveva quel qualcosa che fa decidere per il suo acquisto.
Inoltre aveva un pedigree di grado 5 attestante il numero di generazioni francesi, l’unica di quelle in vendita. Le altre avevano grado 3 e alcune nemmeno quello.
Scattò una foto all’immagine nel depliant e la inviò alla moglie.
Poi si avvicinò alla bestia dell’albergo per scattare una foto anche a lei in modo che la moglie potesse fare un confronto.
Non sapendo cosa avesse in mente, Helga, vedendolo arrivare, si prostrò a terra e strisciò quel tanto per leccare i piedi di quel sessantenne di colore.
A lui piaceva molto farsi leccare i piedi, più ancora dalle schiave bianche. La lasciò fare un po’ poi col piede la fece mettere in ginocchio.
Le scattò una foto dalla quale la moglie avrebbe anche potuto vedere i segni del frustino sui seni che le aveva lasciato poco prima, quando l’aveva usata per divertirsi e godere.
La fece alzare in piedi per fare foto intera e, una volta fatto, senza bisogno di ordine, la schiava si gettò nuovamente ai suoi piedi leccandoglieli, avendo capito che a quel cliente la cosa piaceva molto.
Le poggiò l’altro piede sul corpo per il solo piacere di tenere quella giovane ragazza sotto di sé e mandò la foto alla moglie.
Helga in quel momento non aveva paura di essere picchiata.
Non era la prima volta che veniva destinata a soddisfare quel Padrone in quanto lei era dedicata a quella suite, la più bella dell’albergo, visto che lei era la più bella delle schiave in quella struttura.
Sapeva che a lui piaceva frustare o procurare dolore generalmente solo mentre usava la schiava sessualmente. Una volta goduto, preferiva più atti di sottomissione o di comodità.
Tutto sommato era tra i Padroni migliori.
Era quindi tranquilla quando venne tolta la catena dall’anello nel muro e, a 4 zampe, si fece seguire fino al divano. Immaginava cosa volesse e, infatti, la fece mettere carponi davanti a lui per usarla come sgabello per le gambe mentre guardava la tv e, evidentemente, aspettava la risposta della moglie alla quale aveva telefonato per sentirsi dire che sarebbe stato richiamato.
Una cosa che aveva imparato era che quel Padrone, quando usava la schiava quale mobilio umano, pretendeva l'immobilità assoluta.
Se si fosse mossa sicuramente sarebbe stata picchiata col frustino.
Frank si era addormentato in quella comoda posizione.
Helga cominciava a fare fatica a mantenere la postura ma si concentrò al massimo.
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krugher.1863@gmail.com
In quel momento non era utile quindi l’ospite l’aveva incatenata all’apposito anello nel muro, che la relegava nell’angolo quale oggetto che non serve ma che, comunque, ne consente la vista e, quindi, il piacere conseguente.
L’albergo, un 5 stelle, era attento a questi particolari. Anche se la schiavitù non era utile, doveva essere sempre visibile dall’ospite. Avevano solo schiavi e schiave molto belle in quella struttura e la vista di un bell’oggetto nudo a terra a disposizione fa sempre piacere.
Se poi qualche cliente avesse preferito lasciarla incatenata in bagno o nell’armadio, fuori dalla vista, vi erano anelli da catena ovunque.
A Frank piaceva guardare le schiave, soprattutto se bianche. Era da sempre attratto dalla bellezza e quelli erano begli oggetti da avere in giro, fermi, in attesa di essere nuovamente utili.
L’uomo era in accappatoio legato appena sul davanti. Aveva fatto una doccia rilassante dopo avere goduto del corpo della schiava, anzi, nel corpo della schiava, visto che le era venuto in figa.
Ogni tanto, mentre era seduto in poltrona a sfogliare il depliant, con la coda dell'occhio, senza prestarvi troppa attenzione, vedeva la schiava nell’angolo che si chinava a terra per leccare lo sperma che era uscito.
Non ci fu bisogno di ordine esplicito. Era attività che tutte le schiave di quell’albergo eseguivano su ordine del direttore, sia per lasciare pulito il pavimento, sia, soprattutto, per dare piacere agli ospiti che avrebbero visto la scena.
Il depliant che Frank stava esaminando pubblicizzava un’asta di schiave di piacere. La casa d’aste incaricata era nota per la qualità della merce in termini sia di bellezza sia di obbedienza.
Sotto alle foto non c’era il nome (non serviva), ma solo un numero personale ed il lotto nel quale gli schiavi erano inseriti.
L’uomo era interessato alle francesi o alle italiane, schiave particolarmente apprezzate dal mercato, munite di pedigree.
Vi erano due gradi nel pedigree: 3 generazioni della stessa nazionalità o 5 generazioni della stessa nazionalità.
Il grado incideva sul costo.
Erano particolari molto ambiti dai Padroni snob, che non avevano certo problemi di liquidità per l’acquisto.
Faceva status avere una schiava francese o italiana e, ancor di più se di grado 3 o 5.
