Puttana dentro.
di
samas2
genere
tradimenti
- Rosanna, ho pensato a te per il prossimo corso di aggiornamento internazionale che riteniamo molto importante per la nostra azienda. La prima parte sarà residenziale e successivamente in FAD. Pensi di aver problemi a rimanere fuori sede per una settimana? Fra l’altro la location è magnifica e nei momenti di pausa potrai rilassarti. - Così si rivolgeva a me il mio AD all’incirca un mese prima.
- Nessun problema, e anzi sono lusingata e gratificata per la fiducia che riponete in me. Accetto con piacere e mi impegnerò per ottenere le conoscenze utili per un nostro sviluppo.
Rosanna, quarantatré anni, aveva raggiunto un livello molto elevato nella sua azienda ed era molto apprezzata. Coniugata con figli, due bravissimi ragazzi che frequentavano l’università. Sposata molto giovane, con suo marito viveva un rapporto tranquillo, forse troppo tranquillo. Si era convinta perciò che qualche evasione potesse dare una piacevole scossa alla sua routine sessuale, altrimenti, un po’ piatta. Si ero concessa, saltuariamente in verità, qualche scappatella al momento opportuno che non aveva per nessun motivo determinato problemi alla sua unione coniugale che rimaneva solida; si era trattato di andare incontro, con grande piacere, alla soddisfazione di un’esigenza puramente carnale.
Mentre si preparava alla lezione queste considerazioni le occupavano la mente, rese attuali e sollecitate da un incontro fortuito con Gabriel Makinwe, un enorme anglo-nigeriano decisamente sexy suo tutor del corso, avvenuto nella palestra dell’albergo di buon mattino prima dell’inizio delle lezioni. Gabriel l’aveva riconosciuta e sorridendo anche corretto alcuni movimenti sbagliati nell’esecuzione di un esercizio. Non sapeva la donna se casualmente o meno le avesse toccato il seno, ma questo le aveva provocato una piacevole emozione. Aveva certo notato il fisico poderoso di Gabriel ma sospettava che a quello spettacolare muscolatura corrispondesse un’altrettanto voluminosa massa sotto i pantaloni; la sua fantasia si era accesa e con lei una voglia matta di verificare se le sue supposizioni fossero fondate.
Avendo notando poi l’interesse manifestato da Gabriel verso la sua persona era speranzosa di poter soddisfare questa sua piccante curiosità dal vivo.
D’altro canto il professore aveva dai primi momenti apprezzato quella donna decisamente attraente: volto piuttosto bello, fisico armonioso fornito di seni e culo magnifici e che corrispondeva perfettamente all’ideale di donna bianca, e tanto più italiana per cui nutriva una vera e propria passione.
Alle otto iniziò puntualmente il corso che Rosanna seguii con scrupolosa attenzione ma, durante la pausa, lei rimase in aula a differenza della quasi totalità dei corsisti. Mentre Gabriel controllava la serie di slide per la successiva sezione lei diede inizio al suo gioco seduttivo.
Allargò e serrò le cosce in un gioco di accavallamento delle gambe, che poteva apparire involontario, casuale. Dosando con sapiente malizia i suoi movimenti, dischiuse sempre di più la radice delle sue cosce dove la sua figa faceva, senza slip, una provocante esibizione di sé ad uso e consumo esclusivo del docente nell’aula semivuota e distratta. Il gigantesco uomo di colore non si era perso certamente lo spettacolo e dovette fare appello a tutto il suo self control per evitare di esplodere.
Rosanna non era ancora uscita dall’aula, quando le arrivò la notifica di un WhatsApp da parte di Gabriel - non era strano che lui possedesse il suo numero considerato che all’inizio del corso docenti e discenti si erano scambiati i numeri.
- Stasera alle 18, come ben sai, è previsto un giro turistico per i corsisti in pullman nei dintorni, fino all’ora di cena. Penso invece che mi rilasserò da solo nella mia camera, al 415. Se desideri chiarimenti sulla lezione di oggi o semplicemente scambiare qualche parola…
- Alle 18 sarò da te. A presto. - Rispose compiaciuta della piega che stava prendendo la cosa.
