Papà va soddisfatto
di
Gregorio
genere
incesti
Nella nostra famiglia , da un po' di tempo, si è instaurata una strana situazione. E' cominciata un giorno in cui papà, rientrando dal lavoro, si è buttato sul divano a gambe larghe e ha detto a voce alta, in modo che tutti potessero sentire: "Qui c'è un cazzo dritto che ha bisogno di soddisfazione, ma non voglio Adalberta," (nostra madre) "voglio che i miei figli si occupino di me. Ne ho diritto, lavoro come un mulo per mantenere tutta la famiglia. Oggi mi sono eccitato filmando un servizio sulle sfilate di moda maschile, e mi ritrovo con una voglia particolare. Allora, vi muovete?"
Erano parole inaudite. Mamma rimase a bocca aperta, ma riuscì a dire nulla. Aveva per papà un timore reverenziale. Io e mio fratello eravamo molto imbarazzati. Lui, 23 anni, fidanzato con una ragazza da due anni, era sempre stato molto ubbidiente in famiglia, ma quella era una richiesta veramente strana. Io, 19 anni, ancora alla ricerca di capire se mi piacevano più le ragazze o i ragazzi, ero anch'io molto bravo in casa, aiutavo mamma a fare i mestieri, facevo la spesso la spesa... ma quella richiesta di papà mi lasciò esterrefatto, anche se devo dire che appena sentite quelle parole iniziò a gonfiarmisi piano piano l'uccello.
Papà era stato sfacciato, quasi osceno in quel suo venir fuori così, ma sapeva benissimo che poteva permetterselo, perché eravamo una famiglia dove il suo potere decisionale era totalmente fuori discussione.
Alla fine fu mamma stessa che ci incitò a darci da fare per soddisfare papà: "Dài ragazzi, non avete sentito? Marco!" (mio fratello) "Cosa aspetti?, Non vedi che papà ha bisogno? Alessandro, anche tu, aiuta Marco!" Sembrava di stare in una commedia dell'assurdo, comunque io e Marco ci siamo avvicinati al divano e papà subito ha cominciato a dare ordini precisi:
Marco, tu adesso mi tiri fuori l'uccello e comincia a succhiarlo. Tu Ale invece mi sbottoni la camicia e inizia a succhiarmi i capezzoli, prima il destro poi il sinistro e poi continui alternandoli."
Marco era tutto rosso di vergogna; non aveva mai succhiato un cazzo in vita sua, gli tremavano le gambe, ma si inginocchiò e cominciò lentamente ad eseguire la volontà di nostro padre. Io ero un po' più curioso e voglioso. Con piacere sbottonai la camicia di papà, scoprendo il suo petto peloso e notai che i capezzoli si erano induriti. Presi a succhiarli con gusto e sentivo che gli dava molto piacere, grugniva come un animale. Non pareva invece soddisfatto dal lavoro di Marco.
"Marco, perdio! Mettici più impegno!" Con l'aiuto delle mani mostrò a Marco a quale ritmo e a quale profondità doveva andare con le succhiate e Marco imparò piuttosto in fretta cosicché dopo pochi minuti papà iniziò a godere come un maiale. Marco ci stava prendendo gusto, evidentemente, io godevo nel succhiargli i capezzoli ed ero in tiro completo, stavo bagnando le mutande. "Dai ragazzi!, bene così, ancora, ancoraaaa!" Sporrò in bocca a Marco, senza neanche avvisarlo, ma subito gli tenne la testa ferma con una mano e gli impose: "Ingoia tutto, manda giù". Sentii il rumore della gola di Marco che si ingozzava di sborra.
"Adesso andate in camera vostra. Adalberta, portami un caffè e una sigaretta, per favore"
"Certo, caro, tutto bene?"
"Sì, adesso sto meglio e voglio rilassarmi. Ceneremo più tardi."
Questo è stato l'inizio, ma dopo quella prima volta ce ne furono molte altre, e ormai tutti ci abbiamo fatto l'abitudine. Per fare un esempio, ieri stavo cucinando un sugo per la pastasciutta. Papà è rientrato e ha detto subito: "Alessandro, continua pura a cucinare, ma io ce l'ho durissimo e devo subito mettertelo dentro". Io, tranquillo :"Certo papà, fai pure". E così, mentre rimanevo davanti al piano di lavoro e affettavo la cipolla per poi far il soffritto, papà mi ha abbassato pantaloni e mutande, mi ha lubrificato il buco con un po' di saliva dopo avermi allargato un po' le gambe, e mi ha preso da dietro, in piedi. Io sono riuscito ad andare avanti a cucinare il sugo, ma a un certo punto mi sono eccitato così tanto, nel sentire quel cazzo caldo che mi stantuffava il ruolo, che ho dovuto interrompere un momento, appoggiarmi alla cucina con la testa e un un paio di colpi mi sono menato l'uccello, così siamo venuti in contemporanea, papà nel mio culo e io sul pavimento.