Con quelle caratteristiche ne erano messe in vendita 4, tutte molto belle ed entro i 26 anni.
Gettò un'occhiata alla cagna incatenata nell’angolo e fece un raffronto con quelle delle foto.
Benché quella dell’albergo (non ne conosceva certo il nome) fosse molto bella, le schiave in foto avevano qualcosa in più. Complice, sicuramente, anche l’abilità del fotografo.
Aveva la sua importanza anche il fatto che queste fossero merce di prima mano, mentre quelle dell’albergo erano schiave da qualche anno ed erano state usate da molte persone.
Non sapeva nemmeno quanto tempo avrebbe resistito una schiava in un albergo. Lui prendeva sempre la suite e lì, sicuramente, mettevano il meglio.
Nelle altre stanze la schiava era a richiesta e sicuramente mettevano quelle più usate.
Quando aveva affrontato il viaggio a Parigi non avevano pensato, lui e la moglie, entrambi neri residenti in Africa, di procedere all’acquisto di una nuova schiava bianca.
Prima di partire per Parigi aveva la concentrazione tesa alla conclusione dell’affare.
Questo aveva dato un esito favorevole ed ora poteva concentrarsi su altro.
Già da tempo lui ed Kalifa avevano valutato l’acquisto di una schiava francese o italiana, da esibire, per rappresentare il loro status che negli ultimi anni era cresciuto molto.
Avevano già una coppia di schiavi bianchi, marito e moglie, ma erano della taglia robusta, seppur di bella presenza. Piacevoli da vedere e da usare, ma forti, in modo da poterli usare anche per un certo tipo di attività.
Volevano ora una schiava col pedigree, esile, di marca. L’avevano molti loro amici che le esibivano con orgoglio.
Lui e la moglie non erano persone da fare caso a queste mode, ciò non toglie, però, che l’esigenza di elevarsi socialmente era aumentata.
Avevano messo in conto l’acquisto, seppur senza fretta, ma pensavano di farlo in Africa, dove abitavano e dove c’era una florida attività di import di schiave dall’Europa, merce pregiata e costosa.
In Francia costavano un poco meno, non essendoci il viaggio ed il guadagno degli intermediari ma, soprattutto, era diversa la scelta. le migliori venivano vendute lì. Le invendute sarebbero state esportate.
Frank però non fu attirato tanto dal risparmio, quanto dalla bellezza della merce in vendita.
Ce n'era una di 26 anni che gli piaceva molto. Avrebbero preferito comprarla più giovane, intorno ai 20 anni, ma questa aveva quel qualcosa che fa decidere per il suo acquisto.
Inoltre aveva un pedigree di grado 5 attestante il numero di generazioni francesi, l’unica di quelle in vendita. Le altre avevano grado 3 e alcune nemmeno quello.
Scattò una foto all’immagine nel depliant e la inviò alla moglie.
Poi si avvicinò alla bestia dell’albergo per scattare una foto anche a lei in modo che la moglie potesse fare un confronto.
Non sapendo cosa avesse in mente, Helga, vedendolo arrivare, si prostrò a terra e strisciò quel tanto per leccare i piedi di quel sessantenne di colore.
A lui piaceva molto farsi leccare i piedi, più ancora dalle schiave bianche. La lasciò fare un po’ poi col piede la fece mettere in ginocchio.
Le scattò una foto dalla quale la moglie avrebbe anche potuto vedere i segni del frustino sui seni che le aveva lasciato poco prima, quando l’aveva usata per divertirsi e godere.
La fece alzare in piedi per fare foto intera e, una volta fatto, senza bisogno di ordine, la schiava si gettò nuovamente ai suoi piedi leccandoglieli, avendo capito che a quel cliente la cosa piaceva molto.
Le poggiò l’altro piede sul corpo per il solo piacere di tenere quella giovane ragazza sotto di sé e mandò la foto alla moglie.
Helga in quel momento non aveva paura di essere picchiata.
Non era la prima volta che veniva destinata a soddisfare quel Padrone in quanto lei era dedicata a quella suite, la più bella dell’albergo, visto che lei era la più bella delle schiave in quella struttura.
Sapeva che a lui piaceva frustare o procurare dolore generalmente solo mentre usava la schiava sessualmente. Una volta goduto, preferiva più atti di sottomissione o di comodità.
Tutto sommato era tra i Padroni migliori.
Era quindi tranquilla quando venne tolta la catena dall’anello nel muro e, a 4 zampe, si fece seguire fino al divano. Immaginava cosa volesse e, infatti, la fece mettere carponi davanti a lui per usarla come sgabello per le gambe mentre guardava la tv e, evidentemente, aspettava la risposta della moglie alla quale aveva telefonato per sentirsi dire che sarebbe stato richiamato.
Una cosa che aveva imparato era che quel Padrone, quando usava la schiava quale mobilio umano, pretendeva l'immobilità assoluta.
Se si fosse mossa sicuramente sarebbe stata picchiata col frustino.
Frank si era addormentato in quella comoda posizione.
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