Mentre il pullman partiva puntuale l’ascensore si apriva al quarto piano dell’albergo. Rosanna, con il cuore in tumulto, controllato che il corridoio fosse deserto, bussò lievemente alla porta che si aprì e subito si richiuse dopo il suo ingresso nella stanza.
- Mi fa molto piacere tu sia qui. Gradisci qualcosa da bere?
Non aspettò neppure una sua risposta ma, chinatosi, baciò Rosanna che rispose abbandonandosi appassionatamente.
Gabriel la condusse per mano fino al letto e la spogliò iniziando dalle scarpe fino a denudarla completamente.
- Sei bellissima Rosanna, mi sei piaciuta dal primo momento in cui ti ho visto -. Il suono basso profondo della voce dell’uomo le parve far vibrare il suo corpo dall’interno e avvertì l’emozione pervaderla tutta. Le dita nere e grandi dell’uomo affondavano nei morbidi, candidi tessuti del corpo della donna in un cromatico contrasto alquanto erotizzante. I suoi denti strinsero i capezzoli di Rosanna che svettavano duri ed eretti facendola strillare.
Gabriel esplorate le cavità di quella femmina ormai completamente succube al suo volere, sollevandola agevolmente inaspettatamente e bruscamente la scaraventò sul letto. Le divaricò le gambe, le affondò il suo faccione fra le cosce e si mise a leccarle la figa. Lei ebbe un sentimento di smarrimento la furia belluina di quell’uomo nero di cui - si rendeva conto - non aveva valutato la travolgente impetuosità e il cui comportamento francamente selvatico la sgomentava. Emersero in lei ancestrali e nascoste paure, ma tuttavia era prevalentemente attirata in quel gorgo di lussuria. La lingua lunga, larga di Gabriel come fosse un osceno serpente le frugava fra gli inguini , la bagnava della sua saliva, allargava le piccole labbra, penetrava, si insinuava profondamente, instancabile giocava col suo clitoride fulcro di un immenso piacere. Rosanna ansimò mentre lui esplorava eroticamente le sue cavità e odorava, come un animale in calore, il suo corpo, mugugnava parole di gradimento intenso che risultavano incomprensibili poiché le sue labbra e lingua erano affondate nelle carni intime, fragranti e stillanti della donna.
Per un attimo Rosanna ebbe l’istinto di liberarsi da quella stretta ma, constatatane la velleità, desistette e si abbandonò a quel piacere che la stava sopraffacendo.
- Vengooooo Gabriel, continua, mi fai impazzire, siiiii insisti.
Mentre giaceva ancora sul letto l’uomo si denudò e agli occhi increduli di Rosanna si palesò uno spettacolo straordinario: una verga d’ebano priva di prepuzio di dimensioni spropositate, nonostante non avesse raggiunto ancora la massima erezione, e due testicoli altrettanto giganteschi.
- Ti piace, è grosso abbastanza per te puttana italiana? Adesso lavoramelo con la tua bocca. - Ora il linguaggio del professore era triviale.
Era come se l’educazione, l’aplomb inglese che Gabriel esibiva in pubblico si fosse dissolto: un fragile involucro di buone maniere sgretolatosi rivelava un ribollire di lussuria selvaggia e furiosa.
Rosanna si inginocchiò davanti all’uomo fissando quel portento della natura: per l’emozione le tremavano le mani quando afferrò il mostro la cui dimensione lievitava: lo leccò incredula, ne assaporò con l’olfatto e con la lingua l’afrore di maschio, lo ingoiò, lo risputò lucido della sua saliva, lo riprese di nuovo all’interno della cavità orale percorrendone con la lingua il glande circonciso; si sentiva a tratti soffocare da quel pene che esercitava una pressione considerevole sul suo palato e che ulteriormente lievitato sembrava essere in procinto di esplodere con l’ emissione di sperma.
- Sei un’ottima pompinara, non c’è che dire.
Il nero però voleva altro e, spinta la donna di nuovo sul letto, con una mano le immobilizzò le braccia al di sopra della testa e tenendole allargate le cosce si avvicinò con quell’enorme cazzo. Rosanna estasiata e preoccupata insieme, esclamò:
- Santo cielo!