"Adalberta, pulisci qua, mentre Alessandro finisce di cucinare, c'è un lago di sborra" Subito mamma arrivò con il cencio, mentre io mi tiravo su i pantaloni, e riprendevo a cucinare, ancora ansimante ma soddisfatto. Papà, come se niente fosse stato, si è messo sul divano e ha chiesto "E di secondo cosa c'è. Ale?" "Ma non ti ricordi?" è intervenuta mamma "Ci sono le polpette che ha portato mia madre ieri!"
Questa è la situazione, ormai ci siamo abituati.
Erano parole inaudite. Mamma rimase a bocca aperta, ma riuscì a dire nulla. Aveva per papà un timore reverenziale. Io e mio fratello eravamo molto imbarazzati. Lui, 23 anni, fidanzato con una ragazza da due anni, era sempre stato molto ubbidiente in famiglia, ma quella era una richiesta veramente strana. Io, 19 anni, ancora alla ricerca di capire se mi piacevano più le ragazze o i ragazzi, ero anch'io molto bravo in casa, aiutavo mamma a fare i mestieri, facevo la spesso la spesa... ma quella richiesta di papà mi lasciò esterrefatto, anche se devo dire che appena sentite quelle parole iniziò a gonfiarmisi piano piano l'uccello.
Papà era stato sfacciato, quasi osceno in quel suo venir fuori così, ma sapeva benissimo che poteva permetterselo, perché eravamo una famiglia dove il suo potere decisionale era totalmente fuori discussione.
Alla fine fu mamma stessa che ci incitò a darci da fare per soddisfare papà: "Dài ragazzi, non avete sentito? Marco!" (mio fratello) "Cosa aspetti?, Non vedi che papà ha bisogno? Alessandro, anche tu, aiuta Marco!" Sembrava di stare in una commedia dell'assurdo, comunque io e Marco ci siamo avvicinati al divano e papà subito ha cominciato a dare ordini precisi:
Marco, tu adesso mi tiri fuori l'uccello e comincia a succhiarlo. Tu Ale invece mi sbottoni la camicia e inizia a succhiarmi i capezzoli, prima il destro poi il sinistro e poi continui alternandoli."
Marco era tutto rosso di vergogna; non aveva mai succhiato un cazzo in vita sua, gli tremavano le gambe, ma si inginocchiò e cominciò lentamente ad eseguire la volontà di nostro padre. Io ero un po' più curioso e voglioso. Con piacere sbottonai la camicia di papà, scoprendo il suo petto peloso e notai che i capezzoli si erano induriti. Presi a succhiarli con gusto e sentivo che gli dava molto piacere, grugniva come un animale. Non pareva invece soddisfatto dal lavoro di Marco.
"Marco, perdio! Mettici più impegno!" Con l'aiuto delle mani mostrò a Marco a quale ritmo e a quale profondità doveva andare con le succhiate e Marco imparò piuttosto in fretta cosicché dopo pochi minuti papà iniziò a godere come un maiale. Marco ci stava prendendo gusto, evidentemente, io godevo nel succhiargli i capezzoli ed ero in tiro completo, stavo bagnando le mutande. "Dai ragazzi!, bene così, ancora, ancoraaaa!" Sporrò in bocca a Marco, senza neanche avvisarlo, ma subito gli tenne la testa ferma con una mano e gli impose: "Ingoia tutto, manda giù". Sentii il rumore della gola di Marco che si ingozzava di sborra.
"Adesso andate in camera vostra. Adalberta, portami un caffè e una sigaretta, per favore"
"Certo, caro, tutto bene?"
"Sì, adesso sto meglio e voglio rilassarmi. Ceneremo più tardi."
Questo è stato l'inizio, ma dopo quella prima volta ce ne furono molte altre, e ormai tutti ci abbiamo fatto l'abitudine. Per fare un esempio, ieri stavo cucinando un sugo per la pastasciutta. Papà è rientrato e ha detto subito: "Alessandro, continua pura a cucinare, ma io ce l'ho durissimo e devo subito mettertelo dentro". Io, tranquillo :"Certo papà, fai pure". E così, mentre rimanevo davanti al piano di lavoro e affettavo la cipolla per poi far il soffritto, papà mi ha abbassato pantaloni e mutande, mi ha lubrificato il buco con un po' di saliva dopo avermi allargato un po' le gambe, e mi ha preso da dietro, in piedi. Io sono riuscito ad andare avanti a cucinare il sugo, ma a un certo punto mi sono eccitato così tanto, nel sentire quel cazzo caldo che mi stantuffava il ruolo, che ho dovuto interrompere un momento, appoggiarmi alla cucina con la testa e un un paio di colpi mi sono menato l'uccello, così siamo venuti in contemporanea, papà nel mio culo e io sul pavimento.
"Adalberta, pulisci qua, mentre Alessandro finisce di cucinare, c'è un lago di sborra" Subito mamma arrivò con il cencio, mentre io mi tiravo su i pantaloni, e riprendevo a cucinare, ancora ansimante ma soddisfatto. Papà, come se niente fosse stato, si è messo sul divano e ha chiesto "E di secondo cosa c'è. Ale?" "Ma non ti ricordi?" è intervenuta mamma "Ci sono le polpette che ha portato mia madre ieri!"
Questa è la situazione, ormai ci siamo abituati.
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