D’un balzo, la verga d’ebano era fra le sue cosce spalancate e la invase, la massa di carne pulsante entrava nella sua carne e si retraeva per affondare di nuovo in una brutale e intensa penetrazione tesa solo al suo esclusivo piacere e indifferente a quello della donna. Tuttavia anche per Rosanna l’eccitazione cresceva, montava come una marea. Gabriel cambiava la posizione degli amplessi: in particolare parve apprezzarne una in cui afferrati i piedi di lei e poggiati sulle sue spalle potè spingere ancora più in profondità.
- Mai provato nulla di simile - pensava Rosanna concitata -, poi urlò fuori si sé: - Riempimi tutta con quel meraviglioso cazzo.
Non aveva ormai più pensieri razionali ma si agitava, scuoteva a destra e sinistra il capo posseduta da quel rapporto martellante, senza tregua, di quel nero gigantesco le cui voglie apparivano insaziabili. Ma ora anche lei era totalmente partecipe ed entusiasta.
- È così grosso! Gabriel godo. Spingi e non fermarti, vienimi dentro.
Finalmente fu la volta di Gabriel che ansimava e muggiva come un toro: il liquido seminale le riempì la figa, caldo e appiccicoso.
Rosanna era distesa, priva di forze, abbandonata sul letto dopo l’estasi con le braccia aperte mentre fra le sue gambe divaricate il seme dell’uomo colava sul lenzuolo. Rivoli di sudore scorrevano sulla sue pelle calda.
Gabriel ora era in bagno e dopo aver fatto scorrere l’acqua del rubinetto - probabilmente stava bevendo - lo sentiva armeggiare fra le sue cose. Desiderò farsi una doccia perché le sembrava di essere sporca e puzzare.
- Mettiti prona che voglio farti un bel massaggio - rise fragorosamente l’uomo.
Quella risata le risuonò beffarda, forse anche minacciosa.
Rosanna fece come le era chiesto e da quella posizione, sollevando il capo potè scorgere la grossa mano di Gabriel che appoggiava sul piano del comodino un barattolo di olio di mandorle. Sotto l’azione di quelle forti mani che le massaggiavano le spalle, scorrevano lungo il dorso, i fianchi fino ai piedi, lei si rilassò stanca com’era.
Poi le mani risalirono, scivolando grazie all’olio, fino ai glutei di Rosanna che vennero divaricati: con un sussulto lei avvertì l’introdursi di un dito nell’ano, seguito da un altro che lubrificavano accuratamente l’orifizio.
- Non avrà mica intenzione di….
Il suo pensiero era ancora in fase di formulazione quando Gabriel afferratile i fianchi le sollevò con facilità il bacino. Compreso ormai tutto, Rosanna provò a divincolarsi, invano. Senti il peso dell’uomo che si appoggiava sul letto dietro di lei. Non che lei non apprezzasse quella pratica che, rifiutata da suo marito perché ritenuta sordida, aveva appreso qualche mese fa da un giovane stagista con cui aveva vissuto un paio d’incontri bollenti, ma temeva le dimensioni di quel palo. Inoltre era stanca di sesso, ma quella smodata bestia lussuriosa sembrava essere incontentabile. Così quando la nera cappella dilatato l’anello dello sfintere violò il suo bocciolo urlò:
- Mi fai male. Mi stai distruggendo il culo. Basta ti supplico animale che non sei altro!
- Voi donne bianche amate i nostri grandi cazzi e tu sei venuta per questo, non è vero?
- Cerca di essere gentile, almeno - implorò.
Il pene pulsava veemente dentro di lei con ripetuti affondi e ritirate, spietato voleva mettere il suo sigillo, lasciare la sua impronta di sperma dentro le viscere di Rosanna incurante della sofferenza che le procurava. Lei per attenuare quel dolore o per incrementare la sua eccitazione che via via si faceva strada, prese a titillarsi sempre più velocemente il suo clitoride.
Gabriel ansimava dietro di lei e finalmente il flusso bollente del suo seme caldo inondò le viscere della donna che solidale, nello stesso tempo provò un’estasi travolgente accompagnata da un getto zampillante di liquido chiaro dalla sua figa.
Finito tutto, sdraiati sul letto, lui l’abbracciò e con voce divenuta dolce, riprendendo le sue usuali cortesi maniere, le sussurrò:
- Ti ho soddisfatto meravigliosa puttanella italiana?
Rosanna, appagata e compiaciuta per l’eccitante esperienza, concordando con lui che era veramente una puttana dentro, gli sorrise.
- Nessun problema, e anzi sono lusingata e gratificata per la fiducia che riponete in me. Accetto con piacere e mi impegnerò per ottenere le conoscenze utili per un nostro sviluppo.
Rosanna, quarantatré anni, aveva raggiunto un livello molto elevato nella sua azienda ed era molto apprezzata. Coniugata con figli, due bravissimi ragazzi che frequentavano l’università. Sposata molto giovane, con suo marito viveva un rapporto tranquillo, forse troppo tranquillo. Si era convinta perciò che qualche evasione potesse dare una piacevole scossa alla sua routine sessuale, altrimenti, un po’ piatta. Si ero concessa, saltuariamente in verità, qualche scappatella al momento opportuno che non aveva per nessun motivo determinato problemi alla sua unione coniugale che rimaneva solida; si era trattato di andare incontro, con grande piacere, alla soddisfazione di un’esigenza puramente carnale.
Mentre si preparava alla lezione queste considerazioni le occupavano la mente, rese attuali e sollecitate da un incontro fortuito con Gabriel Makinwe, un enorme anglo-nigeriano decisamente sexy suo tutor del corso, avvenuto nella palestra dell’albergo di buon mattino prima dell’inizio delle lezioni. Gabriel l’aveva riconosciuta e sorridendo anche corretto alcuni movimenti sbagliati nell’esecuzione di un esercizio. Non sapeva la donna se casualmente o meno le avesse toccato il seno, ma questo le aveva provocato una piacevole emozione. Aveva certo notato il fisico poderoso di Gabriel ma sospettava che a quello spettacolare muscolatura corrispondesse un’altrettanto voluminosa massa sotto i pantaloni; la sua fantasia si era accesa e con lei una voglia matta di verificare se le sue supposizioni fossero fondate.
Avendo notando poi l’interesse manifestato da Gabriel verso la sua persona era speranzosa di poter soddisfare questa sua piccante curiosità dal vivo.
D’altro canto il professore aveva dai primi momenti apprezzato quella donna decisamente attraente: volto piuttosto bello, fisico armonioso fornito di seni e culo magnifici e che corrispondeva perfettamente all’ideale di donna bianca, e tanto più italiana per cui nutriva una vera e propria passione.
Alle otto iniziò puntualmente il corso che Rosanna seguii con scrupolosa attenzione ma, durante la pausa, lei rimase in aula a differenza della quasi totalità dei corsisti. Mentre Gabriel controllava la serie di slide per la successiva sezione lei diede inizio al suo gioco seduttivo.
Allargò e serrò le cosce in un gioco di accavallamento delle gambe, che poteva apparire involontario, casuale. Dosando con sapiente malizia i suoi movimenti, dischiuse sempre di più la radice delle sue cosce dove la sua figa faceva, senza slip, una provocante esibizione di sé ad uso e consumo esclusivo del docente nell’aula semivuota e distratta. Il gigantesco uomo di colore non si era perso certamente lo spettacolo e dovette fare appello a tutto il suo self control per evitare di esplodere.
Rosanna non era ancora uscita dall’aula, quando le arrivò la notifica di un WhatsApp da parte di Gabriel - non era strano che lui possedesse il suo numero considerato che all’inizio del corso docenti e discenti si erano scambiati i numeri.
- Stasera alle 18, come ben sai, è previsto un giro turistico per i corsisti in pullman nei dintorni, fino all’ora di cena. Penso invece che mi rilasserò da solo nella mia camera, al 415. Se desideri chiarimenti sulla lezione di oggi o semplicemente scambiare qualche parola…
- Alle 18 sarò da te. A presto. - Rispose compiaciuta della piega che stava prendendo la cosa.
Mentre il pullman partiva puntuale l’ascensore si apriva al quarto piano dell’albergo. Rosanna, con il cuore in tumulto, controllato che il corridoio fosse deserto, bussò lievemente alla porta che si aprì e subito si richiuse dopo il suo ingresso nella stanza.
- Mi fa molto piacere tu sia qui. Gradisci qualcosa da bere?
Non aspettò neppure una sua risposta ma, chinatosi, baciò Rosanna che rispose abbandonandosi appassionatamente.
Gabriel la condusse per mano fino al letto e la spogliò iniziando dalle scarpe fino a denudarla completamente.
- Sei bellissima Rosanna, mi sei piaciuta dal primo momento in cui ti ho visto -. Il suono basso profondo della voce dell’uomo le parve far vibrare il suo corpo dall’interno e avvertì l’emozione pervaderla tutta. Le dita nere e grandi dell’uomo affondavano nei morbidi, candidi tessuti del corpo della donna in un cromatico contrasto alquanto erotizzante. I suoi denti strinsero i capezzoli di Rosanna che svettavano duri ed eretti facendola strillare.
Gabriel esplorate le cavità di quella femmina ormai completamente succube al suo volere, sollevandola agevolmente inaspettatamente e bruscamente la scaraventò sul letto. Le divaricò le gambe, le affondò il suo faccione fra le cosce e si mise a leccarle la figa. Lei ebbe un sentimento di smarrimento la furia belluina di quell’uomo nero di cui - si rendeva conto - non aveva valutato la travolgente impetuosità e il cui comportamento francamente selvatico la sgomentava. Emersero in lei ancestrali e nascoste paure, ma tuttavia era prevalentemente attirata in quel gorgo di lussuria. La lingua lunga, larga di Gabriel come fosse un osceno serpente le frugava fra gli inguini , la bagnava della sua saliva, allargava le piccole labbra, penetrava, si insinuava profondamente, instancabile giocava col suo clitoride fulcro di un immenso piacere. Rosanna ansimò mentre lui esplorava eroticamente le sue cavità e odorava, come un animale in calore, il suo corpo, mugugnava parole di gradimento intenso che risultavano incomprensibili poiché le sue labbra e lingua erano affondate nelle carni intime, fragranti e stillanti della donna.
Per un attimo Rosanna ebbe l’istinto di liberarsi da quella stretta ma, constatatane la velleità, desistette e si abbandonò a quel piacere che la stava sopraffacendo.
- Vengooooo Gabriel, continua, mi fai impazzire, siiiii insisti.
Mentre giaceva ancora sul letto l’uomo si denudò e agli occhi increduli di Rosanna si palesò uno spettacolo straordinario: una verga d’ebano priva di prepuzio di dimensioni spropositate, nonostante non avesse raggiunto ancora la massima erezione, e due testicoli altrettanto giganteschi.
- Ti piace, è grosso abbastanza per te puttana italiana? Adesso lavoramelo con la tua bocca. - Ora il linguaggio del professore era triviale.
Era come se l’educazione, l’aplomb inglese che Gabriel esibiva in pubblico si fosse dissolto: un fragile involucro di buone maniere sgretolatosi rivelava un ribollire di lussuria selvaggia e furiosa.
Rosanna si inginocchiò davanti all’uomo fissando quel portento della natura: per l’emozione le tremavano le mani quando afferrò il mostro la cui dimensione lievitava: lo leccò incredula, ne assaporò con l’olfatto e con la lingua l’afrore di maschio, lo ingoiò, lo risputò lucido della sua saliva, lo riprese di nuovo all’interno della cavità orale percorrendone con la lingua il glande circonciso; si sentiva a tratti soffocare da quel pene che esercitava una pressione considerevole sul suo palato e che ulteriormente lievitato sembrava essere in procinto di esplodere con l’ emissione di sperma.
- Sei un’ottima pompinara, non c’è che dire.
Il nero però voleva altro e, spinta la donna di nuovo sul letto, con una mano le immobilizzò le braccia al di sopra della testa e tenendole allargate le cosce si avvicinò con quell’enorme cazzo. Rosanna estasiata e preoccupata insieme, esclamò:
- Santo cielo!
D’un balzo, la verga d’ebano era fra le sue cosce spalancate e la invase, la massa di carne pulsante entrava nella sua carne e si retraeva per affondare di nuovo in una brutale e intensa penetrazione tesa solo al suo esclusivo piacere e indifferente a quello della donna. Tuttavia anche per Rosanna l’eccitazione cresceva, montava come una marea. Gabriel cambiava la posizione degli amplessi: in particolare parve apprezzarne una in cui afferrati i piedi di lei e poggiati sulle sue spalle potè spingere ancora più in profondità.
- Mai provato nulla di simile - pensava Rosanna concitata -, poi urlò fuori si sé: - Riempimi tutta con quel meraviglioso cazzo.
Non aveva ormai più pensieri razionali ma si agitava, scuoteva a destra e sinistra il capo posseduta da quel rapporto martellante, senza tregua, di quel nero gigantesco le cui voglie apparivano insaziabili. Ma ora anche lei era totalmente partecipe ed entusiasta.
- È così grosso! Gabriel godo. Spingi e non fermarti, vienimi dentro.
Finalmente fu la volta di Gabriel che ansimava e muggiva come un toro: il liquido seminale le riempì la figa, caldo e appiccicoso.
Rosanna era distesa, priva di forze, abbandonata sul letto dopo l’estasi con le braccia aperte mentre fra le sue gambe divaricate il seme dell’uomo colava sul lenzuolo. Rivoli di sudore scorrevano sulla sue pelle calda.
Gabriel ora era in bagno e dopo aver fatto scorrere l’acqua del rubinetto - probabilmente stava bevendo - lo sentiva armeggiare fra le sue cose. Desiderò farsi una doccia perché le sembrava di essere sporca e puzzare.
- Mettiti prona che voglio farti un bel massaggio - rise fragorosamente l’uomo.
Quella risata le risuonò beffarda, forse anche minacciosa.
Rosanna fece come le era chiesto e da quella posizione, sollevando il capo potè scorgere la grossa mano di Gabriel che appoggiava sul piano del comodino un barattolo di olio di mandorle. Sotto l’azione di quelle forti mani che le massaggiavano le spalle, scorrevano lungo il dorso, i fianchi fino ai piedi, lei si rilassò stanca com’era.
Poi le mani risalirono, scivolando grazie all’olio, fino ai glutei di Rosanna che vennero divaricati: con un sussulto lei avvertì l’introdursi di un dito nell’ano, seguito da un altro che lubrificavano accuratamente l’orifizio.
- Non avrà mica intenzione di….
Il suo pensiero era ancora in fase di formulazione quando Gabriel afferratile i fianchi le sollevò con facilità il bacino. Compreso ormai tutto, Rosanna provò a divincolarsi, invano. Senti il peso dell’uomo che si appoggiava sul letto dietro di lei. Non che lei non apprezzasse quella pratica che, rifiutata da suo marito perché ritenuta sordida, aveva appreso qualche mese fa da un giovane stagista con cui aveva vissuto un paio d’incontri bollenti, ma temeva le dimensioni di quel palo. Inoltre era stanca di sesso, ma quella smodata bestia lussuriosa sembrava essere incontentabile. Così quando la nera cappella dilatato l’anello dello sfintere violò il suo bocciolo urlò:
- Mi fai male. Mi stai distruggendo il culo. Basta ti supplico animale che non sei altro!
- Voi donne bianche amate i nostri grandi cazzi e tu sei venuta per questo, non è vero?
- Cerca di essere gentile, almeno - implorò.
Il pene pulsava veemente dentro di lei con ripetuti affondi e ritirate, spietato voleva mettere il suo sigillo, lasciare la sua impronta di sperma dentro le viscere di Rosanna incurante della sofferenza che le procurava. Lei per attenuare quel dolore o per incrementare la sua eccitazione che via via si faceva strada, prese a titillarsi sempre più velocemente il suo clitoride.
Gabriel ansimava dietro di lei e finalmente il flusso bollente del suo seme caldo inondò le viscere della donna che solidale, nello stesso tempo provò un’estasi travolgente accompagnata da un getto zampillante di liquido chiaro dalla sua figa.
Finito tutto, sdraiati sul letto, lui l’abbracciò e con voce divenuta dolce, riprendendo le sue usuali cortesi maniere, le sussurrò:
- Ti ho soddisfatto meravigliosa puttanella italiana?
Rosanna, appagata e compiaciuta per l’eccitante esperienza, concordando con lui che era veramente una puttana dentro, gli sorrise.
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